Fare chiarezza sulle cause che hanno concorso a rendere fragili i sistemi bancari, riteniamo sia condizione indispensabile per capire quali leve usare per evitare una ulteriore degenerazione del sistema finanziario globale. Il compito di dare un preciso indirizzo alla finanza, spetterebbe alla politica perché, come evidenziato dal paradosso illustrato nell’articolo “Speculazione finanziaria”, pubblicato il 4 maggio, l’autonomia concessa al sistema finanziario ci ha condotti sino al punto in cui la finanza vale sette volte il Pil mondiale. Che ciò sia accaduto, è la più evidente prova che la finanza non ricopra più il ruolo che le era stato sempre riconosciuto. Il motivo per cui si è realizzata una simile sproporzione, è che la finanza si è globalizzata e la politica no; quindi, se anche una nazione provasse a limitare l’autonomia, le società sposterebbero la sede legale dove le condizioni sono più favorevoli. La conseguenza è stata che la finanza ha preso il sopravvento sulla politica, e dando evidenza solo agli aspetti positivi, senza mettere in luce gli utilizzi che avrebbe potuto farne la speculazione, ha favorito l’introduzione di strumenti finanziari con enormi effetti leva (possibilità di acquistare o vendere attività finanziarie per un ammontare superiore al capitale che s’investe).
L’opportunità per una loro progressiva introduzione, si era presentata nel mese di aprile 1994 in Italia, con l’avvio degli scambi telematici, in sostituzione di quelli alle grida. Internet permetteva l’interconnessione tra computer, intermediari e borse valori, consentendo ciò che non era mai stato possibile. L’introduzione dell’innovazione tecnologica nelle banche e nel sistema finanziario avrebbe avuto un potenziale dirompente, ma con effetti collaterali che sarebbero emersi solo in concomitanza con gli usi speculativi di chi aveva la possibilità di approfittarsene. Solo allora si sarebbe compresa la loro pericolosità, proprio a causa della difficoltà d’intuire il loro utilizzo al di fuori dell’ambito specifico per cui era stata prevista la loro introduzione. Per una corretta definizione delle modalità d’utilizzo, sarebbe stato necessario il dialogo tra più competenze, che avrebbero dovuto stabilire l’uso corretto di strumenti di nuova introduzione. Possibili incomprensioni di chi era in buona fede e probabili forzature di chi aveva interesse a suggerire soluzioni utili a operatori senza scrupoli, hanno consentito che s’introducesse ciò che presenteremo con alcuni esempi. La più grave delle trascuratezze, è certamente il mancato ascolto di chi ha subito e reiteratamente denunciato il trasferimento di ricchezza alla speculazione, come risultato di operazioni complesse e altamente speculative.
Gli strumenti finanziari a disposizione di chi vuole fare operazioni speculative, sono molti e l’effetto leva che spesso incorporano, ne accentua la pericolosità: derivati, credit default swap, vendite allo scoperto, negoziazioni ad altissima frequenza … Il loro uso, che viene presentato come utile al mercato, in moltissime occasioni favorisce la manipolazione speculativa, falsa le quotazioni e influenza i comportamenti degli investitoti, inducendoli a svendere titoli in una fase di mercato fortemente negativa. La causa di quanto accade in quelle occasioni, è la mancata definizione dei limiti d’utilizzo di strumenti in grado di falsare i valori di mercato. Lo scopo della strategia descritta, è di trarre profitto dalla reazione scomposta degli investitori, che è attivata ad arte con l l’utilizzo di strumenti finanziari che lo consentono.
- Derivati: sono strumenti finanziari il cui valore deriva da quello di un’altra attività finanziaria o reale, che è definita sottostante. Possono essere utilizzati a copertura di un rischio reale, oppure con scopi speculativi.
- Credit default S3wap (Cds) assimilabile ad un’assicurazione che, in cambio del pagamento di un premio, copre dal rischio d’insolvenza di un debitore o emittente di obbligazioni per un periodo definito. Può anche essere utilizzato per diffondere paura sui mercati, perché l’aumento del suo valore, segnala l’incremento del rischio d’insolvenza del creditore e, come conseguenza, determina anche la riduzione del valore azionario se il debitore è una società quotata.
- Short selling: o vendita allo scoperto, è un’operazione che consente di vendere titoli non posseduti, ma presi a prestito, con la sottoscrizione di un contratto che definisce il tempo e il compenso a favore del prestatore. I titoli dovranno essere restituiti alla scadenza del contratto. L’interesse ad effettuare questa operazione deriva dalla vendita di titoli non posseduti per ricomprarli ad un prezzo più basso prima della restituzione.
- High-frequency trading (Hfd) Trading ad altissima frequenza: avviene mediante l’utilizzo di appositi hardware dotati di particolari software, che inseriscono e cancellano ordini con tempi misurabili in millisecondi. Lo scopo è quello di permettere all’algoritmo di raccogliere informazioni per una gestione automatica delle operazioni che permettono margini piccolissimi se misurati sul valore del prezzo di acquisto e vendita, ma che diventano cifre importanti per il numero di operazioni realizzabili in un giorno. A orientare le decisioni dell’operatività automatica, è l’algoritmo che si utilizza, che potrebbe anche essere impostato a fini speculativi, per influenzare l’andamento di un titolo.
La diffusione di internet aveva generato la bolla finanziaria di fine secolo. Il comparto bancario era cresciuto moltissimo ed era facile ipotizzare il perché: la rete consentiva di ridurre i costi operativi e permetteva di aumentare i ricavi da commissioni. Poi la pressione competitiva ha alzato la propensione al rischio del settore, e le banche, avendo personale in eccesso, hanno iniziato a vendere i prodotti più disparati, polizze assicurative, consulenze finanziarie, fondi comuni, diamanti da investimento … Nel frattempo la speculazione si concentrava sulle potenzialità dei nuovi strumenti finanziari, illudendosi che il prelievo di ricchezza da chi l’accumulava lavorando, potesse continuare all’infinito. Il cinismo ha iniziato a diffondersi nella finanza e anche le banche hanno pensato che quanto attuato da personaggi senza scrupoli, potesse essere un’opportunità anche per loro, e si sono organizzate per imitare la speculazione.
Dopo le prime esperienze negative, i risparmiatori hanno capito che la finanza era diventata qualcosa di molto diverso da quello che era sempre stata. La motivazione con cui si sollecitavano i loro investimenti in società quotate, era il sostegno allo sviluppo economico del paese, che poco aveva a che fare con gli attacchi speculativi che erano costretti a subire. Hanno quindi iniziato a prendere le distanze da un mondo che, come un buco nero, inghiottiva ciò che loro accantonavano per assicurare un futuro sereno alle proprie famiglie. Poiché la speculazione fine a sé stessa, è un gioco a differenza zero, finché c’erano gli ingenui a iniettare denaro di cui si sarebbero appropriati i furbi, tutto poteva continuare, ma nel momento in cui quell’apporto fosse venuto a mancare, il tutto si sarebbe ridotto ad una lotta tra speculatori, dove: se c’era uno che guadagnava, altri dovevano contabilizzare minusvalenze pari alla plusvalenza del primo.
Il primo fallimento di una grande banca, a causa dell’alta esposizione a strumenti d’investimento speculativi accadde nel 2008 e ad essere cancellata fu Lehman Brothers, un colosso mondiale del credito. In poche settimane il suo patrimonio fu azzerato e con la sua crisi, il rischio di default si era diffuso all’intero sistema bancario mondiale. I derivati sui mutui subprime erano stati esportati in tutto il globo e l’esposizione al rischio veniva celata nelle pieghe dei bilanci. Il caso Monte dei Paschi di Siena è un’altra conferma sul come i rischi collegati ai derivati possano distruggere storie bancarie plurisecolari. I suoi azionisti hanno perso tutto il capitale investito e la banca esiste ancora solo grazie all’intervento dello Stato. Anche a Siena, dopo anni, sono emerse perdite da esposizione al derivato Alexandria, che hanno vanificato un aumento di capitale da 5 miliardi. Quante altre crisi di banche italiane potrebbero essere riconducibili ad investimenti speculativi?
La politica nel 2008 aveva dichiarato: “Mai più un nuovo caso Lehman!”. Le crisi bancarie si sono susseguite a raffica. L’economia europea ha sofferto molto a causa dei problemi che hanno sconvolto il sistema bancario, che era esposto su attività ad alto rischio, ma la politica non ha preso alcuna decisione per evitare il ripetersi di ciò che era accaduto nel 2008. I fatti recenti dimostrano come la speculazione si senta libera di agire indisturbata, in un contesto in cui le funzioni di vigilanza e controllo sembra non abbiano ancora compreso cosa stia accadendo e la politica appare incapace di stringere accordi per introdurre norme a livello globale. Eppure gli strumenti a leva finanziaria hanno permesso alla speculazione di guadagnare cifre enormi in pochi giorni, attaccando il sistema bancario mondiale, reso fragile dalla paura che serpeggiava tra gli azionisti dopo i fallimenti di Silicon Valley Bank e Credit Suisse. Una settimana dopo, sotto la pressione di un attacco speculativo, Deutsche Bank ha perso 1,7 miliardi di capitalizzazione in un solo giorno. Provate ad assommare le perdite di tutte le banche mondiali e capirete la cifra enorme che si è accaparrata la speculazione, mentre tutti gli azionisti terrorizzati correvano a vendere. Dopo pochi giorni i titoli sono tornati ai valori iniziali, i soldi sono rimasti nelle tasche della speculazione, a cui è consentito guadagnare quando il mercato crolla, mentre i risparmiatori sono costretti a subire.
Proviamo a spiegare come sarebbe possibile attivare un attacco speculativo, indurre gli azionisti a vendere e moltiplicare più volte il capitale investito, in pochi giorni.
- Si prendono a prestito le azioni di una banca che ha emesso obbligazioni subordinate.
- Contemporaneamente si acquistano Cds sulle obbligazioni di quel emittente e si vendono allo scoperto le azioni prese a prestito, entrambe le operazioni hanno l’effetto di fare salire il valore dei Cds e scendere quello delle azioni.
- Utilizzando il trading ad altissima frequenza, si riacquistano e si rivendono ad un prezzo progressivamente più basso le azioni. Gli azionisti spaventati dal crollo del titolo vendono le azioni possedute e accentuano il trend ribassista.
- Lo speculatore interrompe l’azione speculativa e contemporaneamente: vende i Cds ad un valore multiplo del capitale investito e riacquista le azioni ad un prezzo molto più basso di quello a cui le aveva vendute la prima volta e anche in questo caso ha moltiplicato di parecchie volte il prezzo pagato per il prestito. Infine, restituisce le azioni.
Per evitare l’ingiusto trasferimento di ricchezza da chi ha investito i risparmi alla speculazione, basterebbero tre semplicissime decisioni: nessuno può vendere titoli che non possiede, nessuno può acquistare Cds senza possedere il sottostante coperto dal rischio, una volta inserito un ordine di acquisto o vendita sulla piattaforma di negoziazione, non è possibile cancellarlo prima di un tempo predefinito. Facciamo solo un brevissimo cenno, senza entrare in dettagli tecnici complessi, per spiegare il perché della terza norma: solo una bassissima percentuale degli ordini automatici va a buon fine, perché gli algoritmi sono impostati per fare molte operazioni al secondo e cancellarle prima dell’esecuzione dell’ordine. Così facendo, possono manipolare il mercato, prendere visione dei suoi comportamenti, di fatto senza correre il rischio che un ordine si chiuda su un valore inserito solo per valutare la reazione ed eventualmente reagire immediatamente.
La maniglia è la leva più comunemente utilizzata. Schiaccianoci, cavatappi, pinze, e molti altri utensili di uso quotidiano, sono stati realizzati perché quella formula della fisica era nota. L’effetto generato dall’uso di una leva ha aiutato l’umanità a progredire, a realizzare opere e ad azionare meccanismi. Archimede aveva detto: “Datemi un punto d’appoggio e solleverò il mondo”. Noi lo parafrasiamo dicendo: “Se lasciate un punto d’appoggio alla speculazione, sovvertirà tutte le regole che hanno sempre sostenuto lo sviluppo economico e concentrerà la ricchezza nelle mani di pochi”.