Ne abbiamo parlato frequentemente, nell’ultimo decennio sono stati gli scogli su cui sono naufragate percentuali importanti dei risparmi europei, travolti dalle mareggiate generate da imposizioni dei regolatori. Nell’intento di ridurli ad ogni costo e in fretta, hanno distrutto tanta ricchezza, senza che fossero istituite regole in grado di tutelare tutti, che in un contesto di trasparenza, potessero rendere pubblici i valori in gioco: chi ha pagato, chi ha guadagnato e, soprattutto, quali margini ha ottenuto chi ha potuto approfittare della situazione.
Siamo consapevoli che chi investe sui mercati finanziari debba essere pronto a perdere il capitale investito in caso di eventi imprevisti, di qualsiasi natura essi siano. Considerato che esiste una catena lunghissima di persone pagate per controllare che a generare perdite sia ciò che è imprevedibile, ma con l’obbligo di contrastare la malafede nei casi in cui i diritti non sono rispettati, ci dovremmo sentire tutelati. Quando, invece, a determinare le minusvalenze sono comportamenti dubbi, ci aspettiamo che qualcuno paghi per la sua inefficienza. Dalla politica e dalle strutture create per la regolamentazione e il controllo dei mercati ci aspettiamo che identificato un problema, lo portino a soluzione con norme trasparenti e uguali per tutti.
Non possiamo fare finta di nulla quando comprendiamo che, dopo avere imposto provvedimenti che hanno distrutto risparmi in modo diffuso, in presenza di palesi incongruenze, si continui ad imporre vincoli di riduzione di un portafoglio di crediti deteriorati, senza fare nulla per identificare con chiarezza i danni generati da quell’imposizione che danneggia i risparmiatori. Ci aspetteremmo, invece, l’introduzione di norme che possano ridurre al minimo il problema, tenendo sotto controllo la negoziazione, evitando abusi che amplifichino l’impatto sui chi ha investito il proprio risparmio.
Nell’articolo a firma di Elena Dal Maso, dal titolo “Urso (Fdi) chiede di indagare sulla cessione degli Npl di Unicredit”, pubblicato il 7 gennaio 2021 su MF Dow Jones, si evidenzia che esiste un’enorme differenza tra il prezzo cui erano stati ceduti i 17 miliardi di Npl venduti da Jean Pierre Mustier nel 2017 al 12,8 %, rispetto al prezzo cui sarebbero pagati ora i 14 miliardi di crediti deteriorati che acquisirebbe Amco da Unicredit a un prezzo stimato intorno al 30 % del valore nominale.
Noi non vogliamo entrare nella polemica se sia stato Mustier a svenderli o Amco a fare un’offerta elevata per favorire l’acquisizione di Monte dei Paschi di Siena da parte della banca milanese. I fatti documentano l’esistenza di un problema e noi vogliamo proporre una soluzione. Non vogliamo strumentalizzarlo per fini diversi dalla tutela dei diritti dei risparmiatori che, potrebbero essere danneggiati in tutti e due i casi citati. Nel primo perché gli Npl potrebbero essere stati venduti a un valore troppo basso, nel secondo per una fusione poco trasparente.
Il giorno successivo a firma di Luca Gualtieri, su Milano Finanza appare l’articolo dal titolo “Npl, spunta la bad bank privata”. Nell’articolo si illustra la possibilità che un consorzio possa gestire la mole di Npl che si prevede possano accumularsi a causa della pandemia da Covid 19. In apparenza potrebbe essere una soluzione, nella realtà è stata proposta sotto varie forme, con il coinvolgimento di diversi soggetti e in più occasioni, negli ultimi anni. Non ha avuto alcun seguito ed è giusto che sia così, Perché sulla gestione dei crediti deteriorati è necessario fare la massima chiarezza, non farli confluire in un unico aggregato capace di mascherare eventuali inefficienze o furbizie di chi li gestisce. Il motivo è molto semplice e basta analizzare quanto denunciato dal Senatore Antonio Urso sulla gestione crediti deteriorati in Unicredit, per vederlo con chiarezza: la possibilità di agire in assenza di qualsiasi vincolo, permette di muoversi con disinvoltura e in caso di contenzioso, saranno i tribunali a sgarbugliare la matassa, con buona pace di chi accusa la giustizia di non gestire i contenziosi in tempi ragionevoli.
Chi pagherà le decisioni prese con piena discrezionalità da chi ha la possibilità di decidere in quel momento? Naturalmente coloro che nella finanza hanno solo la possibilità di metterci i soldi e nessuna voce in capitolo, i piccoli azionisti.
Eppure una soluzione che imponga doveri di trasparenza e garantisca diritti a tutti, esiste. Potrebbe migliorare l’affidabilità di alcune voci di bilancio, ma dubitiamo che sarà mai adottata, perché le cose semplici che garantiscono i diritti e tolgono discrezionalità ai furbi, sembra siano le decisioni più difficili da prendere, noi la proponiamo nella speranza che qualche politico che si sia candidato con l’intenzione di risolvere i problemi ci ascolti e che le persone che credono nei nostri valori, la sostengano a gran voce in tutte le sedi possibili, per ottenere la sua attuazione a livello europeo.
La descriviamo dettagliatamente punto per punto.
- Le banche avrebbero l’obbligo di inserire in una virtual data room, nazionale e/o europea, tutti i crediti deteriorati che hanno in portafoglio. In una scheda predefinita saranno riportati il valore nominale del credito, gli accantonamenti a copertura del rischio e qualsiasi altra informazione ritenuta utile o indispensabile dalle autorità di vigilanza e controllo.
- Operatori di mercato, abilitati dalle autorità competenti, potranno proporre offerte di acquisto per i crediti deteriorati iscritti nella data room. Il prezzo più elevato apparirà nella scheda predefinita e vi rimarrà sino a quando non sarà inserito un valore maggiore, oppure sino a che il proponente non decidesse di destinare il capitale ad altra offerta, cancellando quella immessa in corrispondenza di quel credito.
- La proposta diventerà vincolante e definita nel momento in cui la banca che aveva inserito quel credito accettasse l’offerta, che da quel momento in poi obbliga le parti al rispetto del contratto e quel credito deteriorato cesserà di creare effetti sul bilancio, dopo avere contabilizzato il saldo derivante dal credito cui sarà sottratto il ricavato dalla vendita e l’accantonamento rilevabile dalla scheda nella data room.
- Chi ha acquistato quel credito, dovrà documentare l’importo recuperato dalla sua gestione, che sarà inserito nella scheda prima della sua archiviazione.
- Tutti i movimenti inseriti nella data room, potranno essere utilizzati per elaborazioni statistiche, con cui sarà possibile stabilire i margini di chi acquista e gestisce i crediti deteriorati, l’abilità dei manager nell’erogare prestiti, nel decidere quali vendere e quali gestire.
- Quando si valorizzano gli NPL in un bilancio, sarà la data room in automatico a produrre la loro valorizzazione, perché conterrà tutti i dati utili a determinare un valore di mercato, non un valore stabilito da un modello di calcolo interno o imposto da un funzionario e anche gli investitori potranno utilizzare numeri più omogenei per prendere decisioni d’investimento.
- Se la virtual data room prevedesse una scheda riepilogativa dei crediti deteriorati di ogni istituto di credito, il loro valore sarebbe disponibile sempre e in tempo reale, favorendo la trasparenza d’informazione sui mercati finanziari.
Noi crediamo che l’implementazione della nostra proposta non potrebbe mai generare le differenze evidenziate dalla giornalista nella vendita dei 17 miliardi ceduti da Mustier che, al 12,8% avrebbero generato un ricavo di 2,176 miliardi e al 30 % di 5,1 miliardi. Questo semplice calcolo dovrebbe documentare la necessità d’intervenire sul tema perché uno scostamento di 2,924 miliardi in una sola cessione di crediti deteriorati non può essere lasciata alla discrezionalità se è possibile farla gestire con trasparenza da automatismi di mercato.
Certo, la proposta toglie autonomia agli amministratori e alle negoziazioni politiche sulle banche e ostacola le valutazioni soggettive. Però tutela il risparmio e toglie discrezionalità ai furbi e a chi volesse esercitare una pressione indebita su un istituto di credito. I risparmiatori non possono più continuare a vedere i propri risparmi naufragare in un mare in cui tutti, meno loro, possono decidere, ma nessuno, esclusi loro, è costretto a pagare.