Nei primi giorni dell’anno, su sollecitazione di alcuni contatti, ho cercato, sia pure con soli cinque giorni lavorativi a disposizione, di avviare un’azione legale a favore dei piccoli azionisti di Banca CARIGE. In 42 sono riusciti a completare i passaggi indispensabili per aderire all’iniziativa. Chi non ha fatto in tempo e chi era stato indotto a esprimere voto favorevole alla delibera assembleare azionisti di Banca CARIGE del 20 settembre 2019, è rimasto escluso. Tra i 42 c’erano persone con cui avevo già scambiato mail e persone che ho conosciuto in quell’occasione. Sono 42 storie diverse, quasi tutte degne di essere raccontate, tra loro c’è una persona di cui conoscevo solo il nome e le mail che c’eravamo scambiate sulla crisi della banca.
Oggi parlo di lui in particolare e di tutta la categoria di medici e infermieri in generale, che rischiano il contagio tutti i giorni, nel lodevole tentativo di salvare il maggior numero possibile di vite. Non cito il suo nome perché non vuole essere distratto dal compito che in questo momento ritiene prioritario, ma lo segnalo come esempio positivo, insieme con oltre 7.900 medici che hanno dato la propria disponibilità a essere trasferiti nelle zone in cui la diffusione di COVID 19 sta mettendo a rischio la tenuta del sistema sanitario nazionale.
La prima volta che c’eravamo sentiti al telefono era abbattuto, deluso da chi non proteggeva i diritti dei risparmiatori , dalle informazioni e promesse che lo avevano indotto ad investire i suoi risparmi in qualcosa che era stato descritto come risanato e che poi, incomprensibilmente, si è rivelata una trappola che ha dissolto il denaro faticosamente accantonato. Mi sarei atteso che fosse pieno di rancore nei confronti di uno stato che non sapeva proteggere i suoi cittadini, che avesse maturato rancore e diffidenza nei confronti del prossimo, che fosse pervaso da un cinico egoismo, che si sentisse in credito con la vita.
Invece, il 18 marzo, mi ha girato una mail inviata tre giorni prima, con cui dava la personale disponibilità a essere impiegato in settori ad alto/altissimo rischio COVID 19. Ho letto che la protezione civile aveva comunicato che era necessario trovare urgentemente 300 medici e pochi giorni dopo ho sentito che a dare la propria disponibilità erano stati oltre 7.900 in una fascia d’età che andava dai neo laureati, sino a ottantenni. Gli ho telefonato, consideravo un privilegio potermi congratulare con un professionista dell’esercito schierato nella lotta contro un nemico invisibile, lui con semplicità ha precisato: “Prima di inviare la mail ho pensato che sarebbe stata una vera beffa se mi fossero stati riconosciuti gli enormi danni dopo la mia morte; poi ho pensato che se a prevalere fosse stato quel pensiero, avrei dovuto fare il banchiere, non il medico”.
Il confronto etico tra la sua professione e il mondo che lo aveva deluso, mi ha provocato un istintivo moto di disgusto. Lui aveva esposto un’analisi etica sulla propria professione, non critica su chi l’aveva danneggiato. I sacrifici del personale sanitario in prima linea da settimane nel contrasto a COVID 19 e la disponibilità dei volontari pronti a sacrificarsi per aiutarli ad affrontare un nemico di tutti noi, nel loro modello di pensiero non possono essere contrapposti al cinismo di chi si pavoneggia per i ruoli ricoperti. Chi pensa di svolgere un ruolo per motivi etici non riesce nemmeno a pensare che esista qualcuno che si senta un genio perché in grado, come il gatto e la volpe in Pinocchio, di indurre i risparmiatori a conferire i risparmi nel campo dei miracoli in cui si è trasformato il nostro sistema finanziario, per farli dissolvere come neve al sole. Senza che nessuno provi nemmeno a far finta di ascoltare le denunce di chi vorrebbe ridare credibilità ad un sistema degenerato sino al punto in cui il rispetto dei diritti e delle regole possano essere aggirai e che i responsabili siano puniti solo in rarissime occasioni.
Se aggiungiamo che il medico di cui stiamo parlando non è un disoccupato o un neolaureato, ma un clinico che lavora in terapia intensiva, in un reparto di cardiochirurgia di un ospedale molto noto, in una delle aree nazionali in cui il COVID 19 è meno diffuso e ipotizziamo che molti di quei 7.900 che hanno dato la loro disponibilità siano nella medesima situazione, il desiderio di cadenzare un corale e prolungato GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE, GRAZIE A TUTTI VOI … diventa il più naturale dei comportamenti.
Lo scopo principale per cui avevamo realizzato il nostro sito, era di lasciare un mondo degno di essere vissuto ai nostri figli. Ebbene, se si prova a cercarlo, quel mondo esiste già.
E’ l’altro mondo che dobbiamo contrastare, quello delle persone che sono convinte di potersi approfittare del ruolo che ricoprono, perché convinte che in questo paese esiste sempre una possibile via d’uscita per i furbi.