Volevamo scrivere tutt’altre cose, poi l’occhio c’è caduto su un’intervista che ci ha fatto pensare, i ricordi hanno iniziato a ricomporsi, a unirsi con i nuovi pezzi del mosaico e si è insinuato un dubbio. Per noi i dubbi necessitano sempre di essere approfonditi. L’intervista era su “IL SECOLO XIX” del 27 marzo 2019. Il titolo era : “Carige? Ci eravamo parlati, ora non ci sono le condizioni”. L’intervistato era l’amministratore delegato di Banco BPM, Giuseppe Castagna, che ha introdotto alcune novità sugli avvenimenti che hanno interessato Banca Carige tra il 2015 e il 2016. All’inizio di quanto stiamo rielaborando, Carige aveva i conti in ordine, come dichiarato dall’amministratore delegato Montani e circolavano voci di possibile aggregazione con la Banca popolare di Milano. Poi è iniziato il calvario che avrebbe fatto svanire i risparmi degli azionisti CARIGE, accomunandoli con il destino dei due pupazzi della foto.
Leggendo l’intervista abbiamo scoperto che Giuseppe Castagna e Vittorio Malacalza erano favorevoli a valutare una fusione tra Banca popolare di Milano e Banca CARIGE. Noi non lo sapevamo, ci avevano sempre fatto credere che fosse Malacalza a Investimenti a volere mantenere l’autonomia di Banca CARIGE, e, oggi, scopriamo che a opporsi era l’amministratore delegato della banca ligure, che era orientato ad accettare l’offerta del fondo Apollo. L’intervista del Dott. Castagna getta nuova luce sugli avvenimenti che sono accaduti in seguito e che, senza la diffusione di questa verità, potevano gettare ombre sulle decisioni prese in quel periodo. Ne possiamo dedurre che l’Ingegner Vittorio Malacalza ha gestito con signorile riservatezza quel passaggio, che il suo intento fosse di favorire una soluzione che portasse Banca Carige a un’integrazione con una banca nazionale e, come da molti esperti descritto in quel periodo, la complementarietà e la mancanza di sovrapposizioni numericamente rilevanti degli sportelli tra i due istituti di credito, rendeva quella soluzione ottima dal punto di vista industriale e indolore per i dipendenti.
Non sappiamo se siano stati conferiti incarichi di consulenza per quell’operazione, ma nei nostri ricordi è ben presente la notizia che parlava di una telefonata della vigilanza BCE al CDA di Banca CARIGE, nei primi mesi del 2016, per sollecitare l’accettazione della nota offerta del fondo apollo, che, anche se descritta in altro articolo, sintetizziamo: acquisto di tutto il portafoglio di crediti deteriorati e acquisizione del controllo di Banca CARIGE, a un costo pari a circa il 60% della plusvalenza ottenibile dal recupero di quei crediti stessi. Riteniamo necessario evidenziare che quei crediti dovevano essere ceduti su sollecitazione della stessa vigilanza. Lo ricordiamo talmente bene, che vogliamo rammentare l’intervento di uno di noi nell’assemblea CAERIGE lo scorso dicembre, fatto proprio per evidenziare il conflitto d’interesse di chi sollecitava la cessione di NPL a fondi americani, che spesso erano coinvolti come consulenti per le verifiche della vigilanza BCE sulle banche vigilate, come reso noto da un ex ministro delle finanze tedesco. Di fatto, si sollecitava il CDA di una banca a regalare un istituto di credito italiano a un fondo americano, riconoscendo allo stesso una cospicua plusvalenza che sarebbe stata tolta agli azionisti che fino a quel momento avevano contribuito al risanamento del danno provocato da un presidente penalmente perseguito.
Ora sappiamo che se l’azionista di riferimento ha voluto cambiare quel consiglio d’amministrazione alla scadenza naturale, aveva tutte le buone ragioni per farlo. Non riusciamo, però, a capire come mai la vigilanza BCE fosse favorevole al regalo e non alla valorizzazione di una banca italiana? Da quel momento in poi è iniziato un bombardamento di comunicazioni, di disposizioni, di richieste che hanno fatto crollare la fiducia nella banca, nonostante la caparbia ostinazione di dipendenti e azionisti nel volerla difendere. Il clima di sfiducia si è esteso su tutto il sistema bancario nazionale e, ancora oggi, il rapporto tra capitalizzazione di borsa e patrimonio netto delle banche italiane è a livelli storicamente bassissimi. La spiegazione che la riduzione di quel rapporto sia dovuta alla bassa redditività del sistema bancario è del tutto inappropriata. La bassa redditività del sistema bancario italiano è dovuta al trasferimento marginalità da gestione NPL nei bilanci delle società che li acquistano a prezzi di saldo, perché la vigilanza BCE impone la loro vendita in tempi ristretti, aumentando il potere di negoziazione degli acquirenti.
Nel marzo del 2016 il Ministro Padoan si sentì in dovere d’intervenire per tranquillizzare i mercati e i titoli dei quotidiani sembravano un bollettino di guerra:
- Il diktat della BCE abbatte Carige. (5 marzo 2016 il Giornale)
- La BCE bastona Carige e Bpm e le banche crollano in borsa. (5 marzo 2016 Il Fatto Quotidiano)
- La BCE costa cara a Carige. Va in fumo un altro 10%. (5 marzo2016 LA NOTIZIA)
- Il diktat della BCE affonda la Carige. (5 marzo 2016 Milano Finanza)
- Carige sotto il pressing della BCE raddoppia il rosso e crolla in borsa. (5marzo 2016 La Repubblica)
- La BCE affonda Carige in Borsa. (5 marzo 2016 IL SECOLO XIX)
- Banca Carige crolla in borsa del 10%. (5 marzo 2016 Il sole 24 ORE)
Che cosa era accaduto? Il 3 marzo la Malacalza Investimenti aveva presentato i propri candidati per il nuovo CDA che avrebbe dovuto sostituire quello in scadenza. A sera, dopo la chiusura dei mercati, con un tempismo degno di un regista da film dell’orrore, la banca dichiara di avere rivisto i conti su richiesta della vigilanza BCE che ha richiesto un nuovo piano industriale entro maggio ??? Veramente strano, chiedere un nuovo piano industriale a un CDA in scadenza, lo stesso giorno in cui l’azionista di maggioranza relativa presenta una nuova lista proponendo nuove personalità. Risultato: il titolo che aveva chiuso con un rialzo pari al 9,7% alla notizia della presentazione della lista Malacalza, il giorno successivo perde il 9,13%. Complimenti alla vigilanza BCE.
Da quel momento in poi l’accanimento di BCE sarà inarrestabile. L’impressione è che gli azionisti CARIGE vadano puniti perché hanno avuto l’ardire di pensare con una logica conservativa del proprio investimento e di sostegno all’economia del territorio, anziché ubbidire cecamente e silenziosamente alle imposizioni del dittatore di turno, che deve concentrare in pochi anni di presidio della carica, tutta la sua sete di potere.
Daremo un seguito a quanto accennato in quest’articolo. Ora vogliamo solo manifestare alcuni dubbi. Un dubbio che vorremmo fosse raccolto e analizzato da chi è preposto al presidio degli interessi nazionali e dei risparmiatori: siamo certi che tutti i problemi di Banca Carige non siano dovuti alla sua volontà di favorire lo sviluppo del territorio ligure, che è notoriamente e chiaramente in competizione con quello francese sul piano turistico e portuale, mentre a capo della vigilanza europea c’era una francese? L’Europa ha previsto un supervisore per il presidio di questi potenziali conflitti d’interesse? Chi potrebbe dare una risposta a queste due semplicissime domande?