La pubblicazione dei due articoli che hanno preceduto questo, ha suscitato una nuova consapevolezza negli azionisti di Banca Carige, perché, anche se facevano riferimento a fatti resi noti dai media, non erano mai stati presentati e analizzati nell’ottica di quanto accaduto nella banca genovese. I nostri contatti, forse anche perché ritemprati dalle vacanze estive o più ottimisti per i dati sulla pandemia, hanno intensificato gli scambi di opinione e il consiglio direttivo dell’Associazione Voce degli Azionisti, ha ritenuto di dovere segnalare alla politica le considerazioni che emergevano dall’analisi sulle conclusioni cui era giunta la procura vaticana. Si è anche ritenuto di dovere segnalare una possibile soluzione, che potrebbe trasformare Carige da problema in opportunità, da cogliere con tempismo, perché potrebbe contribuire a restituire credibilità al sistema finanziario nazionale e, probabilmente, come evidenziato anche dall’ESMA, europeo.
Pubblichiamo, con convinta condivisione, la comunicazione che il direttivo ha inviato agli associati e la mail che è stata mandata alla Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Siamo profondamente convinti che la finanza abbia bisogno dei risparmi delle famiglie, per sostenere una crescita economia che, senza adeguati finanziamenti, non potrà mai competere su mercati globalizzati. Per ottenerli è necessario ripristinare un rapporto di fiducia tra i piccoli investitori e il sistema finanziario, come recentemente dichiarato anche dall’ESMA.
Il caso Carige può essere trasformato da problema in opportunità, basta pochissimo e sarebbe a costo zero. Con un’operazione di trasparenza si dovrebbe ammettere che è stato gestito da persone che non hanno saputo capire che il vero patrimonio di una banca sono i sui correntisti, che frequentemente sono anche clienti ed azionisti. Se per ripristinare un patrimonio sperperato da un amministratore, si depaupera anche la fiducia di chi aveva più volte salvato la società, non sarà mai più possibile risanare un’impresa qualsiasi e, men che meno, una banca. Per ricostituire il rapporto di fiducia plurisecolare, è sufficiente sanare gli abusi, ammettere gli errori e fare in modo che non possa mai più accadere.
Con ottimismo, vogliamo trasmettere un profondo senso di serenità in chi ci legge, allegando a queste pagine una fotografia che, mentre la scattavamo, ci ha fatto pensare ad una banca (scusate il cambio di consonante, ma è indispensabile alla metafora) che navigava in acque trasparenti, calme e sicure, senza ostacoli che potessero imporle di cambiare rotta, una visibilità ampia e interrotta solo dalla curva dell’orizzonte e una serena prospettiva sulle condizioni di navigazione nei giorni a seguire. Lo ripetiamo, basta poco per riportare il clima descritto su Carige, un’operazione chiara, trasparente con lo sguardo proiettato sul futuro del paese e del sistema finanziario.
Mail agli associati. Oggetto: lettera alla Commissione parlamentare
Gentili consoci buon giorno.
Ci fa piacere portare a vostra conoscenza una nuova segnalazione alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario. Dopo quanto emerso sul caso Carige, dal faldone di 500 pagine prodotto dalla procura vaticana ed esposto negli ultimi due articoli pubblicati dal sito www.vocedegliazionisti.it non potevamo lasciare che la diffusione di informazioni fosse limitata a quanto reso noto dai media che, se si escludono alcune marginali citazioni, non davano la giusta evidenza ad alcuni dettagli. In particolare che certi personaggi, rinviati a giudizio dalla procura vaticana, avevano avuto una significativa influenza su quanto era accaduto in Carige a decorrere dall’estate 2018: tentativo di scalata fallito, commissariamento e sospensione del titolo, presentazione di un candidato per una soluzione, prolungamento della sospensione in attesa che qualcuno decidesse cosa fare, nulla di fatto finale che ha contribuito a incrementare il senso di sfiducia in una banca che, ovviamente, nessuno vuole a causa dei contenziosi legali aperti dagli azionisti per tutelare i propri diritti.
La nostra convinzione è che quanto accaduto sia dovuto al metodo usato per imporre ciò che riteniamo sia diventato un circolo vizioso, che blocca la banca in una posizione di stallo, impedendole di esprimere il proprio valore perché ha perso la fiducia dei correntisti. Proprio per essere propositivi e dimostrare che esistono soluzioni a costo zero per lo stato, che possono riportare la banca genovese al ruolo che ha ricoperto per oltre 500 anni nell’economia della regione, abbiamo formulato una proposta che auspichiamo venga presa in considerazione perché sana gli abusi che hanno dovuto subire i risparmiatori che avevano investito con fiducia i loro risparmi in un sistema che si è dimostrato inaffidabile, ma che riteniamo possa essere cambiato se si inizia ad ascoltare la voce di chi, credendo alle dichiarazioni degli amministratori, aveva versato 2,2 miliardi nelle precedenti ricapitalizzazioni ed è stato espropriato da un progetto che, come previsto, non ha raggiunto lo scopo per cui era stato approvato.
Nell’auspicio che l’iniziativa abbia un’accoglienza favorevole da parte vostra, porgiamo i più cordiali saluti.
Associazione Voce degli Azionisti.
Il consiglio direttivo
Oggetto: Carige: nuovi inquietanti fatti rilevabili da indagini della procura vaticana
Spett.le Segreteria Commissione Parlamentare d’inchiesta sul sistema bancario e finanziario
Dottor Pierluigi Tuccinardi.
Buon giorno.
Con la presente segnalo nuovi e gravi fatti, emersi dal fascicolo della procura vaticana ed estratti da numerosi organi d’informazione nazionali, che aggiungono dubbi inquietanti sull’aumento di capitale che ha di fatto espropriato gli azionisti di Banca Carige, senza apportare alcuna prospettiva di soluzione ai problemi che da anni angustiano la banca ligure e i suoi azionisti storici. Fatti che aggiungono nuove motivazioni a sostegno della soluzione a costo zero per lo stato, già proposta in precedenza ed esposta con più precisa definizione sotto, che favorirebbe anche il conseguimento degli obbiettivi definiti pochi giorni fa dall’ESMA, che ritiene indispensabile riportare la fiducia sui mercati finanziari.
In allegato trasmetto due articoli pubblicati sul sito www.vocedegliazionisti.it, che riportano alcuni capoversi estratti da più testate giornalistiche. Ne produco una sintesi che Vi permetta una rapida valutazione dei contenuti.
- “La sfortuna di chi ha investito in Carige”. Si ricostruisce, riportando notizie diffuse dalla stampa, alcuni passaggi su quanto accaduto dalla presentazione dell’accordo quadro tra Cassa centrale banca (Ccb) e Fondo interbancario tutela depositi (Fitd), per dimostrare che lo scopo era quello di espropriare gli azionisti, puntando al delisting automatico della banca. Infatti, per rendere difficoltoso anche l’esercizio del ridottissimo diritto d’opzione, la ricapitalizzazione prevedeva che chi avesse voluto aderire, pagasse un premio dell’88,7 %sul prezzo che era stato riservato a Ccb da Fitd. Alcuni piccoli azionisti, influenzati dalla massiccia campagna mediatica messa in campo per fare approvare la ricapitalizzazione, hanno deciso di aderire ed hanno fatto fallire il progetto. Prova ne è che C.c. non ha esercitato l’opzione ed ha proposto di pagare la banca 1 euro, a condizione che il Fitd corredasse la cessione della quota di controllo con una dote di 500 milioni; con un semplice calcolo si documenta che si proponeva di pagare 1 euro, per impossessarsi di un valore di 2.415 milioni. Ovvio che l’assurdità della richiesta era dovuta alle complicazioni derivanti dalla fusione con una società quotata. La tanto decantata business combination è fallita e, nonostante ciò, è andato a buon fine l’obbiettivo di espropriare gli azionisti che avevano sostenuto la banca nei tre aumenti di capitale che gli amministratori avevano sempre dichiarato essere tutti risolutivi dei problemi dell’istituto di credito genovese. Si documenta, inoltre, come con modalità statisticamente improbabili, tutto ciò che è avvenuto dopo la notizia della riammissione di Banca Carige alla negoziazione di borsa, non fosse mai a favore degli azionisti espropriati.
- “Carige: intrecci finanziari”. Si estraggono dalle numerose inchieste di stampa sullo scandalo vaticano, alcuni capoversi che, pur non evidenziati come tali dai giornalisti, fanno riferimento a soggetti coinvolti a vario titolo nel difficile percorso attraversato da Carige per giungere al nulla di fatto di una soluzione che appare come creata ad arte per espropriare gli azionisti. Ebbene, emerge con chiarezza che chi aveva suggerito e presentato il soggetto che avrebbe dovuto risolvere i problemi della banca, è stato indagato per vari reati nell’inchiesta vaticana e sembra abbia utilizzato parte di quel denaro per comprare azioni Carige. In precedenza le autorità competenti avevano limitato il diritto di voto di un patto parasociale tra Raffaele Mincione e altri azionisti, perché la lista presentata nell’assemblea del 20 settembre 2018, era sostenuta da un numero di azioni più elevato rispetto a quello consentito, in mancanza della necessaria autorizzazione. Dall’inchiesta emergono anche transazioni di denaro estero su estero che condurrebbero a movimenti poco trasparenti sul titolo Banca Carige.
Ho ritenuto di dovere inoltrare una nuova segnalazione alla Commissione d’inchiesta, perché mi sembra veramente preoccupante constatare che:
- il presidente di banca Carige, Prof. Giuseppe Tesauro, si era dimesso dichiarando che la Bce lo aveva emarginato e parlava solo con l’amministratore delegato, che faceva dichiarazioni pubbliche i cui contenuti non gli erano noti e, quindi, riteneva di non potere svolgere il proprio ruolo di garanzia;
- poche settimane dopo, da un’inchiesta della procura di Genova sul crollo del ponte Morandi, emergeva che il nuovo Presidente di Banca Carige stava negoziando l’ingresso di un azionista, proponendo l’adesione a un aumento di capitale che non era ancora noto al mercato e nemmeno al consiglio di amministrazione;
- da un’inchiesta della procura vaticana (danni presunti, meno di 200 milioni) sono emersi i fatti riassunti sopra ed esposti dettagliatamente nei due articoli allegati;
- nessuno abbia ancora avviato un’inchiesta su quanto accaduto agli azionisti della Carige considerando che l’attore che aveva proposto la fallita soluzione dei suoi problemi, aveva provato a scalare la Banca Popolare di Milano nel 2013, aveva compiuto un’operazione descritta nel secondo articolo sulla Popolare di Vicenza, e, infine, aveva provato a scalare Carige con denaro i cui movimenti avevano insospettito la procura vaticana, sino al punto di avviare indagini che hanno generato il rinvio a giudizio di 10 persone(i dettagli sono reperibili negli articoli allegati).
Nel mio ruolo di Presidente di un’associazione di risparmiatori, mi sento in dovere di chiedere alla spettabile commissione di riflettere per qualche minuto sulla seguente considerazione: se un’indagine per un abuso finanziario su un investimento da 200 milioni della segreteria vaticana, ha fatto emergere il brulichio di personaggi che prosperano nel sottobosco della finanza, descritto nei due articoli allegati, cosa potrebbe emergere da un’indagine sui personaggi inquisiti dalla Procura vaticana che risultano coinvolti negli scandali della Banca Popolare di Vicenza, della Banca Popolare di Bari e di Banca Carige che sono costati 6 miliardi ai risparmiatori? Perché non è stata ancora fatta? Il Sistema Paese ha bisogno di una finanza trasparente per tornare ad esprimere il proprio enorme potenziale, non di risparmi che languono nei conti correnti perché non ci si fida del sistema finanziario nazionale.
Quest’ultima affermazione, non deriva esclusivamente dalle mie considerazioni a tutela dei risparmiatori che avevano investito in Carige, ma è lo scopo principale dichiarato dall’Executive Director dell’ESMA Natasha Cazenave che, tra i molteplici obbiettivi che si pone l’autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, evidenzia: “In definitiva ESMA vuole creare un contesto in cui gli investitori possano investire in modo sicuro e protetto” e, poi, precisa, “Vogliamo maggiore partecipazione delle famiglie per lo sviluppo dei mercati dei capitali, vogliamo più partecipazione dei retail …”
Il principale problema di Banca Carige è di avere perso il suo vero patrimonio: la fiducia dei sui correntisti, clienti e azionisti. Solo una soluzione che riporti la fiducia sul mercato può fare tornare la banca all’utile e al sostegno per la generazione del benessere economico nella regione Liguria. Mi permetto di riformulare la proposta contenuta nella mail precedente: l’uso dei crediti fiscali da trasformazione delle DTA, già emersi ed emergenti, per risanare i diritti violati degli azionisti, risolverebbe i problemi della banca e favorirebbe una fusione con altro istituto di credito, perché i conti tornerebbero rapidamente in attivo; non costerebbe nulla allo Stato, che già ne ha disposto il loro utilizzo per favorire una fusione che ad oggi pare che non si realizzi anche per i timori legati ai contenziosi legali ancora in essere. Ma soprattutto trattasi di crediti maturati su Costi/Perdite di esercizio fatti gravare sulle spalle dei precedenti azionisti. Sarebbe paradossale che a goderne siano soggetti diversi da quelli che ne hanno subito le conseguenze e che, una volta risarciti, non avrebbero più ragioni per proseguire in un contenzioso legale.
Grato per la cortese attenzione che vorrete riservare alla presente.
Associazione voce degli Azionisti.
Il presidente Franco Corti