Analizziamo alcuni dati tratti dall’articolo pubblicato su Milano Finanza il 28 dicembre 2024: – Quando finirà la fuga? – Quotazioni 2024 si chiude con 37 società che hanno lasciato il listino e con 21 matricole – Il tema della fuga dalle borse non è solo italiano, ma mondiale. Il maggiore listino europeo, il mitico Ftse 100 di Londra, è in crisi dalla Brexit. E quest’anno ha contato 88 delisting e 15 ipo, cifre così non si vedevano dal crack di Lehman Brothers –
Nell’articolo viene citata Ubaldi Costruzioni. L’ultima società ad aver effettuato un’offerta pubblica iniziale (IPO) nel 2024, con un prezzo fissato a 2 €. Il 3 gennaio, primo giorno di contrattazione, il titolo ha chiuso a 3 €, mentre il 6 gennaio ha registrato scambi con una chiusura a 4,4595 €. Il giorno successivo, l’azione è partita da 4,7 € per chiudere a 3,3845 €. Intorno al 20 gennaio, il valore sembra essersi stabilizzato intorno ai 3 €. L’articolo include anche le ragioni per cui l’imprenditore Massimo Ubaldi ha deciso di procedere con il collocamento: – «disponiamo di un backlog (portafoglio ordini n.d.r.) importante che invita ad un miglioramento dell’organizzazione aziendale e la visibilità della quotazione aiuta». L’idea di aumentare ancora il parco commesse, «ci consiglia di procedere ad un rafforzamento patrimoniale per la parte assicurativa che per questo ci deve sostenere anche se la società è già molto solida e affatto indebitata».
Una seconda citazione informa che Bakel dovrebbe fare il suo debutto tra febbraio e marzo, e riporta le motivazioni a supporto di questa decisione: – «Quotarsi in borsa per Bakel non significa rinunciare al controllo dell’azienda», racconta la fondatrice a Milano Finanza. «Al contrario, stiamo ristrutturando il nostro assetto societario per aprire a nuovi investitori, condividendo le opportunità di crescita orientate alla ricerca & innovazione e all’espansione commerciale, sia in Italia che all’estero» – Attraverso l’ipo, Bakel intende «raccogliere le risorse per sostenere la crescita in Italia, dove siamo presenti in oltre 350 punti vendita, ma anche all’estero e nell’eCommerce».
Abbiamo analizzato due IPO e ora intendiamo esplorare le storie e i valori che hanno guidato nella decisione di ritirare i propri titoli dal mercato (delisting), due delle quattro società citate dall’articolo di Milano Finanza del 12 dicembre 2024, intitolato: “Fuga da Piazza Affari, la pioggia di delisting tocca Comal“. Le ragioni che spingono gli emittenti ad optare per il delisting sono molteplici, e ciascuna di queste merita un’analisi approfondita, poiché si tratta di aziende operanti in settori diversi, ognuna delle quali subisce effetti propri dalla fluttuazione del ciclo economico. È importante tenere presente questo aspetto, per evitare di affrontare il problema proponendo soluzioni troppo generiche.
Comal è una società – attiva nel settore dell’impiantistica per la produzione di energia da fonte solare, specializzata nella realizzazione di impianti fotovoltaici di grande potenza –. L’IPO si era svolta a dicembre 2020, con un prezzo di 2 €, e ora l’azienda è oggetto di un’offerta pubblica d’acquisto (OPA) che propone un valore di adesione pari a 4,8 €, accettato dal principale azionista, detentore del 23,39% del capitale, ma contestato dal secondo azionista, con il 9,23%, che ritiene il prezzo troppo basso. Il valore proposto nell’OPA include un premio rispetto alla quotazione del titolo a 12, 6 e 3 mesi precedenti, nonché rispetto all’ultimo prezzo di chiusura prima dell’offerta. Si tratta di un percorso di borsa che l’emittente ha affrontato con grande trasparenza, generando soddisfazione tra gli investitori che hanno creduto nel suo progetto. Una storia di successo, priva di speculazioni, favorita dall’impiego di capitale di rischio a sostegno dello sviluppo dell’economia reale
Ora un imprenditore ritiene che il valore di quella società sia superiore a quanto attualmente riconosciuto in borsa e intende acquisirla, rispettando le normative del mercato. Tutti hanno la possibilità di aderire o opporsi all’offerta, effettuando valutazioni personali, e saranno solo i risultati futuri della società a determinare chi ha preso la decisione finanziaria più vantaggiosa. Se l’offerente non dovesse raggiungere il numero minimo di adesioni per realizzare i suoi obiettivi, l’offerta potrebbe essere ritirata o, in alternativa, essere oggetto di un rilancio che aumenterebbe il valore riconosciuto agli azionisti esistenti.
Nello stesso articolo si descriveva l’attività e le motivazioni che avevano potato al delisting di Friulchem: – attiva nella produzione per conto terzi di semilavorati e prodotti finiti contenenti principi attivi farmaceutici, integratori alimentari, con particolare specializzazione nel drug delivery per il settore veterinario. In questo caso non si tratta di un’opa ma il cda ha deliberato di procedere alla convocazione dell’assemblea degli azionisti per votare la proposta di revoca dalle negoziazioni dall’Egm delle azioni ordinarie. Il delisting è motivato dalla necessità di razionalizzare i costi operativi per concentrare maggiori risorse finanziarie sulla crescita -. Il titolo aveva debuttato il 25 luglio 2019 ed era stato collocato a 1,80 € e il 2 gennaio 2020 aveva chiuso a 1,62.
In un’intervista pubblicata da Milano finanza del 11 marzo 2020, si leggeva – Friulchem, acquisito13% dell’americana Pharmabbie –. Per l’investimento aveva utilizzato 1,5 milioni di dollari provenienti dall’IPO. La sera in cui si era diffusa la notizia, il titolo chiudeva a 1,145 €. Il 25 settembre 2020 su Milano finanza si poteva leggere il seguente titolo – Friulchem pronta a chiudere due acquisizioni in Italia -. Nel corpo dell’articolo, gli azionisti venivano tranquillizzati, attribuendo alla pandemia i problemi emersi nella semestrale, e rassicurandoli sul rispetto dei risultati previsti. Alla diffusione della notizia, il titolo ha chiuso a 1,23 €, con un rialzo del 4,2%. Nel mese di dicembre 2024, il titolo aveva raggiunto un minimo di 0,70 € e, il 23 dicembre, all’annuncio ufficiale del valore per esercitare il diritto di recesso a 0,907 €, il titolo era risalito vicino a tale valore. L’ultimo giorno di quotazione sarebbe stato il 20 gennaio 2025, e, sorprendentemente, quel giorno il titolo ha toccato un minimo di 0,753 €, nonostante fosse possibile esercitare il diritto di recesso a un valore significativamente più alto.
Esaminando il percorso delle due società, potrebbe sembrare che i delisting non abbiano nulla in comune. Tuttavia, un’analisi più approfondita rivela che l’uscita dal mercato è spesso favorita dal quarto paradosso (2) che affligge la nostra finanza, il quale provoca una sistematica sottovalutazione dei titoli quotati. In effetti, il rapporto prezzo/utili delle società quotate sui mercati USA è circa il doppio di quello riconosciuto alle azioni scambiate nella UE. La responsabilità di questa situazione, che persiste da anni, è facilmente attribuibile all’errore commesso dalla politica, che ha costantemente ridotto i diritti degli investitori per favorire l’ingresso di nuovi emittenti (1).
Che i due delisting condividano la sottovalutazione è confermato dai fatti: Comal è oggetto d’interesse da parte di un acquirente disposto a pagare un premio per ottenere il controllo di una società scalabile, mentre Friulchem, che non è scalabile, viene delistata da chi ha la possibilità di trarre vantaggio economico escludendo gli azionisti retail che avevano aderito all’IPO, riacquistando i titoli a metà del prezzo di collocamento, quattro anni prima.
Il delisting di Friulchem non contravviene alcuna delle norme che regolano il mercato. L’operazione sarebbe meno favorevole all’emittente se il capitale investito in azioni fosse molto più elevato e gli investitori fossero in competizione per assicurarsi i tritoli a maggior potenziale di crescita, o che generano maggiori utili. Unico appunto che si potrebbe fare all’emittente, è la motivazione con cui giustifica la decisione – Il delisting è motivato dalla necessità di razionalizzare i costi operativi per concentrare maggiori risorse finanziarie sulla crescita – che, guarda caso, attribuisce ala permanenza sul mercato un effetto esattamene opposto a quello con cui Ubaldi Costruzioni e Bakel spiegano la decisione di quotare le società.
Il fatto non ci sorprende: da quando ci occupiamo di finanza, siamo abituati a simili incongruenze. In ambienti dove è considerato normale prendere decisioni e fornire motivazioni che salvino le apparenze, l’espressione di paradossi diventa una consuetudine, e si finisce per adottare il comportamento del merlo nella foto, che nasconde la testa dietro un ramoscello, convinto di non essere visto da chi, notando la sua presenza, depone il cibo affinché lui possa nutrirsi, nei periodi in cui è difficile trovarlo in natura.
La sistematica sottovalutazione dei titoli quotati sul nostro mercato è facilmente spiegabile come conseguenza di un errore commesso dalla politica. Attenzione: definirlo un errore è l’interpretazione più generosa possibile, l’affermazione è spiegabile con le semplici regole apprese alla scuola primaria, con lo studio della divisione.
- Il valore medio delle società quotate è uguale (risultato) al capitale investito (dividendo) diviso il numero di società quotate (divisore).
- Per favorire la crescita del valore delle società quotate e l’ingresso di nuovi emittenti, sarebbe necessario incentivare l’afflusso di risparmio sul mercato azionario.
- Se, come fa la politica da almeno tredici anni (1), si continua a penalizzare i risparmiatori, il risultato inevitabile sarà una riduzione del valore delle società quotate, un accumulo di ricchezza nelle mani dei più astuti e una stagnazione della crescita economica.
1)2011 introduzione imposta di bollo su rendicontazione titoli; 2012 ripristino divieto sul patto di quota lite; 2013 introduzione Tobin Tax; 2014 abolizione diritto di proporzionalità con introduzione volto plurimo in un rapporto massimo di 3 voti per ogni azione che ha maturato il diritto; 2020 introduzione divieto assemblee in presenza per Covid; 2024 proposta la limitazione rischio di risarcimento del Consiglio sindacale; 2024 incremento da 3 a 10 volte il moltiplicatore dei diritti di voto multiplo; 2024 revisione modalità di esecuzione voto di lista; 2024 proroga delle assemblee a porte chiuse e concessione agli emittenti della facoltà di rendere permanente con la legge Capitali; 2024 fondo con soldi pubblici e privati per sostenere le PMI, accusando i risparmiatori di non sostenere le imprese nazionali.
2)Paradossi della finanza italiana – i) definito dal Prof. Enrico Letta: Una quantità enorme di risparmio italiano ed europeo viene investito negli Stati Uniti, rafforza le imprese americane che poi comprano imprese europee con i nostri stessi soldi; ii)i nostri risparmi sono investiti negli Stati Uniti, nonostante le azioni abbiano un rapporto prezzo/utili doppio rispetto alle nostre; iii) i nostri figli vanno a lavorare all’estero, dove le imprese generano posti di lavoro ben retribuiti con i soldi dei loro genitori); iv) la politica genera la sottovalutazione delle azioni perché penalizza i risparmiatori per attirare gli emittenti.