Finalmente!!! Un ex Ministro delle finanze e il quotidiano nazionale a maggior diffusione hanno ritenuto fosse necessario dare evidenza ad una verità che è ben nota ai risparmiatori che hanno scelto di sostenere l’economia nazionale, investendo nelle imprese quotate sul nostro mercato, ma che, in alcune occasioni, hanno visto il capitale investito dissolversi in movimenti di mercato che non hanno alcuna attinenza con i rischi che si accetta di correre quando si investe in attività finanziarie regolamentate.
A rilasciare l’intervista è stato il Prof. Giulio Tremonti, che ha ricoperto gli incarichi di Vicepresidente del Consiglio dei Ministri, Ministro delle Finanze, Ministro dell’Economia e delle Finanze, Vicepresidente della Camera dei Deputati. Ora è Deputato, e ricopre gli incarichi di Presidente della Commissione Affari esteri e comunitari, è componente della VI Commissione Finanza, e della Delegazione italiana presso l’Assemblea parlamentare della Nato.
L’intervista è stata rilasciata al Corriere della Sera che, in data 7 agosto 2024, ha pubblicato l’articolo dal titolo: Tremonti: “I crolli? Mercati senza regole e adesso gli algoritmi allargano l’incertezza”; Diamo evidenza al nostro apprezzamento per il Corriere che, finalmente, ha ritenuto sia venuto il momento di esprimere critiche costruttive nei confronti di una finanza che ha progressivamente introdotto strumenti che favoriscono il trasferimento di ricchezza.
Siamo grati al Prof. Tremonti per l’intervista rilasciata, e per la sintesi con cui è riuscito a descrivere come la finanza si sia evoluta, accrescendo i rischi sistemici – “Perché si chiama pecunia? Nella notte dei tempi la pecora era la moneta. Quando si afferma l’idea che la pecora può essere scambiata, nasce la pecunia, cioè la moneta con sopra incisa la testa della pecora. Poi il sovrano con la sua effige sostituisce la pecora sulla moneta ed è così che comincia la sovranità monetaria, il legame tra politica ed economia. È stato così per secoli, con monete che diventano sovranazionali ma che conservano i simboli della politica. Con la globalizzazione tutto questo comincia a modificarsi. Poi tutto il sistema si rompe nell’anomia, nell’anarchia. La pecora è impazzita, si è liberata del sovrano e vaga libera da ogni costrizione”.
Il Correre ripotava il pensiero di Tremonti: Però in ogni caso alla base c’è «un problema di mancanza di regole in un mondo dove l’unica regola è non avere regole». E invoca una nuova Bretton Woods, con regole semplici e globali per la finanza e l’economia. La citazione di quell’accordo, sottoscritto nel 1944, poco prima della fine della seconda guerra mondiale, prospetta scenari da non sottovalutare, se proiettati sulle tensioni geopolitiche in corso. Infatti quell’accordo, anche se era descritto come soluzione per i problemi di ricostruzione dei paesi più danneggiati nel corso del conflitto, aveva introdotto istituzioni in grado di limitare le rivalità e le discriminazioni in economia, di contrastare i protezionismi commerciali e di ostacolare le manipolazioni delle monete che avevano caratterizzato gli anni Trenta. Il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, con compiti complementari, unitamente alle norme introdotte dopo la crisi del 29, avevano consentito di evitare le criticità finanziari che si erano manifestate negli anni Trenta, sino al momento in cui la finanza si è modificata, facendo passare in secondo piano i ruoli di sostegno allo sviluppo economico e di remunerazione del capitale investito.
Tremonti elenca e descrive i cambiamenti che hanno contribuito a generare la finanza globalizzata, che è in grado di condizionare una politica che, invece, è rimasta bloccata all’interno di sterili antagonismi ideologici, ormai superati – “Comunque vada a finire assistiamo a una triplice anomalia nella finanza: la follia sui tassi di interesse, l’anonimato del capitale e l’automatismo delle macchine”. Poi segnala il dettaglio tecnico che ha determinato le turbolenze di inizio agosto – “L’antecedente della crisi sui mercati di questi giorni è legato al fatto che è saltato il meccanismo automatico del carry trade (prendere denaro a prestito in paesi a tassi bassi, per investirlo in paesi con tassi più alti n.d.r.) in yen, che permetteva di indebitarsi a tassi a zero per investire con un ritorno positivo. Il rialzo dei tassi delle Bank of Japan ha interrotto questo meccanismo. Un tempo c’erano ancora elementi di buon senso, oggi nel sistema della finanza non ci sono più regole” -. In chiusura d’intervista sintetizza. “Almeno un tentativo di ritorno delle regole come gli Accordi di Bretton Woods, è fondamentale anche per l’Europa. Il punto è che si è molto ridotta la sovranità politica. Invece serve forza e autorità politica”.
Non a caso abbiamo inviato, e continueremo a mandare, ai Presidenti e Vicepresidenti dei gruppi Parlamentari di Camera e Senato, segnalazioni di cosa sarebbe necessario fare per favorire il ritorno dei capitali a sostegno dello sviluppo economico. Tutti gli eletti dovrebbero avere il dovere di impegnarsi per l’affermazione dei valori espressi dalla nostra Costituzione. L’art. 47 è stato inserito per imporre ai parlamentari l’introduzione di regole adeguate alla salvaguardia dei diritti degli investitori, che con il loro capitale sostengono lo sviluppo dell’economia continentale. Il nostro senso civico c’impone di portare a conoscenza della politica dettagli utili a capire il punto di vista degli investitori, perché solo una corretta comprensione dei meccanismi che hanno spostato i capitali potrà consentire all’Europa e all’Italia di esprimere il proprio potenziale, per assicurare il benessere duraturo ai cittadini.
Esempi di incongruenze che denotano disallineamenti tra dichiarazioni ufficiali e norme
- Considerato che si dichiara di volere favorire gli investimenti di lungo termine, come si può ritenere coerente con l’obbiettivo dichiarato, l’imposizione del due per mille annuale sul valore del proprio portafoglio titoli? Tale imposta viene applicata sulla rendicontazione, che è consuetudine elaborare trimestralmente. Se un investitore opera con strategia di lungo termine, pagherà 2.000 € all’anno per ogni milione di capitale investito. Se chiede la rendicontazione annuale e prima del 31 dicembre liquida tutte le posizioni, pagherà zero. Siamo certi che la politica abbia agito con consapevolezza e coerenza quando ha introdotto quell’imposta?
- Il Prof. Tremonti, con piena ragione, evidenzia come gli algoritmi che governano gli scambi online, possano influenzare il valore delle azioni. E allora, perché non applicare un’imposta al trading online anziché agli investimenti di lungo termine?
- Agli investitori istituzionali è consentito effettuare vendite di titoli che non posseggono, se li prendono in prestito. Lo scopo è evidente, fare scendere il valore di un titolo per riacquistarlo ad un prezzo più basso. Che cosa ha a che fare una simile operatività con il sostegno all’economia reale? E allora: perché non applicare un’imposta a queste operazioni, che a nostro avviso sono consentite in violazione dell’art. 47 della nostra Costituzione, considerato che generano volatilità, spaventano gli investitori a cui non sono consentite e inducono i possessori di titoli a svenderli? Si noti che una vendita allo scoperto in un momento con volumi di scambi ridotti, è in grado di fare scattare le vendite gestite da algoritmi, innescando una reazione a catena. Per quale motivo non si vietano strumenti finanziari che danneggiano gli investitori di lungo termine?
- Una storia di azionisti che hanno fatto investimenti di lungo termine nella banca del loro territorio, meriterebbe una particolare attenzione della politica, che dovrebbe intervenire su molteplici direttrici, perché la lunga serie di anomalie conferma quanto asserito dall’Onorevole Tremonti: “…in un mondo dove l’unica regola è non avere regole”. Gli azionisti di Banca Carige hanno aderito a 3 aumenti di capitale, poi hanno subito un Prestito Obbligazionario Convertibile (POC) senza diritto d’opzione, ad un tasso d’interesse che è salito al 16 % nel momento in cui l’Azionista di maggioranza relativa ha chiesto di conoscere un piano industriale credibile e sostenibile, prima di approvare il quarto aumento di capitale. Come reazione a quella richiesta la Banca è stata sottoposta al primo commissariamento imposto dalla Vigilanza BCE, poi è stato deliberato un aumento di capitale con esclusione quasi integrale del diritto d’opzione, infine con la diffusione d’informazioni fuorvianti si è superata la soglia che consentiva il diritto di lanciare lo squeeze out con conseguente totale esclusione degli azionisti di Banca Carige. La banca incorporante si è appropriata di miliardi di imposte attive differite, valorizzate zero e, pur avendo un bilancio proprio peggiore di quello dell’esercizio precedente, ha immediatamente raddoppiato il dividendo ai propri azionisti. Un piccolo suggerimento alla politica: se le imposte attive differite sono valorizzate a zero e si fa di tutto per espellere i vecchi azionisti, perché quel credito d’imposta viene trasferito all’acquirente, anziché dividerlo pro quota tra i vecchi azionisti? Naturalmente emergono fatti certamente più gravi, ma evitiamo di ripeterli perché ampiamente illustrati in scritti inviati a molteplici istituzioni ed esponenti politici.
Abbiamo suggerito 4 semplici interventi utili a riportare la finanza al suo ruolo di sostegno all’economia reale. Completiamo la descrizione con un dettaglio non trascurabile, perché può trasferire a chi ci legge una comprensione completa dell’esperienza sperimentata degli investitori che hanno percepito l’atteggiamento persecutorio rilevabile dalle decisioni assunte in ambito finanziario dalla politica, negli ultimi 10 anni:
- nel 2014 si aboliva il diritto di proporzionalità introducendo il voto plurimo (massimo 3 voti per ogni azione posseduta), per le società non quotate; con concessioni progressive si è giunti alla legge 24/2024 che consente alle società quotate di emettere azioni con diritto di voto plurimo sino a 10 voti per ogni azione posseduta;
- nel 2020 si vietavano le assemblee in presenza, per ridurre i rischi di diffusione di una pandemia, con proroghe successive si è giunti sino ad una proposta di legge per rendere permanente quel provvedimento; considerato che una norma europea non lo consente, si è deciso di deliberare un’ulteriore proroga concedendo agli emittenti la facoltà di scegliere se consentire agli azionisti di presenziare alle assemblee nel 2024;
- il 9 aprile 2024 la Commissione giustizia della Camera dei deputati ha ammesso all’iter di approvazione una norma che limita il rischio di risarcimento danni del Collegio sindacale, nessuno avrebbe sollevato obbiezioni sul provvedimento, se fosse stato inserito in una revisione delle responsabilità di tutti gli organi di controllo, perché gli azionisti ritengono l’efficienza e l’efficacia dei filtri istituzionali alle dichiarazioni societarie, indispensabili ad assicurare trasparenza del sistema finanziario; invece nemmeno una parola sulle crisi bancarie emerse all’improvviso dopo che gli azionisti avevamo conferito mezzi freschi sulla base di informazioni inaffidabili;
I tre punti esposti documentano con inequivocabile chiarezza come la politica abbia agito in una sola direzione: la riduzione diritti dei piccoli azionisti. Potremmo aggiungere molto altro, ma quanto descritto riteniamo sia sufficiente ad avvalorare i contenuti dell’intervista rilasciata dall’Onorevole Tremonti e l’attribuzione della responsabilità alla politica. Se si vuole riportare un clima di fiducia tra imprese e investitori, bisogna introdurre riforme che siano in grado di fare tornare i capitali a finanziare le nostre imprese, condizione indispensabile per ridare slancio all’economia nazionale, che da troppi anni cresce meno degli altri paesi industrializzati, nonostante il sistema paese cerchi di compensare la carenza di produttività tenendo i livelli retributivi sotto la media dei concorrenti, con conseguente impoverimento dei lavoratori e riduzione dei consumi.