Novantasettesima giornata mondiale del risparmio.
Non è più il momento di frasi di circostanza, ma di cambiamenti di sostanza.
Estraiamo alcuni passaggi della relazione del Presidente dell’ABI Antonio Patuelli, presentata in occasione della Giornata Mondiale del Risparmio il 21 ottobre 2021. Li numeriamo per facilitare la loro identificazione nei nostri commenti finali, mentre affianchiamo una puntualizzazione che possa immediatamente esprimere la percezione che i risparmiatori hanno su quella specifica affermazione.
- Il risparmio e gli investimenti sono indispensabili per consolidare la ripresa dello sviluppo e dell’occupazione. Verissimo, siamo in piena sintonia e ci chiediamo: se questa affermazione è espressa con la convinzione di chi voglia implementarla, come mai non si ostacolano e denunciano gli abusi che allontanano i risparmiatori dai mercati finanziari?
- Il risparmio non è frutto solo della paura per il presente e previdenza per l’avvenire: è virtù civile e fattore decisivo di progresso economico e sociale. Se lo crede veramente, uniamo le nostre forze e facciamo proposte di inasprimento delle pene per chi abusa della naturale fiducia che i risparmiatori concedono agli intermediari, per appropriarsi, con scaltrezza, della ricchezza accumulata dai virtuosi, con il proprio onesto lavoro. Quel denaro dovrebbe essere a disposizione dello sviluppo del paese e non dei furbi che anziché produrre ricchezza, inventano sempre nuovi metodi per appropriarsene.
- Per la ripresa è necessario favorire il risparmio e gli investimenti stabili. Esattamente quello che dichiariamo da due anni e mezzo. Ma se questa affermazione è sincera, come è possibile che non abbiamo mai assistito all’espulsione o almeno a una presa di distanza ufficiale dagli intermediari condannati per avere commesso abusi a danno dei risparmiatori? Riportiamo alcuni degli esempi più eclatanti che abbiamo trattato negli oltre 140 articoli pubblicati sul sito. Precisiamo che per tutti sono state emesse sentenze favorevoli ai risparmiatori, e le banche soccombenti erano molte: bond argentini, caso Sci e caso Diamanti da investimento. Oppure davvero si pensa di favorire gli investimenti facendo finta di niente, incrementando la formazione dei dipendenti delle società d’intermediazione, per favorire l’acquisizione di nuove tecniche di persuasione che incrementano la vulnerabilità dei risparmiatori?
- Il risparmio va meglio tutelato e incentivato verso investimenti produttivi. Per dare consistenza formale a questa affermazione, basta chiedere un inasprimento delle pene per le false comunicazioni al mercato, che troppo spesso hanno indotto i risparmiatori ad investire in azioni bancarie non quotate, a prezzi gonfiati, magari proponendo l’espulsione a vita dal sistema finanziario di chi abbia commesso una simile azione. O possiamo ipotizzare di fare finta di niente quando ci sono abusi, illudendoci che il flusso di risparmio verso gli investimenti produttivi lieviterà, a prescindere dall’affidabilità dimostrata dal sistema finanziario?
- Per rafforzare e prolungare la ripresa, l’Italia deve essere più competitiva nell’attrarre risparmi e investimenti: la pressione fiscale sulle imprese si assomma a quella sui rendimenti degli investimenti. Pienamente d’accordo, la soluzione di questo aspetto del problema spetta alla politica. Se si aggiunge che i risparmi sono tassati in quanto reddito da lavoro, che è il terzo prelievo, cui si aggiunge indebitamente il quarto, cioè le scorrerie dei predatori finanziari, avremo un quadro completo che spiega perché i risparmi sonnecchiano nei conti correnti o peggio, sotto i materassi, favorendo l’evasione fiscale che a molti appare come l’investimento più redditizio.
- Anche lo Stato avrebbe vantaggi da maggiori investimenti del risparmio: oggi incassa somme irrisorie dalla tassazione al 26% sugli interessi maturati dalla liquidità depositata nei conti correnti che, con i tassi europei negativi, mediamente in Italia maturano lo 0,02% annuo di interessi lordi. Se è una verità così palese, domandiamoci per quale ragione nessuno abbia mai preso in considerazione le nostre denunce e le nostre proposte, per ripristinare il rispetto dei diritti e un clima di fiducia tra risparmio e sistema finanziario nazionale.
- Più tutela del risparmio, più equità e più lotta all’evasione sono ingredienti decisivi per una prolungata cospicua ripresa. Ci siamo già espressi su questi temi, ora aggiungeremmo solo: più severità per dissuadere i furbi dal commettere abusi a danno dei risparmiatori.
- Le Banche non debbono essere costrette a svendere i crediti deteriorati con scadenze troppo ravvicinate e rigide. Nulla di più condivisibile, sul tema abbiamo reso nota la nostra opinione da tempo, abbiamo fatto denunce e proposte, amplieremo l’esposizione dell’argomento nei commenti finali.
- Il mondo bancario italiano è quello che in Europa ha realizzato anche le più importanti aggregazioni, nel pluralismo della competizione concorrenziale. L’esperienza degli azionisti Carige e delle altre banche risolte, ha generato una percezione ben diversa da quella che si potrebbe dedurre dalla lettura di questo passaggio della relazione, che può essere sintetizzata dalla rappresentazione di Lucifero nel Giudizio universale, dipinto da Giotto nella Cappella Scrovegni a Padova, se si sostituiscono i dannati con i risparmi investiti nel sistema bancario nazionale.
- Per la tutela del risparmio, ABI, Sindacati e Banche collaborano, con l’applicazione dell’accordo dell’8 febbraio 2017, contro ogni indebita pressione. Collaborazione molto efficace, se i dipendenti sono riusciti a convincere gli azionisti di Banca Carige ad approvare una ricapitalizzazione che li ha espropriati, ma che suscita molte perplessità se si completa l’informazione aggiungendo che chi aveva convocato gli azionisti per indurli a rilasciare delega, era in palese conflitto d’interesse, omettendo di dirlo, raccoglieva le deleghe senza autorizzazione e non informava che esprimendo voto favorevole si sarebbe perso il diritto di rivalsa. Se gli azionisti avessero conferito delega spontaneamente, tutto regolare, ma se si convoca chi non ha mai conferito delega e si cerca d’indurlo a farlo per la prima volta, riteniamo che l’etica professionale dovrebbe indurre il dipendente a dare tutte le informazioni che abbiamo segnalato, se si vuole che il comportamento sia in sintonia con la dichiarazione del Presidente ABI.
- La legalità senza compromessi morali deve sempre essere la stella polare del mondo bancario, nei doveri e nei diritti, nel forte impegno per riforme coerenti ai grandi sacrifici e ai sogni di libertà e crescita economica, civile e sociale che la pandemia ha ulteriormente stimolato, in un’Europa più dinamica. Possiamo solo dire che è dal marzo del 2019 che stiamo chiedendo rispetto dei diritti garantiti dalla costituzione. Nessuno ci ascolta, e i fatti documentano, sistematicamente, la differenza tra quanto si afferma nelle dichiarazioni ufficiali e quanto si attua nel quotidiano dell’intermediazione finanziaria.
Punti 1 – 2 – 3 – 4. Se il risparmio è così importante per la nazione, come mai nessuno ha prestato ascolto alle denunce e alle proposte con cui cercavamo di segnalare la sistematica carenza di trasparenza che inducevano i risparmiatori ad investire in attività finanziarie che erodevano il risparmio nazionale e la fiducia dei risparmiatori nei confronti degli investimenti finanziari? Se i comportamenti dei risparmiatori possono incidere con efficacia sullo sviluppo economico, perché considerarli solo una parte passiva con l’unico ruolo di iniettare capitale nel sistema finanziario e non come parte attiva nello sviluppo di un sistema finanziario rispettoso dei diritti e penalizzante per i predatori?
Punti 5 – 6 – 7. Lo stato ha moltissima responsabilità nel non avere bloccato gli abusi nella finanza e nell’avere ascoltato solo il punto di vista di personalità coinvolte nel sistema finanziario e mai quello espresso dai risparmiatori. È vero che i piccoli investitori sono impauriti, in balìa degli interlocutori finanziari, il cui reddito dipende dal seguire le direttive dei superiori, e non nel perseguire la soddisfazione dei clienti. È un mondo che deve essere riformato. Lo stato deve diffondere una sana cultura finanziaria e favorire la costituzione della categoria dei risparmiatori, con una rappresentanza che possa interloquire con tutti, per generare il cambiamento. La finanza globalizzata richiede maggiori tutele, maggiore severità contro gli abusi e deve trasformarsi in un sistema finanziario consapevole dei rischi reali, rispettoso dei diritti e con risparmiatori disposti a pagare servizi, ma in grado di distinguere i predatori dai consulenti capaci e intellettualmente onesti.
Punto 8. Il primo segnale d’allarme sugli NPL lo avevamo lanciato nell’assemblea Carige del 22 dicembre 2018. In un intervento era stato chiesto di conoscere le perdite derivanti dalla cessione forzata dei crediti deteriorati. Il presidente di quell’assemblea non aveva risposto alla domanda (la nostra esperienza ci fa credere che sia diventata una consuetudine, gli azionisti pongono quesiti e tutto il resto è una formalità da espletare nel minor tempo possibile). Quando nelle risposte si è fatto riferimento a quella domanda, si è cercato anche di eluderla, descrivendo quello degli Npl “un mercato che dire imperfetto è dir poco”. Allora perché si sono bruciati risparmi senza denunciare che vendere qualsiasi attività finanziaria su un mercato che non può assorbirla, è controproducente per i risparmiatori europei preché genera loro un grave danno? Naturalmente questi comportamenti disincentivano la partecipazione e accentuano le distanze tra società quotate e risparmiatori. Per completezza, aggiungiamo che quel presidente è diventato anche commissario e, prima della chiusura del mandato, ha venduto quasi tutti i crediti incagliati di Banca Carige a fine 2019; e, dopo avere concluso il suo impegno come commissario, ha costituito una società per la gestione dei Npe. L’iter dei crediti ceduti a fine 2019, è ritornato alla ribalta poco più di un anno dopo: l’acquirente era stata Amco, una società dello Stato. Quel portafoglio rappresentava il 7 % del totale dei crediti gestiti da quell’intermediario; nell’esercizio successivo ha incrementato l’utile dell’80 %, il contributo dato dai Npl di Carige a quell’utile, era stato del 35 %. Una bella differenza di incidenza tra utile e massa conferita, lasciamo ai lettori le considerazioni che ne potrebbero derivare.
Punto 8 bis. L’argomento merita un ulteriore passaggio, perché così potremo capire in modo più approfondito perché i risparmiatori stanno prendendo le distanze dalla finanza. Inoltre conosceremo come sia facile trarre profitto da un qualcosa che poi si descriverà come un problema.
- È ovvio che chi perde capitale a causa di una norma, la consideri un problema, mentre per chi lo riceverà sarà naturale ritenerla un’opportunità.
- Per noi la vendita forzata dei crediti deteriorati era un problema e come tale lo abbiamo denunciato, mettendo in luce anche aspetti di competitività internazionale, perché quando abbiamo iniziato a fare le denunce, gli acquirenti erano quasi tutti fondi speculativi, che potevano mettere in difficoltà il sistema paese, determinando la chiusura di imprese che, se avessero avuto a disposizione una dilatazione del tempo per la restituzione del debito, avrebbero potuto continuare l’attività. Non ci dilunghiamo e segnaliamo i numerosi articoli pubblicati sul tema e reperibili nell’archivio del sito: EBA (Autorità Bancaria Europea) – 15 luglio 2020; Esposto a Banca d’Italia – 14 settembre 2020; Crediti deteriorati – 16 gennaio 2021; Europa una landa finanziaria – 16 febbraio 2021; Npl in cerca di soluzione – 8 marzo 2021.
- Per il sistema bancario, invece, era un’opportunità. Oggi, evidentemente, non lo è più se si inizia a chiedere che non si debba più imporre la cessione dei Npl in tempi ristretti. Come mai per un certo periodo era un’opportunità e poi è diventato un problema?
- Portiamo l’esempio di quanto accaduto a Carige, anche se non è l’unico caso. Banca d’Italia ha chiesto un aumento di capitale, gli azionisti hanno aderito perché era stato dichiarato risolutivo dei problemi della banca ligure. La vigilanza viene trasferita a Bce, che impone di vendere Npl. L’operazione genera tre effetti: perdite che determinano la necessità di un nuovo aumento di capitale, accumulo di imposte attive differite (Dta) nel patrimonio netto della società e trasferimento di ricchezza a chi li ha acquistati. Gli azionisti aderiscono perché l’aumento di capitale viene dichiarato risolutivo. Bce impone di vendere altri Npl, gli effetti si ripetono. Gli azionisti iniettano capitale fresco per la terza volta.
- Non è finita, nuova imposizione di vendere crediti incagliati e ancora una ricapitalizzazione. Questa volta, prima di approvarla, gli azionisti chiedono un piano industriale credibile, che documenti l’assenza di altre sorprese, considerato che sono già stati iniettati 2,2 miliardi di mezzi freschi e ceduti rami di azienda.
- La Bce delibera il commissariamento di Carige e, dopo varie ipotesi di soluzione, è intervenuto il sistema bancario con il Fondo interbancario di tutela depositi (Fitd), che ha proposto ai commissari un aumento di capitale sulla base di un accordo privato con Cassa centrale banca (Ccb), che prevedeva l’eliminazione quasi totale del diritto d’opzione e un prezzo di emissione nuove azioni che non considerasse il patrimonio netto come punto di riferimento, ma solo il 4 % di quel valore. Quella percentuale sarebbe scesa ancora di parecchio se si fossero considerate le Dta non ancora messe a bilancio.
- Gli azionisti sono stati espropriati, ma il problema Carige non è stato risolto, perché Ccb non ha esercitato l’opzione di acquisto, nonostante lo sconto del 47 % sul prezzo che avrebbero dovuto pagare gli azionisti per esercitare il limitatissimo diritto d’opzione loro consentito. Per chi volesse approfondire, citiamo parte delle denunce fatte su quella ricapitalizzazione, senza che nessuno intervenisse: Alle istituzioni destinatarie – 18 maggio 2019; Esposto a Consob – 9 settembre 2019; Ancora un appello a Consob – 3 ottobre 2019; Terzo esposto a Consob – 19 ottobre 2019; Integrazione esposto a Consob – 30 ottobre 2019; Nuova segnalazione a Consob – 27 novembre 2019; Tutela diritti azionisti di Banca Carige – 2 gennaio 2020; Deleghe ultimo tentativo – 23 settembre 2020; Ottavo Esposto a Consob – 23 ottobre 2020; Nono esposto a Consob – 27 ottobre 2020; Il diritto di controllo degli azionisti – 27 gennaio 2021.
- Gli azionisti, aderendo alle ricapitalizzazioni, hanno evitato il fallimento delle banche, il cui costo sarebbe stato sostenuto dal Fitd, che avrebbe dovuto restituire i depositi in conto corrente, nel caso avessero cessato l’attività. Nello stesso tempo hanno fatto salire i tesoretti costituiti dalle Dta e nascosti nei bilanci delle banche. Quei valori sono rimasti a disposizione di chi le avesse volute acquisire, cioè il sistema bancario. Dopodiché il governo ha alzato ulteriormente l’interesse sulle Dta permettendo di trasformarle in crediti d’imposta, in caso di fusione tra istituti di credito. Come vedete, sino ad un certo punto, la vendita dei Npl era un problema per gli azionisti ed un’opportunità per il sistema bancario. Ora che le banche come Carige hanno esaurito i Npl in portafoglio, la cessione forzata dei crediti deteriorati è diventata un problema per tutti e allora si comincia a dire che bisogna sospendere queste imposizioni.
Punto 9. Verrebbe da pensare che quanto descritto nel punto 8 bis avesse anche lo scopo di incentivare le aggregazioni che, in questa occasione, vengono esibite come un successo del nostro sistema bancario. Siamo certi che si possa considerarlo tale, dopo avere considerato quanto dettagliatamente riportato nel punto precedente?
Punto 10. Le denunce sulle deleghe sono ricomprese nella lista degli articoli citati al punto 8 bis.
Punto 11. Bella dichiarazione d’intenti sulla legalità e il rispetto dei diritti, ma troppo stridente il contrasto con i fatti che emergono con sistematicità dal mondo bancario, che, per consuetudine, si oppone a qualsiasi evidenza, e non ammette mai le proprie responsabilità. Ricordiamo il caso dei bond Argentini. Quello dei diamanti da investimento, nell’archivio potete trovare: Diamanti da investimento – 10 marzo 2019; Diamanti da investimento 2 – 12 Marzo 2019; Diamanti da investimento 3 – 10 giugno 2019. Il caso SCI (Società costruzioni italiana) – 6 aprile 2019; Sci (Società costruzioni italiana) 2 -27 aprile 2019. Non citiamo i contenziosi aperti nei tribunali, per rispetto della Magistratura. Riteniamo di dovere dare evidenza alla constatazione che il mondo bancario non ha mai fatto un’ammissione di responsabilità o preso le distanze da abusi commessi alle spalle di ignari e fiduciosi risparmiatori. Poiché il caso è abile tessitore di trame statisticamente improbabili, ricordiamo che all’inizio della crisi bancaria, Mussari era il presidente e Berneschi il vicepresidente dell’ABI. Certamente una casualità, ma se il caso determina certe concomitanze, non lamentiamoci se i risparmi restano sotto i materassi, perché nessun bancario e nessun politico ha veramente preso le distanze e chiesto o proposto inasprimenti delle pene, e i risultati si sono visti: Monte dei Paschi di Siena e Carige, erano gestiti da loro.
Purtroppo la sensazione che ci ha lasciato la lettura della relazione di Patuelli, e il suo confronto con i fatti, ci permette una sola e disperata considerazione finale: “Se la degenerazione è inarrestabile, perché nessuno riesce a determinare un recupero dei valori etici e dei diritti, possiamo solo sperare nel Giudizio universale”.