E’ proprio vero il proverbio che dice “la lingua batte dove il dente duole”. E’ così anche per noi azionisti Carige: in quest’ultimo periodo abbiamo assistito da spettatori muti a un balletto d’incarichi/dimissioni di manager che ben conosciamo perché frequentatori passati o recenti del “nostro palazzo” sede di Carige.
Abbiamo indugiato e riflettuto parecchio, prima di affidare queste righe allo schermo, con il timore di essere ripetitivi e noiosi, ma poi abbiamo avvertito forte, anzi fortissima l’esigenza di condividere queste informazioni, perché ci appare vitale che gli azionisti con tutti gli sforzi economici sostenuti, siano portati a conoscenza dei fatti in maniera precisa e dettagliata.
Come tutti ormai sappiamo dopo la gestione Berneschi, sono tanti i top manager che si sono avvicendati alla guida della Banca con i risultati, se così si possono chiamare, sotto gli occhi di tutti. Alcuni si sono eclissati e non hanno dato più notizie di sé, altri invece continuano a ricoprire ruoli analoghi, oppure si lanciano in nuove iniziative, magari rilasciando interviste dispensando consigli e soluzioni per una “strategia vincente”.
In ordine cronologico, la nostra attenzione si concentra su Guido Bastianini, amministratore delegato di Carige dopo il tandem Castelbarco/Montani. Ha avuto vita breve: è stato sfiduciato dal CdA per omessa comunicazione di quanto ricevuto dall’autorità di vigilanza. A noi profani di tutte le dinamiche della stanza dei bottoni di una banca, ci appare un fatto grave, anzi gravissimo. Un amministratore delegato deve avere una trasparenza ossessiva nei confronti di tutto il consiglio. Peccato che la gravità del comportamento non sia stata denunciata e punita adeguatamente dall’organo di sorveglianza – Bce – che, invece, ha inflitto un’altra sanzione alla Banca (early intervention). Questa condotta omissiva, anziché costituire un neo nel suo percorso professionale, ha costituito un valore aggiunto, tant’è che è stato chiamato a ricoprire lo stesso ruolo in Monte Paschi di Siena, banca risanata con i soldi di tutti noi contribuenti. Mentre noi eravamo convinti che un amministratore già sfiduciato non avesse i requisiti per poter ricoprire nuovamente quel ruolo.
E’ notizia di questi giorni che all’interno del Monte Paschi ci sia un clima teso tra il CdA e Bastianini, tant’è che la Presidente Patrizia Grieco avrebbe informato le autorità competenti del Mef sull’incompetenza del nuovo amministratore delegato. Avrebbe anche aggiunto che la gestione della Banca sarebbe fuori controllo, perché risponderebbe unicamente alle logiche clientelari. E’ riportata anche la notizia di due dimissioni: il numero 2 Andrea Rovellini, Vice Direttore Generale e Chief Financial Officer, e il numero 3 Giampiero Bergami, Commercial Officer e Vice Direttore Generale.
Altre meteore che sono apparse nella galassia Carige sono il tandem Modiano/Innocenzi divenuto poi trio con l’aggiunta del commissario Lener.
Primo consiglio che daremmo allo “scrittore” Innocenzi è di aggiungere il capitolo Carige al suo libro, il cui titolo ora suona come una beffa “Sabbie mobili – Esiste un banchiere perbene? Nel retro della copertina è riportato questo inciso che ci ha lasciato l’amaro in bocca: “Li guardavo. Erano tutti in fila, ricchi e poveri, giovani e vecchi, bianchi e neri. La gente normale, la gente vera. Qui, a Londra, nella ricca Europa. Non ero di fronte a sofisticati operatori di Borsa che muovono montagne di soldi per speculare. Questa era gente che lottava per i propri risparmi e che in poche ore avrebbe fatto fallire Northern Rock. Era il panico. Quanti mesi, settimane o giorni ci sarebbero voluti perché accadesse alla mia banca? Ventimila famiglie senza lavoro! Un milione di clienti rovinati per averci dato fiducia! Che cosa potevo fare per impedirlo?”
Rileggendo questo pezzo non possiamo fare a meno di pensare a noi azionisti Carige – siamo 26.000, 26.000 famiglie – e non possiamo fare a meno di pensare all’assemblea del 20 settembre 2019, dove con una complicata operazione mischiata a una massiccia opera di persuasione a mezzo stampa e tv, gli azionisti sono stati convinti a votare sì. A sottoscrivere il loro esproprio azionario e la rinuncia ad azioni di rivalsa. Unicamente colpevoli di aver dato fiducia a chi doveva guidare la Banca con sana e prudente gestione.
Per completezza d’informazioni, la vigilia dell’assemblea del 31 gennaio scorso, che poneva fine al commissariamento di Carige, è pervenuta la notizia che il commissario Innocenzi era sottoposto a indagini da parte dell’autorità giudiziaria per una truffa finanziaria ai danni di moltissimi risparmiatori, quando ricopriva il ruolo di amministratore delegato in Ubs Italia.
A proposito di gestione commissariale, noi siamo ancora in attesa di dati contabili relativi al periodo di commissariamento. Come mai questo ritardo? Forse abbiamo trovato la risposta nell’articolo apparso recentemente che titola “Modiano, Innocenzi e Lener da commissari Carige a soci”. Si proprio così gli ex tre commissari hanno costituito una nuova società e diventano imprenditori!
Ultima meteora apparsa e scomparsa è il vice presidente Barbarulo Angelo, nominato dal FITD Fondo interbancario tutela dei depositi, attuale primo azionista di Carige, post esproprio di tutti i vecchi azionisti. Il vice presidente e capo del comitato di controllo sui rischi, era stato nominato a fine gennaio scorso e il 26 giugno si era dimesso per “ragioni personali”. In realtà come riportato dalla stampa, le dimissioni sono dovute alla mancanza dei requisiti di onorabilità e indipendenza di giudizio, requisiti necessari a ricoprire gli incarichi designati. L’articolo fa riferimento a condotte dello stesso Barbarulo nel periodo dell’incarico in Monte Paschi di Siena e si riferisce a una sentenza in corte di appello di dicembre 2019. Come, a dicembre già c’era la sentenza definitiva e nonostante questo, è nominato vice presidente in Carige? Per completezza d’informazioni abbiamo verificato che Barbarulo ora riveste ancora la carica di consigliere nel FITD.
Dopo aver riletto quanto scritto, ci siamo resi conto che forse ci sia veramente necessità di introdurre persone di comprovate doti morali nella finanza italiana. E’ necessario che noi piccoli risparmiatori diventiamo parte attiva nell’urlare i torti subiti e nel rivendicare legalmente i nostri diritti. E’ necessario farlo tutti insieme, perché l’essere uniti ci dona una forza dirompente. Non importa se possediamo un piccolo o un elevato risparmio, è importante il numero delle persone. Ora abbiamo la possibilità di ritrovarci in un’associazione che ci rappresenta, ottenendo una forza che da soli non è possibile raggiungere. Se noi tutti saremo determinati nel far valere la giustizia e la correttezza, presenteremo il conto e a pagare non saranno sempre i soliti azionisti risparmiatori.
Un gruppo di piccoli azionisti