Abbiamo letto con interesse il rapporto pubblicato da Consob il 9 gennaio 2025, apprezzandone in particolare la chiarezza espositiva e l’uso di schemi efficaci nel facilitare la comprensione dei dati. Le informazioni sono presentate con competenza e in uno stile accessibile anche ai risparmiatori che si avvalgono della consulenza di intermediari, avendo una scarsa familiarità con la terminologia finanziaria. Approfondendo i termini inglesi meno noti, il documento può rappresentare un utile strumento di crescita culturale per i meno preparati. Consigliamo la lettura ai risparmiatori che desiderassero ampliare la propria cultura finanziaria, per avvicinarsi con maggior consapevolezza al mercato dei capitali, il quale si è rapidamente globalizzato e che, a nostro avviso, necessiterebbe di interventi politici che possano favorire l’impiego del risparmio a sostegno dello sviluppo economico, nel rispetto delle tutele previste dall’articolo 47 della Costituzione.
Il rapporto offre un’ampia base di dati statistici che facilitano il confronto tra i mercati dei capitali di UE e USA, corredati da spiegazioni utili a chi desideri approfondire il ruolo strategico che questi mercati svolgono nello sviluppo economico delle rispettive aree geografiche. A nostro avviso, è importante sottolineare come la normativa che disciplina il comportamento di emittenti, intermediari e investitori dovrebbe prevedere strumenti efficaci sia per limitare l’accesso agli operatori mossi da mere finalità speculative, sia per incentivare l’ingresso di emittenti realmente interessati a sviluppare progetti imprenditoriali, condividendo rischi e profitti con gli investitori che forniscono il capitale necessario alla loro realizzazione. Il rapporto può essere scaricato al link: Rapporto Consob – Congiuntura mercato finanziario italiano 2024 .
Avendo approfondito i contenuti del rapporto, abbiamo ritenuto importante segnalarlo all’attenzione degli investitori retail, aggiungendo il modesto contributo costruttivo di chi, da anni, è a contatto con lo sconforto dei risparmiatori che subiscono abusi, ed è quindi nella posizione ideale per evidenziare aspetti che altri non potrebbero cogliere. A nostro avviso, solo la conoscenza delle vere motivazioni che determinano gli scostamenti dl numero, di valore e di rapporto prezzi/utili tra le società quotate sull’indice S&P500 e quelle che compongono l’EuroStoxx50 o il nostro FtseMib, potrebbero suggerire interventi risolutivi da introdurre nel mercato dei capitali europeo e italiano, per renderli competitivi a livello globale. Diamo, quindi, evidenza ad alcuni passaggi dal rapporto, aggiungendo sintetiche osservazioni.
- 5 secondo capoverso: In questo quadro, i mercati europei continuano a caratterizzarsi per dimensioni strutturalmente inferiori rispetto al mercato statunitense. A settembre 2024, la capitalizzazione complessiva dei mercati azionari statunitensi in rapporto al PIL risultava superiore al 200%, a fronte del 60% osservato nell’area euro (38% in Italia). Una possibile spiegazione della differenza tra i capitali investiti nei due contesti, ulteriormente evidenziata dall’elevata liquidità immobilizzata nei depositi bancari in Italia, potrebbe risiedere nella progressiva riduzione dei diritti riconosciuti agli investitori, in atto da anni per effetto di scelte politiche (1).
- 5 terzo capoverso: Entrambe le giurisdizioni registrano, altresì, una contrazione dei mercati azionari con il numero di società quotate in diminuzione ormai da diversi anni. Il fenomeno del delisting interessa anche l’Italia dove, nel 2024, sono uscite dal mercato 29 società, 15 da EXM e 14 da EGM. Nel medesimo periodo il numero di società di nuova quotazione o ammesse alla negoziazione è stato pari a 23, di cui solo due sul mercato principale EXM e 21 su EGM. Si tratta di un fenomeno che conferma l’importanza di intensificare l’impegno volto alla piena realizzazione delle azioni delineate nel Piano per l’Unione dei mercati dei capitali (CMU) e tese a favorire un maggiore sviluppo dei mercati dell’Unione. Per comprendere a fondo il fenomeno del delisting, sarebbe utile una classificazione dettagliata delle operazioni: un’Opa con prezzo doppio rispetto al collocamento dovrebbe essere distinta da fusioni con società non quotate o da delisting promossi dallo stesso emittente a valori sensibilmente inferiori a quelli iniziali. Solo un’analisi approfondita può far emergere pratiche che alimentano la sfiducia degli investitori. Inoltre, la maggiore incidenza di delisting nei mercati europei, potrebbe essere conseguenza della sistematica sottovalutazione delle società quotate, che è un possibile effetto di interventi tesi, esclusivamente, a favorire l’arrivo di nuovi emittenti.
- Unione mercati dei Capitali (CMU): Pag.6 (parte centrale secondo capoverso: A questo proposito, un obiettivo chiave della CMU è quello di promuovere una maggiore partecipazione, diretta e indiretta, degli investitori retail ai mercati dei capitali. Anche in questo ambito, i dati europei non risultano confortanti se paragonati con quelli statunitensi. Condividiamo pienamente questo obiettivo, convinti che senza il suo conseguimento l’Europa resterà marginale nei mercati globali. A tal fine, le modalità operative sono determinanti: dal 2011 la normativa tende a indebolire i diritti dei risparmiatori (1) e privilegia l’ingresso di nuovi emittenti, perpetuando il circolo vizioso dei quattro paradossi (2) che frenano il potenziale della nostra economia.
- 18 secondo capoverso: La necessità di sostenere un maggiore sviluppo dei mercati dei capitali in Europa appare evidente alla luce delle dimensioni del mercato azionario europeo rispetto a quello statunitense. A settembre 2024, il rapporto stimato tra la capitalizzazione del mercato azionario e il PIL era superiore al 200% negli Stati Uniti rispetto al 60% nell’area euro, che peraltro si caratterizza anche per un’estrema eterogeneità tra paesi. Con riferimento alle maggiori economie dell’area, la Francia presenta il rapporto più alto, superiore al 90%, seguita dall’Olanda con l’80% e da Spagna e Germania con valori inferiori al 50%. L’Italia, invece, mostra il rapporto più basso tra i principali paesi dell’area euro, pari al 38%. Condividiamo pienamente l’obiettivo di rafforzare il mercato nazionale, ma questi dati impongono una riflessione critica sull’operato di chi dovrebbe garantire i diritti dei risparmiatori: siamo certi che le scelte compiute negli ultimi anni abbiano davvero favorito l’allocazione del risparmio verso le imprese italiane?
- 23 primo capoverso, parte finale: … A questo proposito, un obiettivo chiave della CMU è quello di promuovere una maggiore partecipazione, diretta e indiretta, degli investitori retail ai mercati dei capitali, in linea con la Retail Investment Strategy della Commissione europea. I temi fin qui esposti costituiscono un presupposto fondamentale per il raggiungimento di tale obiettivo, che riteniamo realizzabile se tutti gli attori del sistema – emittenti, intermediari, investitori istituzionali e investitori retail – fossero disposti a rinunciare a privilegi di parte, a favore di una cooperazione fondata sul rispetto dei diritti di ciascuno.
I risparmiatori sarebbero ben disposti a investire sul nostro mercato, se potessero contare su un effettivo rispetto dei loro diritti e su strumenti di tutela realmente accessibili in caso di abusi. In particolare, sarebbe fondamentale garantire la possibilità di ricorrere alla giustizia con costi sostenibili, anche attraverso il ricorso a studi legali autorizzati ad agire sulla base del patto di quota lite – ossia percependo un compenso solo in percentuale sul rimborso ottenuto. Le esperienze del passato dimostrano che solo una minima parte dei risparmiatori lesi trova il coraggio e le risorse per agire legalmente. In molti casi, l’onerosità dell’azione legale rappresenta un ostacolo insormontabile per chi ha già subito perdite significative. Questo contesto alimenta il cinismo di alcuni emittenti e intermediari, che trovano conveniente perpetrare abusi, contando sulla bassa propensione alla reazione da parte dei piccoli investitori – rendendo l’illecito profittevole anche in caso di soccombenza in giudizio. L’introduzione in Italia di un’azione di classe efficace, modellata su quella statunitense, avrebbe un forte effetto deterrente contro i comportamenti scorretti e contribuirebbe a ricostruire la fiducia degli investitori nel nostro mercato.
La politica, invece, sembra ritenere che la debolezza del mercato dipenda principalmente dalla scarsità di emittenti, e concentra gli sforzi sull’attrarre nuove quotazioni, trascurando un aspetto fondamentale: aumentare il numero delle società quotate senza un corrispondente aumento del capitale investito, finisce per ridurre il valore medio dei titoli. Ne deriva una conseguenza indesiderata: le società più solide si quotano su mercati esteri, mentre la progressiva erosione dei diritti favorisce l’ingresso di operatori speculativi o poco trasparenti.
La cascata di dati rilevabili dal rapporto, documenta con precisione tendenze in atto da decenni, le quali restano congelate in attesa che i rischi derivanti da un investimento sul nostro mercato, siano equivalenti a quelli che si corrono su altri mercati. Un mercato dei capitali diventa realmente attrattivo quando si realizzano le condizioni in cui: capitali e investitori competono per possedere quote delle imprese con le migliori prospettive di crescita, e le società si impegnano a valorizzare i propri fondamentali per stimolare l’interesse e la fiducia del mercato nei titoli che emettono.
(1) Penalizzazioni degli investitori. – 2011 introduzione imposta di bollo su rendicontazione titoli; 2012 ripristino divieto sul patto di quota lite; 2013 introduzione Tobin Tax; 2014 abolizione diritto di proporzionalità con introduzione volto plurimo in un rapporto massimo di 3 voti per ogni azione che ha maturato il diritto, nelle società non quotate, con modifiche successive la facoltà sarà estesa alle società quotate; 2020 introduzione divieto assemblee in presenza per Covid; 2024 proposta la limitazione rischio di risarcimento del Consiglio sindacale; 2024 incremento da 3 a 10 volte il moltiplicatore dei diritti di voto multiplo; 2024 revisione modalità di esecuzione voto di lista del CdA; 2024 proroga delle assemblee a porte chiuse e concessione agli emittenti della facoltà di rendere permanente con la legge Capitali; 2024 fondo con soldi pubblici e privati per sostenere le PMI, accusando i risparmiatori di non sostenere le imprese nazionali; 2025 Il Senato approva un disegno di legge sulla riduzione delle sanzioni alle società quotate, in caso di insider trading;
(2) Paradossi della finanza italiana – il primo è così definito dal Prof. Enrico Letta: Una quantità enorme di risparmio italiano ed europeo viene investito negli Stati Uniti, rafforza le imprese americane che poi comprano imprese europee con i nostri stessi soldi; il secondo evidenzia che i nostri risparmi sono investiti negli Stati Uniti, nonostante le azioni abbiano un rapporto prezzi/utili che è il doppio rispetto alle nostre e, quindi, sono molto più costose; il terzo emerge dal fatto che i nostri figli vanno a lavorare all’estero, dove le imprese generano posti di lavoro ben retribuiti con i soldi dei loro genitori; il quarto è generato dall’errore di valutazione della politica che, per attrarre emittenti, riduce i diritti degli investitori, decisione che allontana i capitali e contribuisce alla riduzione del valore delle società quotate, infatti: aumentando il divisore e riducendo il dividendo, il risultato sarà inevitabilmente inferiore, inducendo le imprese più affidabili a migrare su altri mercati, esattamente come fanno i risparmi degli italiani;