La diffusione di stralci della relazione conclusiva che i commissari di Banca Carige hanno inviato alla Banca Centrale Europea a fine maggio 2020, ha suscitato dubbi e qualche timore in alcuni azionisti che si sono messi in contatto con noi per avere chiarimenti. Una delle loro mail è riportata alla fine delle nostre considerazioni.
Vogliamo subito chiarire un aspetto che ha suscitato qualche preoccupazione in alcuni azionisti che avevano votato in modo autonomo o seguendo i nostri consigli nelle assemblee di Banca Carige: nessuno potrà mai aprire un’azione di risarcimento danni nei confronti di un azionista che abbia liberamente espresso un voto non favorevole a quanto proposto dal consiglio di amministrazione in un’assemblea di una società quotata.
Per favorire la diffusione del chiarimento anche tra chi non ci legge abitualmente, abbiamo diffuso un comunicato stampa che potesse essere ripreso da organi d’informazione in grado di dargli maggior visibilità, perché aventi un bacino d’utenza molto più ampio del nostro. Come di consueto, dopo avere lasciato uno spazio temporale ragionevole, lo pubblichiamo a beneficio di chi ci legge abitualmente o di chi potrebbe trovarlo con una ricerca su internet, mediante l’utilizzo di parole chiave.
COMUNICATO STAMPA ASSOCIAZIONE VOCE DEGLI AZIONISTI
In un articolo pubblicato il 19 febbraio 2021, facendo riferimento a un comunicato di una nota agenzia stampa, si estraggono pezzi della relazione conclusiva inviata dai commissari a BCE. Prima si cita un incarico conferito dai commissari ad uno studio legale per valutare “la significativa influenza sull’attività della banca nel 2017-2018 esercitata dal vice presidente concertata con il socio di riferimento Malacalza Investimenti” e “che potrebbe aver travalicato i normali confini della attività legittima di amministratore senza deleghe”. La non notizia è confermata come tale, dalla conclusione del consulente che consiglia di non agire a causa della mancanza di prove.
Noi riteniamo che non sia una fedele esposizione dei fatti: il dare evidenza mediatica ad una non notizia, evitando di dire che uno dei commissari che avevano consegnato quella relazione da 9 mesi, poche settimane prima del conferimento dell’incarico di commissario, cercava investitori diversi da quelli che lo avevano proposto e votato come presidente di Banca Carige, per farli aderire ad un aumento di capitale che non era ancora stato comunicato agli azionisti, al consiglio di amministrazione e al mercato.
La trascrizione della telefonata che comprova quanto esposto nel paragrafo precedente, è stata diffusa dalla procura di Genova per giustificare gli arresti domiciliari di un indagato per il crollo del ponte Morandi. È un documento ufficiale e non riservato. Come mai si ritiene di dare evidenza a ciò che è stato scritto dall’ex presidente diventato commissario, senza completare l’argomento dicendo che aveva diffuso informazioni, non al mercato, ma ad operatori privati che avrebbero potuto vendere allo scoperto, facendo crollare il titolo, con grave danno per gli azionisti?
Nel corpo dell’articolo si prospetta la possibilità che l’astensione di Malacalza Investimenti, nell’assemblea del 22 dicembre 2018, abbia danneggiato Banca Carige, evidenziando la possibilità che ora un azionista possa essere perseguito per danni, solo perché ha espresso il proprio diritto di voto, senza essere in sintonia con la proposta dei vertici della società in cui aveva investito.
Se ne deduce quindi, che i commissari, mentre erano presidente e amministratore delegato della banca, si ritenessero in diritto di pretendere un voto favorevole ad un aumento di capitale in assenza delle informazioni su cosa volessero fare della liquidità che si stava chiedendo per la quarta volta. Ancora, in assenza di un’approvazione incondizionata, ritenevano legittimo richiedere risarcimento danni all’azionista che aveva chiesto informazioni e rimandato l’espressione di voto per il tempo necessario ad ottenerle.
A conclusione di queste considerazioni, se ne potrebbe dedurre che chiunque avesse ritenuto di esprimere voto contrario o di volersi astenere, poteva essere citato per danni e l’unico modo di restare immuni da una possibile rivalsa, sarebbe stato quello di esprimere voto favorevole alla proposta dei vertici. Trasferendo questa ipotesi all’assemblea del 20 settembre 2019, la sintesi sarebbe: gli azionisti che non esprimono voto favorevole alla proposta di aumento di capitale saranno perseguibili per danni da Banca Carige. Per completezza, giova aggiungere che con quell’espressione di voto si autorizzava l’esproprio della banca e si rinunciava al diritto di rivalsa.
Se così è, chiediamo: quando e da chi è stato abrogato l’articolo 47 della costituzione che tutelava il risparmio e gli investimenti in attività finanziarie?
Associazione Voce degli Azionisti
Il presidente Franco Corti
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti
Oggi la “nostra” Banca Carige torna a far parlare di sé sulla stampa cittadina. Ultimamente occupava solamente alcuni trafiletti relativi alle cessioni di quote del capitale di Banca d’Italia, ben due vendite solo nel corrente mese e, invece, oggi si è guadagnata una bella pagina intera sulle due testate genovesi: “Carige, la Borsa nel mirino” e “Carige pronta a tornare in Borsa. In estate il titolo a Piazza Affari” ma nel sottotitolo leggiamo anche che nella relazione finale alla banca Centrale Europea, i commissari valutarono azioni legali contro Malacalza e Fiorentino.
Nell’ultimo capoverso di uno dei due articoli, viene poi riportato un parere pro veritate di uno studio legale, sull’astensione espressa dal primo azionista nell’assemblea del 22 dicembre 2018 definendola: “una condotta non di buona fede e non corretta in quanto contraria all’interesse sociale e ispirata ad interessi meramente egoistici”.
Noi siamo briciole a confronto del primo azionista, ma siamo per la verità, per la verità fino in fondo. Di verità ce n’è una sola.