Abbiamo ricevuto alcune mail per conoscenza e, con l’autorizzazione degli autori, abbiamo deciso di pubblicarle. Non abbiamo aggiunto commenti, perché saremmo stati in conflitto d’interesse.
Mail inviata da Flavio ad alcune testate nazionali.
… Le scrivo come consulente finanziario e come piccolo risparmiatore che ha investito in Banca Carige, dove gli azionisti che hanno aderito agli ultimi aumenti di capitale hanno versato 2,2 miliardi di euro, andati in fumo. Ora Stanno per essere espropriati anche del loro legittimo diritto di opzione, in favore di un nuovo socio che può comprare la banca a sconto del 47%.
Non vogliamo che ci vengano restituiti, anche solo in parte, i 2,2 miliardi di euro; queste sono le regole degli investimenti azionari. Vogliamo non essere privati del diritto di credere ancora nel nostro investimento e di non essere espropriati.
La platea di riferimento dei piccoli azionisti non è molto diversa da quella degli obbligazionisti delle banche venete, di Etruria, di banca Marche ai quali è stata data una ribalta mediatica che vorremmo avere anche noi.
Entrando nel merito di quest’operazione che i commissari Pietro Modiaìeno, Raffaele Lener e Fabio Innocenzi stanno cercando di portare a compimento, scopriamo che non è un’operazione di mercato ma di “SISTEMA”.
Appoggiandoci a vocedegliazionisti.it, abbiamo inviato 5 esposti a Consob, Bce, Banca d’Italia e cercato visibilità sulle principali testate nazionali, con scarsissimi risultati;
Forse perché diamo fastidio? La Consob entra in contrasto con Bce? Con Bankitalia? Con il governo? Con il SISTEMA bancario? Perché tutti vogliono così, perché in fondo fa comodo? Perché gli unici che pagano sono quei maledetti azionisti speculatori?
O forse qualcuno si vuole prendere per un tozzo di pane 800 milioni d’immobili, 300 milioni di partecipazione in Banca D’Italia, e circa altri 300 milioni di partecipazioni varie?
Non chiediamo soldi, non vogliamo rimborsi, non chiediamo risarcimento danni; vogliamo solo fare il nostro dovere e non essere derubati del diritto di opzione
Provate almeno ad insinuare nei vostri lettori il dubbio.
Integrazione di Flavio a chi non gli ha dato alcuna risposta. Abbiamo ricevuto in copia per conoscenza anche il cortese scambio di corrispondenza con chi ha dato una risposta privata. Abbiamo preferito non pubblicarla per rispetto della privacy.
Anche se non mi ha risposto, mi permetto di importunarla ancora porgendole un ulteriore elemento da approfondire: i tre Commissari non hanno mai proposto ai vecchi soci le stesse condizioni che vogliono invece riservare a Cassa Centrale Banca. Gli attuali azionisti sarebbero ben contenti di sottoscrivere l’intero aumento con sconto 47% e pagamento dilazionato.
Mai, mai è stata anche solo ventilata questa ipotesi e neanche i giornali, nonostante gli esposti dove era rivendicato il diritto, si sono mai fatto nascere il dubbio in merito. Aggiungo che non è mai stata ipotizzata una ricapitalizzazione con riconoscimento del diritto d’opzione e sottoscrizione aumento senza sconto.
Forse è probabile che la situazione di Carige non sia così drammatica, come sostenuto più volte dagli stessi Commissari e da Maccarone del FITD, quindi, non è possibile pensare di liquidarla come le venete ed Etruria. Mi domando se non sia possibile che si voglia fare un “favore” a qualcuno?
Tanto a pagare, sarebbero quei maledetti azionisti brutti speculatori.
Siamo sicuri che sia Cassa Centrale Banca che salva Carige oppure non sia esattamente il contrario, vista l’opacità del bilancio della banca Trentina e vista anche la contiguità territoriale con le Venete.
Con l’auspicio che facciate emergere almeno qualche dubbio la saluto cordialmente.
Scritto da Mariano
Qualche giorno fa sulla testata di rilevanza internazionale, ilsole24ore, è stato pubblicato un interessante articolo, dal titolo “Strabismo di Bruxelles e dignità dei risparmiatori”.
Si evidenziava, come noi avevamo sostenuto in più forme e modi, un “diverso” atteggiamento che l’Unione Europea ha avuto nei casi di salvataggi d’istituti bancari tedeschi e italiani. La a commissione europea ha consentito alla Germania il salvataggio pubblico di NordLb (3,6 mld) ma frappone difficoltà ad autorizzare l’Italia a interventi sulla Popolare di Bari (circa 500 milioni).
La BCE tanto rigorosa con l’Italia, si è mostrata, in più di un’occasione, generosa ed elastica con la Germania. Mentre l’opinione pubblica e la stampa erano concentrate sulla vicenda Carige, si “regalava” al vero malato europeo (Deutsche Bank) flessibilità finanziaria e ossigeno.
A fronte di 2,8 mld di perdite nel secondo trimestre 2019 e 74 mld di asset problematici la BCE, smentendo sé stessa, abbassava requisiti patrimoniali a Deutsche Bank (per un valore di circa 2,0 mld) e non imponeva cessioni.
Nell’altra parte del campo tornava a essere rigorosa. Carige doveva necessariamente vendere portafoglio crediti, avere altro azionista di controllo e, per la seconda volta si alzavano i requisiti patrimoniali del 2019. I parametri Total Capital Ratio per il 2018 erano al 13,125% con preventivato innalzamento al 13,75% nel il 2019. In corso d’opera e con possibili fondi o istituti di credito interessati a una business combination, si è “stranamente” deciso di portare il valore del 2019 al 15,50%.
L’innalzamento dell’asticella ha comportato una necessità finanziaria aggiuntiva ad aumento di capitale di 270 milioni. Ci domandiamo se questo comportamento abbia scoraggiato eventuali investitori e danneggiato l’istituto e i suoi azionisti?
Se Carige, come ripetuto in più di un’occasione dai commissari e da membri del FITD, non ha mai avuto problemi di liquidità durante il corso del 2019 e non vi è stata fuga di capitali, con imminente “pericolo” solvibilità, a fine 2018. Siamo certi che non fosse più opportuno gestire diversamente l’intera vicenda?
Come si giustificano questi atti della BCE, se quanto detto dai responsabili della banca e del FITD corrispondesse al vero? Annotiamoci queste considerazioni e riprendiamole quando in futuro sarà chiaro il perché si volevano trasferire tutti gli oneri possibili sui vecchi azionisti. Una ragione dovrà pur esserci.