Senza entrare nel dettaglio del risultato, il flottante di Banca CARIGE è sufficiente a mantenere quotata la società. E’ una notizia positiva perché permette ai vecchi azionisti di non contabilizzare le perdite immediatamente e di utilizzarle in deduzione delle imposte su future plusvalenze, recuperando il 26 % di quanto disperso in questo bistrattato investimento. Non è molto ma è opportuno saperlo e attuare la strategia più utile per sfruttare questa possibilità. Il resto potrebbe essere recuperabile con un’azione di rivalsa collettiva, chi non l’avesse ancora inviato una manifestazione d’interesse, che non costa nulla e non comporta alcun impegno, può chiedere informazioni ai contatti del sito vocedegliazionisti.it.
Ora lasciamo spazio agli azionisti che lo richiedono.
Scritto da Mariano
L’aumento di capitale atipico (titolo non quotato, diritti non vendibili, tempo limitato e prospetto di 450 pagine pubblicato poche ore prima dell’avvio) è ormai concluso e i risultati lasciano sulle spalle dei già provati, vecchi azionisti nuovi problemi, incertezze e l’unica consapevolezza di non avere potuto esercitare il diritto d’opzione integrale.
I numeri (contrariamente alle prime indicazioni) repentinamente diffusi tendono a esaltare come epica “vittoria” il mantenimento dei requisiti minimi del flottante sul titolo Carige.
Esaminando i dati resi noti con comunicato stampa emerge una realtà ben diversa. L’adesione si è avuta dal 33,00% del retail mentre i grandi azionisti, presenti nell’assemblea del 20 settembre 2019, non hanno sottoscritto.
La società di maggioranzarelativa che, responsabilmente, ha disertato l’approvazione del piano, con coerenza e rinnovato senso di responsabilità, non ha sottoscritto l’aumento. Se lo avesse fatto, avrebbe provocato il tanto temuto delisting.
Il flottante è pari al 10,86% delle azioni emesse e, se Malacalza investimenti avesse sottoscritto l’aumento, con il superamento del 3% di possesso azionario, la sua partecipazione non sarebbe più stata considerata flottante e, quindi, ci sarebbe stato il delisting. Com’è possibile che una sistematica dimostrazione di senso di responsabilità di chi paga di tasca propria, sia presentata dalla stampa, come un enorme successo di chi non ha alcun senso di responsabilità nei confronti di chi ha iniettato liquidità nella società ed è disposto a perdere silenziosamente denaro, per non creare tensioni sociali e fuga di risparmiatori?
Questo margine così esiguo lascia al nuovo azionista di controllo piena discrezionalità sulla convenienza di avere Carige quotata in borsa o meno.
Con circa 85 milioni possono rilevare le quote dei vecchi azionisti, con circa 10 milioni decadono requisiti minimi di quotazione, vendendo il 35 % della sua futura partecipazione manterrebbe la maggioranza assoluta e recupererebbe totalmente l’investimento (se si considerano 100 milioni di bond decennale con rendimento 8,25% annuo), una eventuale business combination che remunera adeguatamente ed esclusivamente (il salvatore della banca?).
Prima riflessione – Un rafforzamento patrimoniale che, avendo la “garanzia” del FITD, fosse stato fatto senza scopi “nascosti” non avrebbe minimamente messo in discussione mantenimento dei requisiti “minimi” di flottante.
Seconda riflessione – Il nuovo azionista di controllo non si è accollato nessun rischio di “mercato” derivante dall’investimento. Avendo avuto, prima di prendere una decisione, tutte le garanzie su tempi, modi e prezzo.
Terza riflessione- Gli oneri di tutto sono stati pagati dai vecchi azionisti, nessuno escluso, che non avranno benefici da eventuali utili futuri.
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti che non si arrende.
L’aumento di capitale si è concluso, il flottante è al 10,8% (somma dell’8,6% già disponibile e 2,20% sottoscrizioni). La soglia minima necessaria ai fini della riammissione del titolo alla negoziazione è stata superata di poco. Questa è la buona notizia, come dichiara un quotidiano locale: “Ad aderire sono stati alcuni fondi, la Fondazione di Lucca e anche una parte degli azionisti”.
Mentre un’altra testata economica nazionale riporta: “La notizia un po’ meno buona è che le caratteristiche del flottante, per un gergo tecnico è estremamente sottile, richiederanno un intervento per evitare che sia esposto a estrema volatilità e, di conseguenza, sia soggetto a frequenti sospensioni”.
Su quest’argomento vorremmo fermarci un attimo a riflettere: il commissario Lener in un’intervista rilasciata allo stesso quotidiano locale, ha dichiarato che è stata garantita la massima trasparenza… proprio in virtù di questa trasparenza, chiediamo di conoscere la composizione di questo 2,20%. Ovviamente non è curiosità, ma solo una conoscenza della tipologia dei sottoscrittori, perché se questa percentuale fosse costituita in larga misura da fondi o da azionisti di peso, il titolo sarebbe esposto a continue e violente oscillazioni con sospensioni anche per periodi non brevi.
Un’altra intervista che ci ha lasciato l’amaro in bocca, è stata quella rilasciata dal commissario Modiano sempre allo stesso quotidiano. Trralasciamo tutti i passaggi e arriviamo alla parte dedicata a chi ha pagato il conto più salato di quest’operazione. Gli azionisti grandi e piccoli e i dipendenti che spesso ricoprono un doppio ruolo, perché molti sono anche azionisti. Modiano dichiara: “Se gli obiettivi di piano saranno superati in termini di RICAVI, la Banca sarà in condizioni di avviare una campagna di assunzione giovani, per svecchiare l’organico”.
RICAVI. Allora parliamo di RICAVI. La Banca ha perso il 40% dei depositi e il 15% dei clienti. Altre fonti riportano ulteriori dati: negli ultimi 5 anni i ricavi si sono dimezzati da oltre 700 mln di euro ai 332 mln con cui Carige chiuderà il bilancio a fine 2019. L’attivo di bilancio è sceso da poco meno di 50 mld ai 24 mld attuali. Gli impieghi sono scesi da oltre 20 mld a poco più di 11 mld.
Siamo sicuri che con questa cura “da cavallo” i nostri commissari abbiano creato una Banca capace di reggersi in piedi in futuro?
La stessa Consob nelle avvertenze del prospetto informativo, che sintetizziamo in poche e semplici parole, spiega che il NUOVO PIANO STRATEGICO CHE ACCOMPAGNA L’AUMENTO, POTREBBE RIVELARSI INSUFFICIENTE IN FUTURO A FAR RIPARTIRE SU BASI SOLIDE LA BANCA.
I piani a lungo termine sono suscettibili di forte aleatorietà, siamo sicuri che quanto scritto non siano solo cifre abbandonate sulla carta? Quanti piani industriali fotocopia, in cui era scritto tutto e il contrario di tutto, abbiamo visto??? I risultati dove sono? Non nelle nostre tasche!
Noi continuiamo a far emergere tutte le opacità e tutte le contraddizioni che interessano da troppo tempo la nostra Banca, non ci stanchiamo di cercare e di chiedere giustizia, ma anche la pazienza ha un limite! ite!