Riceviamo e pubblichiamo la lettera scritta da un gruppo di piccoli azionisti. Hanno saputo cogliere alcuni aspetti che vale la pena condividere e integrare, con uno sguardo proiettato in avanti, per non farci cogliere impreparati dai possibili sviluppi futuri, della tempesta che si è abbattuta sugli azionisti di Banca Carige. Li ringraziamo e pubblichiamo il loro scritto, aggiungendo dettagli che sono stati resi noti dai media dopo la ricezione della loro mail, o che non potevano essere noti a chi non avesse letto la comparsa delle controparti nelle 5 cause aperte aa Genova.
Desideriamo segnalare a tutti i nostri contatti la positiva coincidenza con cui molte testate (attenzione non tutte, impariamo a distinguerle) abbiano iniziato a dare evidenza ai problemi vissuti dai risparmiatori. Per quanto concerne questo articolo citiamo Il Secolo XIX, La Repubblica e Milano Finanza.
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti.
In questo periodo abbiamo appreso dalla stampa notizie relative ad un azionista di Banca Carige, Mincione Raffaele. Possiede azioni attraverso società e fondi riconducibili alla sua persona. Ricordiamo le liste presentate nel settembre 2018 e l’esito di quella assemblea che aveva evitato alla Banca frequentazioni poco trasparenti. Anche se, poi, abbiamo capito che c’eravamo salvati dalla padella, però eravamo caduti nella brace.
Pensavamo che la Banca fosse stata affidata a dei manager capaci e in grado di tirarla fuori dalle secche e invece … l’epilogo è tristemente noto a tutti i risparmiatori che avevano concesso fiducia a una sequenza di manager che non hanno mai rispettato le dichiarazioni pubbliche, rilasciate per indurci a trasferire i nostri risparmi nelle casse di Banca Carige.
Abbiamo anche appreso della condanna di Profumo e Viola, rispettivamente ex presidente e amministratore delegato di Monte Paschi Siena. Milano Finanza ha definito la condanna di Profumo e Viola come un altro affondo della giustizia. Nominativi di prestigio, godevano di ottima reputazione nell’ambiente bancario ed erano stati chiamati al capezzale della Banca senese. A questo punto non possiamo fare a meno di pensare alla similitudine con la nostra Carige e il tandem Modiano e Innocenzi. Il secondo dei quali, dopo avere espropriato gli azionisti che lo avevano scelto per amministrare la banca genovese, con enfasi aveva dichiarato che il futuro di Carige sarebbe stato in borsa. Complimenti a Milano Finanza che stimola approfondimenti che possano fare chiarezza sulla serie infinita di crisi bancarie.
Tra tutti gli articoli pubblicati sulla vicenda Monte Paschi, c’è quello di Repubblica che ha catturato la nostra attenzione in due punti. In un passaggio che riporta “ora non bisogna fermarsi, per accertare le responsabilità di Consob e Bankitalia, del vertice seguito a Viola e Profumo che li ha difesi malgrado le evidenze monumentali…” e anche qui è incontrovertibile il ripetersi di analogie con Carige, cui si aggiunge il coinvolgimento di BCE per il provvedimento di commissariamento. Il secondo passaggio è un altro articolo apparso a corredo del testo principale, che riporta l’intervista ad un piccolo azionista ex dipendente di Banca MPS e parte civile nei processi a Profumo e Viola. L’esperienza vissuta in Carige ci permette di comprendere il desolante disorientamento di chi, con ostinata passione, credeva di salvare una banca e invece ….
L’intervistato dichiara di sentirsi tradito e ripercorre la personale esperienza di attaccamento alla propria Banca, ricorda il primo acquisto del lotto di azioni e delle adesioni a tutti gli aumenti di capitale, effettuati con l’illusione di difendere il rapporto con l’Istituto, senza logiche speculative. Sottolinea la situazione di tutti quei risparmiatori che hanno perso somme importanti, di famiglie rovinate. Lamenta il dialogo tra sordi e la mancanza di risposte ai quesiti posti dai piccoli azionisti in occasione delle assemblee ed espone tutte le criticità emerse nella gestione bancaria.
Spiega, con determinata incisività, che più associazioni si occupano degli azionisti MPS, stanno cercando di coinvolgere altri risparmiatori per allargare l’azione giudiziaria. L’articolo si conclude con una frase che non ci ha lasciato indifferenti: “La battaglia continua. Lo dobbiamo alla città, alla sua storia e alla Banca perduta”. Noi non abbiamo potuto fare a meno di pensare alla nostra Carige e a quanto fossero calzanti con la nostra realtà genovese, i fatti esposti in quell’intervista e lo stato d’animo di chi si è trovato coinvolto in una storia di finanza ammalata. Esattamente come era capitato a noi. Ci congratuliamo con La Repubblica per avere affrontato l’argomento della responsabilità di chi dovrebbe controllare per tutelare i risparmiatori e avere presentato il vero volto di chi investe nella banca del territorio, ben diverso dall’affettata accusa di speculazione.
Tra le due vicende c’è solo una differenza. La banca senese è stata tratta in salvo con aiuti di Stato per oltre 5 miliardi di euro, mentre, Carige è stata sostenuta da noi azionisti in tre aumenti di capitale per 2,2 miliardi di euro. Quando, alla quarta richiesta di liquidità, sono state chieste alcune informazioni utili a capire che fosse davvero l’ultimo sforzo per gli azionisti, hanno fatto scendere la tagliola del commissariamento e hanno guidato la Banca verso un’operazione che ha espropriato noi vecchi azionisti, a favore dei nuovi soci Fitd e Ccb, che ormai detengono oltre l’88% delle azioni. Basta solo pensare che, prima del commissariamento, questa percentuale era posseduta da tutti noi azionisti non istituzionali.
Non possiamo restare indifferenti e inerti. È necessario unirci per essere più forti. Una voce solitaria, è flebile e inascoltata. Tante voci unite, possono generare un cambiamento
Un gruppo di piccoli azionisti
Nostro commento
Ad integrazione delle analogie che hanno stravolto le vite dei risparmiatori liguri e toscani che avevano accordato fiducia alle due banche, su cui aveva fatto affidamento l’economia delle due regioni per oltre 5 secoli, vale la pena ricordare che l’AD attuale del Monte dei Paschi di Siena è lo stesso che era stato sfiduciato dal Consiglio d’Amministrazione di Banca Carige, lo stesso che ha difeso l’operato dei suoi predecessori, ora condannati in primo grado. Qualcuno ha voluto fosse nominato ai vertici della banca senese. Preferiamo non aggettivare l’abilità dei selezionatori che, dopo aspre battaglie per le poltrone, sanno sempre scegliere i candidati migliori per risanare un sistema bancario che continua, come un’idrovora, a drenare il risparmio nazionale.
Gli azionisti che ci hanno scritto, fanno un accenno anche all’azionista che ha presentato Ccb ai commissari. Come da documento allegato da Fitd alla comparsa presentata al tribunale di Genova, dove è controparte degli azionisti di Banca Carige, il fondo interbancario aveva proposto a Mincione di coinvolgersi nel salvataggio della banca. Anche qui, ci asteniamo dal commentare l’operato del Fitd che ha preferito espropriare gli azionisti che avevano dimostrato di sostenere la banca, per corteggiare Raffaele Mincione.
Evidentemente, nonostante il corteggiato si fosse sfilato, restava il candidato da lui presentato che, con i privilegi accordati in esclusiva a lui, si è detto disposto a valutare la possibilità di acquisire il controllo di banca Carige, entro il 31 dicembre del 2021. Sulla vicenda abbiamo presentato 10 esposti, abbiamo fatto più interventi nelle assemblee e scritto articoli. Avevamo un dubbio: Banca Carige sarà salvata da Ccb o si è puntato sull’incasso del tesoretto nascosto nei suoi bilanci, per salvare l’aggregato di banche di credito cooperativo trentine?
La domanda non è retorica, si basa su fatti precisi e denuncianti negli esposti. Banca d’Italia aveva dichiarato a fine 2019 di non avere mai controllato i bilanci di Ccb e BCE aveva reso pubblico che la Holding trentina sarebbe passata sotto il suo controllo da gennaio 2020. Noi avevamo denunciato questa situazione prima che fosse attuato l’aumento di capitale, ma le istituzioni cui avevamo mandato gli esposti, in tempo utile a bloccare l’esclusione degli azionisti dal controllo di Banca Carige, evidentemente ritennero molto più interessante regalare Carige a una banca senza autorizzazione e dai conti mai controllati, anziché dare due semplici risposte a chi aveva già aderito a tre ricapitalizzazioni.
Il 28 ottobre 2020 “Il Secolo XIX ha pubblicato un articolo dal titolo “Carige, Ccb prende tempo. La decisione sull’acquisto slitta alla metà del 2021”. Leggendo l’articolo, si possono capire le ragioni per cui noi avevamo posto quel quesito e inviato gli esposti. Ci sembra corretto accomunare l’apprezzamento per l’esposizione chiara e completa di quanto trattato nell’articolo de Il Secolo XIX, a quelli espressi pe le due tes6tate segnalate in precedenza.
Alcune delle banche aggregate hanno manifestato un aperto dissenso al progetto Carige. La decisione sull’esercizio dell’opzione non è stata rimandata per scelta di Ccb , ma perché non sarebbe possibile acquisire Carige prima che BCE abbia valutato i suoi conti e concesso l’autorizzazione a farlo. Solo dopo avere valutato gli impatti di eventuali richieste dell’autorità di vigilanza europea sul proprio patrimonio, potrà prendere una decisione, ammesso che il malcontento delle banche dissidenti rientri.
A questo punto dobbiamo fare riferimento al 9° esposto inviato a Consob e pubblicato il 27 ottobre in cui documentiamo che il Rag. Giorgio Fracalossi, presidente di Ccb, aveva dichiarato che non c’era alcun collegamento tra Ccb e Fitd, perché il primo aveva la facoltà e non l’obbligo di esercitare l’opzione d’acquisto sulle azioni Carige possedute da Fitd e il secondo era libero di venderle a chi volesse. Questa dichiarazione era stata inviata a Carige per documentare l’idoneità di Ccb a presentare una lista di minoranza per l’assemblea del 30 gennaio 2020. Per completezza, segnaliamo che, senza quella lista, quell’assemblea non poteva essere dichiarata valida
Da quel momento noi abbiamo contestato, in più occasioni, che l’accordo quadro con cui si erano espropriati gli azionisti di Banca Carige, non esistesse, perché, anche se tenuto segreto, non è possibile chiamare accordo, un qualcosa che non preveda vincoli tra le parti e, quindi, il piano tanto sbandierato altro non era che un paravento dietro cui nascondere l’esproprio di una banca. In occasione della comparsa di Ccb nelle 5 cause che la vedono contrapposta agli azionisti cantighe, è stato allegato un documento che attesta l’esatto contrario e cioè: “Divieto di disposizione delle Azioni. Per tutta la durata del presente contratto, le Azioni non possono: (i) essere trasferite a terzi, a qualsiasi titolo da parte del FITD e dello SVI, sia esso gratuito o oneroso; (ii) costituire oggetto di garanzia in favore di terzi; e (iii) essere assoggettate a pesi, vincoli e diritti di terzi di qualsiasi natura”
Concludiamo ancora con due domande, cui altri dovrebbero dare risposta: se l’affidabilità del Rag. Fracalossi è quella che emerge dall’ultimo passaggio e lecito chiedersi se non sia possibile che BCE possa trovare nei bilanci una situazione patrimoniale preoccupante? Non è che le banche dissidenti dubitino della lealtà e trasparenza con cui si è costituita la Holding trentina in cui sono confluite?