Il Disegno di legge (DDL) 674 “Competitività dei capitali” è in fase d’analisi a vari livelli di competenza e responsabilità. La sesta Commissione permanente (Finanze e Tesoro), ha convocato la Consob in audizione, affinché esprimesse il proprio parere sulle proposte di modifica contenute nei 23 articoli del DDL. In questa occasione faremo alcune considerazioni sull’articolo 12, nel quale si propone di concedere la facoltà di tenere le assemblee degli azionisti a porte chiuse, consentendo il voto solo attraverso il rappresentante designato scelto dagli emittenti. Lo scopo non è quello di entrare nel merito di un dettaglio, ma di usarlo come esempio che possa consentire di comprendere il devastante impatto psicologico sui risparmiatori, che hanno seguito le dichiarazioni pubbliche delle ultime settimane.
In audizione ha fatto un lungo e dettagliato intervento la Dott.ssa Maria Antonietta Scopelliti, Direttore Generale Consob. Riportiamo le sue considerazioni sulla proposta di modifica contenuta nell’articolo 12 del disegno di legge: – Sempre in materia di assemblee, una particolare attenzione merita la disposizione che prevede che le assemblee di società quotate, se previsto dallo statuto, si possano svolgere esclusivamente tramite il rappresentante designato dalla stessa società (art. 12); tale disposizione incide, infatti, sui diritti degli azionisti e sulla partecipazione assembleare e non appare in linea con i principi ispiratori della direttiva c.d. Shareholders Right (2007/36/CE). – La direttiva, infatti, contiene disposizioni volte ad agevolare, ampliandole, le possibilità di partecipazione e di esercizio del diritto di voto da parte del socio, prevedendo la delega del voto come una facoltà rimessa alla scelta del singolo ed escludendo la possibilità di porre limiti nella scelta del delegato. Peraltro, non risultano norme analoghe a quella proposta in nessun altro ordinamento dell’UE e di altri paesi comparabili.
I concetti esposti del Direttore generale, sono stati rafforzati anche dalle dichiarazioni del Presidente Consob, Prof. Paolo Savona, che riportiamo traendole da un articolo pubblicato da Radiocor plus nella stessa data dell’audizione – Il presidente dell’Autorità, Paolo Savona, in audizione davanti alla Commissione Finanze del Senato sul disegno di legge, osserva che tenere le assemblee esclusivamente tramite il rappresentate designato, così come è avvenuto durante la pandemia, “incide sui diritti degli azionisti e sulla partecipazione assembleare e non appare in linea con i principi ispiratori della direttiva Shareholders Right“.
Un articolo del 21 giugno 2023, pubblicato da Milano Finanza con titolo – Ddl Capitali, Savona (Consob): le assemblee a porte chiuse possono ledere i diritti degli azionisti – autore Andrea Pira, ci ha invogliati a scaricare l’audizione e il testo del DDL, per prenderne visione. Vero è che il disegno di legge è in discussione e che molti contenuti potrebbero subire modifiche, ma il silenzio stampa che aveva fatto seguito alle esternazioni del Prof. Paolo Savona del 27 maggio a Trento, che avevamo citato nell’articolo pubblicato il primo giugno 2023, ci avevano spinti a mantenere una soglia di attenzione alta su un’evoluzione delle norme che sembrava andassero nella direzione opposta a quella auspicata, dopo gli innumerevoli episodi di risparmio tradito cui avevamo assistito dal 2008 in poi e che avevano eroso la fiducia dei risparmiatori.
A stupirci è la singolare concomitanza in cui: mentre i risparmiatori italiani stanno prendendo le distanze da una finanza che si era dimostrata troppo frequentemente inaffidabile, la politica enfatizza la volontà di attrarre nuovi emittenti, incentivando la loro quotazione alla borsa nazionale con il ridimensionamento dei diritti degli azionisti. Il Presidente di Consob, nel suo intervento a Trento, dichiarava che la decisione d’introdurre agevolazioni agli emittenti fosse inevitabile, anche se presa turandosi il naso, perché si voleva contrastare la loro fuga verso mercati con vincoli meno stringenti nei confronti di chi finanziava l’impresa chiedendo ai cittadini di investire i risparmi accantonati. Da questa considerazione emergeva una constatazione automatica: all’Italia interessano gli emittenti, indipendentemente dalla loro predisposizione al rispetto dei diritti dei risparmiatori. Deduzione logica, se per indurre gli emittenti a quotarsi alla borsa nazionale, si devono creare condizioni più favorevoli, anche se i dati ufficiali indicano una tendenza all’accumulo dei risparmi nei depositi bancari. Ora esprimiamo il concetto in termini politici, anziché finanziari: “L’economia globalizzata ci costringe a fare passare in secondo piano l’equità fiscale e la tutela del risparmio, anche se sono diritti garantiti dalla nostra Costituzione, perché altrimenti le imprese si quotano in mercati dove trovano condizioni più favorevoli”.
Alcune affermazioni rilevabili dall’audizione, possono fare presupporre un possibile ripensamento del Presidente Consob che, finalmente, parla dei diritti degli azionisti. La sensazione sarebbe rafforzata anche dall’intervento del Direttore Generale, che si è espressa con pacatezza e apertura ad un dialogo costruttivo. Ci saremmo sentiti più tranquilli se a sostegno delle assemblee in presenza ci fosse stato un intervento deciso e intransigente dell’Istituzione ha il compito di vigilare sulle società di gestione dei mercati regolamentati, sulla trasparenza e l’ordinato svolgimento delle negoziazioni, sulla trasparenza e la correttezza dei comportamenti dei soggetti che operano sui mercati finanziari. Una presa di posizione determinata, che sancisse come un mercato non piò essere considerato trasparente, se si toglie agli azionisti la possibilità di esprimere il proprio diritto di voto dopo avere ascoltato cosa avevano da dire altri e condiviso le proprie opinioni con chi era intervenuto in una pubblica assemblea. L’interazione tra più opinioni e il confronto diretto con i vertici societari, possono consentire una condivisione costruttiva. Anche perché le assemblee pubbliche sono le uniche occasioni utili a favorire l’a diffusione di una concreta cultura finanziaria.
I contenuti del DDL, così come erano stati proposti originariamente, e indipendentemente da eventuali modifiche che fossero introdotte, stimolano dubbi che danno origine ad una serie di domande retoriche.
- Se il Presidente dell’autorità preposta alla supervisione di quanto accade in un mercato regolamentato dichiara: “Incentivi Governo? Presi turandosi il naso ma erano necessari … per frenare la ‘fuga’ delle società quotate dalla Borsa… con quale fiducia un risparmiatore potrebbe investire i propri risparmi su quel mercato?
- Se gli emittenti hanno un potere talmente elevato da costringere la politica a proporre di rendere permanenti decisioni transitorie, introdotte per contrastare la diffusione di una pandemia, da chi ci si potrebbe attendere la tutela diritti degli azionisti?
- Qual è il ruolo che dovrebbe ricoprire la politica in ambito finanziario, se è costretta a proporre norme che, per incentivare le quotazioni, non garantiscono la tutela del risparmio e l’equità fiscale?
- Sono gli emittenti a dovere garantire trasparenza e rispetto delle regole di mercato, o è il risparmio che si deve spostare dove gli emittenti hanno più libertà di manovra e accettare compromessi e nebulosità?
- Se la competizione tra i mercati finanziari si gioca sull’allentamento dei vincoli a carico degli emittenti e la riduzione delle tutele nei confronti degli investitori, quali prospettive possono essere riconosciute al futuro della finanza?
- Quale fiducia può essere riconosciuta ad un sistema finanziario, se la politica non riesce a reagire e a trovare soluzioni che blocchino i vantaggi fiscali e normativi concessi ad imprese che spostano la sede sociale nei paesi disposti ad incrementare le agevolazioni a loro favore?
- Se la sicurezza economica delle prossime generazioni appare densa di incertezze, per le conseguenze derivanti da una globalizzazione della finanza, in contrapposizione alla frammentazione del potere politico, siamo certi che la soluzione più efficace sia la riduzione dei diritti degli investitori?