Il 6 agosto 2020 Banca Carige ha emesso un comunicato stampa in cui faceva riferimento alla cessione di una piccola quota delle azioni Banca d’Italia possedute in eccesso, rispetto al limite consentito; questa parte non riveste alcun interesse per gli approfondimenti che vorremmo fare. Riportiamo integralmente l’oggetto dell’argomento che riteniamo debba essere approfondito: “ APERTA UNA DATA ROOM CON ACCESSO RISERVATO A CASSA CENTRALE BANCA – CREDITO COOPERATIVO ITALIANO E AL FONDO INTERBANCARIO DI TUTELA DEI DEPOSITI”.
Che cosa è una data room?
Data room e una soluzione informatica, realizzata appositamente per la condivisione di una grande massa di dati, che non possono essere diffusi tra il pubblico indistinto,, per molteplici ragioni. I potenziali fornitori sono molti, con specializzazioni varie e forniscono soluzioni a molteplici categorie di clienti. In alcuni casi la data room può essere un sito internet con accesso riservato a poche persone autorizzate. Un tempo era veramente una stanza in cui erano stati archiviati documenti. Poi, con l’introduzione delle tecnologie informatiche, quel locale d’archiviazione si è trasformato in un archivio informatico e il termine originario ha iniziato a individuare il nuovo modello di condivisione dati, anche se per qualche tempo si è tentato di distinguerlo con la definizione virtual data room.
La realizzazione di una data room è usata in numerosi tipi di transazioni in cui, tre due parti, è necessario lo scambio di una grande mole di dati riservati. Nella maggior parte dei casi, come in occasione di quella realizzata da Banca CARIGE, si costruisce una data room per favorire i flussi d’informazioni necessarie a prendere una decisione nel periodo che intercorre tra una manifestazione d’interesse di un soggetto e la conclusione di una negoziazione, per la cessione di un’azienda o di un suo ramo.
Fatte queste considerazioni, il contenuto del comunicato stampa rilasciato da Banca CARIGE, potrebbe apparire come il più naturale meccanismo utile per portare a termine una negoziazione che richiede una maggiore conoscenza su dati normalmente riservati.
Leggendo il comunicato stampa rilasciato da Banca CARIGE, appare chiaro il perché sia stata aperta la data room e i dati che vi saranno inseriti per renderli fruibili ai soggetti citati nell’oggetto. Il 9 agosto 2019 era stato comunicato al mercato l’esistenza dell’accordo quadro stipulato tra, Fondo Interbancario Tutela Depositi (FITD), Schema Volontario d’Intervento (SVI), Cassa Centrale Banca (CCB) e Banca Carige. L’accordo era stato definito riservato e ai vecchi azionisti della banca sono stati comunicati solo alcuni dettagli nel momento in cui fosse diventato vincolante farlo. Ad esempio, come nel caso in cui, non essendo stata presentata una lista di minoranza, CCB ha deciso di presentarne una propria ed è stata costretta a dire che tra lei e il FITD non esisteva alcun collegamento, perché non era in essere alcuna obbligazione reciproca sulle azioni CARiGE possedute da FITD, perché il possessore poteva venderle a chi voleva e CCB aveva la facoltà ma non l’obbligo, di esercitare l’opzione d’acquisto con sconto 47%.
Perché la diffusione del comunicato sull’apertura di una data room a favore dei soggetti citati nell’oggetto, suscita indignazione, stupore e sconcerto nei vecchi azionisti di Banca CARIGE?
• Innanzi tutto perché è reso noto dopo un anno, che l’accordo quadro la prevedeva. Se gli azionisti lo avessero saputo a inizio agosto 2019, avrebbero potuto fare un altro esposto per chiedere il blocco della delibera assembleare del 20 settembre 2019.
• L’accordo tra le parti era stato diffuso un anno prima della realizzazione della data room, che è riservata ad un gruppo di soggetti che hanno aderito ad una ricapitalizzazione con esclusione quasi integrale del diritto d’opzione e l’attribuzione di un valore alla società, con sconto di oltre il 96% sul valore del patrimonio netto.
• La data room permette ad uno dei soggetti cui è riservata, di usufruire un ulteriore sconto del 47%, rispetto al prezzo pagato dagli azionisti che hanno ingenuamente aderito alla ricapitalizzazione il 30 gennaio 2020, concedendo altri 17 mesi di tempo a CCB per analizzare i dati messi a loro disposizione dalla banca, fare le valutazioni che ritiene più opportune e decidere se acquisire oppure no il controllo di Banca CARIGE con uno sconto del 96% sul patrimonio netto e del 47% sul prezzo di adesione all’ultima ricapitalizzazione.
• Com’è possibile che un accordo con simili privilegi possa essere approvato dalle autorità competenti, considerando che nonostante la massa di vantaggi tutto sarebbe restato nel limbo dell’incertezza per altri 29 mesi.
• Come si può definire un simile aggregato di privilegi “accordo quadro” e usarlo come motivo per escludere gli azionisti che avevano versato più di 2 miliardi in tre ricapitalizzazioni ed erano pronti a coprire le nuove necessità della banca, chiedendo solo garanzie che sarebbe stato l’ultima richiesta?
Se tutto quanto abbiamo esposto vi appare accettabile e giustificabile sulla base di qualsiasi argomentazione addotta da chiunque, autorità di vigilanza nazionali ed europee comprese, come potrà apparirvi dopo che lo avrete confrontato con il trattamento riservato agli azionisti di Banca CARIGE.
1. Sembra che l’inadeguatezza dei controlli abbia permesso a un amministratore di operare con troppa libertà e di provocare una falla in una banca con oltre cinque secoli di storia alle spalle.
2. Con suadenti argomentazioni e promesse di ritorno all’utile si sono richiesti oltre 2 miliardi di denaro fresco e tutti coloro che essendo azionisti, avevano ancora risparmi da investire, li hanno versati nel generoso intento di salvare la banca del territorio.
3. Quando, nonostante l’ennesimo riscontro che le promesse fatte dagli amministratori si erano rivelate false, è stato richiesto un nuovo versamento di denaro fresco, gli azionisti hanno chiesto due dati prima di dare la loro approvazione: 1) un paino industriale credibile e sostenibile 2) i nuovi parametri imposti dalla vigilanza BCE per il 2019.
4. I vertici della banca, che non erano stati sfiduciati, hanno preferito dimettersi, anziché dare le risposte ai quesiti posti dagli azionisti e dare alla banca la possibilità di ritorno alla normalità entro marzo 2019.
5. In accordo con la vigilanza BCE, Modiano e Innocenzi hanno accettato il ruolo di commissari insieme al neo ingresso Lener, motivando la propria decisione con l’urgenza di dare una guida stabile a Banca CARIGE.
6. Denotando una totale mancanza di coerenza, hanno sottoscritto un accordo quadro che non vincolava nessuno, quindi, in totale assenza di una certezza di soluzione, hanno concesso ben 29 mesi di tempo per prendere una decisione, concedendo anche la possibilità dello sconto 96 + 47% descritto sopra.
Per una visione completa su ciò che è accaduto agli azionisti di Banca CARIGE, a quanto descritto, bisogna aggiungere quanto già denunciato nei 7 esposti e negli articoli scritti in precedenza sulle modalità con cui è stato stabilito il valore della banca.
L’impressione che abbiamo è che il mondo si sia fermato al tempo del feudalesimo. I comportamenti sono rimasti identici, si sono semplicemente spostati dalla possibilità di disporre a piacimento del territorio e di chi vi abitava, alla facoltà di decidere sul risparmio. Dall’esperienza vissuta dagli azionisti di Banca Carige, sembra che i moderni feudatari lo possano fare in piena libertà, anche se non esiste alcuna investitura ufficiale. Semplicemente sono arroccati in una posizione inattaccabile e sembra che come durante il feudalesimo, possano fare quello che vogliono, purché restino fedeli a chi ha dato loro l’incarico.