Oggi vogliamo affrontare un argomento per cui è necessaria una premessa: non deve essere interpretato come una critica, ma come un contributo costruttivo per suggerire soluzioni che possano generare cambiamenti in una società che, come vedremo, sta dimostrando di avere perso la fiducia nelle istituzioni, nel sistema finanziario e nella giustizia, con gravissime ripercussioni sull’economia del paese che ha smesso di crescere da oltre un decennio.
Portiamo un esempio. Gli organi d’informazione hanno dato ampio risalto alla decisione della Cassazione sul caso Berneschi, su cui non ci addentriamo, perché già ampiamente trattato e noto. Il loro compito si esaurisce con la diffusione della notizia. Chi legge, ascolta o vede, riceve il messaggio e cade nello sconforto. Sappiamo tutti che molti scorrono i titoli e da quelli si lasciano influenzare, altri leggono gli articoli o ascoltano la notizia e reagiscono di conseguenza. Pochi leggono analisi tecniche o seguono programmi di approfondimento che possano aiutarli a capire e a formare un’opinione consapevole. Nelle ventiquattro ore successive alla diffusione della notizia il nostro sito ha ricevuto molte lettere da persone che manifestavano il proprio profondo senso di sfiducia nella giustizia e nelle istituzioni preposte al controllo dei mercati finanziari e alla definizione delle regole.
Panorama.it ha pubblicato un lungo articolo dal titolo “Crac bancari; nessuno li può giudicare”. In cui approfondisce con una dettagliata analisi sulle iniziative intraprese della magistratura contro i responsabili di tutte le crisi bancarie degli ultimi anni e giunge alla rassegnata conclusione incorporata nel titolo. Anche in questo caso non vogliamo entrare negli innumerevoli dettagli che in alcuni casi sono definiti “sconvolgenti” ma concentrare la nostra attenzione sullo stato d’animo che la lettura potrebbe generare in azionisti danneggiati. Certamente la loro reazione sarebbe in linea con quella citata nell’esempio precedente e quasi più nessuno di loro, potrebbe investire serenamente nel mercato azionario italiano.
Ora riportiamo alcune statistiche pubblicate di recente, che possono aiutare a capire cosa stia avvenendo nell’economia italiana, per mettere in relazione cause ed effetti e identificare possibili soluzioni:
- Risparmi accumulati dagli italiano a fine 2018 4.242 miliardi
- Liquidità tenuta in conto corrente a fine 2018 1.371 miliardi
- Variazione della liquidità in C/C su 2017 + 2,5%
- Attività investite in strumenti finanziari su 2017 – 3,1%
- Liquidità temuta in C/C su totale risparmi 32,5%
- Famiglie che possono accantonare risparmi. 31%
- Persone che non hanno fiducia nella finanza 60%
Se gli italiani hanno accumulato ricchezza pari a circa 2,34 vote il Prodotto interno lordo nazionale e tengono un terzo di quella ricchezza come liquidità in conto corrente, appare evidente la loro diffidenza nei confronti degli investimenti finanziari. Se non bastasse quanto dimostrato dai numeri, consideriamo il risultato di un recente sondaggio, con cui si è appurato che il 60% degli intervistati ritiene che il risparmio non sia adeguatamente tutelato da regole e istituzioni. Ne potremmo dedurre che il 40% ritenga di essere tutelato. Attenzione, però, in una recente indagine di CONSOB, si evidenzia che la cultura finanziaria in Italia sia talmente scarsa, che il 21% degli intervistati non conosceva concetti di base come l’inflazione; quanti di loro appartengono al 40% che non ha dichiarato di avere perso la fiducia? Se però, chi decide di investire in attività finanziarie, si trova nelle situazioni esposte all’inizio delle nostre considerazioni e, quindi, perde anche la fiducia nella giustizia, il risultato sarà che, anche le persone in possesso di una cultura finanziaria, potrebbero astenersi dagli investimenti in attività che ritiene non siano adeguatamente tutelate .
Un paese cresce quando riesce a fare lavorare il denaro, non quando lo tiene bloccato nei conti correnti o nelle cassette di sicurezza. Quest’affermazione è molto più aderente alla realtà nell’era della globalizzazione, in cui la sfida competitiva si vince con il dinamismo, la circolazione del capitale, la capacità d’investire e di fare innovazione di prodotto e di processo. Da parecchi anni, ormai, in Italia, sembra che si preferisca disperdere le energie in sterili polemiche ideologiche, anziché concentrarsi sulle soluzioni che farebbero da volano all’economia. Le necessità sono talmente note e ripetute, che non varrebbe la pena ripeterle. Tutti promettono di attuarle e, ottenuti i voti, si comportano come se le promesse elettorali fossero solo un mezzo per ottenere il potere. Se ne deduce che la prima legge da introdurre sarebbe: “Un politico è penalmente perseguibile quando non rispetta le promesse elettorali”. La maggior penalizzazione del falso in bilancio e la riforma della giustizia non possono più essere rimandate. Una chiara definizione dei diritti che qualsiasi autorità finanziaria debba rispettare, non è più procrastinabile …
Se quanto abbiamo sin qui esposto, corrisponde al vero, ne consegue che siamo in una trappola. Se le persone che vogliono investire hanno bisogno di essere tutelate da istituzioni e regole per accordare fiducia al sistema finanziario nazionale, è inutile continuare ad additare una politica incapace di svolgere il proprio ruolo, come responsabile di quanto sta accadendo. Siamo noi che votiamo e siamo noi che permettiamo loro di occupare ruoli che non possono ricoprire con competenza. Siamo noi che dobbiamo stimolare il cambiamento, capire chi abbia la capacità per condurre il paese nella direzione di soluzioni al passo con i tempi e assegnare ruoli di responsabilità a una nuova classe dirigente.