Dopo un’attenta valutazione delle notizie circolate negli ultimi giorni, abbiamo fatto delle considerazioni e ci siamo accorti che gli azionisti dovrebbero conoscere un potenziale pericolo in cui potrebbe incorrere chi decidesse di aderire al prossimo aumento di capitale. Abbiamo fatto un nuovo esposto a CONSOB, auspicando che possa intervenire e bloccare una delibera assembleare che non tutela i vecchi azionisti. Lo pubblichiamo affinché gli azionisti siano informati nel malaugurato caso in cui fosse autorizzato l’aumento di capitale.
Al Presidente della CONSOB
Prof. Paolo Savona
Al Chair of the Supervisory Board di BCE
Dott. Andrea Enria
Al Governatore della Banca d’Italia
Prof. Ignazio Visco
ESPOSTO
Quale piccolo azionista di Banca CARIGE, mi sento in dovere di segnalare una nuova e grave anomalia, ad integrazione di quanto evidenziato nei precedenti 4 esposti del 9 sett. 2019, 3 ott. 2019, 18 ott. 2019 e 29 ott. 2019.
A seguito della lodevole richiesta di diffusione informazioni che avete fatto pervenire ai commissari di Banca CARIGE e sucessiva comunicazione pubblicata sul sito della banca il 22 novembre 2019, siamo venuti a conoscenza che la semestrale al 30 giugno 2018 era stata rettificata, con considerevole incremento delle perdite, causate da parametri di valorizzazione NPL più ristretti di quelli utilizzati da Banca CARIGE e imposti dalla vigilanza BCE.
Il 26 novembre 2019, gli organi di stampa hanno dato ampio risalto alla lettera inviata ai dipendenti dai commissari in cui si legge testualmente quanto segue:
- Dopo queste operazioni la nostra banca si collocherà ai primi posti in Italia sia come indici di patrimonializzazione che come indicatori di rischio.
- L’azionista di controllo sarà il FITD, con una quota compresa tra il 73% e l’82%. Secondo azionista sarà CCB con una quota del 9% ma con il diritto di acquistare tutte le azioni del FITD e di salire quindi ad una quota compresa tra l’82% e il 91%. Gli attuali azionisti deterranno una quota compresa tra il 9% e il 19%.
- Il FITD ha fatto proprio il piano industriale “Riprendiamoci il Futuro” e crede in un pronto rilancio reddituale della banca che le consentirà di presentarsi in perfetto ordine al momento in cui CCB potrà esercitare i propri diritti.
Lo stesso giorno, 26 novembre 2019, MF-DJ ha pubblicato un articolo dal titolo “Bankitalia: dieci piccole banche non superano stress test”. Leggendo l’intero articolo, si viene a conoscenza di dettagli che mi hanno spinto a questa ulteriore segnalazione: “La valutazione è stata svolta secondo un approccio top down, ossia utilizzando le basi informative disponibili alla Vigilanza, senza il coinvolgimento degli intermediari. Sono state escluse dall”esercizio le Lsi specializzate e quelle interessate da un cambio di modello di business. Non sono state inoltre considerate le banche di credito cooperativo (Bcc) confluite all”inizio dell”anno nei gruppi bancari cooperativi significativi. Dei risultati dell”esercizio si e” tenuto conto negli Srep. Quanto alla metodologia, i dati di partenza dell”esercizio erano quelli dei bilanci al 31 dicembre 2018.
Aggiungo, a completamento delle premesse, che nell’assemblea del 20 settembre un azionista aveva affermato: “Il piano prevede che Banca Carige venda quasi integralmente i propri NPL, ma nessuno parla di quanti ne abbia in pancia CCB”. La risposta del Presidente dell’Assemblea è stata: “ Per conoscere quanti NPL ha CCB, è sufficiente consultare il suo bilancio”.
Da un’attenta analisi dei dettagli esposti nella premessa, è possibile dedurre che:
- Il contenuto della lettera inviata dai commissari ai dipendenti, molti dei quali sono anche azionisti, e portata a conoscenza del pubblico indistinto dagli organi di stampa,potrebbe essere interpretata come una sollecitazione ad aderire alla ricapitalizzazione, ancor prima che abbia avuto il vostro via libera.
- I dati di bilancio di CCB non sono direttamente confrontabili con quelli esposti da Banca CARIGE perché i controlli, i principi contabili e la valorizzazione degli NPL sono prodotti con metodologie di valutazione non omogenee.
- Un azionista di Banca Carige, che possiede azioni di una banca ai primi posti come indici di patrimonializzazione e come indicatori di rischio, potrebbe trovarsi nella condizione di una fusione con banca avente parametri molto più bassi. Come conseguenza dell’aggregazione sarebbe costretta ad adeguarli a quelli di livello superiore e, quindi, chiederebbe nuova iniezione di capitale a quegli azionisti che avevano contribuito a risanare Banca CARIGE prima e, credendo per un’ulteriore volta a quanto dichiarato dai vertici, dopo avere versato nuovo capitale, deve ricominciare lo stesso iter sostenuto in Banca CARIGE perché il nuovo soggetto necessità di una patrimonializzazione superiore a quella richiesta prima della fusione.
Confido nel vostro ruolo istituzionale di tutela dei risparmiatori, per un’attenta analisi di quanto evidenziato oggi e nei quattro esposti precedenti, affinché possiate decidere di non autorizzare la ricapitalizzazione e fare i passi più opportuni per annullare una delibera assembleare che continua a manifestare la più totale inadeguatezza a tutelare i diritti dei risparmiatori che avevano generosamente sostenuto Banca CARIGE
Cordiali saluti
Franco Corti