Gli azionisti di banca CARIGE ci scrivono per avere chiarimenti su una sequenza infinita di dubbi che non hanno mai avuto risposte definitive, nonostante la serie interminabile di dichiarazioni, regolarmente sfumate in un nulla di fatto. Di solito diamo risposte in forma privata; continueremo a interagire con i nostri contatti sino a quando il tempo che avremo a disposizione ci consentirà di farlo. Oggi riteniamo di dovere pubblicare alcune risposte, perché in troppi di loro le hanno poste. L’hanno fatto con parole e toni diversi, ma noi le aggreghiamo e facciamo una sintesi in cui, siamo certi, molti possano riconoscere i quesiti posti al sito.
- Sentiamo sussurrare che banca CARIGE potrebbe essere fallita. Il Fondo Interbancario Tutela Depositi (FITD) ha svalutato la sua partecipazione già nel bilancio 2019, lo abbiamo letto in più occasioni.
- Come mai il titolo Banca CARIGE non è stato riammesso alla quotazione? Lo avevano promesso a più riprese, ci abbiamo creduto, ma poi non è mai accaduto nulla.
- I tre commissari hanno costituito una società con cui sembra vogliano negoziare crediti deteriorati con un capitale ridottissimo, non riusciamo a capire che tipo d’affari vogliano sviluppare con quella società
Banca CARIGE fallita?
Su quali presupposti si potrebbe sostenere una simile affermazione? Le istituzioni e i nuovi vertici aziendali affermano che tutti i parametri della banca sono ai migliori livelli tra le banche nazionali. L’indicatore Npe ratio, uno dei parametri più considerati per esprimere giudizi su una banca, è ai migliori livelli nel panorama delle banche nazionali e ed è stato portato anche oltre il limite imposto dalla vigilanza BCE. I vertici aziendali hanno confermato che non sono previste altre riduzioni di personale oltre a quelle già annunciate.
Certo, di simili dichiarazioni ne abbiamo sentite tante negli ultimi anni, poi sono state regolarmente smentite dai comunicati successivi. Tutto potrebbe essere, ma noi crediamo che dopo la pulizia di bilancio fatta pagare ai vecchi azionisti, privandoli anche della possibilità di recuperare i soldi versati nelle tre precedenti ricapitalizzazioni, negando loro l’esercizio integrale del diritto d’opzione, sia veramente la volta buona.
Un esempio di come sia facile recuperare valore? Al momento della ricapitalizzazione la partecipazione al 60% nella Banca del Monte di Lucca era stata valorizzata 5 milioni, poche settimane dopo, la banca ha speso 13,5 milioni per portare la partecipazione al 69%. Se il prezzo pagato non è corretto, qualcuno dovrebbe intervenire, ma se tutto è ok, facendo il calcolo della serva 13,5/9×60, otteniamo che quella partecipazione potesse valere molto di più. Aggiungete gli immobili, la collezione d’arte e le altre partecipazioni (fra cui quella in Banca d’Italia) e fatevi un’opinione personale.
Se, però, i dubbi nascono dalla svalutazione della partecipazione del FITD, precisiamo che quella rettifica è dovuta allo sconto concesso a CCB nel’accordo quadro e non ha nulla a che vedere con la capacità di Banca CARIGE di tornare all’utile nei tempi dichiarati. Solo un’informazione omissiva di dettagli, indispensabili alla comprensione dei fatti, potrebbe proiettare una verità diversa in un lettore.
Come mai il titolo non è stato riammesso alla quotazione?
E’ verissimo, ci hanno detto una miriade di volte che il titolo sarebbe tornato sul mercato in breve tempo. Anche qui solo promesse fatte per condizionare i comportamenti. Esistono due ragioni ben precise che rendono improbabile una rapida decisione sul ritorno di CARIGE alla negoziazione.
- La ricapitalizzazione è stata fatta attribuendo un valore pari al minimo del penultimo decimale 0,0010. A CCB è stato concesso uno sconto del 47%, livello cui è probabile si allinei il titolo se dovesse tornare sul mercato, che oscillerebbe intorno a 0,0005. Ovvio dedurre che a ogni variazione di prezzo corrisponderebbe un cambiamento di valore pari al 20%. Vi sembra normale una simile situazione su un mercato regolamentato? La soluzione sarebbe l’accorpamento, ma sarebbe stato molto più saggio deliberarlo insieme alla ricapitalizzazione approvata a quel prezzo. Come mai non è stato fatto? Noi avremmo una risposta, ma sarebbe un’opinione, per cui non la esponiamo.
- La semestrale del 2018 è stata presentata, ma gli stessi commissari hanno dichiarato di non potere affermare che sia corretta. Alcuni giorni fa è circolata la notizia che la procura di Milano ha aperto un nuovo filone d’indagine su dichiarazioni non veritiere relative alla cessione di NPL, facenti riferimento alla semestrale 2018. L’ultimo bilancio presentato ufficialmente, è quello al 31 12 2017, come si potrebbe riammettere un titolo che sarebbe scambiato sulla base d’informazioni vecchie di anni? Provate a immaginare che vantaggi economici potrebbe trarre chi fosse a conoscenza d’informazioni non note ai risparmiatori. Aggiungete le potenziali operazioni speculative su un titolo con variazioni di prezzo del 20% e avrete un’idea delle turbolenze che potrebbero disorientare i martoriati azionisti di Banca CARIGE.
Società attiva sugli UTP costituita dai commissari di Banca CARIGE.
Sul perché abbiano costituito Eunomia utp srl, non possiamo esprimerci, dovremmo formulare ipotesi e noi siamo abituati a riportare fatti, però possiamo fare delle considerazioni mettendo insieme fatti, esattamente come abbiamo fatto in altre occasioni, anche ponendo loro domande in assemblea.
Per mesi ci hanno detto che Banca CARIGE aveva troppi crediti deteriorati e che era indispensabile venderli. L’hanno fatto con molta determinazione, superando anche i livelli richiesti dalla vigilanza. Che noi non fossimo d’accordo sulla loro cessione massiccia è documentato dai molti interventi fatti. Di conseguenza, abbiamo sempre pensato che loro avessero un’opinione diversa dalla nostra.
Ancora un dubbio (ed evitiamo francesismi)! Se come Commissari di Banca Carige ritenevano fosse conveniente venderli nell’interesse della banca, come mai da imprenditori ritengono di dovere investire nella loro negoziazione?
Ieri abbiamo letto di un emendamento presentato per evitare che le Banche di Credito Cooperativo debbano sottostare ai costi e ai vincoli della vigilanza BCE. Auspichiamo che sia il primo passo per un cambiamento che possa riportare le banche a fare il loro mestiere, che non può certo essere quello di vendere NPL e chiedere soldi freschi agli azionisti, trasferendo ricchezza nelle casse dei fondi stranieri.