Abbiamo sempre gestito con riservatezza e rispetto i contatti con le persone che ci scrivono. Abbiamo pubblicato le proposte di chi ci chiedeva di farlo, quando ritenevamo fossero utili ai risparmiatori. Abbiamo sempre tenuto riservati gli scambi di opinioni con i contatti che ci scrivevano. Oggi, per la prima volta e dopo avere chiesto l’autorizzazione a chi ci aveva scritto, pubblichiamo uno scambio di mail con una persona che ha saputo cogliere con sensibilità e spontaneità lo spirito che ci ha animati sin dal primo momento in cui abbiamo deciso di impegnarci per la tutela dei diritti dei risparmiatori. Il disagio che abbiamo percepito in Ugo, anche per merito di corrispondenze precedenti, lo accomuna al nostro timore che una società in cui l’arricchimento avviene mediante un passaggio di ricchezza da chi la genera a chi se ne appropria, stia generando una società in regressione, destinata a diventare incapace di generare ricchezza perché gli istinti primordiali stanno prendendo il sopravvento sulle regole di una civile convivenza. Una società che assomiglia più alla pianta al centro della foto, che alla rigogliosa vegetazione che la circonda
Il 5 dicembre 2020 il Signor Ugo ci ha mandato la mail che riportiamo sotto. Preciso che non sono laureato, che ho più volte segnalato di non esserlo e di avere smesso di farlo perché a un certo punto ho capito che quell’affermazione poteva essere considerata anche un atto di presunzione e non solo un tentativo di non usurpare un titolo che non mi appartiene.
Gent.mo Dott. Franco Corti, come Le ho già accennato in precedenza, a causa della depressione in cui sono sprofondato dopo aver perso tutti i risparmi di una vita in Banca Carige, non ho potuto partecipare ad alcuna azione di rivalsa, nell’auspicabile tentativo di recuperare, anche solo in parte, le perdite subite.
Trattandosi di un’ingente perdita, pari a trecentoventimila euro, Le chiedo cortesemente se ci sono da parte dell’Associazione nuove iniziative, volte ad allargare l’azione di rivalsa da Lei intrapresa inizialmente con 42 azionisti, ad altri azionisti Carige che come me sono rimasti fuori.
Le ricordo di essermi da poco iscritto all’Associazione da Lei diretta e che parteciperò con il mio contributo anche in futuro.
Le prometto inoltre che se mi darà la possibilità di partecipare all’azione legale, devolverò un consistente contributo all’Associazione, sempre che si riesca a recuperare la perdita subita, o parte di essa.
Nel ringraziarla per la risposta, Le porgo i più cordiali saluti, Ugo.
Gentilissimo Ugo buon giorno.
Premetto che l’associazione è nata appositamente per aiutare i risparmiatori, non ha alcun scopo di lucro e tutto ciò che viene fatto è per tutelare i diritti. Se aprissimo un’azione legale contro la BCE con poche adesioni, non faremmo il suo interesse, perché il costo sarebbe molto elevato.
La ringraziamo per la sua determinazione e vorremmo veramente attivare un’azione di rivalsa con ampie possibilità di vittoria, ma per aggregare consensi avremmo necessità di una visibilità che ci viene negata. Se legge l’ultimo articolo che abbiamo pubblicato, vedrà che abbiamo diffuso un comunicato stampa che, nonostante la gravità dei fatti esposti, nessuno ha voluto pubblicare o rendere noto attraverso reti radiotelevisive, nemmeno chi avrebbe dovuto fare una smentita per una dichiarazione nel corso di una trasmissione televisiva.
Bisogna avere pazienza, non perché siamo pigri o indifferenti, ma perché non vogliamo esporre persone danneggiate a nuove perdite. Quando si va in giudizio, la vittoria non è mai certa e noi vogliamo aprire la miglior iniziativa possibile, al minor costo per chi aderisce.
I termini per aderire all’azione di rivalsa dei 42 sono scaduti il 15 gennaio e non è più possibile inserirsi. Come reso noto dalla stampa, 57 piccoli azionisti hanno impugnato il commissariamento il 5 di ottobre e Malacalza Investimenti lo aveva fatto il 4. Se l’impugnazione fosse riconosciuta valida, si aprirebbe la possibilità di partecipare ad un’azione di rivalsa contro la BCE, con ampie possibilità di successo, perché le controparti hanno peggiorato la loro posizione con azioni che non possono essere rese pubbliche, per non danneggiare gli azionisti che vorrebbero rivalersi per i danni subiti dall’investimento nella prima e unica banca commissariata dalla BCE.
L’associazione desidererebbe essere finanziata da azionisti che ottengono un risarcimento grazie al ruolo svolto per attivare le cause. La costituzione di un solido patrimonio sarebbe una garanzia per potere incrementare l’efficacia delle proprie iniziative a favore di chi ha subito abusi finanziari, per esempio con inserzioni a pagamento o con la richiesta del libro soci per scrivere agli azionisti. Ciononostante non è necessario che lei ci faccia queste promesse, il nostro impegno nei suoi confronti sarebbe immutato, perché noi vogliamo contrastare gli abusi e speriamo che i risparmiatori diventino un’immensa famiglia che, con comportamenti solidali, generi l’onda d’acqua cristallina che possa ripulire una finanza che ha raggiunto livelli di degrado inaccettabili.
Se ci darà l’autorizzazione a farlo, pubblicheremo la sua lettera e la nostra risposta omettendo il suo cognome, perché riteniamo possa essere utile a tutti conoscere il dramma di decine di migliaia di risparmiatori che hanno subito un esproprio senza che nessuno intervenisse a loro tutela nonostante le numerosissime denunce fatte a più autorità, che avrebbero dovuto intervenire.
Cordialmente. Franco Corti
Gentilissimo Dott. Franco Corti, La ringrazio per la chiarezza della risposta e Le anticipo l’autorizzazione a pubblicare la mia lettera.
Quanto alla donazione in caso di recupero delle perdite di cui parlavo, sarebbe solo un gesto di riconoscimento volontario all’Associazione che per fortuna esiste grazie a Lei.
Chapeau a persone come Lei che lottano per il riconoscimento dei diritti dei piccoli azionisti, defraudati e truffati dalle banche oltre che bistrattati dalle istituzioni che dovrebbero difenderli, in primis Banca d’Italia, Consob e BCE.
Da quando apprendo dalla sua chiarissima esposizione, al momento non c’è alcuna possibilità di rientro per chi è rimasto fuori dalle azioni legali già intraprese. Si aprirebbero delle possibilità solo se l’azione di Malacalza e dei 57 piccoli azionisti contro la BCE, andasse a buon fine.
Si tratterebbe comunque di aspettare l’esito di questa causa, il cui risultato non è scontato, trattandosi della BCE. Oltretutto, dato il recente inizio, la causa potrebbe protrarsi per qualche anno, il che non è incoraggiante.
Detto questo, La pregherei di tenermi informato se ci fossero nuove iniziative.
Nel ringraziarla La saluto cordialmente. Ugo.
Buon giorno gentile Ugo.
Apprezzo e confermo le sue considerazioni.
Se BCE uscisse soccombente dall’impugnazione del commissariamento, si aprirebbero molte possibilità di recupero danni per gli azionisti. Se così non fosse, potremmo tentare un ricorso alla Corte Europea dei diritti dell’uomo. I dieci esposti e le numerose denunce fatte anche ad autorità politiche non sono carta straccia, ma documenti per dimostrare che non potevano non sapere e che, se lo dicono, i fatti possono dimostrare il contrario.
Verissimo che i tempi della giustizia sono lunghi, però i furbi contano sul fatto che le persone preferiscano subire anziché ricorrere in giudizio, se a reagire fossero in molti, i furbi inizierebbero a fare la figura dei fessi.
Cordialmente. Franco Corti