Il 21 novembre 2024, il Presidente della Consob, Paolo Savona, aveva aperto a Roma il seminario dedicato alla Gerarchia mondiale delle Borse e al nuovo Listing Act inglese, con queste parole. – “L’unico modo per proteggere il risparmio è ancorarlo all’attività reali e legarlo alla Borsa. Per questo occorre rafforzare la borsa e trovare il sistema per agevolare l’ingresso del risparmio nel mercato dei capitali. È da questa riflessione che nasce questa giornata di approfondimento in cui si analizza quello che sta accadendo in altri paesi, su questo versante, come in India e Giappone ma anche nel Regno Unito”. Considerato che la politica ha ridotto i diritti degli investitori da almeno 13 anni (1), ci sembra quantomeno superficiale affermare che per proteggere il risparmio sia sufficiente “legarlo alla Borsa“, senza avanzare alcuna proposta concreta su come prevenire i danni che gli investitori hanno subito in numerose occasioni. Un esempio eclatante è rappresentato dalle centinaia di migliaia di famiglie che hanno visto annullati i risparmi investiti nel sistema bancario nazionale, ma potremmo citare anche altri episodi significativi
Ritornando all’8 giugno 2024, Milano Finanza aveva pubblicato un articolo con il titolo: – Capitali dei fondi investiti per legge in Italia? Alla proposta di Davide Serra rispondono Giovanni Natali e Riccardo Realfonzo – Investire su aziende italiane una parte del risparmio nazionale. Non solo per volontà strategica, ma obbligatoriamente per legge. Si tratta della proposta lanciata da Davide Serra, fondatore e ceo di Algebris, aai microfoni di Class Cnbc e MF-Milano Finanza. «Sono per la libertà di mercato, ma il paradosso è che ormai il nostro risparmio viene investito ovunque tranne che nel nostro Paese», ha detto Serra. Per questo Serra chiede che, come succede in altri paesi, i gestori della previdenza siano obbligati a dedicare almeno il 5% degli investimenti in Italia. Una posizione forte e inattesa arrivata direttamente da un uomo di mercato. E che per questo ha fatto rumore.
Segue una lunga intervista con due interlocutori, uno favorevole e uno critico nei confronti della proposta di Serra. Preferiamo non entrare nel merito delle domande e delle relative risposte, ma vogliamo estrarre un passaggio di Giovanni Natali, Presidente di Assonext, l’Associazione italiana delle piccole e medie imprese quotate, per evidenziare alcuni dati significativi: “Obbligare gli investitori istituzionali a destinare almeno una quota dei loro investimenti alle imprese italiane? Sono assolutamente d’accordo. Dei 170 miliardi gestiti in Italia dai fondi pensione 34 vanno sull’azionario estero. E su quello italiano meno di 3 miliardi. È un paradosso che non è più tollerabile”. Siamo d’accordo sulla definizione del paradosso, ma ci chiediamo: “Se i fondi e gli investitori retail preferiscono altri mercati o decidono di mantenere la liquidità in conto corrente, perché non rimuovere le cause che spingono verso queste scelte”? L’unica soluzione in grado di accontentare tutti sarebbe rendere il nostro mercato finanziario più attraente. Solo in un contesto in cui i capitali competono per acquisire quote di società con prospettive promettenti, il valore delle imprese cresce e il mercato riesce a soddisfare le esigenze sia degli emittenti che degli azionisti.
Il fatto che si propongano soluzioni esterne alla più logica, senza alcun riferimento alla sistematica riduzione dei diritti dei risparmiatori, solleva dubbi che ci spingono a un’ulteriore riflessione. Esistono infatti differenze significative tra i vincoli imposti agli investitori retail e le libertà concesse agli investitori istituzionali. Per supportare il dubbio che desideriamo evidenziare, invece di esporre una semplice opinione, citiamo un fatto pubblicato quattro giorni prima dell’intervista sulla proposta di Serra. Il 4 giugno 2024, sempre su Milano Finanza, si descriveva una manipolazione di mercato avvenuta quasi 2 anni prima – Caso Saipem, la Consob multa per 4,7 milioni due fondi ribassisti olandesi: hanno mosso oltre metà del capitale senza comunicarlo – Nel 2022 la società aveva subito pesanti ribassi nel corso dell’aumento di capitale a causa dell’attacco degli short seller. Ora la Consob sanziona la condotta di Flow Traders e Optiver, due operatori olandesi. Oltre alla sanzione, congelati anche profitti presuntamente illeciti per 5 milioni –
Secondo quanto accertato e comunicato dalla Consob, emergono alcune considerazioni logiche:
- Gli investitori istituzionali hanno la possibilità di vendere titoli non posseduti e non presi in prestito, mentre agli investitori retail è vietato farlo, ed è impossibile anche per errore;
- per individuare il presunto illecito, sono stati necessari quasi due anni e l’attivazione di un’indagine per accertare che due fondi avevano effettuato vendite allo scoperto nude per oltre il 50% del capitale sociale;
- se due fondi hanno ideato un simile illecito, si potrebbe supporre che ritenessero improbabile che sarebbe stato scoperto e perseguito;
- i fondi sono stati sanzionati, ma non è previsto alcun risarcimento per i danni causati agli azionisti da tale comportamento illecito;
- per evitare ingiustizie, costi di sorveglianza per individuare gli illeciti, tempi lunghi per rilevare certe anomalie e turbative di mercato derivanti dalla vendita di titoli non posseduti, la soluzione sarebbe molto semplice: applicare agli investitori istituzionali gli stessi meccanismi che bloccano chi opera attraverso intermediari.
Ci sembra quindi plausibile ipotizzare che agli investitori istituzionali convenga proporre soluzioni alternative a quelle che potrebbero garantire maggiore trasparenza nei confronti di tutti gli azionisti, al fine di preservare i privilegi che consentono loro di operare con maggiore libertà. Un mercato che rispetti i diritti di tutti gli azionisti renderebbe, infatti, più redditizio per gli investitori retail operare direttamente, piuttosto che affidare i propri risparmi alla gestione dei fondi d’investimento.
Dopo aver letto l’intervento del Presidente della Consob nell’evento menzionato in apertura, la nostra attenzione è stata catturata da una precisazione dello stesso Savona rispetto a quanto già detto, riportata il 28 novembre 2024 da “Il Sole 24 Ore Radiocor” – “Il modo migliore per proteggerlo è ancorare gli investimenti del risparmio all’attività reale”. È quanto affermava il Presidente Consob Paolo Savona nel corso di un convegno organizzato da Acg, Università di Roma La Sapienza e associazione Naspo. Poi ribadisce il concetto e dichiara di averlo detto in più occasioni ai suoi interlocutori, Governo compreso – Il presidente della Consob aggiunge di aver calcolato che dal 2008 ad oggi “il risparmio, nonostante la remunerazione, ha perso circa il 26%”. Molto meglio, invece, per chi ha investito in Borsa nello stesso arco temporale.
Il calcolo del Presidente della Consob è sicuramente tecnicamente corretto, ma per i risparmiatori meno preparati andrebbe integrato con una revisione più concreta, quella del “pollo di Trilussa”. Sarebbe opportuno sottolineare che, in questi sedici anni, ci sono stati enormi trasferimenti di denaro dai risparmiatori retail a quei “furbetti” che sono riusciti a sfruttare le lacune delle normative e i privilegi concessi solo ad alcuni, senza che nessuno abbia mai tentato seriamente di fermarli. La sintesi del Presidente Savona andrebbe integrata con una precisazione fondamentale: l’assenza di una reale tutela del risparmio ha generato una situazione in cui, mentre pochi soggetti hanno accumulato miliardi, centinaia di migliaia di famiglie hanno visto svanire i propri risparmi. In questo contesto, l’allontanamento dal mercato finanziario nazionale rappresenta ormai l’unica difesa per i risparmiatori consapevoli.
Da anni si tenta di condizionare il comportamento dei risparmiatori più vulnerabili, attraverso dichiarazioni pubbliche che attribuiscono la bassa crescita economica del nostro Paese al fatto che il risparmio nazionale rimane fermo nei conti correnti anziché alimentare le imprese. Tuttavia, invece di promuovere un mercato veramente trasparente e regolato, che tuteli i diritti di tutti, la politica dal 2011 ha introdotto due nuove imposte e ha avviato un continuo processo di riduzione dei diritti dei risparmiatori (1). Nessuno dei numerosi esposti inviati a molteplici destinatari ha prodotto un intervento in grado di restituire fiducia ai risparmiatori.
Anche quando investitori retail e istituzionali, in piena sintonia con il Presidente della Consob, hanno denunciato le incongruenze della legge Capitali, la politica ha chiaramente mostrato, con una determinazione persistente, di essere disposta a qualsiasi compromesso pur di favorire gli emittenti.
Per non ripetere quanto affermato dal Sottosegretario al MEF Federico Freni, estraiamo un passaggio da quanto descritto da Repubblica nell’articolo del 20 dicembre 2024 – Faro Ue sulle assemblee a porte chiuse – Nubi da Bruxelles si addensano sulla legge Capitali. Non tanto sul criticato metodo di nomina dei vertici, ma sullo svolgimento delle assemblee “a porte chiuse” una misura necessaria in presenza della pandemia – … ma poi sempre prorogata, e nel 2023 resa definitiva dal Ddl capitali. A tutto beneficio delle società quotate, che hanno snellito la burocrazia e le spese per riunire i soci, sfoltendo anche il dialogo, e le critiche, di cui l’assemblea è da sempre il contenitore. La nuova norma ha tre precetti: «lo statuto societario può prevedere che l’intervento in assemblea e l’esercizio del diritto di voto avvengano esclusivamente tramite rappresentante designato»; «non consentito presentare proposte di deliberazione in assemblea»: i soci devono inoltrarle 15 giorni prima, poi la società le pubblica sul sito web; «il diritto di porre domande esercitato unicamente prima dell’assemblea», e la società risponde per iscritto «almeno tre giorni prima». Tra gli spunti colti dalla Commis sione ci sarebbe l’audizione in Senato del presidente Consob, Paolo Savona, nel giugno 2023. L’economista non aveva lesinato critiche sulla materia: «Non appare in linea coi principi ispiratori della Shareholders Right, che intende agevolare, ampliandole, le possibilità di partecipazione ed esercizio del diritto di voto del socio, prevedendo la delega come una facoltà rimessa alla scelta del singolo ed escludendo la possibilità di porre limiti nella scelta del delegato» –
Abbiamo messo in relazione gli articoli citati per trasmettere al lettore la percezione dello stato d’animo di un risparmiatore che, dopo aver visto svanire i risparmi investiti, cerca di informarsi sui diritti che gli potrebbero essere riconosciuti nel caso volesse ancora investire nel sistema finanziario nazionale. Cosa potrebbe aspettarsi, una volta compreso cosa sta accadendo? È ormai consapevole che: i) la politica è disposta a contravvenire alle normative europee pur di garantire la massima libertà agli emittenti; ii) agli investitori istituzionali è consentito appropriarsi dei risparmi degli investitori retail, a condizione che non tentino di condizionare gli emittenti; iii) i risparmiatori retail possono investire in borsa solo se accettano l’assoluta discrezionalità concessa agli emittenti e le manovre degli investitori istituzionali più opportunisti. Un esempio emblematico è rappresentato da quelli che espropriano gli azionisti dopo aver sottoscritto un prestito obbligazionario convertibile non standard (POC)
Desideriamo esprimere un sincero ringraziamento a una ragazza diciottenne che, dopo aver letto questo articolo, ci ha suggerito d’impreziosirlo con una metafora prodotta dalla sua creatività. Grazie, Rebecca Cipriano. La speranza in un futuro migliore, un mondo degno di essere vissuto, può essere alimentata solo dai giovani; sono loro che avranno il compito di generare il cambiamento nel sistema finanziario, creando così le condizioni per permettere al nostro Paese di esprimere appieno il proprio potenziale. Restare e generare questo cambiamento, rappresenta una valida alternativa alla fuga all’estero, dove le imprese creano posti di lavoro ben remunerati, finanziati con i soldi ricevuti dai loro genitori. Questi, infatti, sarebbero felici di investire nelle nostre imprese, se solo il risparmio fosse adeguatamente protetto, come previsto dall’articolo 47 della nostra Costituzione.
(1) 2011 introduzione imposta di bollo su rendicontazione titoli; 2012 ripristino divieto sul patto di quota lite; 2013 introduzione Tobin Tax; 2014 abolizione diritto di proporzionalità con introduzione volto plurimo in un rapporto massimo di 3 voti per ogni azione che ha maturato il diritto; 2020 introduzione divieto assemblee in presenza per Covid; 2024 proposta la limitazione rischio di risarcimento del Consiglio sindacale; 2024 incremento da 3 a 10 volte il moltiplicatore dei diritti di voto multiplo; 2024 revisione modalità di esecuzione voto di lista; 2024 proroga delle assemblee a porte chiuse e concessione agli emittenti della facoltà di rendere permanente con la legge Capitali; 2024 fondo con soldi pubblici e privati per sostenere le PMI, accusando i risparmiatori di non sostenere le imprese nazionali