Gli umori di chi ci scrive sono determinati da stati d’animo spesso contrastanti tra loro, che traggono origine dall’emotività che stimola le reazioni di chi subisce traumi da un ambiente in cui aveva riposto la propria fiducia: incredulità, delusione, rabbia, senso d’impotenza, sconforto, disorientamento, mancanza di punti di riferimento, senso di abbandono, bisogno di trovare risposte, umiliazione, sconcerto e necessità di confrontare le proprie esperienze con quelle sperimentate da altri. Solamente per alcuni di loro: attesa di qualcosa che riporti distensione nei lineamenti del loro volto e, magari, una parvenza di sorriso. In questo caso coltivano il desiderio di dare un contributo che possa fare emergere, dalla cappa di silenzio che la nasconde, la realtà dei fatti che è stata imposta a chi pensava di avere diritti che, però, sono stati negati. Riportiamo alcuni scambi di corrispondenza con alcuni di loro, perché riteniamo possano contribuire a mettere in evidenza le molte sfaccettature di una degenerazione che impedisce al nostro paese di crescere, perché quegli stati d’animo sono la vera causa che tiene fermi i risparmi nei depositi bancari.
Inviato da Luca
Ho letto della richiesta avanzata alla politica regionale ligure, dalle sigle sindacali. È vero che le stesse sono portatrici di interessi separati, pur tuttavia contigui a quelli degli azionisti di Banca Carige. Per tale motivo, in loco, non si potrebbe tentare un abboccamento con le stesse, non solo per rappresentare il nostro punto di vista, in previsione dell’incontro politico, quanto per sottolineare che l’azionista non ha tenuto in piedi solo la Banca, ma ha anche contribuito alla conservazione dei posti di lavoro.
Risposta
Abbiamo scritto più volte ad alcune sigle sindacali, senza avere alcun riscontro. Lo avevamo fatto perché molti dipendenti avevano investito parte della propria liquidazione nella banca. Senza volere entrare nel merito di ciò che decide il sindacato, riteniamo corretto non accomunare la categoria dei lavoratori con quella dei risparmiatori. Il motivo è molto semplice: sono stati i dipendenti a prendere contatto con gli azionisti per incentivare la raccolta deleghe che sarebbero servite per l’approvazione dell’aumento di capitale che avrebbe espropriato gli azionisti e anche i dipendenti che avevano investito in azioni della società in cui lavoravano. In quella fase erano chiaramente in conflitto d’interesse, a motivo del quale ci attendavamo intervenissero le autorità competenti. Così non è stato.
Abbiamo scaricato il link che ci ha mandato e letto quanto pubblicato il 7 aprile us. La legittima preoccupazione che emerge, è la conservazione dei posti di lavoro, molti dei quali sono già stati cancellati. Noi auspicheremmo che i dipendenti volessero tutelare anche i propri diritti di risparmiatori, ma il conflitto d’interesse citato sopra, fa emergere una diversa priorità rispetto alla nostra. Sul piano umano, hanno tutta la nostra comprensione. Il loro disagio, che dura da molti anni, c’induce a non criticare la scelta di quella priorità. Naturalmente ci farebbe piacere poterli aiutare a riflettere sul fatto che tutti i diritti dovrebbero essere rispettati, compresi quelli di chi ha versato 2,2 miliardi dal 2014 al 2017, che si sono rivelati indispensabili per la conservazione dei loro posti di lavoro, come correttamente evidenziato da Luca.
La storia insegna che, spesso, la soluzione più facilmente adottata per risolvere i problemi generati da chi dovrebbe garantire il rispetto dei diritti, con l’introduzione di norme e controlli efficaci, sia quella di scatenare una guerra tra pover. La distrazione di massa che ne consegue e il silenzio sul loro operato, sono quanto serve a non individuare di chi sia la responsabilità. L’inefficacia del loro operato passa sotto silenzio, a maggior ragione se il problema fosse dovuto a responsabilità di maggior gravità. Come appare evidente a chi abbia seguito da vicino la vicenda, così è stato.
Inviato da Gianfranco
Scorrendo le notizie finanziarie viene fuori l’affaire Juventus con le solite accuse di ” falso in bilancio”, e con i controllori presi alla sprovvista… Possibile che tutti intervengano SEMPRE dopo la magistratura? Ma i controllori cosa fanno prima per accertarsi che le cose siano fatte regolarmente, e nel rispetto della correttezza d’informazione dovuta agli investitori? Queste sono aziende quotate in borsa, e certificate dei revisori dei conti… esattamente come è successo con Carige. Ne consegue che i rischi di manipolazione del mercato sono altissimi. Eppure nessuno prende provvedimenti che possano fare emergere la verità prima che i piccoli azionisti subiscano danni irreparabili.
Nello specifico caso Juventus, sembra che Consob stesse indagando sui fatti da quattro mesi, ma non aveva ancora riferito al mercato!!! Hanno lasciato che i risparmiatori continuassero, inconsapevoli, a mettere soldi in una società sul cui bilancio c’erano seri dubbi di informazioni al mercato non corrette. Davvero ci illudiamo che in una simile situazione gli investitori internazionali possano trovare interesse per il nostro mercato?
Risposta
Questi fatti avvengono con una tale frequenza, che è incredibile che nessuno sia mai intervenuto per porre rimedio a una simile degenerazione del sistema finanziario nazionale. Nell’ottobre 2019 avevamo pubblicato più di un articolo su BIO – ON. Uno strano caso in cui nessuno si era accorto di nulla in Italia, sino a quando un fondo americano aveva fatto un esposto alla procura competente, perché aveva notato strane anomalia nei conti. Siamo lieti di riaccendere un faro su un problema che nessuno sembra intenzionato ad affrontare. Possibile che il falso in bilancio in una società quotata possa essere considerato un reato lieve, anche se potrebbe generare trasferimento di ricchezza misurabile in centinaia di volte quanto realizzabile con una rapina?
Sono tre anni che continuiamo a ripetere che il sistema finanziario europeo andrebbe riformato dalle fondamenta. Avrebbe necessità di pene severissime per il falso in bilancio delle società quotate e dell’espulsione dal mercato dei revisori, dei sindaci e degli amministratori che non hanno svolto con perizia e rigore morale il compito affidato loro dagli azionisti. Siamo convinti sin da quando abbiamo deciso di realizzare questo sito, che solo un’ampia presa di coscienza dei risparmiatori, che li induca a costituirsi come categoria, capace di esercitare la propria forza, perché costituita democraticamente con lo scopo di tutelare i diritti dei risparmiatori, possa dare inizio ad una nuova fase, capace di bloccare la concentrazione della ricchezza e di favorire una qualità della vita diffusa.
Scritto da Claudio.
Considerato che da metà luglio 2018 il titolo Carige perdeva circa l’80 percento del suo valore, e a noi non risulta che Consob abbia deliberato alcun intervento, se si esclude la sospensione del titolo dalla negoziazione di borsa, a tempo indeterminato, motivandola con il commissariamento della società; che non ha riammesso le azioni alla negoziazione per altri 18 mesi circa, dopo la nomina di un nuovo Cda: non vi viene da pensare che tutta quanto accaduto fosse pretestuoso e, probabilmente finalizzato alla realizzazione di soluzioni predefinite?
Risposta.
Segnalare la mancanza di trasparenza e sottolineare la necessità di effettuare maggiori controlli in occasioni in cui avvengono fatti come quelli accaduti ali azionisti di Banca Carige, è più che condivisibile. Sui crolli del titolo nell’autunno 2018 in particolare, ci saremmo certamente attesi di avere dei chiarimenti e sul tema abbiamo fatto più segnalazioni, senza ottenere alcuna attenzione.
Un crollo di quelle dimensioni avrebbe dovuto insospettire tutti, e un’indagine sulle vendite allo scoperto, con segnalazione al mercato che non si erano riscontrate anomalie, era la più naturale delle conclusioni che ci si poteva attendere, dall’eventuale apertura di un’inchiesta che non avesse riscontrato irregolarità.
Lo abbiamo detto in altre occasioni e il totale silenzio è, almeno per noi, molto inquietante, soprattutto perché, a posteriori, sono emersi fatti preoccupanti, rilevabili dalle dichiarazioni ufficiali rilasciate delle procure di Milano e Genova:
- A Milano si è deciso di fare accertamenti sull’ex amministratore delegato della banca genovese, Paolo Fiorentino, a causa di possibili dichiarazioni non corrette nella semestrale 2018; anche i commissari, in risposta a una richiesta di Consob, avevano precisato di non potere asserire che quella semestrale fosse stata elaborata in conformità ai principi contabili previsti dalla Banca Centrale Europea.
- Poi, la procura di Genova aveva reso noto l’esistenza di intercettazioni che documentavano come l’ex Presidente di Carige, Pietro Modiano, entrato in carica dopo le dimissioni della maggioranza dei consiglieri che avevano approvato la semestrale 2018, avesse cercato di coinvolgere un operatore di mercato, per di più sotto indagine (Giovanni Castellucci Ceo di Atlantia), in un aumento di capitale non ancora noto al mercato e nemmeno al nuovo Cda.
Che la Consob non abbia ritenuto di dovere dare informazioni chiare e tranquillizzanti, nel caso che non ci fosse stata alcuna irregolarità, dopo fatti eclatanti come quelli descritti sopra e accaduti mentre il titolo crollava, ci sembra veramente inspiegabile. Ancora più grave sarebbe se non avesse provveduto a fare nessun accertamento, nemmeno dopo l’intervento della procura di Milano, considerato che nel corso del primo semestre, Fiorentino aveva dichiarato che l’esercizio si sarebbe chiuso in utile e poi aveva cercato di mantenere la carica. Tentativo fallito anche per un patto tra azionisti, privo delle autorizzazioni a superare il 10 % dei diritti di voto.
La trasparenza è un ingrediente indispensabile per riportare il sorriso sulle labbra dei risparmiatori, così come il ripristino della loro fiducia, è condizione essenziale per ritrovare il coraggio necessario a riattivare i flussi di liquidità dal conto corrente al sistema finanziario che, a sua volta, necessità di ritrovare una solida stabilità, persa da tempo. Come è possibile aspettarsi trasparenza dalle società quotate, se tale requisito non è nel Dna di chi dovrebbe imporla e sanzionare chi non la applica?