Nell’ultima decade di maggio 2021, il Presidente della vigilanza Bce, Andrea Enria, aveva rilasciato alcune dichiarazioni. Citiamo alcune fonti nel caso in cui chi ci legge volesse fare approfondimenti: Banche: Enria, Bce rafforza richiesta membri board esperti e diversificati 28/05/2021 14:00 – MF-DJ; Focus Risparmio stessa data – Banche, Enria: “Ancora pochi indipendenti e poche donne nei cda”. I contenuti della dichiarazione erano condivisibili, e per noi non erano una novità, lo dicevamo da tempo: il problema delle banche erano riconducibili all’incapacità dei banchieri di adeguare le proprie competenze, e quelle dei collaboratori, ai rapidi cambiamenti che si stavano evolvendo nella società, nella finanza, nella profittabilità del sistema bancario e nella tecnologia. Il tutto era ulteriormente aggravato dalle rarefatte interferenze di supervisione nei consigli di amministrazione e al ruolo essenzialmente formale ricoperto dai collegi sindacali.
Riportiamo le affermazioni più significative, affiancandole con i commenti che potrebbero dare un senso compiuto al nostro impegno per la denuncia di incongruenze e supporto costruttivo per il ritorno della finanza al suo ruolo d’intermediazione per il sostegno allo sviluppo economico e alla generazione del benessere nella società.
- Stiamo rafforzando la nostra richiesta di membri del consiglio diversificati ed esperti che possano supervisionare efficacemente la funzione di gestione esecutiva e promuovere una cultura in base alla quale i membri del board si sfidano in modo costruttivo a vicenda su questioni che sorgeranno nel lungo termine … Ottima dichiarazione d’intenti, perché è indispensabile che i componenti di un consiglio di amministrazione conferiscano valore aggiunto alla gestione di una società quotata, garantendo la tutela dei diritti degli azionisti. Se, però, questa non è la consueta considerazione di circostanza, come mai la vigilanza ha intrattenuto rapporti solo con l’amministratore delegato di Banca Carige, inducendo il Presidente alle dimissioni nel giugno 2018, senza che nessuno intervenisse nemmeno dopo che erano state rese pubbliche le motivazioni? Certo, questi fatti sono avvenuti prima dell’insediamento ai vertici della Vigilanza dell’attuale presidente. I danni agli azionisti provocati prima del suo insediamento restano: lui potrebbe attivarsi perché i danneggiati siano risarciti.
- Per aiutare ad affrontare le sfide future, la vigilanza bancaria della Bce ha deciso di aggiornare la sua guida per ottenere valutazioni adeguate e corrette e per chiarire ulteriormente le nostre aspettative sull”idoneità” dei membri del consiglio di amministrazione. Confidiamo che questa metodologia rivista offra maggiore supporto alle banche nei loro processi interni di reclutamento e nella valutazione dei membri del consiglio. Se la guida definisce con rigore le caratteristiche di idoneità e motivazioni per l’esclusione, non possiamo che accogliere con soddisfazione la presa di coscienza che il credito ha bisogno di manager capaci, intellettualmente onesti e rispettosi dei diritti. Attenzione, però, la vigilanza non può ritenere che i Cda siano composti solo da persone che abbassano la testa e facciano ciò che impongono i suoi funzionari, restando in silenzio anche quando quelle decisioni danneggiano la società che è costretta a subirle. Ad esempio imponendo la cessione di crediti deteriorati su un mercato che non è strutturato per acquistarli ad un prezzo equo.
- … quando esamineremo i consigli di amministrazione delle banche, dedicheremo maggiore attenzione alla valutazione della loro diversità e della loro capacità di affrontare i rischi emergenti. Traduciamo: la nostra supervisione non deve più permettere che il sistema bancario sia costretto ad affrontare una crisi come quella da cui stiamo uscendo a causa di amministratori incapaci di prevederla ed affrontarla. Se il significato è questo, applaudiamo. Se, invece, fosse: l’idoneità è subordinata all’accettazione delle nostre imposizioni e non da un’interazione costruttiva. Non potremmo fare altro che continuare ad attendere l’intervento della politica per la realizzazione di un sistema bancario che sia un sostegno affidabile per lo sviluppo economico e non un distruttore del risparmio.
- … la capacità di sorveglianza dei board nella maggior parte delle banche non è ancora sufficiente … Lo denunciamo da anni: tutte le crisi cui abbiamo assistito, sono dovute ad errori degli amministratori, avvallati da consiglieri che hanno approvato, da sindaci che non hanno controllato e da revisori con gli occhi bendati. Tutti i danni derivati e i costi sostenuti sono stati pagati dagli azionisti. Guarda caso: l’unica categoria che non ha alcun organo di rappresentanza nell’interlocuzione tra sistema bancario e politica. La loro categoria è talmente priva di considerazione, che quando pone domande nelle assemblee, ottiene sistematicamente delle non risposte, evidentemente perché il valore aggiunto che potrebbe dare, contrasta con interessi diversi dal risultato economico dell’impresa.
- … gli indipendenti sono ancora solo al 15% di gran parte dei cda. Sono pochi, non vengono ascoltati e le persone di vero spessore professionale stanno lontane dall’assunzione di quegli incarichi, che, invece, sono ambiti dalle persone mediocri. Ci permettiamo di suggerire la costituzione di un albo in cui siano inseriti i candidati idonei e gli interventi o le denunce con cui hanno cercato di contribuire all’incremento di valore di una società per azioni. Azionisti e delegati potranno assumere decisioni di voto consapevole, perché avrebbero la possibilità di attingere informazioni da una fonte indipendente.
Pochi giorni dopo, 11 giugno, MF-DJ aveva seguito e diffuso quasi in contemporanea i passaggi più significativi di una lecture (lezione in lingua straniera) all’Università di Bologna, tenuta da Edouard Fernandez-Bollo, membro del Supervisory Board della Banca centrale europea. Alcuni passaggi sono molto interessanti e li riportiamo commentandoli.
- Troppe banche europee hanno bassi profitti e costi elevati. Ciò compromette la resilienza del nostro settore bancario e quindi la stabilità del nostro sistema finanziario. Il consolidamento (fusioni o acquisizioni tra banche) può aiutare … Nulla da eccepire a questa affermazione. Siamo talmente convinti che una fusione ben strutturata possa creare valore, che siamo stupiti dal fatto che solo in rarissime occasioni abbiamo assistito a proposte industriali convincenti e condivise. Una constatazione che ci ha fatto venire i maggiori dubbi sulla competenza di molti banchieri che sembrano più concentrati sul soddisfacimento di ambizioni personali, che sull’evoluzione del sistema bancario verso un modello di business sostenibile e capace di sostenere le sfide del futuro.
- Alcune banche europee non sono sufficientemente redditizie, efficienti in termini di costi o digitalizzate e, in teoria, il consolidamento potrebbe aiutare a risolvere questo problema. Allora perché non ne abbiamo visto molto nell”ultimo decennio? La risposta ovvia è che il consolidamento non è un processo facile e spesso occorrono molti tentativi falliti per concludere un accordo di successo. Verissimo, ma, ci chiediamo: la complessità sta nei processi di fusione, o deriva dagli atteggiamenti di chi dovrebbe creare le condizioni ideali che la possano favorire? Ancora: siamo certi che le sorprese che emergevano dalle richieste della Bce, quando esaminava un progetto di fusione, non siano il vero motivo per cui si evitava di presentare progetti?
- Dati i vincoli esistenti a livello nazionale, perché i progetti di consolidamento transfrontaliero tra banche non sono più comuni? In realtà, anche portare il mercato a livello dell’area dell”euro non è facile. Noi siamo convinti che le difficoltà potrebbero derivare, soprattutto, dalla somma di egoismi nazionali che compongono l’Europa. Un’Unione in cui gli Stati guardano ad interessi nazionali, e sono poco disposti a cedere per favorire uno sviluppo del benessere comunitario. Anche nei cittadini della UE si percepiscono gli stessi sintomi e moltissimi dei problemi europei troveranno naturale soluzione, allorquando un cambiamento culturale potrà diffondere il concetto che il benessere di una società solidale possa generare più qualità della vita per tutti.
- La Bce non penalizzerà i piani di integrazione credibili fissando requisiti patrimoniali di secondo pilastro più elevati. Intendiamo inoltre fornire agli enti coinvolti un’indicazione dei livelli patrimoniali che la banca combinata dovrà mantenere … Chiarezza, trasparenza, regole certe e uguali per tutti, sono le condizioni che permetteranno una vera evoluzione del sistema bancario. Se sapremo introdurre norme capaci di fare superare il timore delle sorprese che potrebbero arrivare dalla Vigilanza, in fase di approvazione di un progetto di consolidamento, potremo assistere ad una vera e positiva evoluzione del sistema bancario.
- Il consolidamento deve essere un processo guidato dal mercato. Sebbene la vigilanza bancaria della Bce riconosca che il consolidamento del settore bancario europeo può comportare vantaggi sostanziali, rimaniamo neutrali su specifici progetti di consolidamento, che dovrebbero essere guidati in primo luogo dalle forze di mercato e dagli interessi economici delle parti coinvolte. Speriamo vivamente che questa affermazione sia una presa di coscienza della necessità che i funzionari della vigilanza non possano influenzare le operazioni di mercato. Eravamo stupiti del fatto che si fosse telefonato al Cda di Banca Carige per indurlo ad accogliere la proposta di un fondo. Da qui il nostro apprezzamento se questo è un sintomo di cambiamento, perché noi crediamo profondamente ad una finanza in cui il mercato è libero di fare operazioni e i controllori devono evitare gli abusi, mentre i regolatori assolvono al compito di definire le norme a tutela diritti degli investitori.
- Il ruolo di un supervisore non è quello di promuovere attori specifici o progetti di consolidamento, ma piuttosto di valutare qualsiasi proposta di consolidamento che ci viene presentata da un punto di vista prudenziale, concentrandosi sulla capacità’ attuale e futura della banca combinata di rispettare i requisiti prudenziali. Prendiamo atto con piacere di una conferma della volontà di superare le criticità evidenziate al punto E.
- Per rendere il nostro approccio e le nostre aspettative di vigilanza il più chiari possibile, a gennaio abbiamo pubblicato una guida che chiarisce il nostro approccio di vigilanza al consolidamento, in particolare su tre questioni prudenziali chiave che sono spesso discusse in questo contesto: come fissiamo i requisiti patrimoniali di secondo pilastro per enti di nuova costituzione; come trattiamo la cattiva volontà da una prospettiva prudenziale; e come trattiamo e valutiamo i modelli interni. Altra conferma sulla volontà di cambiamento che ci coglie nel ruolo di entusiastici sostenitori di un rinnovato ruolo della Vigilanza Bce che corrisponda a quanto auspicavamo nelle numerose denunce che avevamo fatto dopo avere deciso di realizzare questo sito, per avere a disposizione uno strumento di diffusione e condivisione.
La vigilanza della Bce era stata introdotta in fretta e furia per gestire una crisi bancaria generata dall’inadeguatezza di molti attori che presidiavano ruoli di rilievo, senza avere le competenze necessarie a farlo. Avevano imparato a navigare in un mondo che aveva disconosciuto la meritocrazia per puntare sui giochi di potere tra sistema finanziario e politica, tenendo sistematicamente fuori i risparmiatori, relegandoli al ruolo di chi iniettava il denaro nel sistema, senza potere dare alcun contributo alle regole che potevano presidiare i diritti, evitando gli abusi.
Che l’introduzione della nuova istituzione potesse generare errori, anche gravi, era inevitabile. Le norme cui fare riferimento erano tutte da scrivere e i legislatori europei non avevano la competenza necessaria ad anticipare le criticità, introducendo provvedimenti tempestivi. I funzionari si trovavano ad operare in conflitto d’interesse senza contrappesi che potessero evitare decisioni che potevano rivelarsi disastrose e distruggere ricchezza. La carenza di regole favoriva la discrezionalità dei funzionari e costringeva a ricorsi in giudizio, che accentuavano i danni derivanti dalla decisione presa in assenza di regole che avrebbero potuto evitarla.
Il caso Carige è la diretta conseguenza di decisioni prese dalla Vigilanza Bce, ma non è da meno la decisione imposta dall’antitrust sul caso Tercas che, oltre al problema della prima, ha finito per costringere anche al salvataggio del cavaliere bianco che era andato in suo soccorso, Banco Popolare di Bari.
Abbiamo atteso alcuni mesi prima di citare le dichiarazioni di Enria e Bollo, perché la diffidenza nei confronti di chi non è stato capace di contrastare gli abusi che abbiamo subito, non poteva essere superata con un colpo di spugna. Abbiamo fatto molta fatica a farlo, ma poi abbiamo pensando che se non si prova a superare la diffidenza, i problemi che abbiamo esposti non avrebbero avuto alcuna possibilità di essere superati. Se le dichiarazioni che abbiamo riportato sono un convinto progetto di miglioramento del ruolo che la Vigilanza vuole svolgere per presidiare il sistema bancario europeo, non potevamo attenderci nulla di meglio; per riportare la fiducia sul mercato sarà sufficiente riconoscere gli errori del passato e un chiaro impegno a non ripeterli. Se, invece, sono solo frasi di circostanza e dichiarazioni d’intenti destinate a decadere alla prima occasione in cui farà comodo disattenderle: attenzione, perché le discordanze tra affermazioni formali e riscontri nella sostanza dei fatti, generano confusione nei risparmiatori che saranno indotti a tenere i soldi nei conti correnti e l’economia languirà per carenza di investimenti. Del resto anche un gatto diventa sospettoso quando non vede chiarezza nel contesto in cui è solito muoversi e cacciare …