Il 9 marzo 2019, il sito pubblicava i primi due articoli. A distanza di un anno continuiamo a denunciare incomprensibili anomalie, stranamente sempre a danno degli azionisti di banca Carige. Pensavamo che sarebbe giunto il momento in cui non avremmo più avuto nulla da denunciare a tutela degli azionisti più pazienti d’Europa, invece i motivi di disappunto spuntano come i fili d’erba in un prato, per coglierli è sufficiente l’autonomia di giudizio di chi estrae la notizia dai media e poi esercita la libertà d’opinione, senza lasciarsi influenzare.
Riceviamo una lettera da un gruppo di piccoli azionisti, che pubblichiamo volentieri alla fine delle nostre considerazioni. Siamo loro grati perché ci hanno dato lo spunto per evidenziare una notizia che, per l’ennesima volta, documenta come l’Italia sia la nazione più bistrattata d’Europa, quando si parla di banche e gli azionisti di banca CARIGE siano i più penalizzati tra gli investitori del continente. Per contrastare ogni possibile manipolazione di ciò che scriviamo, precisiamo di essere europeisti convinti e che denunciamo gli abusi, la mancanza di regole e la presenza di conflitti d’interesse che impediscono una tutela imparziale di tutti i diritti dei cittadini europei, quindi, denunciamo fatti perché vogliamo un’Europa più giusta, non perché siamo contro la UE.
Sintetizziamo una notizia apparsa sui quotidiani il 14 febbraio 2020.
La Norddeutsche Landesbank Girozentrale (Nord Lb), una banca che opera nel nord della Germania ed ha attività intorno ai 150 miliardi di €, nei primi mesi del 2019 ha presentato un piano di salvataggio per circa 3,5 miliardi di €. Negli ultimi 10 anni aveva avuto più volte difficoltà a rispettare i ratios patrimoniali, perché molto esposta sullo shipping. Il piano di salvataggio, era il terzo nel decennio, prevedeva che: 1,2 miliardi fossero versati dalle banche popolari tedesche (sparkassen), 1,5 miliardi dal Governo della Bassa Sassonia e gli 800 milioni mancanti sarebbero stati coperti da garanzie statali. La notizia è che la UE considera che il terzo salvataggio pubblico di una banca tedesca, non sia aiuto di stato.
Ricordiamo che la UE è ricorsa in appello quando la Corte di Giustizia Europea aveva sentenziato che il salvataggio di Tercas non potesse essere considerato aiuto di stato e, pochi mesi dopo, assistiamo ad un simile voltafaccia su una banca tedesca! Di fatto, con l’affermazione che il piano di salvataggio di Nord Lb non sia un aiuto di stato, si cancella definitivamente il bail in e con lui spariscono tutti i veti che hanno costretto i risparmiatori italiani a dissipare miliardi di risparmi per ricapitalizzare il sistema bancario italiano che, se il calcolo degli NPL fosse stato riparametrato sui tempi medi necessari al recupero crediti, le banche nazionali non avrebbero avuto bisogno di cederli e, di conseguenza, di versare capitale fresco.
Poiché al peggio non vi è mai fine, ora evidenziamo la grossolana e anomala esperienza vissuta dagli azionisti di Banca CARIGE.
Come affermato nell’assemblea del 31 gennaio 2020 per rispondere a un quesito posto da un azionista, nel tentativo di modificare una precedente risposta con cui si affermava che si era negoziato un tasso del 16% per indurre gli azionisti ad approvare la ricapitalizzazione del dicembre 2018, i commissari, due dei quali avevano negoziato quel tasso, hanno dichiarato di averlo sottoscritto così elevato per evitare che la UE considerasse il prestito subordinato ottenuto con quel tasso, un aiuto di stato. In Italia l’amministratore delegato e il presidente accettano di fare pagare ai propri azionisti un tasso del 16% a un prestatore privato, che peraltro sta gettando le basi per impossessarsi della banca, per paura che la UE possa considerarlo un aiuto di stato. Mentre la UE non considera aiuto di stato il piano presentato da una banca tedesca poche settimane dopo.
Ora facciamo un confronto fra gli azionisti tedeschi e quelli di banca CARIGE:
I primi sono stati tutelati dai propri amministratori, dai politici locali, dai governi nazionali, da chi li rappresenta in Europa e dalle banche popolari del proprio paese. I secondi sono stati trascurati dagli amministratori che avevano scelto e pagato, hanno scritto lettere aperte e fatti cinque esposti a CONSOB, a Banca d’Italia, a BCE, al ministro dell’economia, al presidente del consiglio, senza che nessuno abbia dato la minima rilevanza alle loro denunce. Hanno pagato un tasso del 16% a un soggetto privato che con una ricapitalizzazione senza diritto d’opzione si sarebbe impossessato della loro banca, per cederla ad un terzo soggetto con uno sconto del 47%.
Ora leggete cosa scrivono gli azionisti che hanno subito tutte le vessazioni che abbiamo denunciato in un anno e che possono facilmente essere rintracciate nell’archivio articoli, sono persone che meritano il totale disinteressamento delle istituzioni? Dopo il tentativo di rivolgere un appello di ultima istanza, scritto nelle ultime righe, che consiglio potremmo dare loro? “Reagiamo tutti insieme e chiediamo il riconoscimento dei danni subiti perché non è possibile che una corte di giustizia possa ritenere indegno di rilevanza giuridica tutto ciò che abbiamo dovuto subire”.
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti sfiduciati.
E’ un momento particolare della nostra vita, pieno di anomalie e paradossi, dominato da ideologie e politiche discriminatorie; viviamo in una società che ti misura in produttività e dove lo slogan “veloce” imperversa in tutte le occasioni di incontri lavorativi e non solo. In questo contesto arriva un nuovo virus: ci fa paura, è molto contagioso e miete vittime. Le Istituzioni adottano provvedimenti finalizzati al contenimento del contagio: restare a casa e uscire solo per stretta e comprovata necessità. STOP.
Si apre un mondo nuovo, fatto di tempi dilatati da condividere in famiglia con i bambini a casa da scuola: il tempo è scandito dal nostro ritmo, compiti e ripassi per chi ha bambini in età scolare, e i genitori lavoratori impegnati a casa con lo smart working se il datore di lavoro “opera con buon senso”.
L’attenzione nei rapporti umani, nell’evitare gli abbracci diventa l’unica arma per uscire da questa emergenza, il senso civico di ognuno di noi deve essere forte: deve essere un aiuto reciproco, una responsabilità condivisa perché dalle tue azioni dipendono le sorti anche di chi ti circonda. E tu dipendi da loro. Mentre nel nostro quotidiano ante-virus ognuno era concentrato a pensare al proprio orto, senza curarsi del vicino… Ecco la lezione che ci sta dando questo virus!
A questo punto a noi azionisti, ci viene un pensiero: ma se proprio doveva arrivare questo virus, se fosse arrivato un po’ in anticipo avrebbe cambiato l’atteggiamento della gestione commissariale che ha condotto l’operazione Carige? Di coloro che trincerandosi dietro al “salvataggio della Banca” hanno causato di fatto un esproprio nei confronti dei vecchi azionisti a vantaggio dei nuovi?
E’ un pensiero che ci ha attraversato stamattina leggendo l’articolo apparso su Repubblica “ponte, banca, Ilva: modello Genova”. In Carige il Fondo Interbancario tutela dei depositi, intervenuto dopo 13 mesi di commissariamento, non ha rispettato tutti… Il comportamento sia nel piano industriale sia nel guidare l’aumento di capitale è stato improntato smaccatamente a favore dei nuovi azionisti, andandosi a scontrare con la giurisdizione che regola le società quotate, derogando le leggi.
Non è stato rispettoso degli azionisti che partecipando in un passato recente a ben tre aumenti di capitale, hanno versato fiumi di denaro nelle casse di Carige: ha coltivato solo il proprio orticello… ma i vecchi azionisti piccoli e grandi, hanno il diritto di fare valere le loro pretese di risarcimento, perché il loro orticello è stato sfruttato fino all’ultimo anche con l’inganno di una salvezza, ma non vale più niente, è rimasto un terreno arido dove non crescono nemmeno le erbacce perché si è persa anche la fiducia. Non ci pare proprio e non ci appare come un gran modello da seguire…
Alla nostra Procura diciamo: se ci sei, batti un colpo!!! Ci affidiamo a chi potrà dare un senso di giustizia a tutto questo, facendo recuperare un equilibrio che restituisca fiducia al risparmio tradito.