Inizio di un aumento di capitale che non lascia speranza ai vecchi azionisti.
Ed eccoci arrivati alla data di inizio dell’aumento di capitale, nonostante tutte le agenzie chiuse, nonostante tutti i clienti persi per strada, nonostante i cinque – si ben cinque – esposti caduti nel nulla, nel dimenticatoio di BCE, di CONSOB e di BANCA D’ITALIA e nonostante l’impugnazione da parte degli azionisti di risparmio delle deliberazioni dell’assemblea del 20 settembre scorso.
Più volte abbiamo evidenziato le “anomalie” ben evidenti che hanno caratterizzato l’assemblea sopra menzionata, iniziando dalla modalità di acquisizione delle deleghe, oggetto proprio di uno degli esposti. Ora ci troviamo davanti un prospetto informativo e un comunicato stampa meticolosamente dettagliati, ogni fattore di rischio della sottoscrizione dell’aumento di capitale risulta ben evidenziato nelle quasi 40 pagine dedicate all’argomento nel corposo prospetto informativo, ma il tutto non ci sembra elaborato per tutelare noi piccoli azionisti. Ci domandiamo perché non ci sia stata tutta questa trasparenza e questa tutela in occasione dell’assemblea, quando tutti gli azionisti erano chiamati ad esprimere il proprio voto? Perché non è stato spiegato il rischio del delisting del titolo? Perché non sono state fornite risposte esaustive alle domande poste? Perché tutto è stato ridotto ad un troppo semplicistico: votate si così si salva la Banca e i suoi dipendenti?
A tanta superficialità nella gestione dell’assemblea ora, nell’aumento di capitale, si contrappone una cura ed attenzione smisurate. Dicevamo prima che non ci appare precauzionale nei nostri confronti ma ci sembra una reazione super tutelante per chi l’ha fatta grossa e ora vuole mettersi al riparo da qualsiasi evenienza, il tutto con la copertura tombale di un mantello da parte di chi doveva controllare e tutelarci.
Se proviamo a scorrere tutte le pagine dei fattori di rischio, riportati sinteticamente anche nel comunicato stampa, ci si accappona la pelle: solo un pazzo incosciente sottoscriverebbe l’aumento di capitale versando altri risparmi, pochi o tanti che siano.
Dovrebbe ignorare tutti gli “avvertimenti” contenuti nella documentazione, vediamone alcuni:
- la Banca non rispetta i requisiti di vigilanza fissati da BCE per il 2018
- sussistono significative incertezze in merito alla prospettiva della continuità aziendale
- sussiste un alto rischio che le azioni non siano riammesse alle negoziazioni
- a giugno 2019 la Banca ha registrato un risultato netto negativo di 428,5 milioni di euro e una previsione di perdita a fine esercizio di 783 milioni di euro…(praticamente l’intero aumento di capitale, aggiungiamo noi)….Vorremmo vedere ora quanti azionisti e quanti dipendenti che hanno votato SI, sono ancora convinti della loro scelta.Un solo pensiero per la Malacalza Investimenti: a settembre scorso ha scelto la strada dell’assenza, scelta responsabile per lasciare l’assemblea libera di decidere e ora raccogliamo i poveri resti di quella decisione presa dalla maggioranza… maggioranza resa miope dall’opacità che ha contraddistinto tutta l’operazione… Era meglio dicembre 2018 quando imboccando la strada dell’astensione, la Malacalza Investimenti ha protetto tutti noi piccoli azionisti dall’ennesimo aumento di capitale al buio.Invece con il commissariamento qualcuno ha iniziato a scrivere il finale sulla storia plurisecolare di Carige. Questo aumento di capitale è una firma sotto la parola FINE; ma la nostra firma non ci sarà. Troppe volte abbiamo messo mani al portafoglio e troppe volte abbiamo dato fiducia alle parole degli amministratori delegati.Nostro commento.Gentilissimi azionisti del gruppo, grazie per la determinazione e la lucida capacità d’analisi dimostrate nel percorso che ha portato la banca alla sua agonia e, leggendo il prospetto informativo, alla sua probabile morte. Io non ho l’abitudine di dire: “L’avevo detto” e per non ripetermi posso solo rimandare agli esposti presentati e chiedere cosa non fosse possibile prevedere prima di dare l’approvazione alla ricapitalizzazione proposta il 20 settembre. Se era tutto prevedibile e previsto, perché ci si è lasciati fuorviare dall’enfasi mediatica, dal ricatto morale e si è votata una ricapitalizzazione inaccettabile, per poi cambiare idea al momento di doverla sostenere?
- Diciamolo con sincerità, a condannare CARIGE è stata una ricapitalizzazione di sistema, un qualcosa che non ha nulla di finanziario. I paradossi sono talmente evidenti che solo chi non li voglia vedere, non ne percepisce la gravità.
- In tale contesto, è stato sufficiente chiedere chiarimenti sulle gestioni precedenti e un piano industriale per scivolare in un rovinoso commissariamento che ha messo in ginocchio la nostra Banca, ma non era più responsabile riproporre un’assemblea non appena disponibili i dati richiesti???
- Con lo sguardo sereno e anche un po’ furbetto dovremmo dirVi: noi Vi avevamo avvisato, noi lo avevamo detto in tutte le lingue del mondo. Ma sarebbe una soddisfazione piccola piccola e anche un po’ infantile: invece siamo disgustati, avviliti e amareggiati nel vedere la nostra Banca saccheggiata e oltraggiata da chi doveva intervenire con coscienza e rilanciarla come si meritava, dopo tanti anni di tribolazioni. Un rilancio condiviso tra dipendenti, clienti e azionisti che l’hanno sempre sostenuta, generosamente.
- Ma con quale coraggio hanno mostrato gli occhi lucidi di commozione per il risultato del SI? Come le lacrime del coccodrillo dopo aver ingerito la preda…
- Com’è possibile sostenere la legittimità di un commissariamento, motivandolo con l’urgenza di una nuova governance e proporre una ricapitalizzazione con una quasi totale esclusione del diritto d’opzione, dopo un anno, mentre sarebbero bastati meno di tre mesi per soddisfare le richieste, più che legittime, degli azionisti?
- Le perdite del 2019: proviamo a sottrarre il costo per la cessione forzata degli NPL, il costo dell’accordo per la chiusura tombale del contenzioso con Amissima/apollo, gli interessi pagati a FITD e il costo per gli accordi sindacali. Tutti spesati nel periodo, non è che alcuni di essi potevano essere spalmati su più esercizi? Il pericolo di un accordo con Amissima a spese dei vecchi azionisti, che speravano di ottenere centinaia di milioni, era stato segnalato sin dal primo esposto.
- Alto rischio di delisting. Non ci sarebbe stato se la ricapitalizzazione fosse stata proposta a chi aveva già fatto le altre. Si è voluto escludere chi stava pagando interessi del 16% su un prestito subordinato, per girare quel capitale, aggiungendone molto altro, applicando uno sconto del 47%, a un nuovo soggetto. Anche questo pericolo era stato segnalato in un esposto e, volendo, vi si poteva porre rimedio. A noi viene il sospetto che il delisting fosse un obiettivo, non un incidente di percorso.
Insieme alla Banca seppelliremo molto di più. Con essa spariranno gli investitori disposti a investire nel settore. La fiducia di chi aveva creduto in un marchio ed ha perso il lavoro, i risparmi e con essi il proprio futuro. Chi ha subito il tortuoso percorso della banca, non potrà più dare fiducia a nessuno, soprattutto se si era costituito parte civile nel processo a Berneschi. La diffidenza è il principale nemico dello sviluppo economico e con l’instaurarsi di un simile clima, anche le possibilità di uscire dalla crisi saranno sepolte. Probabilmente assisteremo a un progressivo declino di una società che per oltre 5 secoli aveva quella banca come punto di riferimento. La cosa più incredibile è che nessuno sembra rendersene conto, perché a gridare lo stupore per quello che stava accadendo, siamo stati solo noi.