I meccanismi messi in atto per ottenere lo scopo, sono diversi. Il risultato ottenuto è lo stesso. Due categorie d’investitori condannate all’estinzione, trattate come pupazzi di pezza, incapaci di reagire e privi di diritti.
La mattina del 30 giugno 2020 si è svolta l’assemblea straordinaria e ordinaria degli azionisti di risparmio Banca Carige. I punti all’ordine del giorno erano 5. I primi tre facevano riferimento alle dimissioni del rappresentante comune, al rendiconto delle spese sostenute e all’elezione del nuovo rappresentante comune. Sono state approvate tutte le proposte del rappresentante comune, con una percentuale di voti favorevoli intorno al 94%.
I punti 4 e 5 chiedevano l’autorizzazione ad impugnare quanto deliberato dall’assemblea degli azionisti ordinari, tenutasi il 29 maggio , relativamente all’approvazione del raggruppamento delle azioni di risparmio nel rapporto 1.000 a 1 e successivamente alla loro conversione facoltativa in azioni ordinarie. Anche questi due punti sono stati approvati con una maggioranza superiore all’80%.
Siamo grati agli azionisti di risparmio per l’estrema resistenza opposta a palesi forzature, tese a inibire una serena possibilità di scelta. Vogliamo evidenziare l’ennesima incongruenza che ci sta convincendo che questa finanza non ci piace. La vorremmo trasparente e rispettosa dei diritti, non suadente quando chiede capitali e arrogante dopo averli ricevuti.
Abbiamo deciso di trattare quest’argomento, perché documenta come si cerchi di nascondere le intenzioni dietro operazioni complesse e, come vedremo, poco trasparenti, anziché puntare su una soluzione che possa permettere a tutti di scegliere con piena consapevolezza. Ora proviamo a spiegare il nostro pensiero, usando numeri che vanno intesi come ordini di grandezza, utili a facilitare l’espressione dei concetti.
Diciamo che le azioni di risparmio in circolazione sono circa 25.000, si propone di raggrupparle in un’azione ogni 1.000 possedute. Quante persone possono avere 1.000 azioni di risparmio? Quasi nessuno. Chi possiede meno di 1.000 azioni quali possibilità avrebbe per potere avere un’azione dopo il raggruppamento? Alla fine quante azioni di risparmio resteranno sul mercato? Forse nessuna e la sua moltiplicazione post raggruppamento come descritto sotto, resterebbe un’ipotesi senza seguito.
A noi i dubbi espressi dal rappresentante comune appaiono più che ragionevoli: “La proposta e la finalità della medesima pare sottendano la volontà di eliminare la categoria degli azionisti di risparmio offrendo loro, in base a dei pareri tenuti secretati, all’evidenza contenenti un non meglio precisato calcolo, di n. 20.500 azioni ordinarie per n. 1 azione di risparmio”.
In questo caso, invertendo l’ordine delle operazioni, il risultato cambierebbe in modo non trascurabile. Decidendo di moltiplicare le azioni di risparmio per 20.500, prima del raggruppamento. Poi dividendo il risultato per 1.000, quante sarebbero le frazioni da gestire? Una quantità insignificante, perché chi possedesse un numero di azioni pari, non avrebbe frazioni da gestire e chi ne avesse un numero dispari, avrebbe da gestire un frazionamento massimo del 2,43%, nel caso possedesse una sola azione, che andrebbe diviso per il numero di azioni possedute se fosse un numero dispari diverso dall’unita.
Come mai è cos’ difficile fare una proposta chiara e trasparente agli azionisti più affezionati alla loro Banca. Perché si cerca di spingerli con sistematicità nella direzione di un contenzioso? Perché non dare mai una possibilità di scelta che sia veramente tale?
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti.
E’ stato pubblicato il verbale dell’assemblea del 29 maggio. Un’assemblea così diversa, a causa dell’emergenza covid 19, privata della presenza e degli interventi appassionati degli azionisti, intervenuti spesso in precedenti occasioni, al fine di tutelare più la Banca che i loro interessi.
Da una prima occhiata al verbale, ci sorprende l’elenco dei partecipanti, ovviamente tramite delega alla Computershare, unico modo possibile per esprimere il voto: 78 presenze totali, di cui solo 11 persone fisiche. Che fine ha fatto tutta quella moltitudine di risparmiatori presenti all’assemblea del 20 settembre 2019, per deliberare l’aumento di capitale? Se ricordiamo bene, erano oltre 16.000. Una presenza veramente anomala, che è stata anche oggetto di esposto. Se raffrontata alla presenza in tutte le altre assemblee, dove troviamo al massimo dieci deleghe, come si giustifica una simile differenza? Come mai ciò che appare un’anomalia evidente a tutti gli osservatori, è ritenuta non degna di attenzione dalle autorità cui è stato inviato l’esposto?
Come mai si ritiene assolutamente normale che dipendenti in conflitto d’interesse, avvalendosi della fiducia concessa da azionisti, che sono anche correntisti della banca, con scarsa sicurezza sull’operatività finanziaria, hanno fatto una sollecitazione massiva al conferimento deleghe, influenzando l’indirizzo di voto?
Come mai i piccoli azionisti che hanno aderito così massicciamente all’assemblea che li ha espropriati e ha tolto loro il diritto di rivalsa, ora sono assenti? Forse si sono accorti di una verità diversa da quella che gli avevano raccontato? Noi avevamo provato a dirlo in assemblea. Avevamo provato a sollevare la coltre di opacità che era il denominatore comune di tutta l’operazione. Lo slogan diffuso ai quattro venti: “Votate sì così si salva la Banca e i posti di lavoro”, ha avuto la meglio e ora la conclusione è ben diversa da quella raccontata nel momento in cui si volevano ottenere voti a favore, i vecchi azionisti si sono dissolti, esattamente come i loro risparmi.
Leggiamo da un comunicato della Banca apprendiamo che il vice presidente Barbarulo appena nominato nell’assemblea del 31 gennaio scorso, ha rassegnato irrevocabilmente le proprie dimissioni per motivi personali: invece sono giunte notizie che, sarebbe la prima volta che accade in Carige, la motivazione sarebbe “il non superamento dell’assessment”.
Non vogliamo entrare nel merito della figura del dottor Barbarulo, ma se fosse confermata la motivazione sussurrata, ci domandiamo perché si debba sempre convivere con questa mancanza di trasparenza, e perché non è stato emesso un comunicato veritiero. Anche la BCE non è stata trasparente, negando, sino a una sentenza della Corte di giustizia Europea, la possibilità di conoscere le motivazioni per cui era stato deciso il commissariamento.
Nel frattempo si è svolta anche l’assemblea degli azionisti di risparmio con un ordine del giorno in cinque punti, di rilievo soprattutto il quarto e il quinto, dove veniva chiesto agli azionisti di autorizzare l’impugnazione delle delibere dell’assemblea degli azionisti ordinari del 29 maggio, 2020, in cui si era deliberato di procedere al raggruppamento e alla conversione facoltativa in azioni ordinarie Banca CARIGE, delle azioni di risparmio.
Nonostante la sollecitazione di deleghe promossa da Carige, finalizzata alla votazione contraria all’impugnativa, gli azionisti si sono espressi per oltre l’80% a favore dell’impugnazione delibera. Abbiamo sentito voci insinuare che, questa volta, i dipendenti non hanno partecipato alla sollecitazione di adesione e indirizzo di voto nella raccolta delega. Altre che insinuano l’ipotesi che gli azionisti abbiano aperto gli occhi.