Il titolo non è mio, lo slogan è di Flavio, un azionista che è particolarmente attivo e pugnace, cui io ritengo doveroso riconoscere il merito di questa frase densa di significati, soprattutto se confrontata con il titolo attribuito al piano industriale, costruito per regalare la nostra banca a un nuovo soggetto. La fotografia che è stata associata a quest’articolo, ha colto la maestosa bellezza notturna della fontana di palazzo Nicolosio Lomellino, nella centralissima via Garibaldi a Genova. Vi lascio immaginare le meraviglie custodite all’interno del palazzo. Questo edificio è iscritto nell’elenco del Rolli e nel 2006 ha ottenuto il riconoscimento di “Patrimonio dell’Umanità UNESCO”. I Rolli erano gli elenchi che con decreti emessi in più occasioni dal Senato della Repubblica di Genova, indicavano le dimore che dovevano ospitare gli illustri ospiti che soggiornavano in città per seguire gli interessi commerciali e finanziari, collegati allo sviluppo del porto e delle attività collegate.
Quando il senato della Repubblica di Genova ha ritenuto utile istituire i Rolli nel 1576, Banca Carige esisteva da quasi un secolo e aveva contribuito a sviluppare una delle economie più evolute e fiorente di tutta Europa. Possiamo dire che CARIGE era nata perché un’economia come quella ligure aveva bisogno di un’istituzione creditizia. Per secoli la laboriosa Genova e la sua banca si sono vicendevolmente sostenute. Le famiglie più agiate depositavano i risparmi nella loro banca. La banca accumulava quando l’economia prosperava e sosteneva la crescita quando le attività industriali e commerciali attraversavano momenti di sviluppo e innovazione. Tutto ha funzionato sino a quando l’egoismo e il cinismo di un amministratore ha creato le condizioni per cui, nel momento del bisogno, la banca non è stata in grado di svolgere il compito per cui era stata fondata. Ha chiesto un’iniezione di capitale e i suoi azionisti l’hanno sostenuta come sempre avvenuto nel passato.
Poi la vigilanza sulla Banca è passata alla BCE che ha chiesto un nuovo aumento di capitale. Gli azionisti hanno aderito perché rassicurati che sarebbe stato sufficiente a garantire la liquidità necessaria alla banca. Poco dopo, a seguito di un nuovo cambiamento parametri di copertura dei rischi, ne è stato chiesto un terzo, gli azionisti, anche se mugugnando, hanno nuovamente tappato il buco. Quando è stato chiesto il quarto aumento, molti si sono chiesti se una simile sequenza d’iniezioni di capitale fosse veramente necessaria. Se lo era, perché non era stata definita la sua entità nel corso della seconda ricapitalizzazione? I piccoli azionisti hanno manifestato i propri dubbi nel corso dell’assemblea e l’azionista di maggioranza relativa non ha espresso voto contrario, ma ha semplicemente chiesto che insieme all’approvazione della ricapitalizzazione, fosse presentato un piano industriale sostenibile e in grado di soddisfare le richieste che la vigilanza avrebbe formulato per il 2019.
Danielle Nouy, Presidente del consiglio di vigilanza BCE, il cui mandato sarebbe scaduto alla fine dell’anno, tra il 22 e 31 dicembre 2018 è riuscita a definire e rendere operativo il commissariamento di Banca CARIGE. La cosa appare ancora più strana se si considera che fosse francese e operasse in un chiaro contesto di conflitto d’interesse e, pur avendo la facoltà di prendere quella decisione, sarebbe stato preferibile non deliberare e lasciare prendere l’iniziativa ad un figura indipendente, perché il suo successore designato sarebbe stato un italiano e quella decisione avrebbe avuto un impatto diretto sulla competitività turistica e portuale tra due aree contigue e in perenne competizione. La motivazione per cui era stata presa quella decisione, si è dichiarato fosse l’urgenza di assicurare una nuova governance alla banca. Altra stranezza: Presidente e Amministratore delegato, anche se non sfiduciati, si erano dimessi, però hanno accettato l’incarico di commissari. Il commissariamento si è trascinato per mesi, senza riuscire a rendere concreto quanto dichiarato nei primi giorni del suo insediamento. Nel clima vacanziero di agosto è stata proposta una soluzione densa di se e di ma, senza nessuna certezza, salvo quella che i vecchi azionisti sarebbero stati fortemente diluiti e avrebbero perso ogni possibile influenza sulla gestione della banca perché le azioni da loro possedute sarebbero passate dal 100 all’8,6 % e un diritto d’opzione altrettanto insignificante. Con concrete possibilità di deliting se, a causa degli enormi rischi d’immediata svalutazione sul capitale conferito a quella ricapitalizzazione, avessero deciso di non aderire.
Il partner industriale sarebbe stato Cassa Centrale Banca, un aggregato di Banche di Credito Cooperativo, che avrebbe avuto la facoltà, non l’obbligo, di acquisire il controllo della banca, la cui ricapitalizzazione sarebbe stata assicurata dal Fondo Interbancario di Tutela Depositi, che avrebbe convertito in azioni anche le obbligazioni subordinate per cui stava percependo un interesse del 16 % da Banca CARIGE. Ennesima stranezza: si dichiarava che con quell’operazione finanziaria Banca CARIGE, cui si chiedevano interessi quasi usurai, sarebbe stata salvata da CCB e, nello stesso tempo, si concedeva uno sconto del 47% sull’acquisto di circa l’80 % delle azioni, a chi l’avrebbe salvata, ma non si era disposti a riconoscere il diritto integrale d’opzione ai vecchi azionisti, cui non era stata offerta alcuna possibilità di manifestare il proprio interesse ad aderire.
Entrando nel merito delle sinergie industriali, balzava agli occhi che le Banche di Credito Cooperativo del Trentino erano territorialmente contigue alle banche venete, la regione ha un’economia basata prevalentemente sul turismo e sull’agricoltura, con buona parte del territorio che ha una caratteristica molto particolare, la tradizione del maso chiuso, che, se per quel territorio assicura la sopravvivenza delle aziende agricole, perché ne evita il frazionamento, ha poco in comune con l’agricoltura Ligure. Anche il turismo e significativamente diverso tra le due regioni e il credito dovrebbe essere concesso con analisi di rischio non omogenee. Il tessuto industriale è così diverso che la gestione del credito non solo non genererebbe sinergie, ma necessiterebbe di formazione particolarmente costosa per gestire competenze in sovrapposizione tra le due aree oppure una gestione separata. Se non bastasse, la generazione di reddito nel Trentino era stata fortemente penalizzata negli ultimi anni, a causa dell’embargo commerciale nei confronti della Russia, cui era destinata una percentuale molto elevata dei prodotti derivanti dal tessuto produttivo del territorio.
Tutti i dubbi sin qui descritti e la ricerca di una ragione per cui CCB avrebbe avuto interesse ad acquisire Banca Carige, ne hanno fatto sorgere un altro: “Siccome CCB ha bilanci che non sottostanno ai parametri imposti alle banche controllate da BCE, è lecito ipotizzare che i suoi NPL siano sopravvalutati e il suo passaggio sotto il controllo della Vigilanza europea, potrebbe fare emergere delle mancanze di capitale, che sarebbero diluite se si fondesse con una banca che non ne possiede più”. Sempre più bisognoso di capire, ho posto una domanda all’assemblea del 20 settembre e il presidente ha risposto: ”Per sapere quanti NPL sono in carico a CCB, basta leggere i suoi bilanci”. Io ne ho dedotto che per avvallare quella fusione, i commissari abbiano ritenuto validi i dati di bilancio dichiarati da CCB. Abbiamo deciso di fare un 5° esposto a CONSOB, Banca d’Italia e BCE perché ritenevamo che il rischio che potevano correre gli azionisti CARIGE aderendo alla ricapitalizzazione fosse troppo elevato. In caso di fusione tra le due banche, avrebbero potuto ritrovarsi al punto di partenza, come nel gioco dell’oca, nel caso in cui la BCE avesse deciso di richiedere un adeguamento del patrimonio, come fatto più volte con CARIGE, a causa della diversità di parametri più rigorosi applicati alle banche passate sotto la sua vigilanza.
A spingerci a fare quell’esposto, è stata una conferma ai nostri dubbi, letta in un articolo di MF–DJ in cui si diceva: “La valutazione è stata svolta secondo un approccio top down, ossia utilizzando le basi informative disponibili alla Vigilanza, senza il coinvolgimento degli intermediari. Sono state escluse dall”esercizio le Lsi specializzate e quelle interessate da un cambio di modello di business. Non sono state inoltre considerate le banche di credito cooperativo (Bcc) confluite all”inizio dell”anno nei gruppi bancari cooperativi significativi. Dei risultati dell’esercizio si è tenuto conto negli Srep. Quanto alla metodologia, i dati di partenza dell”esercizio erano quelli dei bilanci al 31 dicembre 2018”.
Poco più di 48 ore dopo l’invio dell’esposto, BCE comunicava che CCB era stato inserito nell’elenco delle banche che sarebbero state controllate dal 1° gennaio 2020
I dubbi che avevamo erano molti, la realizzazione di questa sintesi ci ha ancor più convinto che il futuro che ci si prospetta senza la nostra banca, non ci piace, perché è un futuro pieno d’incognite, che getta ombre oscure sull’economia dell’intera regione e sui diritti costituzionali che garantiscono la tutela del risparmio. Noi vogliamo riprenderci il nostro passato, quello in cui avevamo ancora il diritto di sostenere la nostra banca e la tutela del risparmio era un diritto costituzionalmente garantito.
Faccio un appello a tutti gli azionisti che si sentono prevaricati da decisioni che li hanno irrimediabilmente danneggiati: restiamo uniti e insieme apriamo un’azione di rivalsa collettiva che ci permetta di recuperare i nostri risparmi e determini l’introduzione di regole che impediscano ad altri di subire ciò che ha danneggiato i risparmiatori che hanno creduto in CARIGE. Inviare al sito una manifestazione d’interesse non costa nulla, aiuta ad abbassare il costo di un’azione di rivalsa a un livello sostenibile da tutti e dà forza a un’iniziativa utile a migliorare il futuro della finanza.