Primo intervento scritto da Franco Corti e cortesemente letto, senza conoscerne il contenuto, dalla signora che si era prestata alla lettura in altra occasione.
Si ringraziano i commissari e il pubblico che ha permesso la lettura senza interruzioni, nonostante il testo fosse inferiore, ma vicino, ai cinque minuti concessi normalmente.
Testo dell’intervento
Nei meccanismi previsti da questa ricapitalizzazione, si nascondono implicazioni cui abbiamo dato evidenza nel sito vocedegliazionisti.it, ma non diffuse tra gli azionisti. Le evidenziamo, consapevoli che se fossero state note prima della raccolta deleghe, le opinioni di molti avrebbero potuto essere diverse.
Esponiamo i motivi per cui, persone orientate all’etica, rispettose dei diritti e con una forte sensibilità verso la qualità della vita delle future generazioni, non potrebbero mai dare la propria approvazione al piano di risanamento proposto:
- Come denunciato nella nostra lettera alle istituzioni del 19 maggio, riteniamo siano stati violati più volte i nostri diritti costituzionali i, patrimoniali e amministrativi. Se approvassimo il piano, ci assumeremmo la responsabilità di quelle violazioni.
- Si chiede di approvare un aumento di capitale cui nessun possessore di vecchie azioni aderirebbe, perché spenderebbe 100 e ricaverebbe 53 se Cassa centrale Banca esercitasse integralmente l’opzione di acquisto sulle azioni possedute dal Fondo Interbancario di Tutela Depositi e il suo Schema volontario d’intervento.
- Sino alla scadenza del diritto di acquisto riservato a CCB, che prevede uno sconto del 47%, il mercato sarebbe turbato e influenzato da quel diritto. CCB potrebbe vendere allo scoperto a prezzo superiore al 53% del valore di conversione diritti, guadagnare esercitando il diritto. Com’è possibile che le condizioni di una simile ricapitalizzazione siano ritenute nella norma senza prevedere una comunicazione al mercato prima dell’approvazione.
- Con il lancio dell’opzione pubblica residuale di acquisto, i vecchi azionisti sarebbero costretti a consegnare le azioni possedute e in cambio avrebbero circa il 33% del valore a cui sono esposte le azioni nel loro portafogli titoli. Con questa operazione si concluderebbe l’esproprio e con l’approvazione del piano proposto, la responsabilità ricadrebbe su chi si fosse espresso a favore.
- Il regalo concesso per incentivare l’adesione e condizionare il risultato, è legittimo? I soldi spesi per la raccolta deleghe quanti sono, hanno tutelato tutte le opinioni?
Comprendiamo che la materia sia complessa e che il tempo a disposizione molto limitato. Come potete costatare, a un argomento complesso, è stata data una spiegazione semplice: “votate si, perché così salviamo la banca e i posti di lavoro”. Un’importante carica del comune di Genova, l’assessore Giancarlo Vinacci, ha provato a smentire questa semplicistica affermazione. Ha scritto al Direttore Generale di Banca d’Italia, per denunciare che il piano prevedeva solo tagli. Ha osato e… pochi giorni dopo è stato rimosso dal suo incarico, nonostante le deleghe che gli erano state affidate come riconoscimento della sua esperienza.
Proviamo, invece, a formulare una proposta semplice, comprensibile per tutti e che possa soddisfare la platea deli attori coinvolti nel problema di Banca CARIGE e vediamo quali sarebbero gli effetti. Il piano proposto dai commissari, potrebbe andare bene con alcune piccole variazioni:
- Il Fondo Interbancario di Tutela depositi dovrebbe riconoscere solo uno sconto del 35%
- Il 5% di quel valore sarebbe accantonato per dare ristoro agli azionisti che non possono aderire alla ricapitalizzazione.
- Il restante 30% di sconto sarebbe riconosciuto agli azionisti che aderiscono alla ricapitalizzazione, alle condizioni e nei termini riservati a CCB, in modo proporzionale alle azioni possedute.
- Il tutto dopo avere fatto un’indagine preventiva e impegnativa su chi fosse disposto ad aderire all’aumento di capitale e a coprire parte dell’inoptato.
Gli effetti:
- FITD sarebbe contento perché contabilizzerebbe minori perdite
- Chi non potesse aderire approverebbe perché otterrebbe un ristoro ed avrebbe la possibilità di vendere i diritti a maggior prezzo.
- Quelli che oggi sono contrari all’approvazione, voterebbero a favore.
- Assommando i voti di chi era già disposto ad approvare il piano si raggiungerebbe l’unanimità dei consensi.
- I diritti di tutti sarebbero rispettati.
Secondo intervento scritto da Franco Corti e letto da Silvano Scotti che conosceva e condivideva il testo.
Si segnala che nel corso della trasmissione televisiva l’audio si è interrotto dopo la parola “Vero” all’inizio della terza riga e, quindi, chi fosse stato davanti allo schermo avrebbe potuto ritenere che l’intervento fosse a favore del si, perché non ha potuto udire le argomentazioni che seguono quella parola.
Testo dell’intervento
Le motivazioni addotte per indurre gli azionisti a esprimere un voto favorevole al piano sono: votando sì, si salva la banca e i posti di lavoro.
Vero. Ma un piano che non espropri i vecchi azionisti darebbe maggiori garanzie sia al futuro della banca, che alla conservazione dei posti di lavoro.
Con il sì, quali posti di lavoro e quale banca si vorrebbe salvare? Proviamo a capire.
Si permette di assumere un impegno economico irrisorio, a Cassa Centrale Banca e in cambio gli si concede un’opzione di acquisto con sconto del 47%. In pratica potrebbe vendere allo scoperto più dell’ottanta percento del capitale sociale, ad un prezzo superiore ed esercitare l’opzione di acquisto con sconto 47% sul prezzo di collocamento dell’aumento di capitale.
Il Fondo Interbancario di Tutela Depositi è disposto a perdere il 47% del capitale investito, a favore di CCB, mentre pretende da Banca CARIGE interessi da usura, per gli stessi soldi investiti come obbligazioni subordinate.
Il piano prevede che Banca Carige venda quasi integralmente i propri NPL, ma nessuno parla di quanti ne abbia in pancia CCB.
Per fare tutti questi regali a CCB, si è pronti ad affrontare interminabili cause per violazione di regole e diritti a danno dei vecchi azionisti .
I problemi delle banche popolari sono noti, così come la nebulosità dei loro bilanci.
La mancanza di trasparenza nella relazione dei commissari e denunciata nell’esposto a CONSOB, ci ha fatto sorgere alcuni dubbi:
- Siamo certi che la banca che si vuole salvare non sia Cassa Centrale Banca?
- Se così fosse, quanti posti di lavoro perderebbe l’istituto di credito genovese?
- L’indecoroso accanimento terapeutico contro Banca CARIGE, non potrebbe essere la conseguenza di un rancoroso desiderio di rivalsa verso chi ha osato chiedere un piano industriale?
- Se così fosse, perché dovrebbero pagare il prezzo maggiore i piccoli azionisti che hanno la sola colpa di avere creduto nella storia plurisecolare della loro banca?