Con piacere, torniamo a parlare di un problema che abbiamo trattato in più occasioni, perché riteniamo utile dare evidenza all’audizione con cui la Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario, presieduta dall’onorevole Carla Ruocco, si sta attivamente impegnando per ascoltare chi denuncia e chi possiede competenze, al fine di capire e proporre soluzioni. Il 16 febbraio 2021 è stata ascoltata la Professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, docente di diritto dell’economia all’università Cattolica di Milano. Per conoscere il curriculum e i molti incarichi dell’intervenuta, e possibile scaricare ampie informazioni da internet.
L’oggetto dell’intervento della Professoressa Sciarrone era: audizione sul mercato degli NPL e UTP. Faceva seguito all’audizione dell’Associazione nazionale costruttori edili, che abbiamo citato nell’articolo pubblicato il 16 febbraio 2021. Le criticità esposte nei due interventi, erano state enfatizzate anche da noi in molteplici occasioni, ma le argomentazioni con cui cercavamo di sostenere le nostre tesi, potevano essere facilmente deformate, perché esposte da chi denunciava i danni subiti dagli azionisti e, quindi, le citazioni sui problemi collegati all’economia e al trasferimento di ricchezza, potevano essere considerate strumentali al fine di difendere interessi di parte, sminuendo il loro impatto reale sull’economia nazionale.
Abbiamo costatato con soddisfazione che l’Eba prima, un’associazione d’imprese poi e anche un docente di diritto economico, abbiano esposto le stesse questioni sulle cessioni dei crediti deteriorati, togliendo dal dibattito in corso ogni possibile dubbio sulla necessità di trovare soluzioni. Non vogliamo fare apparire insignificante la necessità di ridurre il rischio di credito accumulato nei bilanci bancari, ma è altrettanto necessario impedire la penalizzazione degli attori coinvolti ed evitare di trasferire ricchezza a chi acquista gli Npl, sottraendola agli investitori che avevano capitalizzato il settore bancario.
La crisi economica del 2008 aveva accentuato l’accumulo dei crediti deteriorati dalle banche. Per fronteggiare il problema, il 4 novembre 2014 la Banca centrale europea aveva introdotto il meccanismo di vigilanza unico, che era in gestazione sin da inizio secolo. La convergenza nella direzione dell’unione bancaria europea, procedeva a rilento e tra una miriade di resistenze frapposte dai paesi meno indebitati. La crisi economica aveva evidenziato tutta la fragilità di un’unione politica e monetaria, costretta a convivere con sistemi bancari nazionali. Per gestire l’emergenza, si sono prese decisioni affrettate, spesso senza avere il tempo di valutare l’impatto reale sulla crescita economica nella UE e sul risparmio dei cittadini europei.
Il 24 novembre 2015, Daniele Nouy, Presidente del consiglio di vigilanza BCE, ha tenuto una conferenza presso l’Università Cattolica sul tema: “Il Meccanismo di vigilanza unica a un anno dall’avvio: lo stato attuale e le sfide per il futuro”. In quell’ateneo insegnava da anni la Professoressa Sciarrone e, quindi, la valutazione da lei espressa in audizione alla Commissione parlamentare sulla vendita degli NPL e UTP, assume un valore particolarmente rilevante, se si considera che la vendita forzata dei crediti deteriorati era il provvedimento cardine delle decisioni prese da Daniele Nouy, nel periodo in cui aveva ricoperto il ruolo di capo della vigilanza BCE.
L’audizione del 16 febbraio 2021 è facilmente scaricabile negli archivi video della Camera dei deputati. Riportiamo i passaggi più indicativi per chi preferisse non scaricare e ascoltare la videoregistrazione.
- L’audizione è stata organizzata per raccogliere elementi conoscitivi atti a promuovere iniziative di legge da parte della commissione parlamentare.
- Nel dicembre 2020 la BCE ha diffuso un nuovo documento, con l’intento d’introdurre nuove regole per la gestione dei crediti deteriorati. Un documento aperto su cui è possibile proporre integrazioni. Abbiamo quindi la possibilità di evidenziare le specificità del nostro sistema economico, proponendo modifiche che evitino una sua penalizzazione.
- Le scelte fatte per la gestione dei Npl, hanno preso in considerazione solo gli aspetti relativi alla convergenza dell’Europa in un sistema bancario unico, senza considerare le differenze tra i modelli di gestione in atto nelle banche dei singoli paesi, avendo come obbiettivo primario la messa in sicurezza delle banche significative.
- L’improvviso cambio di regole ha fatto emergere una massa di crediti deteriorati, la cui vendita ha comportato un importante deterioramento dei requisiti patrimoniali delle banche.
- Il cumulo di Npl presenti nei bilanci delle banche italiane al 31 dicembre 2014, si è significativamente ridotto, ma è avvenuto quasi esclusivamente attraverso la cessione di crediti a soggetti specializzati, che hanno come obbiettivo il recupero rapido del capitale investito, senza tenere in alcuna considerazione la sopravvivenza del debitore e dando al valore d’acquisto del debito un prezzo assolutamente vile, rispetto al valore reale che sarebbe derivato dalla sua gestione, perché la loro negoziazione avveniva su un mercato poco trasparente e in balia di evidenti distorsioni.
- I debitori, quindi, sono stati penalizzati dal comportamento di chi aveva acquistato i crediti, che pretendevano una restituzione rapida. Altri effetti penalizzanti sarebbero stati la riduzione della disponibilità ad erogare credito delle banche e il conseguente incremento del costo dei finanziamenti.
- La soluzione introdotta per aiutare le banche, ha finito per penalizzarle, comprimendo la loro redditività, che ancora oggi è lontanissima dalle medie storiche, creando un circolo vizioso perché le regole imposte alle banche hanno avuto riflessi importanti su tutto il sistema economico, sia a livello nazionale che europeo, complicando l’attività d’impresa e quella bancaria. Molte attività sarebbero potute restare in vita, concedendo loro un allungamento dei tempi di restituzione del debito, perché potenzialmente in grado di superare la momentanea difficoltà.
- La preponderanza di fondi stranieri sul mercato secondario dei crediti deteriorati, ha avuto anche l’effetto di favorire il trasferimento di ricchezza dalle banche a fondi speculati extracomunitari, sottraendola alla crescita economica europea.
- Che cosa è possibile fare per una gestione efficace del problema Npl, considerato che la pandemia ha peggiorato le prospettive di rientro dei debitori? Il primo intervento potrebbe essere fatto sul fronte europeo, sfruttando gli spazi ristretti che permettono l’introduzione di modifiche che possano favorire la specificità del nostro tessuto economico, costituito prevalentemente da piccole e medie imprese, che sarebbero particolarmente penalizzate dall’applicazione del concetto di default introdotto a inizio anno. Un’eccessiva rigidità nella concessione del credito a causa di parametri eccessivamente ristretti per la sua concessione, potrebbe portare ad un effetto contrario a quello che si vorrebbe ottenere. Impedire il risanamento di un’azienda con buone prospettive, perdendo un credito che sarebbe stato possibile rinegoziare e un cliente che avrebbe assicurato ricavi e margini futuri, non sarebbe saggio, né per le banche, né per l’economia di un paese.
- Sul fronte nazionale non è possibile fare molto dal punto di vista delle norme cui devono fare riferimento le banche, specialmente per quelle che sono soggette al controllo diretto della BCE. Sarebbe possibile utilizzare qualche margine di flessibilità per le banche più piccole, quelle che sottostanno al controllo di Banca d’Italia. Non bisogna, però, trascurare il fattore critico, che saranno proprio quelle le banche a soffrire di più quando verranno a mancare gli strumenti messi a disposizione dallo stato per il superamento della pandemia. I rischi maggiori arriveranno dalle imprese medie e piccole, proprio quelle che hanno ottenuto credito dalle banche meno significative. Un’opportunità potrebbe essere quella di creare strumenti che favoriscano il flusso della liquidità accumulata in conto corrente verso soluzioni che possano agevolare l’uscita, da un momento di difficoltà, dei debitori meritevoli di rinegoziare la posizione debitoria, con il preciso intento di salvaguardare l’esistenza di un’impresa con buone prospettive future. Anche gli utilizzi possibili dei Recovery fund hanno caratteristiche che potrebbero permettere di essere impiegati, almeno in parte, nel sostegno alle imprese che sono state messe in crisi dai problemi generati dal Covid 19, perché in grado di gestire con profitto il proprio giro d’affari dopo il ripristino della normalità.
Naturalmente esprimiamo apprezzamento e condividiamo l’esaustiva e chiara esposizione della professoressa Sciarrone Alibrandi. Porgiamo a lei, per avere accettato l’invito e all’onorevole Ruocco, i nostri più sinceri ringraziamenti per l’approfondimento su un tema che ci stava particolarmente a cuore e che avevamo più volte segnalato perché, al di là dello scenario descritto, ritenevamo importante fosse affrontato, per i danni cagionati agli azionisti delle banche che, per compensare il trasferimento di ricchezza ai compratori di NPL, li hanno chiamati, in parecchie occasioni, a versare denaro fresco per ricostituire il patrimonio necessario alla loro operatività.
Ci fa piacere sottolineare che il caso ha voluto che l’articolo fosse pubblicato oggi, 8 marzo 2021, festa della donna. Crediamo, quindi, sia molto importante sottolineare quanto fanno le donne impegnate in settori che spesso le emarginano, senza dare un giusto risalto al contributo che danno al miglioramento della società.
Auguriamo all’Onorevole Carla Ruocco e alla Professoressa Antonella Sciarrone Alibrandi, di ottenere i riconoscimenti che la loro competenza e impegno meritano.