Trento 27 maggio 2023, Festival dell’Economia, Il Sole 24 Ore Radiocor Plus diffonde una notizia che noi abbiamo letto sul sito di Borsa italiana – Borsa: Savona, incentivi Governo? Presi turandosi il naso ma erano necessari – Estraiamo un breve passaggio – Gli incentivi messi a punto dal Governo per frenare la ‘fuga’ delle società quotate dalla Borsa e incentivare le quotazioni, sono stati positivi anche se si tratta di provvedimenti presi “turandosi il naso” in quanto spinti dalla necessità di rispondere ad una concorrenza normativa estera molto forte –. Tradotto: riteniamo che sia inevitabile ridurre i diritti degli investitori, per favorire l’arrivo degli emittenti.
Il Disegno di Legge Capitali (DDL Capitali) che ha iniziato l’iter d’approvazione, e i suoi contenuti sono oggetto di dibattito da parte di molti esperti con competenze diversificate. Sull’argomento, il 13 giugno 2023 si svolgerà un dibattito tra commercialisti, analisti, economisti e avvocati, il tema sarà: Le novità del DDL Competitività dei Capitali – Sviluppo degli investimenti nelle aziende tra problematiche di governance e trasparenza. Questa tavola rotonda, a cui si può partecipare da remoto (informazioni di dettaglio per gli interessati, a fine articolo), è stata preceduta da altri incontri che hanno favorito il confronto tra esperienze e professionalità plurime, che avevano lo scopo di mettere a fuoco le incongruenze di un disegno di legge che vorrebbe attirare emittenti in un mercato nazionale da cui sono fuggiti i risparmiatori. I quali hanno preso le distanze dalla borsa nazionale, dopo avere sperimentato la disinvoltura con cui si trascurano i loro diritti, e l’assenza di considerazione alle loro denunce.
Di fatto, la dichiarazione del Presidente Paolo Savona, documenta che la globalizzazione selvaggia, in mancanza dell’intervento della politica, che avrebbe dovuto introdurre regole, contrappesi, e valutazioni sul rispetto dei diritti dei risparmiatori, ha consentito l’arricchimento di chi ha saputo utilizzare gli strumenti che favorivano una finanza speculativa, sovvertendo il ruolo di supporto a uno sviluppo economico equilibrato che era riconosciuto da sempre agli investimenti finanziari.
La domanda che dovremmo porci è: “A cosa serve incentivare gli emittenti a quotarsi su un mercato da dove sono fuggiti i risparmiatori, se per farli tornare si devono ridurre i diritti di chi è già scappato per il mancato rispetto di quelli ancora in essere? Possibile risposta: “A produrre una sistematica sottovalutazione delle imprese che diventano terra di conquista per le multinazionali”. Se la risposta giusta fosse questa, con stupore, se ne deduce che: istituzioni e politica ritengono di risolvere i problemi dando più discrezionalità a una finanza che è stata capace di attuare la sequenza di fatti che esponiamo, facendo riferimento a un solo caso di risparmio tradito.
- Gli stress test del 2014 sono stati effettuati dalla Bce con l’assistenza di Oliver Wyman. Il compenso riconosciuto alla società di consulenza era stato di 26 milioni di euro e l’incarico era stato affidato senza bando, giustificando la decisione con la necessità di svolgere i controlli con urgenza (estratto dall’articolo pubblicato da Il Sole 24 Ore il 19 dicembre 2018 che aveva riportato le informazioni contenute nello scambio di corrispondenza tra il presidente del Bundestag, Schauble, e la Presidente della vigilanza Bce Daniele Nouy).
- Per svolgere lo stesso compito nel 2016, ad altre due società private furono versati 8,3 milioni, meno di un terzo rispetto a quanto pagato nel 2014 (stessa fonte).
- Nel 2018 l’incarico fu conferito a Blackrock (stessa fonte). La passione con cui Schauble sosteneva l’inopportunità di conferire quell’incarico al fondo di risparmio gestito, che era anche il maggior investitore nei sistemi bancari mondiali, poteva certamente essere condivisa, non foss’altro che per l’evidente conflitto d’interesse.
- Tre aumenti di capitale imposti a Banca Carige tra il 2014 e il 2017, tutti dichiarati risolutivi dei suoi problemi, non erano riusciti a metterla in sicurezza. A fine 2018 si chiedeva l’approvazione del quarto. Le richieste di aumenti di capitale dopo le vendite dei crediti deteriorati (Npl), erano ritenute una normalità, infatti, nessuno aveva ritenuto di etichettarle come anomale. A nostro avviso, il decretare il fabbisogno di capitale in molteplici operazioni a raffica, anziché dire alla prima cosa servisse per il risanamento, non era rispettoso del dovere di dare informazioni trasparenti al mercato, perché gli azionisti sono stati chiamati a sostenere aumenti di capitale iperdiluitivi, che riducevano ad un valore simbolico gli investimenti fatti nelle ricapitalizzazioni precedenti.
- Il 22 dicembre 2018, per la prima volta nella vita, ero presente all’assemblea di una società quotata. C’ero per porre una domanda: “Buongiorno, mi chiamo Franco Corti e sono iscritto all’Associazione Piccoli Azionisti di Carige. Sono qua oggi per accendere un faro su una cosa che ho tratto da una notizia della settimana: il palese conflitto d’interesse fra la Vigilanza e alcuni dei Consulenti che hanno fatto gli stress test sulle banche, a cui è stato riconosciuto un compenso di oltre 20 milioni nel primo anno. Ebbene, uno di questi Consulenti aveva fatto un’offerta per Carige e una figura importante della Vigilanza aveva telefonato in C.d.A. affinché l’accettasse. La mia domanda è: quante delle perdite di Carige sono attribuibili alla forte pressione sulla cessione degli NPL avvenuta in una circostanza quantomeno dubbia e da chiarire? Vi sarei grato se un giorno uscisse una risposta”. Ad ulteriore conferma che quanto dichiarato da Savona sia in atto da almeno un decennio, incolliamo la non risposta che diede il Dottor Pietro Modiano, Presidente dell’assemblea: “Per quanto riguarda la questione cruciale degli NPL non è l’unica, ma è forse la più importante. In che misura le perdite, che producono oggi questo effetto di riduzione, siano state generate dalla cessione di crediti dubbi, è sicuramente uno degli elementi, non l’unico, ma uno degli elementi più importanti. In questa vasta ricognizione che stiamo facendo su ciò che è avvenuto, il compito nostro, ma lo dico proprio dal punto di vista professionale, è distinguere quanto della sottovalutazione degli NPL venduti da noi ci sia una componente che ha a che fare con un mercato che dire imperfetto è dir poco, perché è dominato dagli acquirenti. Tutte le banche d’Europa stanno vendendo NPL e pochi soggetti sono disposti ad acquistarli. È una situazione in cui il mercato non funziona e i cui prezzi sono per definizione sbagliati. Quanto questo suoni come giustificazione delle perdite io questo non lo so, voglio capirlo e lo capirò. Quanto, invece, situazioni di mercato che sono difficili per tutti e penalizzanti per tutte le banche che hanno venduto NPL, e che hanno trasferito valore delle banche ad altri soggetti, sia invece dipeso da imperizia o diverse circostanze, questo lo capiremo nel quadro della ricognizione che noi abbiamo avviato. E di questo daremo conto”. Stiamo ancora attendendo che qualcuno quantifichi quale percentuale degli aumenti di capitale imposti alle banche, possa essere attribuito all’imposizione di vendere crediti dubbi su un mercato condizionato dalla pressione delle vendite.
- Nulla da eccepire sulla risposta, che confermava come la cessione forzata di crediti incagliati fosse un affare per il compratore e incrementasse il fabbisogno di capitale della banca, e le perdite degli azionisti. Lo stupore deriva dal fatto che ad imporre quelle vendite fosse la Vigilanza Bce, e che, nonostante la risposta data sopra, il Presidente di Banca Carige, che poi fu nominato Commissario dello stesso istituto di credito, prima di lasciare l’incarico, vendette una massa incredibile di Npl, contribuendo a portare il suo Npe Ratio ai migliori livelli nazionali. Al termine del mandato commissariale, lui e gli altri commissari costituirono una società per la gestione dei crediti incagliati.
- Come criticare quello che è accaduto in seguito in Carige, se a farlo sono stati quelli a cui è stata consegnata la banca dopo i fatti descritti nei 6 punti precedenti? Lo riassumiamo sinteticamente: ricapitalizzazione con esclusione quasi integrale del diritto d’opzione, approvata con 15.600 deleghe raccolte in gran parte dai dipendenti e conferite da loro al rappresentante designato, Opa ad un prezzo vile e squeeze out conseguito con la diffusione d’informazioni fuorvianti e ancora con il contributo dei dipendenti.
Il 21 aprile 2021 anche Borsa Italiana è entrata a far parte del Gruppo Euronext, che ora presidia le negoziazioni delle borse valori di: Amsterdam, Bruxelles, Dublino, Lisbona, Milano, Oslo e Parigi. Nonostante le importanti adesioni, rappresenta solo il 25 % dei mercati finanziari europei. Appare, quindi, chiaro che la finanza dell’area UE sia ancora in una fase evolutiva, e che la politica non abbia saputo attribuire la giusta importanza allo sviluppo di mercati finanziari in grado di contrastare le strategie tese a spostare la ricchezza prodotta nei 27 paesi che compongono l’Unione, in altre aree del globo. Lo comprova l’attacco speculativo portato al sistema bancario mondiale pochi giorni dopo il fallimento di Credit Suisse, con l’uso di strumenti a leva finanziaria, che in un solo giorno hanno fatto perdere 1,7 miliardi di capitalizzazione a Deutsche Bank. Provate ad immaginare quanto abbia potuto guadagnare la speculazione che ha attaccato tutte le banche del globo. Il fatto che dopo pochi giorni tutto sia tornato alla normalità, non deve tranquillizzare nessuno, perché i soldi sottratti agli azionisti, sono rimasti nelle tasche della speculazione.
I problemi emersi negli ultimi due anni sulla dipendenza da terzi per l’approvvigionamento di materie prime o componentistica d’importanza strategica, stanno mettendo in dubbio le scelte di concentrare gli acquisti e spostare produzioni dove il costo era più basso. Invece, sarebbe stato saggio attuare un’accorta valutazione di come si sarebbe dovuto incentivare la loro permanenza all’interno del perimetro comunitario. Se questa constatazione mette in dubbio la competenza di chi ha favorito questa evoluzione, chiediamoci: quale potrebbe essere il giudizio sul come la politica abbia sputo presidiare la finanza e i diritti dei risparmiatori, considerando quanto descritto?
L’intervento di Paolo Savona, appare come una dichiarazione di resa allo strapotere della finanza. In considerazione dei problemi emersi, e che stanno facendo intravedere la fine di una globalizzazione selvaggia, riteniamo che sia venuto il momento di fare valutazioni con prospettive di lungo termine, su cosa possa servire alla finanza del futuro. Noi crediamo che gli emittenti che perseguono scopi industriali, e non speculativi, si trasferiranno sui mercati che hanno saputo attirare i capitali con la trasparenza, l’etica, le norme severe contro gli abusi e il rispetto dei diritti. Solo la disponibilità del capitale di rischio può valorizzare le imprese e indurre gli emittenti a trasferire la società sui mercati che hanno saputo puntare su un sano sviluppo economico, senza volersi ingraziare la finanza che pretende maglie più larghe per sottrarre ricchezza ai cittadini e ai contribuenti e, per farlo, è diventata abilissima nel dare luminosa visibilità a tutto ciò che le giova e a fare sprofondare nel buio più profondo tutto ciò che potrebbe aiutare a capire una scomoda realtà.
Informazioni per assistere alla Tavola rotonda in videoconferenza sul tema:
“DDL Competitività dei Capitali”
13 giugno h. 15.00 – 18.00 in diretta webinar tramite la piattaforma Zoom.
Entra nella riunione in Zoom
https://us02web.zoom.us/j/81076154156?pwd=VmVsRzR0S2RDNkJQV0s0VXl3WnZLQT09
ID riunione: 810 7615 4156
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