Qualcuno di noi segue la finanza da oltre mezzo secolo, altri l’hanno fatto come dipendenti di banche o di società di gestione, tutti abbiamo percepito un cambiamento lento e inarrestabile che sta trasformando la finanza in una struttura utile al trasferimento della ricchezza dai patrimoni personali alle tasche dei furbi. Nei prossimi articoli analizzeremo i dettagli che hanno generato in noi un incontrollabile bisogno di risposte a dubbi che ci assillavamo, senza trovare un interlocutore cui porre domande.
Fiducioso sulla propria conoscenza delle regole sulla negoziazione titoli azionari, il più informato fra noi, ha deciso di trasformare in liquidità un’alta percentuale del proprio patrimonio, per fare arbitraggi nella prima ricapitalizzazione modello rolling. Novità dettagliatamente definita e resa pubblica da CONSOB con comunicazione numero 0088305 del 5-10-2016, diffusa e commentata dalla stampa il giorno successivo. Anziché contabilizzare le copiose plusvalenze che gli sarebbero derivate da una rapida rotazione della liquidità con l’esecuzione di ripetuti arbitraggi, il più esperto di noi si è trovato ingabbiato nei problemi di CARIGE, perché la banca in cui teneva il conto titoli, non ha eseguito il modello di ricapitalizzazione nel rispetto di quanto stabilito da CONSOB, ma gli ha consegnato le azioni al terzo giorno anziché renderle immediatamente disponibili alla vendita.
L’assurdità di quanto accaduto e la necessità di gestire, senza perdite, i titoli detenuti contro la propria volontà, ha acceso l’attenzione del nostro gruppo sui fatti che avrebbero determinato il futuro di banca CARIGE. Abbiamo analizzato gli eventi che avevano portato la società sull’orlo del baratro. Abbiamo notato un sistematico disallineamento tra le nostre percezioni, le dichiarazioni pubbliche e le varie notizie che sono state diffuse. Per la prima volta abbiamo ritenuto che fosse il caso di partecipare all’assemblea di una società quotata e, sabato 22 dicembre 2018, eravamo presenti in quella di Banca CARIGE. Alcuni amici ci hanno fornito informazioni sui meccanismi che permettono una partecipazione attiva e abbiamo deciso di intervenire sul primo punto all’ordine del giorno, per cercare di avere risposte che chiarissero uno dei nostri dubbi. L’intervento è stato chiaro ed essenziale:
- Considerato che in settimana, l’ex ministro delle finanza tedesco ha reso pubblico il fatto che la vigilanza BCE abbia speso venti miliardi di euro in consulenze per i controlli sulle banche europee vigilate e che tra i consulenti c’erano anche fondi comuni d’investimento, vorremmo conoscere quante delle perdite, per cui si sta chiedendo l’autorizzazione ad una nuova ricapitalizzazione, siano riconducibili alla pressione esercitata dalla vigilanza BCE sulla cessione degli NPL. Ricordo che un fondo comune aveva fatto un’offerta per l’acquisto degli NPL della banca ed aveva richiesto una ricapitalizzazione riservata per assumere il controllo di CARIGE. Aggiungo che la vigilanza BCE aveva telefonato, mentre era in corso il consiglio di amministrazione della banca, per sollecitare l’adesione a quell’offerta. I dubbi sul probabile conflitto d’interesse ci appaiono più che leciti e auspichiamo che, prima o poi, qualcuno dia una risposta alla nostra domanda.
L’unico accenno con possibile riferimento alla questione posta, l’ha espresso il presidente, prima della votazione su quel punto all’ordine del giorno: “ E’ noto a tutti che il mercato degli NPL sia imperfetto”. L’approvazione di quel primo punto è stata plebiscitaria. Abbiamo passato la giornata ad ascoltare i molteplici interventi e, nella nostra mente, si è composta un’immagine di cosa fosse un’assemblea degli azionisti. A sera, dopo che l’azionista di maggioranza relativa aveva annunciato la propria astensione, l’atmosfera si è appesantita e noi abbiamo ottenuto una prima vera risposta, anche se non esplicita, al quesito che avevamo posto. E’ stato sempre il presidente a dichiarare che la Vigilanza BCE richiedeva a Carige 300 punti base di capitale in più rispetto alle altre banche. I nostri dubbi, anziché trovare una risposta, stavano lievitando e pochi giorni dopo, la decisione di commissariare Banca Carige, anche se giustificata con le dimissioni del CDA, ci sorprese e accentuò il nostro bisogno di avere risposte.
Nessuno aveva sfiduciato i vertici della banca, gli azionisti avevano solo chiesto di conoscere i dati di bilancio 2018 e la definizione dei nuovi parametri necessari a soddisfare i requisiti imposti della vigilanza BCE, prima di approvare una proposta che avrebbe fatto perdere loro quasi l’intero capitale investito, se avessero deciso di non aderire alla ricapitalizzazione e li avrebbero esposti al rischio che la vigilanza BCE chiedesse una nuova ricapitalizzazione, nel caso avessero sottoscritto quella che si voleva fosse approvata. I requisiti richiesti dalla vigilanza per il 31 dicembre erano stati soddisfatti con la sottoscrizione del prestito obbligazionario da parte del fondo interbancario, che necessità c’era di punire gli azionisti perché avevano chiesto di conoscere i numeri prima di approvare un nuovo aumento di capitale? Non era la prima volta che i vertici societari garantivano che la società era risanata e che con il bilancio dell’anno successivo si sarebbe tornati all’utile e poi la vigilanza imponeva una nuova iniezione di capitale. Le richieste degli azionisti erano più che giustificate dalle traumatiche esperienze delle ricapitalizzazioni precedenti.
Pensavamo di avere visto tutto il peggio che potesse accadere nella gestione di una crisi bancaria. Invece no! Qualche giorno dopo il commissariamento della società, nel tentativo di dimostrare che l’unione con un’altra banca sarebbe stata una vera opportunità, la stampa ha iniziato a parlare del tesoretto nascosto nei bilanci di Banca CARIGE che sarebbe diventato tangibile solo dopo la fusione. Abbiamo letto le più disparate ipotesi, gli interventi di molteplici esperti, le dichiarazioni di politici internazionali e di persone con cariche di responsabilità nelle istituzioni finanziarie. Nessuna ha nemmeno sfiorato o provato a rispondere alle più elementari domande che si ponevano i risparmiatori che avevano investito una parte considerevole del proprio patrimonio nella banca.
Abbiamo visto rafforzata la nostra opinione che nessuno parla dei veri problemi che depauperano i patrimoni dei risparmiatori italiani. Anche quando qualche organo di stampa o qualche programma televisivo prova ad approfondire questi problemi, si occupa di mostrare la sofferenza di chi è rimasto intrappolato in uno dei tanti meccanismi perversi con cui avvengono le trasfusioni di denaro dai patrimoni d’investitori e risparmiatori onesti, alle tasche dei soliti furbi. I racconti che abbiamo letto o le trasmissioni che abbiamo visto, erano teatrini messi in scena per ottenere un incremento del numero di lettori o di spettatori. Nessuno ha mai parlato di soluzioni che restituissero alla finanza i valori e le motivazioni che hanno portato allo sviluppo delle economie più evolute.
Abbiamo capito che fosse indispensabile dare la possibilità di esprimersi agli investitori, ai risparmiatori, agli azionisti, ai giuristi, ai politici, ai giornalisti censurati dagli editori, a tutte le persone che hanno notizie da condividere e a tutti coloro che non hanno mai avuto la possibilità di esporre i propri disagi e non hanno mai trovato chi lo facesse per loro. “VOCE DEGLI AZIONISTI” nasce con questo scopo e per dare sistematico risalto ai valori che sono indispensabili per una serena negoziazione delle attività finanziarie, in una società che affida lo sviluppo dell’economia al capitale di rischio, tutelandolo con regole rigorose per chi non rispetta i diritti degli investitori.