Il 12 aprile 2023 Teleborsa, il sito ufficiale di Borsa Italiana, ha pubblicato una comunicazione dal titolo – DDL CAPITALI, QUOTAZIONE IN BORSA PIÙ SEMPLICE PER FAVORIRE LE PMI E TRATTENERE I BIG – Se il contenuto fosse stato in sintonia con il titolo, sarebbe stato più che normale essere d’accordo con le finalità che si erano prefisse la politica e le istituzioni che avevano collaborato alla stesura del Disegno di legge (Ddl). Anche nell’introduzione si erano delineate motivazioni più che valide per la modifica delle norme esistenti – Dopo gli interventi di CONSOB e Borsa Italiana degli ultimi 12 mesi, arriva il tanto atteso disegno di legge per migliorare l’attrattività del mercato dei capitali italiano e accelerare il processo di quotazione a Piazza Affari, dopo la perdita di importanti società negli ultimi anni, come Atlantia o Exor –.
Non fermandosi al titolo e all’introduzione, andando oltre la sintesi formale, si scoprivano alcuni dettagli della bozza di Ddl, che cambiavano in modo radicale la sensazione iniziale. Considerando che le Big citate avevano motivato il trasferimento ad altri mercati con giustificazioni diverse tra loro, ci attendavamo che le proposte inserite nel Disegno di legge fossero orientate al superamento degli aspetti critici evidenziati. Entrando nel merito di alcuni dettagli, invece, anche la visione d’insieme ci era apparsa completamente diversa dall’impressione ricevuta leggendo titolo ed introduzione. Pertanto abbiamo pensato di affrontare le ipotesi di modifica una alla volta, per presentare proposte che contribuissero a mettere in luce le vere cause che allontanano il risparmio dalla finanza, affiancate da proposte di soluzione che contribuiscano a migliorare i rapporti tra società quotate e azionisti. In questa occasione analizzeremo le criticità connesse alla proposta di rendere permanente la facoltà degli emittenti di non convocare le assemblee in presenza.
Riportiamo quanto rilevabile alla fine di un capoverso della comunicazione citata sopra, per confrontarlo con lo stato d’animo degli azionisti che, come vedremo, non avrebbero certamente accolto con favore quanto proposto nel Ddl. Infatti, pochi giorni dopo la diffusione del comunicato stampa, erano stati costretti a subire la proroga dei termini di decadenza di una norma transitoria, che il Ddl voleva rendere permanente -… Inoltre, viene prevista la possibilità di tenere stabilmente le assemblee attraverso il rappresentante designato, stabilizzando la misura adottata in tempi di Covid e che era stata già prorogata per il 2023 –. In sostanza, anche se i problemi generati dalla pandemia erano stati superati, si proponeva di concedere agli emittenti la facoltà di non convocare le assemblee degli azionisti in presenza, sostituendo la proroga con una norma permanente.
Il 24 aprile 2023, in un comunicato della redazione Ansa di Bari, si leggeva – – Striscioni, fumogeni rossi, fischietti e insulti urlati al megafono. – Questa mattina un centinaio di azionisti della Banca popolare di Bari che in seguito al crac hanno perso gran parte dei propri risparmi, ha protestato davanti alla sede principale dell’istituto creditizio, a Bari. A scatenare la protesta degli azionisti che avevano subito perdite enormi, era stata proprio l’impossibilità di una partecipazione in presenza all’assemblea degli azionisti, che si sarebbe tenuta nel pomeriggio.
Nella stessa data, anche Finanza Report aveva pubblicato un articolo dal titolo – I soci lamentano l’esclusione dall’assemblea, svoltasi in modalità virtuale, ma dove avrebbero voluto far sentire la propria voce -. Estraiamo alcune dichiarazioni rilasciate dai presidenti delle associazioni presenti alla manifestazione, che possono aiutare a comprendere lo stato d’animo di azionisti esasperati. I quali, oltre ad avere perso i propri risparmi, si erano visti privare anche del diritto di chiedere spiegazioni direttamente ai vertici della società. Esprimere dubbi e porre quesiti in forma scritta, ricevendo risposte dopo giorni, è cosa ben diversa dal presentare le proprie considerazioni in assemblea, dove si ha la possibilità di formarsi un’opinione ascoltando gli altri. Ma soprattutto si ha la facoltà di condividere le proprie idee con azionisti che non hanno ancora maturato una decisione di voto, dando loro la possibilità di allinearsi al proprio punto di vista.
- Con gli azionisti in strada c’erano … le associazioni Asso Bpb azionisti e Comitato indipendente azionisti della Bpb, presiedute rispettivamente da Giuseppe Carrieri e Saverio D’Addario.
- D’Addario evidenzia che “in tutte le democrazie le minoranze hanno il diritto di esprimersi. Noi qui non lo abbiamo”.
- I soci sono in strada e dentro, oltre al cda, c’è solo un rappresentante di Invitalia”, spiega Carrieri. I motivi della protesta sono numerosi …
Per una corretta interpretazione delle argomentazioni a supporto della manifestazione, è utile ricordare che il socio di controllo era lo Stato Italiano. Lo stesso che aveva deliberato la proroga delle assemblee senza la presenza degli azionisti, anche per il 2023. Il calvario degli azionisti della Banca Popolare di Bari era iniziato nel 2014 e, a distanza di nove anni, dovevano constatare che oltre ai soldi, avevano perso anche la possibilità di un dialogo diretto con gli amministratori e, come ulteriore aggravante, ciò che loro stavano subendo, era stato inserito in un Disegno di legge con il preciso scopo di trasformarlo in una norma che desse agli emittenti la possibilità di evitare il confronto diretto con gli azionisti.
A noi viene naturale chiederci: perché mai un emittente potrebbe decidere di non quotarsi su un mercato che gli impone di incontrare i propri azionisti in presenza, di ascoltarli e di rispondere direttamente alle domande che gli saranno poste? Davvero dobbiamo credere che le funzioni di vigilanza e controllo e la politica, siano disposte a favorire l’ingresso di simili personaggi in un mercato regolamentato, in cui la tutela del risparmio dovrebbe essere garantita, anche perché prevista dall’articolo 47 della costituzione, come un dovere dello stato?
Partecipare ad un’assemblea in presenza, consente ad un azionista di votare dopo avere ascoltato gli amministratori, gli azionisti che ritenevano di avere qualcosa da chiedere e da proporre, avere posto domande, avere ottenuto risposte ed avere effettuato eventuali repliche. In presenza ci si forma un’opinione diretta e condivisa, senza dipendere dalle dichiarazioni pubbliche degli amministratori che, come documentato dalle innumerevoli crisi bancarie, spessissimo si sono rivelate fuorvianti, senza che chi aveva la responsabilità di controllare avesse rilevato le anomalie o avesse deciso d’intervenire quando quelle dichiarazioni sono state reiteratamente smentite dai fatti emersi in seguito.
Gli azionisti che preferiscono non intervenire in presenza, solo in rarissimi casi leggono le domande e le risposte scritte, che sono diffuse in tempi diversi; spesso esprimono l’intenzione di voto molto in anticipo e raramente sono in possesso di un’opinione elaborata autonomamente o mediante il confronto con altri azionisti. Il voto espresso attraverso il rappresentante designato, è facilmente influenzabile dall’emittente, dalle dichiarazioni ufficiali e dai media. Se così non fosse, come si potrebbe spiegare il numero dei votanti nell’assemblea straordinaria di Banca Carige del 20 settembre 2019, dove avevano votato circa 15.600 azionisti? Nell’assemblea successiva avevamo chiesto quante deleghe fossero state conferite al rappresentante designato, proprio per ufficializzare l’enormità delle deleghe raccolte nella precedente occasione, non abbiamo ottenuto alcuna risposta. Ebbene, nel verbale era stato ufficializzato che le deleghe raccolte erano state 3. Per favorire la diffusione di cultura finanziaria e una partecipazione attiva dei risparmiatori alla vita della società, bisognerebbe assumere iniziative di legge che favoriscano la partecipazione in presenza, magari aumentando il peso relativo di quei voti, o prevedendo incentivi trasparenti, ma mai sbilanciati a favore di un’espressione di voto.
Siamo sempre stati convinti che il fine non giustificasse i mezzi, e crediamo che l’incremento degli emittenti che collocano i titoli a Piazza Affari, perché invogliati con la riduzione dei diritti concessi agli azionisti, sia la diretta conseguenza di una visione miope di ciò che dovrebbe servire alla finanza. La proposta di modifica contenuta nel Ddl, riteniamo sia suggerita da una prospettiva di breve periodo, nell’illusione che allinearsi alle concessioni introdotte dai mercati in cui si sono trasferite alcune società che erano quotate in Italia, possa risolvere tutti i problemi. Se non si prende nella giusta considerazione la deriva che ha interessato una certa finanza speculativa, si rischia di decretare l’allontanamento permanente del risparmio dagli investimenti finanziari. I casi di risparmio tradito che hanno bruciato capitale investito negli ultimi lustri, senza che nessuno dei controllori sia riuscito a fermarli in tempo utile, documentano un’aleatorietà della finanza che impedisce ad ogni padre di famiglia di rischiare la sicurezza economica dei propri congiunti. Il destino che potrebbe avere una siffatta finanza, è documentato dalle incredibili e assurde crisi bancarie, in cui nessuno si è accorto di nulla sino all’emersione dei problemi, che hanno consentito centinaia di miliardi di plusvalenze in pochi giorni, ad una speculazione che ha usato con scaltrezza le vendite allo scoperto, e i credit default swap. https://vocedegliazionisti.it/author/vocezionist1/
Per quanto tempo ancora sarà possibile illudersi che nulla accadrà, se regolatori e politica resteranno inermi davanti ad una simile sottrazione di ricchezza a danno di chi investe i propri risparmi per garantire un futuro sereno alla propria famiglia? Davvero si pensa che i risparmiatori continueranno ad iniettare liquidità in un sistema che la brucia e in cui il possesso di un amuleto portafortuna conferisca più probabilità di remunerazione del capitale investito, rispetto ad un’analisi fondamentale basata sull’affidabilità dei bilanci societari e dei rating?
Noi siamo profondamente convinti che sui mercati finanziari nazionali manchi la fiducia. La Politica e le Funzioni di vigilanza e controllo non possono più ritardare gli interventi necessari al suo ripristino. Bisogna conquistarla con determinazione, tutelando il risparmio in tutte le sue forme, punendo i predatori, introducendo regole che diano certezza del diritto; a tal proposito: sono anni che attendiamo una vera Class Action, che dissuada i furbi dal commettere abusi, perché la tutela dei diritti è perseguibile con costi accessibili a tutti.
È necessario prestare ascolto ai risparmiatori, unica categoria che da decenni e costretta a subire gli abusi finanziari e le conseguenze di decisioni prese da chi chiede loro di sostenere l’economia e, poi, li lascia in balia delle bufere finanziarie, che ormai si susseguono con incredibile frequenza a livello globale. Noi siamo profondamente convinti che la sfida per la conquista degli emittenti la vinceranno i mercati che sapranno ripristinare la fiducia degli investitori, grazie all’affidabilità dei controlli, alla trasparenza degli emittenti e al rispetto dei diritti. Ascoltare Borsa Italiana quando suggerisce di facilitare le adesioni degli emittenti riducendo i diritti dei risparmiatori, ci appare come un macroscopico paradosso. Sarebbe come riempire gli scaffali di un supermercato per attirare clienti che avevano smesso di entrare, a causa della scarsa pulizia.
I paradisi fiscali sono un modello da contrastare con determinazione politica, non possono diventare un esempio da imitare nel tentativo di allinearsi alla loro strategia. Questa soluzione può essere perseguita solo da chi ritiene di potere azzerare i diritti fondamentali, per ripristinare la legge della giungla. Se questo fosse lo scopo, tanto varrebbe derubricare il reato di rapina.