Nostro commento
Ci scrivono in tanti, cui cerchiamo di dare una risposta privata, almeno alle domande più assillanti. Molti hanno un’opinione, qualcosa da proporre, idee da condividere e ipotesi di soluzioni che in alcuni casi sogno ingegnose. Proponendole, in assoluta buona fede, si pensa di fare del bene, di aiutare la banca e gli azionisti, tutto può apparire logico ed è facile credere che mettendo in atto l’idea che ognuno di noi ha in testa, Banca Carige uscirebbe facilmente dalle secche. Tutto appare semplice e realizzabile quando si osserva da un punto di vista razionale.
Cosa c’è di razionale in quello che è accaduto in Banca Carige? Cosa c’è di razionale nel cambio ripetuto dei vertici aziendali, senza che nulla cambiasse? Cosa c’è di razionale nelle ripetute ricapitalizzazioni definite tutte risolutive e poi dissolte come un cubetto di ghiaccio in un drink, senza che nessuno ci desse spiegazioni? Cosa c’è di razionale nel commissariamento di una banca (senza cambio dei vertici), solo perché gli azionisti avevano chiesto un piano industriale e di conoscere i nuovi parametri definiti dalla Vigilanza BCE, prima di approvare la quarta ricapitalizzazione? Se non c’è nulla di razionale in tutto quello che abbiamo descritto, non ci possono essere soluzioni tecnico-gestionali per risolvere i problemi di Banca Carige e dei risparmiatori italiani.
Noi crediamo che le soluzioni siano da cercare altrove. Nelle regole che devono essere uguali per tutti e definite con precisione, allo scopo di evitare che i controllori possano distorcerle. Sono individuabili nell’etica che dovrebbe avere chi prende decisioni che possano distruggere la ricchezza accumulata, comunque sia stata investita. Si possono trovare nella certezza del diritto, soprattutto quando si devono rispettare quelli garantiti dalla costituzione. Con questo non vogliamo sminuire quanto scritto dai nostri lettori e riportato sotto. Vogliamo solo segnalare che un piano industriale credibile e realizzabile, proposto e attuato da un gruppo dirigente animato dalla volontà di fare ciò che veramente serve alla banca, ci troverebbe in sintonia con molte delle proposte suggerite dai visitatori del nostro sito. Attenzione, però, il rischio di distruggere una banca solida e liquida, sopravvissuta a gestioni catastrofiche e a decisioni penalizzanti, è quanto mai concreto. Basterebbe che dopo la ricapitalizzazione si sterilizzasse nuovamente la liquidità versata, per chiederne altra.
Scritto da Claudio
Noto comunque che a tutt’oggi le ISTITUZIONI al riguardo latitano, siamo stati lasciati soli. Per ora non ci rimane che riflettere dolendoci per le decisioni (aumenti capitale) tutte sbagliate, a suo tempo intraprese sperando di salvare il salvabile. Intanto l’incubo continua e personalmente non vedo come se ne possa venire fuori. Dopo lunghi mesi di angosce, riflessioni, confronti, ribaltoni, delusioni e starnazzare, ho ripreso l’indagine costruttiva della paradossale vicenda di Banca Carige.
Scritto da Flavio
Ho molto apprezzato le recenti dichiarazioni di Malacalza perché la possibile soluzione con Apollo non mi convinceva molto.
Pensavo che sarebbe da considerare un eventuale coinvolgimento azionario di big dell’informatica, che sono oggi sempre più focalizzati a scalzare i compiti delle banche ed hanno disponibilità finanziarie elevate. Esempio recente è Facebook che ha presentato la valuta virtuale LIBRA, ma potrebbe esserci anche Amazon, Microsof, AliBaba, ecc. Una presenza di una tale azienda nella compagine azionaria di Carige potrebbe garantire non solo la continuità di banca del territorio, ma un’innovativa apertura a queste nuove tecnologie, cioè un qualcosa in più rispetto a tutte le altre banche esistenti in Italia.
Inoltre, Carige è il terzo azionista di Banca d’Italia, la quale è a sua volta azionista della BCE. Com’è possibile che tali enti si accaniscano pesantemente costringendo la “cessione” della banca a chiunque passa o vuole fare speculazione?
Forse sono considerazioni un po’ azzardate…
Scritto da Innocente.
Oggi, Repubblica, riporta che non ci sarebbe più Apollo; ma il consorzio delle Banche, con cui la Malacalza e forse anche gli altri Grandi azionisti, sono d’accordo. Ci sarebbe quindi più spazio per i più grandi ma anche per gli Azionisti più piccoli, i quali, tutti, sono i veri proprietari. Io, se c’è da fare l’aumento, ci sto. Ho fatto 30 e faccio 31,32 ecc.
M’interesserebbe la vostra opinione!
Scritto da Mariano
Pur non essendo obbligatorio pubblicare risultati d’esercizio trimestrali mi chiedo, dopo quanto patito da tutti i piccoli investitori, dipendenti e correntisti, non sarebbe opportuno spendere un’ora di tempo per fare una sintesi della situazione dell’istituto?
Con il passare dei giorni, non avendo notizie e risposte, sorge il lecito dubbio che quanto esposto il 27 febbraio 2019 (cosiddetto “piano industriale”) rimanga solo una promessa d’intenti.
Tornando a ritroso…
Essendo, per la capitalizzazione, matematicamente indifferente avere a un’azione a 1,00 euro o mille a 0,001 euro, fornite una motivazione plausibile (che non sia quella della penalizzazione degli azionisti storici) alla vitale importanza di procedere (per bellezza) a raggruppare le azioni Carige ?
Come mai pur essendo sotto stretta vigilanza di BCE e Consob non si è vietata, sia per stabilizzare i normali corsi azionari che per le notizie di cui disponevano, l’operatività short selling (vendita allo scoperto) sul titolo Carige?
Un istituto come Carige che, nonostante imposizioni e requisiti finanziari penalizzanti, è sostanzialmente sano, dispone di liquidità abbondante e, progettando il “futuro”, pensi ad aggregazioni e/o acquisizioni perché non prevede, vista valutazione societaria non consona, di effettuare buy back di suoi titoli avendo un “tesoretto” e/o carta per intavolare trattative non penalizzanti ?
Banca Carige dispone di una cospicua collezione d’arte che non è evidenziata e catalogata nel bilancio.
Essendo, il valore storico e culturale inestimabile, vi sono perizie certificate del presunto valore economico e dei pezzi di cui è composta?
La nostra Carige ha in portafoglio 12.093 quote della Banca d’Italia del valore contabile di 302.325.000 euro. Si può ipotizzare che questo “bene” sia l’oggetto di tanta attenzione della BCE, visto il peso dell’istituto nelle decisioni sulla scelta degli organi della Banca d’Italia.
Scritto da Beppe
Ci sono voluti cinque anni per arrivare o meglio per immaginare una soluzione per Carige che passasse attraverso un appoggio di tutte le Banche a una Banca in crisi e a una solidarietà di tanti grandi e piccoli, privati e pubblici per un rilancio di una struttura importante e vitale, per un territorio offeso che deve ritrovare l a voglia di un rilancio economico e morale.
Ci voleva tanto a capirlo, ci volevano forse cinque anni, ci voleva tanto avvilimento per migliaia di persone che hanno perso tutto in maniera irrevocabile. Ci voleva tutto questo? Oppure ci hanno bellamente preso in giro e continuano a farlo, anche con l’appoggio di chi ripete con ostentazione novità che restano tali.
Sono cinque anni d’interessi poco chiari o meglio se volete chiarissimi di un gioco al massacro di uno spiumaggio del pollo nostrano ridotto solo pelle e ossa cui bisogna dare il colpo di grazia per trovare ciò che resta da mangiare …