Ci siamo accorti che, inconsciamente, stavamo attribuendo all’articolo un titolo del tutto simile a quello pubblicato il 5 gennaio 2023: … le frasi di circostanza. Abbiamo dovuto fare uno sforzo considerevole per evitare di farlo, ben sapendo che è difficile cambiare la descrizione narrativa, quando le dichiarazioni che si analizzano hanno radici che le accomunano. Il 18 gennaio abbiamo letto sul sito ufficiale di Borsa Italiana un articolo de Il Sole 24 Ore Radiocor Plus, che riportiamo e sul quale riteniamo sia utile fare alcune considerazioni, nell’interesse dei risparmiatori.
Il titolo era – Banche: Patuelli, “In dieci anni reputazione settore raddoppiata” – Nell’articolo si leggeva – In dieci anni “la reputazione delle banche è raddoppiata“. Così il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli, interpellato al termine dell’esecutivo dell’associazione, a pochi giorni dal decennale della sua nomina a presidente dell’associazione, dopo le improvvise dimissioni, nel gennaio del 2013, del suo predecessore Giuseppe Mussari. Patuelli fa riferimento ad un’indagine pubblicata da un quotidiano nazionale pochi giorni fa. La reputazione del settore bancario ha vissuto un periodo molto difficile dopo la risoluzione bancaria del novembre 2015, con i risparmiatori colpiti dal burden sharing; le crisi successive del Monte dei Paschi e di Banca Carige non hanno reso veloce la ‘risalita’.
Non conosciamo l’indagine citata, di conseguenza non possiamo entrare nel merito. Poiché per comprendere le considerazioni che seguiranno, è indispensabile conoscere il significato di burden sharing, lo riportiamo per i lettori che non hanno il tempo di fare gli approfondimenti sulle terminologie inglesi utilizzate nella finanza. La traduzione letterale dovrebbe essere: condivisione degli oneri, ed è il nome dato dall’Unione Europea alla procedura prevista dall’articolo 132 della Direttiva UE/2014/59, che dovrebbe essere applicata nei casi in cui un istituto di credito necessita di un aiuto pubblico.
Con il commento finale, Patuelli non fa distinzioni tra il caso Monte dei Paschi di Siena (Mps), e quello di Banca Carige. Nella realtà non c’è nulla che li renda assimilabili, se non il fatto che prima della sua nomina, il presidente di Mps, Giuseppe Mussari, presiedeva anche l’Abi e quello di Carige, Giovanni Berneschi, lo affiancava nel ruolo di vicepresidente. Abbiamo, quindi, ritenuto di dovere precisare il significato del termine utilizzato per le crisi bancarie, allo scopo di evidenziare cosa le differenzia. Se per la banca toscana il suo utilizzo potrebbe essere corretto, perché è stata effettivamente aiutata dall’intervento statale, applicarlo alla banca ligure non lo sarebbe affatto ed è corretto evidenziare cosa rende i due casi sostanzialmente diversi.
Il patrimonio netto di Mpa era negativo, mentre quello di Carige è sempre stato positivo. Lo stato aveva solo garantito i titoli obbligazionari emessi dalla banca ligure, ma non aveva mai iniettato danaro pubblico per il suo risanamento. Gli azionisti di Banca Carige avevano aderito a tre aumenti di capitale in tre anni, credendo a dichiarazioni ufficiali, che si erano sempre dimostrate inaffidabili, a tal punto che la Procura di Milano ha aperto un processo per aggiotaggio nei confronti di un amministratore delegato della banca. Alla richiesta di un quarto aumento, Malacaza Investimenti, socio di maggioranza relativa, aveva chiesto che fosse presentato un piano industriale credibile e sostenibile, prima di dare la propria approvazione.
Anziché imporre agli amministratori di soddisfare la richiesta, Bce decretò il commissariamento e ritenne di avere il diritto di non informare il mercato sulle motivazioni della sua decisione. Due sentenze in cui Bce è risultata soccombente contro una piccola azionista di Banca Carige, hanno deliberato l’annullamento del commissariamento e l’obbligo di rendere pubbliche le motivazioni per cui era stato imposto. Appare quindi evidente che le forzature sui diritti dei risparmiatori erano immediatamente iniziate nel momento in cui avevano chiesto di vedere rispettato il più elementare dei diritti: conoscere cosa si sarebbe fatto dei soldi richiesti. Altrettanto evidente è la legittimità di ricevere informazioni ufficiali, prima di iniettare nuova liquidità, dopo la lunga sequenza di informazioni diffuse sin dal 2014, che si erano rivelate inaffidabili.
Quello che è accaduto in seguito agli azionisti di Banca Carige, invece, sono fatti che contrastano chiaramente con la dichiarazione rilasciata da Antonio Patuelli: In dieci anni la reputazione delle banche è raddoppiata. Noi siamo a contatto diretto con i risparmiatori e riteniamo che questa affermazione non rispecchi la realtà dei fatti. Riproduciamo alcune dichiarazioni di personalità con competenze e ruoli ben superiori ai nostri, a supporto della nostra impressione.
- Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, a conclusione del messaggio in occasione della giornata mondiale del risparmio 21 ottobre 2022: “Nell’era dell’incertezza la fiducia è merce preziosa, indispensabile per la ripartenza: offrire un clima positivo e una rete di sicurezza è responsabilità che non può essere evasa”. A nostro parere, il Presidente non avrebbe mai sentito la necessità di dedicare il contenuto del suo messaggio alla segnalazione di quella necessità, se la reputazione del sistema bancario fosse stata quella descritta nella dichiarazione citata.
- Governatore Banca d’Italia Ignazio Visco in occasione della giornata mondiale del risparmio 2021: Solo una piccola parte degli investimenti dei fondi, tuttavia, finanzia imprese residenti le azioni e le obbligazioni nazionali, infatti, rappresentano il 5 per cento del complesso delle loro attività, a fronte del 34 in Francia e del 14 in Germania. Davvero dobbiamo credere che nonostante il raddoppio della reputazione del sistema, i fondi italiani investono all’estero il 95% dei risparmi depositati? Se fosse rimasta ai livelli di 10 anni fa, quanto sarebbe stato investito a favore delle imprese nazionali, considerando che il comparto bancario è quello più presente nei nostri indici di borsa?
- Audizione del segretario generale della Fabi Lando Maria Sileoni, in Commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche e il sistema finanziario: – Nel resto d’Europa, i dipendenti delle banche non subiscono certi trattamenti e infatti sul tema del cosiddetto risparmio tradito non esistono precedenti. – Poi descrive le indebite pressioni per indurre i dipendenti delle banche a vendere prodotti finanziari che, in molti casi, li hanno portati a fare ricorso agli psicofarmaci o agli psicologi. Cita alcuni esempi e consegna un dossier di centinaia di pagine a supporto di quanto dichiarato. L’audizione è facilmente rintracciabile su internet, da chi volesse leggere o ascoltare la versione integrale.
Gli azionisti più consapevoli, che detenevano i titoli di Banca Carige e spesso erano anche correntisti, hanno percepito forzature ben più stringenti sui dipendenti, rispetto alle pressioni denunciate da Sileoni. Infatti, erano stati contattati telefonicamente, invitati a recarsi in banca dove si era cercato di convincerli ad esprimere voto favorevole all’aumento di capitale che avrebbe ridotto all’11,9 % la loro quota di partecipazione, in prima battuta, e a conferire le azioni rimaste in Opa, in una fase successiva, per permettere a Bper Banca di appropriarsi definitivamente della loro quota di partecipazione, per entrare in possesso del patrimonio netto di Banca Carige. Credeteci: nessuno dei risparmiatori che hanno preso contatto con noi, che si sono avvicinati ai titoli bancari, ha incrementato la propria fiducia sul sistema finanziario, in generale, e su quello bancario, in particolare, dopo l’esperienza vissuta.
La fiducia va rispettata, protetta e alimentata. Per conservarla, le persone vanno formate, devono conoscere con chiarezza gli obiettivi di lungo periodo, se sono dipendenti, e aiutate a capire, se sono clienti. Le organizzazioni dovrebbero agire sempre con coerenza e trasparenza. Per prime dovrebbero credere che solo il rispetto dei diritti potrà garantire risultati di lungo periodo. Le istituzioni dovrebbero dimostrarsi affidabili e determinate. Non sono gli individui a dovere assumere la responsabilità di comportamenti irreprensibili, ma le imprese a fare proprie le regole e le istituzioni a pretendere il rispetto dei doveri e dei diritti da parte di tutti, questi sono i presupposti indispensabili per una serena convivenza civile. L’organizzazione aziendale deve favorire la diffusione di una cultura che sostiene comportamenti etici. La massimizzazione del risultato di breve periodo, porta all’impossibilità di conseguire quelli che generano prospettive di lungo termine e di fatto costringe chi adotta quel metodo a perpetuare con cinismo comportamenti che portano all’implosione del giro d’affari nel lungo termine.
Riportare la fiducia sul sistema bancario, è una condizione indispensabile per ridare vitalità all’economia del paese, che langue oramai da tempo, in bilico tra la presunzione dei furbi e la diffidenza di chi si è scottato una o più volte, affidando i propri risparmi al sistema finanziario nazionale. Per riuscirci è obbligatorio diffondere una nuova cultura, a partire da chi è a contatto con i risparmiatori, per finire con le figure di vertice delle aziende e delle istituzioni, le quali dovrebbero fare propria ed imporre a tutti i un’integrità che da troppo tempo si è dissolta nelle nebbie del passato. Invece, andrebbe considerata un obiettivo primario delle organizzazioni aziendali e sociali del paese.
Un’utopia? Forse, ma è certamente più realistica ed efficace della soluzione a cui siamo assistendo, che può portare ad un declino irreversibile della nostra società: essere convinti di poter trarre profitti senza limiti, continuando a dichiarare che il vino che si sta vendendo è il migliore, nella illusoria convinzione che chi c’è cascato una volta, continui a farlo per sempre. Noi pensiamo che la soluzione sia un’altra, diffondere cultura finanziaria, avere risparmiatori consapevoli e generare ricchezza per tutto il paese, anziché permettere che, quella esistente, sia drenata dai furbi.