Quando era stata resa pubblica l’approvazione dei dati di bilancio di Bper Banca per l’esercizio 2022, stavamo terminando l’articolo che avremmo pubblicato sabato 11 febbraio: Crediti deteriorati ed economia reale. Un fugace pensiero aveva insinuato un dubbio sulla parte finale delle considerazioni scritte: “Questi dati sono la miglior conferma su quanto abbiamo appena descritto, forse sarebbe utile aggiungere un periodo al finale”. Poi abbiamo pensato che fosse più opportuna una descrizione dettagliata, priva dei tecnicismi che permettono ai giornalisti di esporre concetti complessi in poche parole.
Ci sentiamo in dovere di soddisfare le esigenze dei lettori che vorrebbero trovare dettagli di supporto che sarebbero superflui per gli esperti. Chi era stato indotto a prendere decisioni contrarie ai propri interessi, perché si era fidato di consulenti che agivano in conflitto d’interesse, ha il diritto di capire, senza fare ricerche su termini che non sono d’uso comune per i non addetti ai lavori. Ragion per cui abbiamo preferito scrivere un articolo interamente dedicato ai numeri che confermano come i 2.200 milioni di euro versati dagli azionisti per salvare la banca del proprio territorio, si erano dissolti nel perverso meccanismo di gestione crediti deteriorati (Npl), poi, in parte, sono riapparsi ora come imposte attive differite (Dta), che hanno generato utili a favore dell’incorporante. Riportiamo il significato di due terminologie utilizzate negli articoli che citeremo, nel caso non fossero noti a qualche lettore.
- Significato di utile “adjusted” – è l’utile con l’esclusione delle voci di natura straordinaria, ovvero l’utile generato dall’attività caratteristica di Bper Banca;
- Significato di badvill – avviamento negativo causato dai molti esercizi in perdita (poi segnaleremo come il badwill di una società si trasformerà in utile netto per l’incorporante).
Il Sole 24 ore Radiocor Plus, la sera di mercoledì 8 febbraio 2023, scriveva – Bper: utile 2022 ‘adjusted’ stabile a 502,8 mln, sopra attese. – Risultato balza a 1,449 mld con badwill Carige – Via libera del cda di Bper ai conti del 2022, chiusi con un utile netto contabile di 1,449 miliardi di euro alla luce dell’impatto del “badwill” relativo all’acquisizione di Carige. Di conseguenza è facile calcolare che, sottraendo 502,8 milioni di utile generato dalla gestione caratteristica ai 1.449 milioni di utile netto, si ottiene l’utile che Bper ha potuto contabilizzare nel 2022 per merito della fusione con Banca Carige. Questo utile è la diretta conseguenza delle imposte attive differite accumulate con le perdite fatte coprire dagli azionisti. La sequenza di generazione forzata delle perdite e aumento di capitale, si è ripetuta per ben tre volte. I tre aumenti hanno preceduto quello che avrebbe escluso gli azionisti storici da tutte le decisioni future, perché proposto con esclusione quasi integrale del diritto d’opzione. La cifra risultante dal calcolo è 946,2 milioni, e si riferisce soltanto all’esercizio 2022.
Su Verità&Affari di giovedì 9 febbraio, oltre alla conferma dei dati già considerati, ne emergevano anche altri: BPER. Banca (BPE.MI) chiude il quarto trimestre con una perdita di 17 milioni di euro, contro l’utile di 241 milioni di euro atteso. I risultati sono condizionati da molte voci straordinarie. La società raddoppia il dividendo nel 2022, chiuso con un utile netto contabile di 1,45 miliardi di euro, che comprende poste straordinarie per 946,2 milioni. Il margine di interesse 2023 è visto intorno ai 2,2 miliardi. Dai dati dell’ultimo trimestre, si evince che Bper ha attuato una pulizia di bilancio corposa che ha mandato in perdita l’ultimo trimestre dell’esercizio, nel quale il consenso degli analisti ipotizzava un utile di 241 milioni. Ciononostante si è deliberato un raddoppio del dividendo, autorizzando una distribuzione di 196 milioni a favore degli azionisti di Bper.
Anche Milano Finanza, nell’articolo apparso la sera dell’8 febbraio, confermava quanto descritto dalle altre testate. Il titolo era: – Bper raddoppia il dividendo. Effetto Carige sull’utile. Il giorno successivo ne pubblicava anche un secondo: – Bper Banca, perché i conti 2022 non convincono il mercato. Analisti divisi sulle potenzialità del titolo in Borsa. Estraiamo due passaggi perché riteniamo utile integrarli con un argomento totalmente trascurato negli articoli che avevamo letto e dagli analisti che vi erano citati, affinché un attento esame di tutti i dettagli, possa permettere una valutazione più oggettiva sulla congruenza del valore assegnato dal mercato a Bper: – Brutto risveglio per il titolo Bper Banca a Piazza Affari. L’azione scende contro corrente rispetto al mercato dell’1,34% a 2,512 euro dopo aver pubblicato ieri, 8 febbraio, a mercato chiuso i risultati 2022… – Anche Adele Palama, analista di Ubs, ritiene che Bper abbia mostrato un trend operativo solido nel quarto trimestre 2022, con l’unica area di incertezza rappresentata dai costi operativi, più elevati del previsto. In base alla guidance conservativa per il 2023, il titolo è scambiato a buon mercato sotto 5 volte l’utile per azione 2023, a sconto rispetto alle altre azioni del comparto, nonostante il rally del 27% nell’ultimo anno
Evidenziamo che non sono stati messi a bilancio accantonamenti per i rischi che potrebbero derivare dai contenziosi legali aperti dai vecchi azionisti di Banca Carige. Gli accantonamenti per rischi di soccombenza sono infatti una voce di bilancio facoltativa e sono eventualmente deliberati dopo avere chiesto un parere legale sulle probabilità di soccombenza in giudizio. Evidentemente il mercato considera che il rischio derivante dai contenziosi sia superiore a quello considerato dal Cda di Bper. Ricordiamo che il 15 luglio 2022, nove giorni dopo l’approvazione di Consob del documento di offerta obbligatoria, il titolo Bper aveva toccato un minimo di 1,2825 € e che da allora ha messo a segno una crescita di oltre il 100%, quindi, se a questi livelli quota a sconto rispetto la media di mercato, a noi appare come una conferma della prudenza dei risparmiatori nei confronti di un titolo che potrebbe riservare sorprese sgradite.
Nell’articolo pubblicato l’11 febbraio avevamo chiarito che le imposizioni utilizzate per la gestione degli Npl, si erano trasformate in un trasferimento di ricchezza dagli azionisti di banca Carige ad altri soggetti, identificandone alcuni. Ribadendo il fatto che la fonte di prelievo sono sempre stati gli azionisti storici, proviamo a vedere chi sono i soggetti che hanno tratto benefici dall’esclusione degli azionisti nella fase descritta in questo articolo.
- I dati di bilancio hanno documentato senza alcun dubbio che, per l’acquisizione di Carige, Bper ha pagato 1 euro ed in cambio ha ricevuto 946,2 milioni. Nei prossimi anni potrà inoltre beneficiare delle imposte attive differite, evitando di pagare imposte sugli utili futuri sino al loro esaurimento. In più ha automaticamente ricevuto in dote: Banca Cesare Ponti, il 69% di Banca del Monte di Lucca, tutti gli immobili e la preziosa collezione d’arte accumulata nei 500 anni di storia della banca ligure. Citiamo uno solo dei tanti esempi che potremmo evidenziare: il valore della banca, comprensivo degli asset segnalati in questo capoverso, era stato stimato pari a 55 milioni, utilizzandolo per fissare il prezzo delle azioni di nuova emissione in una ricapitalizzazione con esclusione quasi integrale del diritto d’opzione; il Secolo XIX in un articolo del 20 dicembre 2021 scriveva che il solo patrimonio artistico posseduto da Banca Carige, era iscritto a bilancio ad un valore di 30 milioni, che, se fosse stato immesso sul mercato, poteva valerne anche il triplo.
- Gli azionisti di Bper, nonostante un utile “adjusted” in riduzione, hanno visto raddoppiare il dividendo a 12 centesimi.
- La Bce e Banca d’Italia hanno una banca in meno da controllare, e hanno conseguito l’obbiettivo di un consolidamento, con la realizzazione del terzo polo bancario italiano. Intendiamoci: obbiettivi più che condivisibili in un sistema finanziario che si sta globalizzando, purché attuato con rispetto delle regole di mercato e dei diritti dei risparmiatori, evitando nel modo più assoluto le forzature che trasferiscono ricchezza, allontanando il risparmio da un sistema finanziario che ha perso ogni credibilità.
- Anche il sistema bancario nazionale, mediante il Fondo interbancario di tutela depositi, ne esce rafforzato. Infatti, con un prestito obbligazionario al tasso del 16%, prima, e con un accordo quadro che non si è mai realizzato, poi, ha escluso gli azionisti che avevano salvato Banca Carige versando 2.200 milioni, dopodiché ha potuto fare quello che voleva avendo ottenuto una quota di controllo pari a circa l’80%. Il fatto che abbia accettato un solo simbolico euro e abbia versato 530 milioni per cedere Carige a Bper, appare come “una partita di giro” all’interno del sistema bancario che nel suo complesso ha ottenuto una differenza positiva pari all’ingresso dei valori descritti al punto 1.
Quando le banche, nell’ambito della propria autonomia gestionale, sottoscrivono un accordo per la cessione di un pacchetto di crediti deteriorati, il mercato le premia facendo salire il valore dei titoli, perché è la logica conseguenza di un’analisi costi/benefici. Succede esattamente l’opposto quando la vendita viene imposta dall’Ente regolatore, specialmente se vengono imposte vendite a molti istituti di credito contemporaneamente, in un mercato che evidentemente non è in grado di assorbirle. Il motivo che determina le due conseguenze opposte dovrebbe essere evidente: gli investitori sanno che nel primo caso il management prende una decisione consapevole nell’interesse della banca, nel secondo è costretto a fare una mossa forzata con controparti a cui sono note le imposizioni ricevute e, di conseguenza, esercitano il potere negoziale che deriva dal possesso di quell’informazione.
Da quando questo sito è apparso sulla rete, denunciamo che l’imposizione della vendita di Npl impedisce alle banche di svolgere il loro ruolo: concedere credito alle imprese per dare sostegno finanziario all’economia. Inoltre riduce i loro margini, compromette il potere negoziale nei confronti di creditori insolventi e di compratori di crediti deteriorati. Ebbene, poche settimane dopo che la qualifica di soci dei risparmiatori che avevano investito in Banca Carige, era stata cancellata, proprio a causa delle perdite derivanti dalla cessione forzata dei crediti deteriorati, su Milano Finanza Dow Jones del 25 gennaio 2023 abbiamo letto – Estesa la norma che elimina svantaggi per il patrimonio delle banche in caso di cessioni rilevanti di npl. La regola è nel testo del Parlamento Ue su Basilea 3.