Il 14 luglio avevamo fatto un esposto a Banca d’Italia, avendo letto un articolo su MF-DJ, che potete trovare alla fine di questo articolo. Oggi pubblichiamo l’esposto perché il termine di presentazione risposte all’EBA è trascorso e la sua pubblicazione non può più essere definita come un tentativo d’influenzare le risposte inviate all’Autorità Europea sulle Banche (EBA)
Da tempo denunciamo che la cessione forzata dei crediti deteriorati riduce la redditività delle banche, sottraendo ricchezza ai loro azionisti, per trasferirla a soggetti che nulla hanno a che fare con l’operatività bancaria. L’avere notato che anche l’EBA abbia iniziato a concentrare l’attenzione su quest’operatività, non può che farci piacere.
Se le banche iniziassero nuovamente a gestire il rischio, tornerebbero a fare il loro mestiere. Se a ogni crisi devono sommergere il mercato dei crediti deteriorati con miliardi di cessioni a prezzi di saldo, nessuno investirà più in un settore in balia dei capricci o degli interessi occulti di funzionari, che non di rado operano in conflitto d’interesse. Se così sarà, chi mai sosterrà lo sviluppo economico?
Al Governatore della Banca d’Italia
Prof. Ignazio Visco ( bancaditalia@pec.bancaditalia.it )
Alla Presidente Commissione Bicamerale d’Inchiesta sulle bancheOnorevole Carla Ruocco (camera_protcentrale@certcamera.it)
Genova 14 luglio 2020
Oggetto: esposto per informazioni richieste da EBA e tutela azionisti di Banca CARIGE.
Prendiamo spunto da un articolo pubblicato da MF-DJ alle ore 18 e 10 del 16 giugno 2020 (versione integrale a fine esposto) per dare evidenza a quanto sollecitato dall’Autorità Bancaria Europea (EBA).
Noi facciamo riferimento alla parte con cui s’invitano le banche europee a fornire informazioni e contributi utili a comprendere l’impatto che le decisioni di riduzione rischi, messe in atto dalle banche europee, abbiano avuto sugli istituti bancari dell’Unione e sui clienti. In particolare evidenziamo, che si chiedono chiarimenti utili a comprendere perché le banche europee preferiscano cedere i crediti deteriorati, anziché gestire il rischio associato a determinati settori o clienti.
Non ci meraviglia che si chiedano alle banche chiarimenti sulle decisioni di svendere gli Npl, perché quei comportamenti riducono il patrimonio degli istituti finanziari e penalizzano lo sviluppo economico, impedendo alle imprese di superare i momenti di difficoltà generati dall’alternanza dei cicli economici. Chi acquista i crediti deteriorati, vuole rientrare immediatamente del capitale investito per il loro acquisto e auspica di guadagnare molto e in poco tempo. Chi compra gli Npl non ha alcuna considerazione per le potenzialità future dell’impresa, si occupa solo di recuperare il massimo possibile e non gli importa nulla se l’impresa debitrice cesserà l’attività, perché la sua sopravvivenza non aggiungerebbe valore all’investimento in Npl. Anzi, se l’acquirente fosse straniero, avrebbe tutto l’interesse economico e politico a indebolire il tessuto produttivo di un paese con cui compete sui mercati globali.
Ci stupisce, invece, che quando si parla dei problemi relativi alla riduzione dei rischi, non si citino gli azionisti tra gli attori coinvolti. Non possono essere tenuti fuori dalle analisi dell’EBA, perché sono la categoria più penalizzata da quelle decisioni; l’affermazione è documentata dalla storia degli azionisti di Banca CARIGE.
La sintetizziamo in tre semplici passaggi: [I] hanno versato più di due miliardi in tre ricapitalizzazioni, rese necessarie per coprire le perdite derivanti dalle imposizioni di cedere sul mercato gli NPL; [II] quando, alla quarta richiesta di capitale fresco, hanno posto la domanda che implicitamente contiene la risposta al quesito che oggi pone l’EBA, non hanno più potuto negoziare i titoli, è stato loro negato il diritto d’opzione e hanno visto ridurre la propria quota di possesso dal 100 al 10%, per le decisioni imposte dai tre commissari, due dei quali erano ai vertici di Banca CARIGE quando il sottoscritto, ora presidente dell’Associazione “Voce degli azionisti”, pose la seguente domanda, il 22 dicembre 2018:
- Considerato che in settimana, l’ex ministro delle finanze tedesco ha reso pubblico il fatto che la vigilanza BCE abbia speso venti miliardi di euro in consulenze per i controlli sulle banche europee vigilate e che tra i consulenti c’erano anche fondi comuni d’investimento, vorremmo conoscere quante delle perdite, per cui si sta chiedendo l’autorizzazione ad una nuova ricapitalizzazione, siano riconducibili alla pressione esercitata dalla vigilanza BCE sulla cessione degli NPL. [III] Ricordo infine che un fondo comune aveva fatto un’offerta per l’acquisto degli NPL della banca ed aveva richiesto una ricapitalizzazione riservata per assumere il controllo di CARIGE e aggiungo che la vigilanza BCE aveva telefonato, mentre era in corso il consiglio di amministrazione della banca, per sollecitare l’adesione a quell’offerta.
I dubbi sul probabile conflitto d’interessi ci appaiono più che leciti e auspichiamo che, alla fine, qualcuno dia una risposta alla nostra domanda.
La risposta alla richiesta di chiarimenti dell’EBA è quindi semplicissima ed è implicita nella domanda di cui sopra: le banche sono costrette a scegliere operazioni di de-risking, alla gestione del rischio, perché lo ha imposto la vigilanza BCE, che con quell’imposizione ha penalizzato lo sviluppo economico, favorito lo spostamento di ricchezza in aree esterne all’Unione Europea e impedito alle banche di svolgere il loro ruolo di ammortizzatore che sostiene l’economia nei momenti in cui il ciclo economico penalizza la liquidità delle imprese.
Abbiamo esposto criticità sperimentate dagli azionisti di Banca CARIGE, nell’auspicio che Banca d’Italia voglia renderli noti all’EBA, entro l’11 settembre, affinché favorisca l’introduzione di regole che garantiscano la tutela dei diritti ai cittadini europei, che in Italia sono tutelati dall’articolo 47 della nostra Costituzione.
Abbiamo altresì ritenuto di dovere segnalare il travagliato esproprio subito dagli azionisti di Banca CARIGE alla Commissione Bicamerale d’inchiesta affinché possa valutare la necessità di fare un’indagine per stabilire gli enormi danni subiti dall’economia ligure, dal territorio e dagli unici azionisti di banche in difficoltà che sono estati esclusi da un possibile ristoro, hanno aderito a 3 aumenti di capitale e sono stati puniti con l’esproprio per avere evidenziato con 18 mesi d’anticipo ciò che oggi è oggetto d’indagine EBA.
Aggiungiamo una notizia del 9 luglio 2020, pubblicata da affaritaliani.lt , perché conferma la fondatezza dei dubbi da me espressi nell’assemblea del 22 dicembre 2018: l’ombudsman europeo ha aperto un’indagine su BlackRock per un elevato rischio che, come consulente incaricato dalla Vigilanza BCE per le verifiche sulle banche controllate da Francoforte, operasse in conflitto d’interesse.
Grato per qualsiasi attenzione si voglia riservare a questo nostro esposto.
Associazione Voce degli Azionisti.
Il Presidente
Franco Corti
Banche: Eba invita a fornire informazioni su impatti de-risking
15/06/2020 18:10 – MF-DJ
MILANO (MF-DJ)–L”Autorita” bancaria europea (Eba) ha pubblicato oggi un invito a fornire informazioni e contributi per comprendere la portata e i fattori di “de-risking” a livello Ue e l”impatto sui clienti. Questo invito, che fa parte del lavoro dell”Authority per guidare, coordinare e monitorare gli sforzi Aml/Cft del settore finanziario europeo, mira principalmente a capire perche’ gli istituti finanziari scelgano operazioni di de-risking invece di gestire i rischi associati a determinati settori o clienti. La richiesta di input, spiega una nota, e” valida fino all”11 settembre.