Etica, rigore morale, trasparenza, regole chiare e rispettate, competenza e informazioni corrette generano l’unico ingrediente indispensabile ad un corretto funzionamento dei mercati finanziari: LA FIDUCIA.
Quando i mercati finanziari funzionano bene, generano ricchezza, benessere, qualità della vita. Quando si adottano comportamenti che chiaramente minano la fiducia degli investitori nei confronti di un titolo, delle due l’una: o si è incapaci, oppure in malafede. Qualunque sia la risposta, si dovrebbe intervenire immediatamente perché la gravità dell’una non può essere considerata inferiore a quella dell’altra.
Il valore di un titolo è direttamente proporzionale al livello di fiducia che gli investitori hanno nel management che gestisce l’impresa e all’affidabilità riconosciuta alle dichiarazioni rilasciate. Il grafico dell’andamento del titolo CARIGE allegato, documenta la veridicità delle premesse e la sua comprensione spiega tutto ciò che è accaduto nel drammatico 2018, che è solo l’epilogo di un’incredibile sequenza di fatti che riteniamo possano trovare una spiegazione solo in una delle due possibilità descritte sopra.
Se il fattore fiducia, o “K psicologico” (così lo chiamo io) fosse ininfluente, la quotazione di un titolo sarebbe determinata solo dai fondamentali e tutte le azioni di un comparto allineerebbero la propria capitalizzazione agli indici di bilancio, con lievi scostamenti a causa di una diversa valutazione sulle prospettive future. Il K psicologico può spiegare due scenari completamente opposti, che resterebbero senza spiegazione alcuna se si osservassero solo i fondamentali: la bolla speculativa quando si è in presenza di un’esuberanza irrazionale(ricordate Alan Greenspan?) oppure un assurdo disallineamento al ribasso, di un titolo rispetto a quelli del suo stesso comparto (ricordate l’articolo “L’indicatore della paura” pubblicato il 25 maggio 2019 sul sito e reperibile nell’archivio?)
Questi scenari, quando accadono, hanno tre costanti in comune, anche se gli effetti sulla capitalizzazione di borsa sono esattamente opposti perché generano sopravvalutazione o sottovalutazione di un titolo:
- alla fine sono sempre gli investitori più vulnerabili a perdere denaro, perché reagiscono sulla base di pulsioni emotive;
- un elevato scostamento percentuale tra la media mobile a 200 giorni e la quotazione del titolo, che nel caso di bolla si attesta ad un livello significativamente inferiore a quello del titolo e nel caso opposto è nettamente più elevata;
- la causa di questi eccessi è sempre la fiducia, che è in eccesso in caso di bolla, oppure è stata annientata a causa di motivazioni varie, che cercheremo di evidenziare nel caso CARIGE.
Nel grafico, la linea meno frastagliata è la media mobile a 200 giorni, nell’altra sono rappresentate le quotazioni giornaliere. Tutti i conoscitori dell’analisi tecnica sanno che quando la linea delle quotazioni giornaliere interseca verso l’alto quella della media mobile a 200 giorni, ci sono elevate probabilità di risalita del titolo, quando la taglia verso il basso, la probabilità di riduzione capitalizzazione di borsa è molto elevata.
Ciò che è meno noto, è il perché avvengono e che cosa indichino l’avvicinamento o l’allontanamento delle quotazioni giornaliere dalla propria linea mobile a 200 giorni. Noi abbiamo cercato di tratteggiarlo nelle premesse con cui abbiamo accennato che determinati dal livello cui si collocano fiducia o sfiducia degli investitori nei confronti di un titolo, del suo management o sue prospettive di generazione utili. Facciamo alcune considerazioni sul titolo Banca CARIGE, premettendo che i suoi fondamentali non sono variati e non potrebbero, quindi, giustificare una riduzione capitalizzazione di borsa dell’83,5% in tre mesi. In seguito sono emersi dubbi sull’affidabilità della semestrale comunicata a inizio agosto 2018, ma ancora oggi non sappiamo se fosse affidabile o necessitasse di rettifiche.
Ora cerchiamo di mettere in relazione i fatti con l’andamento della rappresentazione grafica. Come rilevabile nel grafico, il 2018 di Banca CARIGE si è aperto con una differenza abissale tra le due linnee, quella della media mobile a 200 giorni aveva uno scostamento superiore al +130% rispetto a quella della quotazione del titolo, segnalando che le persone disposte ad acquistare erano poche. Il titolo si muoveva con una tendenza laterale, indicando che nessuno era disposto a forzare le vendite a un prezzo inferiore a quello di mercato. Le dichiarazioni di Paolo Fiorentino, prima e dopo la ricapitalizzazione di fine 2017, stavano favorendo il recupero di fiducia dei risparmiatori e la media mobile a 200 giorni iniziava a convergere verso il valore che il mercato attribuiva al titolo.
All’undici maggio la differenza tra le due linee si era ridotta al 49% e i conti del primo trimestre evidenziavano un ritorno all’utile di Banca CARIGE. Anche se i profitti erano limitati a 6,4 milioni, confermavano le prospettive dichiarate a più riprese dall’amministratore delegato e contribuivano ad alimentare il clima di fiducia sulle possibilità di un rapido ritorno all’utile della banca.
La fiducia era confermata anche il 3 agosto. La pubblicazione della semestrale che contabilizzava una perdita di 20,5 milioni, la differenza tra le due linee si attestava a +9%, nonostante un risultato di bilancio tornato negativo. Lo scostamento si annullava e scendeva sotto lo zero il giorno successivo, toccava una differenza negativa massima pari al -6% il 29 agosto e si manteneva intorno allo zero sino al 19 settembre, nonostante entro la prima decade di agosto fossero state notificate le dimissioni di sette consiglieri, rendendo quasi certa l’elezione di un nuovo CDA con un cambio delle figure apicali nella conduzione della banca. Segno evidente che i risparmiatori avevano creduto alle dichiarazioni con cui da mesi si dichiarava la messa in sicurezza di Banca Carige.
Il 20 settembre si tenne l’assemblea per l’elezione del nuovo CDA, il cui esito appariva scontato da giorni, senza che nulla di traumatico fosse accaduto. Ai vertici di banca CARIGE furono eletti Modiano presidente e Innocenzi amministratore delegato. Nel pomeriggio il titolo inizia a soffrire, azzera i guadagni e chiude in perdita. Che cosa era accaduto? Era iniziata a circolare la voce che la vigilanza BCE avesse richiesto un nuovo aumento di capitale. Il 20 settembre la banca aveva toccato un massimo di giornata a 0,0091, da quel giorno inizierà a scendere a precipizio, toccherà un minimo di 0,0013 il 18 dicembre e chiuderà l’anno a 0,0015 con una perdita dell’83,5% rispetto al massimo del 20 settembre. Soprattutto con una linea della media mobile a 200 giorni che si attestava a un valore pari a +358% rispetto all’ultimo valore del titolo prima della sospensione .L’anno si era chiuso con uno scostamento tra le due linee pari a 2,75 volte la differenza percentuale misurata il 2 gennaio
Che cosa era avvenuto? Semplicemente era la quarta volta in pochi anni che si chiedeva un aumento di capitale. Gli amministratori che avevano portato in porto i primi due avevano garantito che erano più che sufficienti a mettere in sicurezza la banca, poi la vigilanza BCE li aveva smentiti e aveva chiesto nuovo capitale di rischio. La terza ricapitalizzazione aveva fatto molta fatica a recuperare la fiducia dei risparmiatori che, dopo mesi di dichiarazioni tranquillizzanti, si erano illusi fosse veramente l’ultima. Così non era e questa volta la reazione del mercato è stata tipica di una situazione estrema, la perdita di fiducia aveva travolto la banca su due fronti: 1) la fuga dei depositi 2) la crisi di rigetto degli azionisti
Una banca quotata vive grazie alla fiducia dei risparmiatori che acquistano le sue azioni, le sue obbligazioni e guadagna con l’intermediazione del denaro depositato dai correntisti che credono nella sua capacità di trarre profitto dalla gestione del capitale e sono convinti che all’occorrenza possano essere loro restituiti. Com’è possibile concedere fiducia a una banca in cui si fanno promesse sistematicamente smentite dalle autorità di controllo e vigilanza, per ben tre volte in quattro anni, senza che nessuno sanzioni chi ha fatto le dichiarazioni che hanno tratto in inganno i risparmiatori?
Depauperare un patrimonio di fiducia accumulato in più di 5 secoli di storia è veramente grave. Farlo con il presidio e l’approvazione delle autorità di controllo e vigilanza è inammissibile. Che tutto accada mentre la politica finge di non vedere è incredibile. Che a pagare siano solo i risparmiatori è assurdo; soprattutto se raffrontato con l’enorme massa di soggetti che hanno tratto remunerazioni più o meno giustificate o profitti da tutto ciò che è accaduto in banca CARIGE: presidenti, amministratori delegati, controllori e regolatori, consiglieri, componenti dei collegi sindacali, società che hanno costituito i consorzi di garanzia, acquirenti degli NPL, i sottoscrittori di obbligazioni a tassi abnormi, consulenti, certificatori dei bilanci, studi legali, controparti senza che a deciderlo fossero i giudici … se qualcuno volesse contarli e aggiungere i non citati, gli sarò grato, io mi fermo perché vorrei preservare la mia salute.