Lunedì 6 maggio 2019 ore 14 e 10, Salvatore Maccarone, presidente del Fondo interbancario di tutela depositi (Fitd), comunica che il direttivo da lui presieduto ha approvato la conversione in azioni Banca Carige, delle obbligazioni sottoscritte a fine novembre dello scorso anno dallo Schema volontario, un fondo costituito per effettuare interventi che le banche ritengono sia utile fare, anche se non sono obbligate a intervenire. Il controvalore che sarà convertito in azioni sarà di circa 313 milioni di euro. Nel comunicato sono contenute altre precisazioni:
- La ricapitalizzazione complessiva dovrebbe essere di 720 milioni. Se il valore fosse confermato il Fitd, dopo la conversione delle obbligazioni, avrebbe circa il 43 % del capitale di Banca CARIGE. Il Fitd non desidera acquisire il controllo di banca CAEIGE, vuole cedere le azioni mediante la conversione dei warrant che saranno assegnati alle azioni possedute dai soci privati, che dovrà avvenire entro il 2023, oppure cedendo l’eventuale residuo sul mercato.
- La scelta dell’AD si presume debba essere affidata al fondo Blackrock, di cui non si precisa l’impegno economico. Gli altri amministratori saranno eletti in proporzione al possesso di quote azionarie.
- L’aumento di capitale dovrebbe essere portato a termine per fine 2019 e il 17 maggio il progetto sarà proposto alla Banca Centrale Europea per l’approvazione. CONSOB dovrebbe concedere l’esenzione dall’obbligo di lanciare un’opzione pubblica di acquisto a chi dovesse superare la quota di possesso prevista dalla norme vigenti.
- Salvatore Maccarone ha poi tenuto a precisare che, con il piano predisposto da Blackrock, i problemi di Banca CARIGE saranno definitivamente risolti.
Nell’ultimo articolo, pur esprimendo i concetti con una metafora, avevamo terminato dicendo che i vertici avevano dimostrato di non puntare sulla ripartenza della barca, ma di volere cambiare l’armatore. Gli armatori di una società sono i suoi azionisti. Avete notato un qualsiasi accenno su un loro coinvolgimento nelle decisioni esposte sopra? Tutto è stato pianificato, tempi e attori, gli attuali azionisti di Banca Carige sono stati completamente esclusi da ogni decisione. Non si parla più di loro, non esistono e noi siamo portati a ipotizzare che il commissariamento sia stato una forzatura per estrometterli. Avevano avuto l’ardire di chiedere un piano industriale efficace e sostenibile e di conoscere i nuovi requisiti patrimoniali imposti dalla vigilanza BCE per il 2019. Il Fitd con la sottoscrizione dei 320 milioni di obbligazioni subordinate aveva coperto le disposizioni della vigilanza. Dare risposte a investitori che chiedono informazioni, dovrebbe essere un dovere per chi chiede una nuova iniezione di liquidità. Ricevere una risposta dovrebbe essere considerato un diritto di chi pone domande, prima di conferire i propri risparmi, specialmente dopo le numerose occasioni in cui, poco dopo che era stata fatta una ricapitalizzazione, si dichiarava che ne sarebbe servita un’altra.
Se si fossero date risposte alle domande nei tempi attesi da molti osservatori, cioè entro fine febbraio, oggi la ricapitalizzazione sarebbe in fase di realizzazione. Nascondendosi dietro la necessità di prendere decisioni urgenti, si è cercato di giustificare l’imposizione di un commissariamento che avrebbe risolto i problemi di Banca Carige in tre, massimo sei mesi. Poco dopo il provvedimento di amministrazione straordinaria è stato prolungato sino a nove mesi. Oggi scopriamo che la ricapitalizzazione sarà portata a termine entro fine anno. Dov’è finita l’urgenza che non aveva permesso di dare semplici risposte ad azionisti cui era stato chiesto di versare nuova liquidità per la quarta volta, con il solito teatrino in cui i vertici, con voce suadente e il sorriso sulle labbra, spergiuravano che sarebbe stata una ricapitalizzazione che avrebbe definitivamente risolto i problemi della banca.
Probabilmente la verità è diversa. Il motivo per cui non si sono date risposte è che non si volevano dare. Si pretendeva che il gregge si lasciasse tosare e mungere senza fiatare. Si voleva che gli azionisti versassero denaro come se fosse un atto dovuto, silenziosamente obbedienti all’arroganza di chi non riconosce nemmeno i diritti garantiti dalla nostra costituzione. Pensate che stiamo esagerando? Allora date una risposta al quesito che vi poniamo: ”Se i 400 milioni richiesti il 22 dicembre dello scorso anno erano risolutivi di tutti i problemi di Banca Carige, come mai quaranta giorni dopo si è dichiarato che ne servissero 630 e dopo altri 80 giorni 720?”
Ora poniamo un’altra domanda. Se la Vigilanza BCE è cosi convinta che l’amministrazione straordinaria fosse un provvedimento necessario e urgente per mettere in sicurezza la Banca, come mai non ha reso pubbliche le motivazioni? Eppure quel documento è stato richiesto da più persone e alcune hanno anche evidenziato che quei documenti dovevano essere depositati alla camera di commercio di Genova e che chi ha provato a richiederli, si è sentito rispondere che si è in attesa di riceverli.
Ora poniamoci alcune domande che possano aiutare ad avere una visione oggettiva su cosa abbia determinato il clima cupo in cui è precipitata Banca Carige:
-
- Siamo certi che gli interventi a raffica della vigilanza non abbiano allontanato i correntisti, aumentato il costo della raccolta e penalizzato, in modo significativo ,il margine d’intermediazione dell’istituto bancario genovese?
- Siamo certi che le sollecitazioni della vigilanza ad aderire all’offerta del fondo Apollo e i provvedimenti che sono avvenuti dopo la sostituzione dei vertici che spingevano per quella soluzione, non abbia influito sulla disponibilità di altre banche a unirsi con CARIGE?
- Come mai, nascondendosi dietro l’alibi della continuità, si è data fiducia ai vertici della banca, conferendo a due di loro il mandato di amministratori straordinari, considerato che il 22 dicembre non avevano saputo dare risposte ai quesiti degli azionisti, che, senza sfiduciarli, volevano essere informati prima di autorizzare la quarta ricapitalizzazione e loro avevano preferito dimettersi, anziché impegnarsi nel soddisfare una legittima esigenza di chi aveva posto le domande?
- Se quei commissari in quattro mesi hanno aumentato di 320 milioni la liquidità necessaria al risanamento della banca, dobbiamo dedurre che siano stati incapaci di gestirla, o che avessero ragione gli azionisti a chiedere chiarimenti prima di autorizzare l’ennesima ricapitalizzazione?
- Se gli azionisti avessero approvato l’aumento di capitale di 400 milioni proposto il 22 dicembre e poi lo avessero sottoscritto, che fine avrebbero fatto i risparmi ulteriormente versati, se a distanza di quattro mesi si fosse richiesta un’altra ricapitalizzazione da 320 milioni?
- Se, secondo la vigilanza, gli azionisti di banca CARIGE meritavano di essere esclusi da ogni decisione sul futuro della banca, perché non diffondono le motivazioni che avevano imposto il commissariamento? Se lo facessero, aiuterebbero tutti a capire, con quel silenzio il messaggio che ricevono gli investitori è chiarissimo: “Brucate in silenzio e siate sempre pronti a farvi tosare e mungere”.