Nelle ultime settimane ci siamo dedicati a dare risposte individuali alle numerose domande che ci pongono gli azionisti di Banca Carige. Quando riteniamo possano essere interessanti per più persone, le raggruppiamo e pubblichiamo quelle che possono soddisfare i dubbi dei nostri contatti. Dopo le nostre considerazioni, potrete trovare due esempi di quanto vi stiamo esponendo, sono state scritte dalla stessa persona. Tutte le domande hanno una radice comune, cercano una spiegazione a quanto accaduto in Banca CARIGE, chiedono che sia data evidenza agli errori commessi e che sia puntato il dito verso i responsabili. Oggi noi vorremmo uscire da questo schema, guardare i fatti da un’altra prospettiva e insinuare un dubbio. Sì un dubbio. Perché noi abbiamo trovato sempre le soluzioni migliori ascoltando i nostri dubbi e non crogiolandoci nelle nostre certezze.
Il dubbio è: proviamo a immaginare che non siano stati commessi errori, che i vertici che si sono avvicendati al comando di Banca CARIGE non abbiano sbagliato nulla e che abbiano assecondato il disegno di chi poteva favorire la loro carriera e che l’obiettivo finale non fosse quello di risanare la banca, ma quello di trasferire una parte della ricchezza nazionale.
Vi preghiamo di non stupirvi per il dubbio che abbiamo buttato nell’arena delle innumerevoli ipotesi fin qui formulate e di non interrompere la lettura. Non sarebbe la prima volta che accade un passaggio di valori finanziari tra nazioni. Nella precedente occasione non si era trasferita la ricchezza da un paese all’altro, ma un debito inesigibile e, poiché la direzione del trasferimento era stata opposta, il risultato era stato lo stesso. Negli Stati Uniti avevano trasformato un debito immobiliare inesigibile, che era stato accumulato concedendo mutui a persone non in grado di restituire il denaro preso in prestito (mutui sub prime), in derivati. Dopo averli confezionati, quei derivati erano stati sparsi per il mondo. Risultato, le banche che li avevano acquistati, si sono impoverite, hanno ridotto il credito alle imprese e l’economia globale è entrata in recessione. Chi li aveva emessi, ha visto il proprio sistema bancario uscire rafforzato e il vento della crescita economica ha iniziato a gonfiare le vele del suo PIL.
In Europa, anziché prendere provvedimenti per evitare che in futuro si commettessero ancora simili errori, si è concentrata l’attenzione sui crediti che si sono deteriorati con la recessione e nulla si è fatto contro chi aveva dato rating che favorivano la fuoruscita di quel debito dal perimetro economico della nazione che l’aveva creato. Anzi, le istituzioni europee hanno usato come consulenti per controllare le banche della comunità europea, proprio i fondi comuni americani che non avevano acquistato quei derivati e li hanno proposti, a più riprese, come possibili soluzioni per banche in crisi. A distanza di oltre un decennio, nulla si è fatto e proprio in questi giorni Deutsche Bank ha annunciato una pesantissima ristrutturazione per uscire dalla crisi in cui era sprofondata a causa delle posizioni assunte sui derivati.
La storia c’insegna che le guerre, la pirateria e il colonialismo sono sempre stati mezzi di trasferimento della ricchezza e che, anche se nascosti sotto spiegazioni che potevano apparire come motivazioni sufficienti a giustificarli, in realtà sono stati sempre mezzi poco ortodossi per appropriarsi degli averi accumulata da altri. Si è sempre detto che il pesce grande mangia quello piccolo e, mentre in Europa si è cercato di nascondere i problemi delle banche tedesche e francesi, massacrando quelle italiane, le banche americane hanno iniziato da qualche tempo a macinare utili anche superiori a quelli prodotti prima della crisi.
Noi pensiamo che se si osservano i fatti e i risultati degli ultimi dodici anni con occhi dubbiosi e si prova ad immaginare che agenzie di rating, voti di merito, derivati ed evoluzione delle norme, siano strumenti di un nuovo modello di colonialismo, tutto trova una spiegazione logica e razionale.
Se così è, dobbiamo imparare a difenderci, dobbiamo diventare risparmiatori capaci di fare valere i propri diritti, di fare sentire il peso politico della nostra categoria, di sapere scegliere politici in grado di tutelare i nostri diritti, non di fare finta di non vedere norme potenzialmente in grado di favorire il trasferimento dei risparmi a operatori di altre nazioni che, non contenti delle commissioni, mirano ad appropriarsi dell’intera ricchezza globalizzata. Una vigilanza europea che finge di non conoscere i problemi delle banche tedesche e francesi e nello stesso tempo si accanisce contro una banca italiana, senza curarsi dei diritti di chi aveva investito i propri risparmi, non ci piace. Ancor meno ci piacciono istituzioni e politici nazionali che non si degnano nemmeno di rispondere a un gruppo di azionisti che chiede il rispetto dei diritti garantiti dalla nostra costituzione.
Mail di Salvatore
Vi allego un articolo pubblicato su La Repubblica il 7 gennaio 2019, dove il commissario Lener diceva che con un’aggregazione non ci sarebbe stato bisogno di adc… ” La presenza di un alleato nel mondo bancario potrebbe mettere in condizioni l’istituto di fare a meno del’aumento di capitale osteggiato da Malcalza”
Nostra risposta
Come descritto nel post allegato alla sua mail precedente, che cerchiamo di sintetizzare, il problema resta sempre l’imprevedibilità di quanto impone la vigilanza BCE, che applica regole non derivanti da norme definite, ma da decisioni soggettive di singoli funzionari. Il commissario Lener, quando ha rilasciato quell’intervista, era arrivato da pochi giorni e le sue dichiarazioni derivavano da valutazioni razionali, che, però, non hanno avuto alcun seguito, dopo che ha appreso le regole con cui si deve giocare questa partita.
Se, come noto a tutti, la vigilanza BCE riteneva che il partner di Banca CARIGE dovesse essere il fondo Apollo, nessun altro operatore di mercato potrà mai farsi avanti, perché nel caso la vigilanza decidesse di estendere anche a lui i vincoli imposti a CARIGE, non avremmo risolto un problema, ma ne dovremmo gestire uno molto più grande.
La famiglia Malacalza non aveva osteggiato la ricapitalizzazione, aveva semplicemente richiesto di conoscere i parametri che la vigilanza avrebbe richiesto a CARIGE per il 2019 e un piano industriale sostenibile, realizzabile ed efficace. Evidenziamo che se quell’aumento di capitale fosse stato approvato, ora saremmo alle prese con la richiesta di un nuovo aumento e gli azionisti avrebbero contabilizzato nuove perdite, perché, come noto, ora servono 500 milioni di capitale oltre ai 400 che si dovevano autorizzare il 22 dicembrei.
Nel caso non l’avesse ancora fatto, le consigliamo di leggere la versione integrale dell’articolo “L’indicatore della paura”, quello pubblicato nel sito vocedegliazionisti.it. In quell’articolo si da ampia evidenza alle cause della crisi di Banca CARIGE e solo con regole chiare ed uguali per tutte le banche potremo evitare la distruzione del nostro sistema bancario o il passaggio delle nostre banche in mano ad operatori stranieri. Se ci pensa bene, queste potrebbero essere le nuove armi con cui sarà possibile colonizzare il mondo intero. I nostri politici, nel frattempo, sonnecchiano e si occupano solo di sondaggi elettorali.
Vocedegliazionisti.it
Mail di Salvatore
Le volevo allegare un post scritto stamane da un socio Carige nel forum di finanzaonline… vi potrebbe essere utile… spero che in pre adc diano un ristoro agli azionisti in modo particolare a chi non potrà aderire al prossimo adc… buon lavoro e cordiali saluti.
Originariamente Scritto da shark2007
In estrema sintesi, il cosiddetto Piano B è molto simile al progetto dell’ex AD Bastianini nel periodo 2015-16… ossia, creare una bad bank nella quale far confluire tutti gli Npls e parte degli Npe distribuendo le quote di tale bad bank in proporzione agli attuali azionisti Carige. Col tempo il titolo della Nuova Carige (good bank) sarebbe risalito alla grande in Borsa e… sempre col tempo… la bad bank avrebbe recuperato gran parte dei crediti deteriorati mediante riscossione delle garanzie ipotecarie.
In tal modo, sia il titolo della Nuova carige (good bank) sia le quote della bad bank avrebbero restituito agli attuali azionisti tutto il denaro investito e probabilmente anche di più… MA LA BCE DISSE NO…!!! Ed ora ci ritroviamo nella disperazione più assoluta…!!!
Tuttavia, proprio in questi giorni, Deutsche Bank sta realizzando il medesimo Piano Bastianini… creando una bad bank nella quale metterà non Npls e/o Npe, bensì titoli derivati tossici per 80 mld eur… e questa volta la BCE non si oppone, anzi pare benedire col silenzio-assenso…
Nostro commento.
Il sito è nato per dire esattamente quanto è esposto nel post da lei allegato. Solo quando la stampa indistinta inizierà a dire le cose che diciamo noi e l’autore del post e le autorità competenti introdurranno norme che impediscano di usare pesi e misure diversi tra le banche europee, potremo sperare di vedere tutelati i nostri diritti.
vocedegliazionisti.it