Facciamo seguito ai commenti esposti nel lungo articolo pubblicato il 6 febbraio, per descrivere uno sbocco che dimostra come tutti coloro che avevano mosso accuse ed esercitato pressioni indebite per fare accettare la manifestazione d’interesse della Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper), non ci hanno certamente fatto una bella figura.
Oggi citiamo l’articolo pubblicato la sera del 10 gennaio 2022 da FinanzaReport.it, perché descriveva in modo trasparente ed indipendente le modifiche alla proposta iniziale, che avevano permesso la concessione della trattativa in esclusiva a Bper. Il titolo era: Bper ottiene l’esclusiva su Carige, prezzo opa fermo a 0,80 euro. Sottotitolo: – Il titolo della banca ligure, galvanizzato da una potenziale “guerra” di rilanci, si era spinto nelle ultime ore fino a 90 centesimi. Dimezzata la richiesta di ricapitalizzazione. Nell’articolo si precisa che la chiusura dell’accordo dovrà avvenire entro il 15 febbraio 2022. Nel primo capoverso si sintetizzano i termini della proposta non vincolante, fatta al Fondo interbancario tutela depositi (Fitd).
Bper ha ottenuto dal Fitd l’esclusiva su Carige. A sorpresa però il prezzo dell’opa residuale non cambia rispetto alla proposta iniziale della banca modenese, ma resta fermo a 0,80 euro. Bper ha invece ridimensionato nettamente la richiesta di ricapitalizzazione di Carige, pressoché dimezzata a 530 milioni da 1 miliardo. Emerge con estrema chiarezza che il Fondo interbancario tutela depositi ha fatto il proprio dovere nel non concedere l’esclusiva a Bper, perché la richiesta di ricapitalizzazione si è ridotta di 470 milioni, che, peraltro, non potevano essere versati per vincoli contenuti nello statuto. A noi è apparso come un gioco delle parti che si poteva anche evitare. Visto il risultato finale, le dichiarazioni a sostegno della proposta iniziale di Bper, potevano anche non essere esternate, nel momento in cui non aveva ancora ridimensionato la richiesta di una ricapitalizzazione da un miliardo. Nonostante tutto, anche la riduzione a 530 milioni di ricapitalizzazione ci lascia perplessi, perché avvalora la teoria del gioco delle parti e dell’operazione di sistema, perché la proposta di Ccb era stata giudicata irricevibile e le notizie di stampa riferivano fosse ben inferiore a quella ritenuta interessante e inoltrata da Bper.
L’unica parte dell’offerta che è rimasta immutata, è il trattamento riservato agli azionisti. Non è cambiato il valore e nemmeno la tipologia della proposta che avrebbe permesso una gestione più oculata delle enormi minusvalenze accumulate dagli azionisti storici della banca. Tutti coloro che si erano mediaticamente esposti sull’offerta, non avevano tenuto in alcuna considerazione gli interessi degli azionisti che avevano permesso la sopravvivenza di Banca Carige sino a quando, nella tacita indifferenza di politica, istituzioni e media, sono stati espropriati e, naturalmente, in assenza di qualsiasi presa di posizione a loro tutela, tutto è rimasto immobile nell’offerta inoltrata a Fitd da Bper. Onore al merito per Finanza Report che, almeno, ha sottolineato l’esistenza di una categoria considerata da tutti come già definitivamente estinta.
Il 17 gennaio, un articolo firmato da Carlotta Scozzari e pubblicato da Repubblica con il titolo: Carige: Cassa centrale banca vende azioni dopo la prima offerta di Bper e scende al 5%. Evidenziava che, pur in assenza di comunicazioni ufficiali, che non erano obbligatorie perché Cassa Centrale Banca (Ccb) non era scesa sotto il 5%, indiscrezioni di mercato attendibili, rendevano noto che, una parte delle azioni possedute erano state vendute sul mercato. Le indiscrezioni facevano presupporre che questo sarebbe stato il motivo per cui, le azioni possedute da Ccb, che nella prima proposta erano incluse nell’euro offerto per l’acquisto della banca genovese, dopo l’aggiornamento erano state inserite in quelle oggetto di Opa. Attenzione, questa variazione non è marginale, e, casualmente, anche questa modificazione penalizzava gli azionisti storici. Si, li penalizzava perché, se quelle azioni fossero state immesse sul mercato, il flottante sarebbe salito al 20 %. In quel caso, un’eventuale non adesione all’Opa, per evitare il delisting del titolo, avrebbe avuto molte più probabilità di successo. L’impossibilità di togliere il titolo dal mercato, avrebbe favorito il potere negoziale degli azionisti che potevano trattare condizioni più favorevoli, sia sul piano economico che sulla tipologia di opzione a loro riservata.
Il 14 febbraio 2022, alle 20 e 41, è diffusa la conferma che ormai ritenevamo scontata. L’abbiamo rilevata sul sito di Milano Finanza (MF), firma di Luca Gualtieri e titolo: Il Fitd cede Carige alla Bper. – Il Fondo rafforzerà la cassa genovese con 530 milioni. Poi l’opa residuale a 0,80 euro per azione e lo squeeze out. Per Modena prende forma il terzo polo. La trattativa si è chiusa in meno di due mesi. La negoziazione tra Fitd e Bper ha portato al raggiungimento di un accordo, si legge nell’articolo di MF: … Il gruppo guidato da Piero Montani ha formulato l’offerta definitiva sull’istituto genovese, incassando così il via libera dal board del Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. A seguito dell’intesa, il consorzio presieduto da Salvatore Maccarone (affiancato da Kpmg e Deutsche Bank) potrà liberarsi dell’80% del capitale che passerà così a Modena (assistita da Mediobanca e Rothschild) entro il closing di fine giugno. Contestualmente è arrivato il via libera alla ricapitalizzazione per 530 milioni, necessaria per ripristinare i coefficienti di capitale e coprire gli oneri di integrazione.
L’articolo continua con informazioni già note ai lettori più propensi a restare aggiornati. Bper acquista le azioni Carige possedute da Fitd e Schema volontario d’intervento (Svi), che rappresentano circa l’80 % dei diritti di voto, al prezzo simbolico di 1 euro; poi si approfondisce, entrando in dettagli tecnici, l’interesse di Unipol per la Banca Popolare di Sondrio, su cui sta attuando una strategia che sembra sovrapponibile a quella messa in atto per l’ingresso in Bper, con il preciso scopo di realizzare il terzo polo bancario nazionale, che appare sempre più realizzabile dopo la conquista della banca ligure.
Sul tema abbiamo pubblicato fatti, considerazioni ed anche un’opinione, nei due lunghi articoli pubblicati il 19 gennaio e il 6 febbraio 2022. Lo scambio di mail e di telefonate con i contatti del sito, ci ha permesso di avere un’ampia visibilità sull’evoluzione delle impressioni, valutazioni, supposizioni e convinzioni degli azionisti che si confrontano con noi, esprimendo punti di vista non omogenei, ma probabilmente, vicini alla media di ciò che pensano i risparmiatori che hanno investito in Banca Carige. Alcuni di coloro che si sono sforzati di capire, formandosi una propria opinione sui fatti emersi nelle ultime settimane, hanno condivisi con noi i loro dubbi e le loro certezze, contribuendo ad arricchire la nostra conoscenza sui punti di vista di chi ha vissuto la nostra stessa esperienza.
- Due giorni fa mi sono intrattenuto in una lunga telefonata con Silvio. Era profondamente disgustato dal fatto che si volesse lanciare un’Opa che ridurrà ai limiti di legge il periodo a disposizione per provare a recuperare le minusvalenze accumulate negli anni per salvare Banca Carige e, poco prima di chiudere la cordiale conversazione, ha citato una considerazione di sua sorella: “Per fare capire alla finanza l’importanza degli azionisti, dovremmo liquidare tutte le posizioni d’investimento e accumulare i risparmi in conto corrente. Solo allora capirebbero che il mercato senza la fiducia degli investitori ed il rispetto dei diritti, non avrebbe alcun valore”.
- Tre giorni fa ho ricevuto un messaggio da Luca, lo riporto nelle parti essenziali ad esprimere il suo pensiero, eliminando i passaggi più duri. Siamo così arrivati all’epilogo. Ovviamente non ritengo di pronunciarmi sulle modalità di acquisizione … per contro dipinta come un’operazione di altissima valenza industriale. Le voglio chiedere se ritiene che ci possano essere margini, a fronte di un’OPA che è comunque obbligatoria (ahimè!!!), per riconoscere un ruolo alla fedeltà di tutti quegli azionisti che nei fatti hanno dimostrato attaccamento non solo alla tasca, diciamolo, ma anche alla Banca, al territorio, a ciò che essa rappresenta. Lo strumento, l’unico che intravedo attesa l’affermazione di Montani che, almeno nell’immediato, dice di voler mantenere la Ragione Sociale della Banca, potrebbe essere quella di un concambio proprio per consentire, a coloro che sono rimasti sino all’ultimo, di partecipare al “nuovo progetto industriale”. In estrema sintesi la risposta è stata: “Vorremmo, ma non dipende da noi, sembra che l’eccesso di fedeltà degli azionisti sia un reato per cui si ritiene giusto punirli”.
- Quattro giorni fa ho ricevuto la telefonata di Gianni, un azionista che mi chiamava per la prima volta. Aveva fatto un approfondita revisione dei passaggi che ci avevano portato dal commissariamento all’offerta Bper. Avanzava un’ipotesi che era in totale antitesi con ciò che stiamo evidenziando da quando è nato questo sito, ovvero: che Carige valga molto più di quanto vogliano farci credere. Il suo ragionamento presenta una indubbia logica razionale a sostegno della teoria che vorrebbe introdurre: “E se, oltre ad avere sperperato i soldi versati dagli azionisti e dagli obbligazionisti, si fossero bruciati anche quelli dei correntisti? Partendo da questo presupposto, si spiegherebbe come mai un istituto di credito come Bper abbia fatto un’offerta così bassa per acquisire una banca dal valore che noi continuiamo ad attribuire a Carige”. Le ragioni per dissentire dall’ipotesi prospettata da Gianni, sono rintracciabili in quanto abbiamo descritto in quasi 150 articoli e nel libro “Predatori della banca perduta”, per cui non vogliamo tediare il lettore ripetendoli. Però, dopo che le abbiamo tratteggiate per dimostrare che non potevamo avere sbagliato, l’obiezione con cui Gianni ha cercato di sostenere la sua tesi, mi ha gelato il sangue nelle vene: “Tutti i valori da lei illustrati, fanno riferimento a dati di bilancio resi pubblici dagli amministratori, come può essere certo che i bilanci di oggi siano più attendibili di quelli del 2013? Chi lo potrebbe garantire? Non pensa che, se tutto ciò che crediamo noi fosse vero, le banche che sono entrate in data room, farebbero a gara per accaparrarsi una simile preda”?
Io ho ribadito che a spaventare gli acquirenti sono i contenziosi legali in itinere e quelli potenzialmente apribili. Sono rimasto convinto che il gioco di sistema fosse quello di estromettere gli azionisti per favorire la costituzione di un terzo polo bancario che potesse disporre di una solidità patrimoniale in grado di garantire un futuro più agevole al sistema bancario nazionale. Naturalmente non potrei mai pensare di avere una certezza assoluta sul valore da me ipotizzato, quindi delle due, una deve essere vera: o i bilanci continuano ad essere inattendibili, oppure si sta cercando di trasferire ricchezza dai risparmiatori al sistema bancario. In entrambi i casi esiste l’altissima probabilità che i diritti dei risparmiatori non siano stati rispettati e, quindi, la sorella di Silvio è la persona che ha saputo individuare la migliore soluzione possibile per sperare che la finanza torni ad essere in sintonia con l’articolo 47 della nostra costituzione.