Due ex Presidenti del Consiglio italiano sono stati chiamati ad illustrare cosa dovrebbe servire all’Europa per competere a livello globale, e per garantire il futuro benessere ai suoi cittadini. Mario Draghi ed Enrico Letta non si sono sottratti all’invito, e non si sono messi in competizione tra loro. Stanno predisponendo un’analisi approfondita su cosa non avrebbe funzionato nell’UE e sugli errori che sarebbe indispensabile evitare in un futuro prossimo, che impone una velocità di reazione inconsueta per la politica. EUNEWS è una testata online indipendente, ed è attivamente impegnata nella diffusone di approfondimenti conoscitivi sull’operato della politica europea. Ha pubblicato una serie di articoli in cui descrive tutti i passaggi di un percorso che vivrà il suo momento culminante nel Consiglio Europeo del 27-28 giugno 2024, quando Mario Draghi presenterà il suo rapporto su: Il futuro della competitività europea. EUNEWS aveva anche anticipato che il 17 e 18 aprile si sarebbe riunito il Consiglio Europeo, e che i Capi di Stato e di Governo dei paesi membri avrebbero trovato sul tavolo il rapporto preparato da Enrico Letta su: Il Futuro del mercato unico.
Abbiamo apprezzato le anticipazioni sui rapporti di Draghi e Letta, che ci è stato possibile conoscere dettagliatamente attraverso gli articoli scaricabili dal link https://www.eunews.it/ . Auspichiamo, per il benessere dei cittadini europei, che le loro proposte ottengano tutto il consenso politico che meritano. Non siamo certamente all’altezza delle loro competenze ed esperienze, e non ci permetteremmo mai l’espressione di una minima opinione critica sui contributi costruttivi che stanno approntando. I dettagli che suggeriremo ad integrazione dell’enorme lavoro svolto da loro, sono conseguenza diretta di quanto percepito dal punto di osservazione particolare, da cui abbiamo seguito l’evoluzione normativa sulla finanza europea nell’ultimo decennio. Li segnaleremo con l’umiltà di chi conosce i propri limiti e non con la presunzione di chi sovrastima le proprie potenzialità, auspicando che ottengano attenzione.
Il rapporto di Enrico Letta su “Il futuro del mercato Unico” era un primo passo per l’analisi dei problemi che hanno condizionato la competitività dell’UE e dei paesi membri. La positiva presa di coscienza delle criticità era facilmente deducibile da un passaggio della bozza che EUNEWS aveva commentato nell’articolo – https://www.eunews.it/2024/04/15/patto-competitivita-consiglio-europeo/ da cui estraiamo il passaggio dove evidenzia che l’Unione Europea: “si impegna ad agire con decisione per garantire la propria competitività, prosperità e leadership a lungo termine sulla scena mondiale”. Ebbene, se questa non è una semplice frase di circostanza, ma la reale volontà d’imporre l’interesse comune a livello globale, ci sembra che uno dei primi passi da compiere, per dare concretezza alla dichiarazione d’intenti, sia quello di riconquistare la fiducia dei risparmiatori, affinché tornino a sostenere l’economia europea, anziché finanziare le imprese che competono con quelle comunitarie sui mercati globali.
In un passaggio dello stesso articolo si legge – … Questo sarà possibile con “una combinazione di finanziamenti pubblici e privati” alle imprese europee e con la “facilitazione e semplificazione” dell’accesso al capitale per le piccole e medie imprese e le start-up, ma soprattutto portando avanti “con decisione e rapidità” il lavoro su alcuni fattori-chiave della competitività: Mercato unico, Unione dei mercati dei capitali, industria, energia, economia circolare, digitale, sociale, ricerca e innovazione, commercio. – in un passaggio successivo si aggiunge – Sul fronte dell’Unione dei mercati dei capitali si prospetta un lavoro più deciso sull’armonizzazione degli “aspetti pertinenti” dei quadri nazionali e sulla realizzazione di “un prodotto di investimento/risparmio transfrontaliero semplice ed efficace” per gli investitori al dettaglio.
Mario Draghi è impegnato nella preparazione della relazione di alto livello su “Il futuro della competitività europea”, e le anticipazioni sul lavoro che sta approntando, sono descritte nell’articolo scaricabile dal link: https://www.eunews.it/2024/04/16/futuro-competitivita-europea-draghi/ da cui estraiamo un periodo – In questo contesto è cruciale il ricorso agli strumenti più adeguati per gli investimenti, ha precisato Draghi: “Il settore pubblico ha un grande ruolo da giocare, possiamo sfruttare la grande capacità di assumere prestiti sul mercato, ma la maggior parte degli investimenti deve essere coperta dal settore privato”. Un riferimento esplicito al lavoro “da far avanzare” sull’Unione dei mercati dei capitali – definita “una parte indispensabile” della strategia generale per la competitività europea – dal momento in cui l’Ue può contare su “molti risparmi privati, che però finiscono spesso nei depositi di banche e non aiutano la crescita finanziaria”.
Considerato che entrambi i relatori hanno segnalato la necessità di incrementare gli investimenti pubblici, ma soprattutto privati, riportiamo uno dei tantissimi interventi che potremmo citare. Il primo che ci appare con l’inserimento di alcune parole chiave è l’articolo pubblicato da Milano finanza il 31 maggio 2022, a commento delle considerazioni finali del governatore di Banca d’Italia Ignazio Visco, da cui estraiamo – … il risparmio indirizzato al sistema produttivo nazionale attraverso i fondi comuni è contenuto: “Secondo nostre stime, alla fine del 2021 solo il 2,5% del portafoglio dei fondi detenuti dalle famiglie era investito in titoli (azioni e bond, ndr) di società non finanziarie residenti, a fronte del 49,7% destinato alla sottoscrizione di azioni e obbligazioni di aziende estere …
L’estrema sintesi della sequenza riportata potrebbe essere: l’Europa ha bisogno che i risparmi siano investiti nello sviluppo economico, ma, come descritto dagli ex Governatori di Bce e Banca d’Italia, i cittadini preferiscono tenerli depositati in banca o investirli in aziende straniere. Apparirebbe logico dedurre che i cittadini europei investono in attività di altri paesi perché trovano titoli con rapporti prezzo/utile più convenienti. Estraiamo un periodo dall’articolo pubblicato il 27/04/2024 su Milano Finanza numero 84 a pag. 8 – Rispetto all’indice tecnologico per eccellenza, il Nasdaq 100, non c’è storia. Se si va a guardare al rapporto prezzo-utile atteso nei prossimi 12 mesi, il Ftse Mib segna, nel suo complesso, 8,6 volte circa, quello tech Usa viaggia a quasi 30 volte. E lo Eurostoxx 600, sono le blue chip europee, si colloca a quasi 14 volte. Si muove meglio lo Star a 18,7 volte …
Ma allora siamo all’interno di un palese paradosso! Come è possibile che i risparmiatori europei investano in attività con multipli così poco convenienti, se confrontati con quelli dei mercati dell’UE, oppure preferiscano tenerli depositati in banca?
Una simile affermazione sarebbe fuorviante. Se non si comprende il perché, e non si attivano le azioni che possano rimuove il vero problema, l’Europa non sarà in grado di competere con le economie che riescono ad attirare anche i nostri risparmi. C’è un fattore che rende razionalmente logica la scelta di non investire in aziende europee: il moltiplicatore di valore dei mercati su cui cadono le scelte degli investitori europei, è la fiducia. Citiamo solo alcuni dei quesiti che i piccoli azionisti si sono posti negli ultimi 10 anni. Dare risposte e proporre soluzioni per rimuovere quei dubbi, con interventi normativi in grado di cancellarli, è competenza di chi sta proponendo come rendere l’UE più attraente per i risparmiatori. Noi possiamo solo evidenziarli.
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in chi impone di svendere crediti deteriorati su un mercato che non è in grado di assorbirli, e poi chiede di coprire le perdite generate da quella svendita obbligata, con aumenti di capitale a raffica?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in chi ha consentito un aumento di capitale con esclusione quasi integrale del diritto d’opzione, dopo che lui aveva aderito ai primi 3?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in chi ha consentito che miliardi di imposte attive differite fossero regalati a chi lo aveva espropriato con un aumento in cui si sconsigliava l’adesione per l’elevato rischio di delisting sotteso alla modalità di esecuzione con cui era proposta la ricapitalizzazione?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in chi modifica le norme di riferimento per consentire agli emittenti di impedirgli di partecipare in presenza alle assemblee?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in chi modifica le norme per consentire agli emittenti di moltiplicare per dieci il diritto di voto delle proprie azioni?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in emittenti che si quotano su un mercato che consente loro di abusare del capitale investito dagli azionisti?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia in un sistema finanziario in cui è consentito emettere Prestiti Obbligazionari Convertibili non standard (privi di diritto d’opzione), che consentono un profitto certo per il sottoscrittore, e l’azzeramento del capitale investito dagli azionisti al collocamento?
- Un risparmiatore ha più convenienza ad investire in una società che ha sede nel paese in cui è consentita l’operatività descritta al punto 7, oppure nel fondo estero che si approfitta di norme che consentono un profitto certo e senza rischi?
- Un risparmiatore come potrebbe avere fiducia nelle istituzioni a cui ha denunciato i fatti descritti negli 8 punti precedenti e moltissimi altri, avendo visto solo modifiche normative che hanno ridotto i suoi diritti, nel corso dei 5 anni in cui ha presentato quelle denunce?
Se quanto descritto non fosse sufficiente a fare prendere in considerazione i motivi che inducono i risparmiatori europei alla diffidenza nei confronti dei mercati UE, sarebbe del tutto inutile ripetere la lunga serie di motivi descritti in oltre 5 anni di denunce. Ci fermiamo, ed auspichiamo che le istituzioni considerino le cause che, a nostro avviso, sono all’origine della scarsa competitività dell’UE sui mercati finanziari globalizzati. I risparmi hanno bisogno di navigare in acque calme e cristalline, di approdi e ancoraggi facili e sicuri, in luoghi protetti, dove tutto è chiaramente visibile, definito, e presidiato per contrastare le scorrerie dei predatori. Gli ambienti rifiutati dai risparmiatori, sono quelli pieni di imprevisti, che quando si verificano sono sempre negativi per gli investitori, quelli dove le istituzioni corteggiano gli emittenti e, per ingraziarseli, sono anche disposti a cancellare progressivamente i diritti di chi ha versato il capitale. Per dare slancio alla crescita europea, serve il contributo di tutti, non ascoltare i risparmiatori e ridurre le loro tutele, serve solo ad attirare emittenti senza scrupoli e lasciare il risparmio europeo a disposizione di chi compete con le nostre imprese sui mercati mondiali.