Continuiamo a proporre gli interventi di azionisti che hanno voluto segnalare fatti che ci hanno lasciati assai perplessi, perché tutti convergenti in un unico e monotono schema: attribuire costi ai vecchi azionisti e creare situazioni inspiegabilmente generose a favore di altri soggetti.
Intervento Flavio M.
Buongiorno.
Nella Relazione sulla situazione economica e patrimoniale consolidata al 31 dicembre 2018, erano evidenziate tra le varie cause, i contenziosi con Apollo e Amissima con richieste di danni nella vicenda Apollo per 450 milioni e richiesta danni a favore di Amissima nei confronti di Carige per 200 milioni. Per quanto riguarda Apollo si trattava di un secondo grado, la vicenda Amissima sarebbe stata discussa in tribunale nel mese di gennaio 2020 come da evidenza sulla succitata relazione.
Vi va riconosciuto comunque, in merito alla vendita del 80% di Creditis a Chenavari per un cifra da voi giudicata bassa, il tentativo naufragato, di migliorarne le condizioni.
“Questo è un contratto pessimo dal punto di vista della redditività e delle conseguenze sullo stato patrimoniale e sul conto economico di questa banca”, ha detto il presidente Pietro Modiano. Stiamo parlando di un errore probabilmente insignificante se confrontato con il contenzioso citato sopra.
Come definirebbe invece, se fosse un azionista, il colpo di spugna alle due cause: quella che doveva far incassare 450 milioni a Carige e quella che in caso di soccombenza avrebbe visto Carige dover pagare 200 milioni. Per fare in fretta, oltre a cancellare tutto, avete voluto perdere senza giudizio la vertenza con Amissima pagando 146 milioni.
Non dico compensare e incassare la differenza tra 450 e 200, visto che il soggetto era il medesimo in quanto Amissima è di proprietà di Apollo ma almeno ottenere una sorta di non luogo a procedere. No, voi avete, per fare in fretta, preso 146 milioni accantonati e gli avete regalati ad Amissima per fare la pace … e certo che hanno fatto la pace.
146 milioni sono 2,64 volte il valore che avete dato alla banca, 146 milioni sono un quarto dell’aumento di capitale del dicembre 2017.
Visto che lei fu così severo per Creditis Chenavari, e vorrei aggiungere giustamente, se lei fosse un azionista come giudicherebbe questo accordo? Questa conclusione era talmente prevedibile, che era stata ipotizzata con mesi d’anticipo in un nostro esposto.
Nostro commento.
Come desumibile dalla conclusione dell’intervento, avevamo anticipato il rischio che i due contenziosi si sarebbero conclusi con un accordo transattivo. Non era stato difficile prevederlo perché avrebbe permesso a tutti gli attori di agire in piena libertà e senza la zavorra di contenziosi legali che penalizzassero una delle molteplici soluzioni possibili. Al momento non possiamo prevedere quale sarà la destinazione finale della banca, a causa delle numerose contraddizioni emerse dalle dichiarazioni di chi aveva proposto un piano industriale che era stato presentato come certo e senza diffusione d’informazioni perché privato, quando si doveva ottenere l’approvazione nell’assemblea del 20 settembre. Poi è stato pubblicamente dichiarato non vincolate per le parti, quando è stata necessaria la presentazione di una lista di minoranza, in mancanza della quale l’assemblea del 31 gennaio non avrebbe potuto deliberare e, quindi, il nuovo CDA non sarebbe stato eletto.
L’intervento in assemblea non ha ottenuto risposta perché giudicato fuori tema. Ci domandiamo come possa essere considerato fuori tema l’intervento di un azionista che denuncia un accordo che l’ha danneggiato ed è stato proposto per favorire l’ingresso di nuovi azionisti, impedendo ai vecchi di mantenere la propria quota di partecipazione e di partecipare all’elezione di organi sociali composti di professionisti che potessero tutelare i loro interessi? Non riusciamo a capire, perché riteniamo che le risposte siano utili ai risparmiatori per permettere loro di gestire i risparmi, mentre i silenzi lanciano un messaggio molto chiaro: “Se vuoi investire, devi accettare le regole del gioco e nella finanza le regole le decidiamo noi, dopo che tu ci hai messo i soldi”.
A integrazione e per dare un senso di completezza all’intervento di Flavio M, aggiungiamo un’informazione apparsa su MF, Milano Finanza, il 14 febbraio 2020 dal titolo: “Apollo vuole cedere Amissima“. In grassetto si aggiunge: “Il fondo Apollo vuole vendere le assicurazioni Amissima incassando una plusvalenza”. Poi si aggiunge: “Tra le assicurazioni danni e vita di Amissima e Banca CAROGE è stato recentemente rinnovato un accordo distributivo con scadenza nel 2038”. I danni richiesti da Amissima a che cosa erano attribuiti?
Ora facciamo una rapida valutazione su chi ha tratto vantaggio e chi ci ha rimesso nell’incalzante sequenza di decisioni cui abbiamo assistito dalla notte del 9 agosto 2019 al 31 gennaio 2020, tralasciando di analizzare ciò che era accaduto in precedenza, nonostante la sua gravità:
- Il Fondo interbancario Tutela Depositi e il suo Schema Volontario hanno investito 700 milioni, recuperando un prestito obbligazionario di oltre 300 milioni, remunerato con un tasso del 16% sino a quando non è stato convertito in azioni, per ottenere il possesso del 80% di una società con un patrimonio netto di circa 1,5 miliardi. Evitiamo di aggiungere altri valori descritti in precedenza e citati negli esposti.
- Cassa Centrale Banca ha ottenuto il diritto di acquistare se e quando lo volesse, in un periodo predefinito, la quota di azioni posseduta dal FITD con uno sconto del 43%.
- L’accordo transattivo tra Carige e Amissima permetterà a FITD e CCB di essere liberi da vincoli di pendenze legali che potrebbero abbassare l’interesse di chi volesse fare una manifestazione d’interesse per la quota possedute in Banca CARIGE.
- Apollo, liberato dei contenziosi legali, ha la possibilità di cedere con cospicua plusvalenza le due assicurazioni e ha ottenuto la certezza di non dovere versare 450 milioni.
- Le assicurazioni mantengono un accordo distributivo che vincola la Banca sino al 2038 e si sono garantite un incasso di 146 milioni.
- I vecchi azionisti di Banca CARIGE hanno perso il controllo della banca e hanno pagato tutti i benefici riservati agli altri attori, senza nemmeno conoscere il valore delle azioni rimaste nelle loro mani e con il dubbio che possano anche non essere riammesse alla quotazione.
Ora poniamo una domanda agli azionisti di Banca CARIGE: “Davvero ritenete che tutto ciò che vi è capitato possa passare sotto silenzio e non sia meritevole di un ricorso alla Corte di Giustizia Europea”? Se anche voi preferite non rispondere, pazienza, capiremo che continuare a denunciare gli abusi è inutile, semplicemente perché nessuno potrebbe mai aiutare chi preferisce subire anziché reagire e ottenere il ritorno di una finanza in cui tutti i diritti siano tutelati.