Scritta da un gruppo di piccoli azionisti
L’assemblea di Carige del 20 settembre ha approvato l’aumento di capitale con una maggioranza del 91%. Noi facciamo parte di quel 9% che ha espresso una votazione diversa.
Leggiamo i risultati: chi ha espresso il voto contrario, dopo aver ascoltato i vari interventi tecnici e non, più accorati o caratterizzati da freddi numeri, ha compreso tutte le criticità dell’operazione, ha riscontrato le opacità, ha capito il tranello del finto regalo delle azioni, ha capito la pietosa bugia raccontata ai dipendenti e, non lasciandosi incantare, alla fine ha espresso un voto in scienza e coscienza, senza sollecitazioni di delega di Proxitalia e senza supporto del personale della Banca. Possiamo concludere che questo risultato, seppure ad una cifra, sia davvero il vincitore. Vincitore morale vero, limpido, consapevole e intellettualmente onesto, infatti, chi ha espresso il voto contrario, ha manifestato la propria opinione in totale libertà e trasparenza. Non si può dire altrettanto per una parte di chi ha votato favorevole. In assemblea hanno preso contatto con noi, azionisti che avevano già votato per l’adesione al piano conferendo delega a Computershare nei giorni precedenti; ebbene, a parte le richieste di chiarezza su quest’operazione, hanno espresso rammarico per aver ormai appoggiato l’operazione, sono stati proprio loro a raccontare le modalità di trasmissione dei fax…
Sono state ingaggiate due società per la raccolta deleghe e impegnati i dipendenti a sollecitare tutti gli azionisti che detenevano le azioni CARIGE presso i suoi sportelli. Proxitalia sollecitava gli azionisti che detenevano le azioni in altre banche a conferire le deleghe e Computershare le raccoglieva tutte accettando l’invio via fax o come allegato mail. I clienti che detenevano le azioni presso Banca CARIGE sono stati invitati in banca, sono stati aiutati a compilare le deleghe e a fornire la copia della carta d’identità. Gli impiegati, per evitare che i clienti non inviassero le deleghe, si sono offerti di farlo personalmente e un controllo sui numeri di fax da cui sono stati inviati, potrebbe documentare queste stranezze, anche la verifica di quanti voti contrari siano stati inviati da questi numeri di far potrebbe tranquillizzare tutti sulla trasparenza del voto per delega.
Ci ha lasciato perplessi chi ha guidato gruppi di persone o associazioni alla scelta dell’approvazione e, poi, ha rivendicato la necessità che agli azionisti fosse riconosciuto il diritto di accedere all’opzione di acquisto con sconto del 47%. Ma non era una delle nostre richieste? Non sarebbe stato più logico pretendere quel diritto prima di avere dato la propria disponibilità a un voto favorevole? Anche l’affermazione che il piano strategico 2019 2023 non prevede tagli di posti di lavoro, rilasciata a un giornalista che chiedeva quanti dipendenti l’avrebbero perso, ci ha lasciato perplessi. Sul Secolo XIX di domenica 22 settembre – pag. 5 – leggiamo: “Stando al piano industriale, i lavoratori scenderanno da 4.070 a 2.810 entro il 2023”. A questo punto sentiamo ancora nelle orecchie la frase del commissario Innocenzi: “Oggi ci guadagnano tutti, azionisti, territorio e dipendenti”. La frase corretta sarebbe: “Oggi ci guadagnano gli azionisti che entreranno e i 2/3 dei dipendenti che resteranno” . Ciò che nessuno ha detto è che a perdere saranno tutti i vecchi azionisti, 1/3 dei dipendenti e la banca, che perdendo la propria identità, non avrà più la fiducia del bacino d’utenza storico in cui ha operato.
Un altro punto che ha attirato la nostra attenzione è stata la dichiarazione del commissario Modiano: SE E QUANDO CCB ESERCITERA’ L’OPZIONE…e poi un fiume di parole spese a decantare la business combination futura con integrazione territoriale etc etc. Si sta decantando un’intesa sul nulla, si sono espropriati i vecchi azionisti, ma sul futuro non si ha alcuna certezza. O dobbiamo pensare che i veri impegni siano stati presi sottobanco e tenuti nascosti a chi doveva esprimere il voto in assemblea? Qui è emersa tutta la fragilità di questo manager nel portare avanti una trattativa seria, in grado di generare soddisfazione tra tutte le parti coinvolte. Si enfatizza come ideale la prima soluzione a portata di mano. Riflettiamo ancora un attimo: alla fine di questa cura da cavallo, Carige sarà ripulita da tutti i crediti, ridotta di un terzo nei dipendenti, snella con chiusura di filiali, avrà perso la fiducia dei correntisti, dei clienti e degli azionisti, come potrà produrre utili? Sarà come un’industria manifatturiera senza materia prima. Sì perché la materia prima di una banca è la fiducia e questi super manager hanno dissipato il patrimonio di maggior valore per una banca anche se intangibile.
Nell’articolo pubblicato il 23 settembre sul Secolo a titolo “Banca Carige verso la rivoluzione: nuovi azionisti e sinergie con Trento” evidenziamo nella parte finale il SE E QUANDO CCB eserciterà l’opzione di acquisto. Notiamo altresì che la giornalista segnala il ragionamento che vocedegliazionisti.it aveva evidenziato sul sito e in assemblea e cioè: che, SE E QUANDO CCB deciderà di entrare nella partita, a fine operazione si porterà a ridosso del 90% e a quel punto Carige potrebbe essere tolta dal listino di Borsa. Nella chiarezza e trasparenza che caratterizza il nostro gruppo, ci chiediamo se quando gli azionisti sono stati stimolati a votare sì, fossero stati messi a conoscenza di questa probabile evenienza. Noi lo sapevamo e la prospettiva di ricevere un terzo della cifra esposta nel nostro conto titoli in cambio delle azioni possedute, senza che ci resti alcuna possibilità di recupero, ci ha indotti a votare no.
Osserviamo quanto pubblicato sul sito ufficiale della Banca, nella relazione sulla situazione patrimoniale ed economica al 30 giugno scorso, leggiamo che i dipendenti al 31/12/2018 erano 4.282, dopo 6 mesi e cioè al 30/6/2019 erano scesi a 4.098, con ulteriore riduzione di altri 300 a fine anno corrente per poi proseguire come già sopra evidenziato. Ora non possiamo fare a meno di pensare alle manifestazioni di gioia che abbiamo visto nei dipendenti Carige in assemblea…
Ci torna in mente la risposta del presidente dei piccoli azionisti dove affermava che il piano industriale non prevedeva tagli al personale… ne abbiamo parlato nella prima parte della nostra lettera, ma proprio non ne potevamo fare a meno… e per ultima la beffa da parte dei commissari: “ringraziamo tutti i dipendenti che non hanno mollato un attimo, che hanno lavorato in condizioni estreme, ben diverse da quelle in cui lavorano i loro colleghi delle altre banche…”
Vi ringraziano tanto che ora Vi mandano a casa, o meglio “volontariamente” Vi mandano a casa.
Esattamente come detto agli azionisti. “Votate sì cosi esprimete ka vostra volontà di essere espropriati”.
Ci dispiace, davvero, che anche Voi abbiate creduto alle favole…
Scritto da Beppe
Ho sperato che in Carige succedesse qualche cosa d’importante. Una illusione o meglio una speranza e niente di più. Una Banca che assumesse i connotati di una qualunque “azienda” di una “impresa” anche se destinata a produrre servizi. Una “impresa “con precise regole , con un piano industriale a lungo termine, con l’idea di produrre beni o servizi e a costi competitivi, di guadagnare non solo sul piano economico ma anche in quello sociale. Non siamo riusciti a capire quello che pensavo volesse fare il protagonista di quel momento.
Ha vinto “l’altro mondo” quello delle Banche, quello dell’ABI, dove era stato Vice Presidente Berneschi, quello delle Banche che hanno venduto i bond Argentini. Quello delle obbligazioni subordinate, quello di tanti tranelli ai risparmiatori meno esperti. Ha vinto quello dei Fondi d’investimento, quello dei derivati. Ha vinto quel mondo che ormai da tanti anni è al centro di polemiche di ogni tipo .
Non è da sottovalutare che il sistema politico in generale abbia applaudito come liberatorio tutto quello che è successo. Una classe politica che non cercava la migliore soluzione ma solamente di dimenticare o meglio far dimenticare.
Hanno invece creduto di vincere le migliaia di dipendenti che hanno partecipato per la prima volta a un’assemblea di Carige con una sola e unica volontà non di ascoltare, di valutare, ma solo di “votare sì”. Anche questo è comprensibile quando le informazioni, i messaggi ricevuti negli ultimi tempi erano solo di un certo tipo.
Mi dispiace infine di aver trovato solo e soltanto una guerra in atto tra due fazioni contrapposte, una guerra che aveva il solo scopo di togliere di mezzo chi in un modo o in un altro in tempi diversi e in altre condizioni, aveva costruito la Carige, e soprattutto chi era intervenuto quando la Banca era “malata”, e aveva veramente bisogno più di ogni altra cosa di credere in se stessa .
Il dibattito ha detto e confermato solo questo.