Scritto da Franco Corti e inviato a 12 quotidiani
Vi scrivo per farvi pervenire le dichiarazioni di alcuni azionisti di Banca Carige che si sono rivolti a noi, nella speranza di avere la possibilità di fare conoscere il proprio pensiero. Le potete trovare incollate sotto la firma. Il sito è nato a marzo e, non potendo dare la visibilità che meriterebbero le ragioni del no al piano di salvataggio della banca, ho pensato di scrivere a molte testate nella speranza che possiate contrapporre le ragioni del loro dissenso a quelle con cui si cerca di fare passare il piano presentato dai commissari, come se fosse l’unico realizzabile.
Ho tolto i miei commenti, che sono rintracciabili sul sito senza difficoltà, perché ciò che conta veramente sono le loro opinioni e, per non sottrarvi più del tempo minimo necessario, ho fatto un riassunto che nella crudezza di una sintesi, evidenzia gli stati d’animo di migliaia di persone:
- Gli azionisti di Banca CARIGE sono stati il suo bancomat per anni. Ora si spendono i loro soldi per raccogliere deleghe, che potrebbero togliere loro ogni possibilità di recuperare parte del capitale investito. Erano pronti a versare una quarta ricapitalizzazione, ma non sarà possibile a causa dell’impossibilità di esercitare il diritto d’opzione. Come giustificazione per la richiesta di approvazione di quel piano, si additano gli azionisti che cercano di difendere i propri diritti, come responsabili della perdita dei posti di lavoro. Possibile che i vertici dei CDA che si sono avvicendati negli ultimi anni, i politici che si sono espressi più volte sull’argomento e le autorità che dovevano presidiare la correttezza con cui fosse gestita la banca, siano tutti delle verginelle senza alcuna responsabilità e i veri ed unici responsabili da punire siano gli azionisti che hanno versato fiumi di denaro, senza dare loro nemmeno la possibilità di esprimere le proprie opinioni?
Grato dell’attenzione che vorrete dedicare a queste righe. Cordialmente. Franco Corti
Incollate sei pagine di opinioni espresse dai nostri contatti e pubblicate sul sito.
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti
Come tutti i giorni, non smettiamo di documentarci su quello che ci offre la stampa circa le notizie che riguardano la nostra Carige.
Da una parte troviamo articoli del tipo “assemblea Carige, il numero degli iscritti sfonda quota 10mila” dall’altra “Piano CCB, no di Vinacci: ha solo tagli e risparmi”. Quest’ultimo articolo ha catturato la nostra attenzione: un assessore allo sviluppo e promozione economica della città con delega anche ai rapporti con investitori, banche di investimento e fondazioni bancarie, persona in grado di ben conoscere le dinamiche bancarie ha espresso concetti in linea con quello che stiamo urlando da quando i commissari hanno presentato questa operazione.
Nella sua biografia vengono riportate importanti cariche ricoperte, dalla Banca Nazionale del Lavoro, Gruppo Mediobanca, Barclays, Mediolanum e altre ancora: insomma possiamo concludere che ha una certa esperienza del settore bancario e proprio per questo in data 4 settembre scorso ha inviato una lettera al direttore generale di Banca d’Italia Fabio Panetta dove esprimeva tutta la sua perplessità sul piano proposto dai commissari di cui all’assemblea di venerdì prossimo. Un passaggio significativo riportato dalla stampa: “ci domandiamo perché il piano industriale predisposto da CCB, così come risulta tratteggiato purtroppo solo a grandi linee nei documenti a supporto della prossima assemblea della Banca, si basi prevalentemente su economie e risparmi derivanti dalla chiusura di unità operative ed altre attività tra cui alcune ad alto contenuto tecnologico, svolte oggi da Carige in Genova e in Liguria”. Nell’ambito di alcune considerazioni sull’operazione afferma che la fusione è “foriera di indubbi vantaggi fiscali per gli azionisti che la governeranno” e “CCB deve ancora dimostrare di poter assolvere, oltre alle proprie nuove funzioni, anche a quelle derivanti dal progetto”. Non manca un passaggio alla gestione dei crediti deteriorati (argomento più volte affrontato nelle nostre lettere) dove viene chiesta una particolare attenzione per la gestione dei crediti deteriorati per evitare facili e continue cessioni dei crediti che quasi sempre condannano a morte le aziende locali debitrici”. L’articolo si conclude che saranno necessarie CERTEZZE E TRASPARENZA e noi ci uniamo con tutte le nostre forze a questo auspicio, anche se con il passare dei giorni e la fatidica data alle porte, di TRASPARENZA ne abbiamo vista poca….. E’ doveroso sottolineare che l’assessore Vinacci è stato rimosso dall’incarico nel comune di Genova……..
Siamo molto dispiaciuti di aver perso nella nostra città la competenza di un assessore che ha effettuato una così attenta analisi della complessa operazione presentata dai commissari, ma messa a punto dagli uomini di Bankitalia (cfr Milano Finanza Dow Jones 11/9/19). Una domanda: ma Bankitalia non dovrebbe tra gli altri compiti perseguire la stabilità e l’efficienza del sistema finanziario, in attuazione del principio della tutela del risparmio sancito dalla COSTITUZIONE (art. 47 – La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l’esercizio del credito)????? Ripetiamo ancora una volta che in questo piano tutti gli attuali azionisti grandi e piccoli saranno espropriati e spazzati via. Senza alcuna tutela. E chi appoggerà l’operazione si precluderà qualsiasi possibilità di rivalsa futura.
Proseguiamo con un altro articolo che francamente avremmo preferito non leggere: Carlo Castellano -imprenditore genovese- “il destino della Banca è nelle mani di Malacalza: ora dica la sua strategia”. Si dichiara preoccupato, per noi clienti ed azionisti e anche per i lavoratori: anche noi siamo molto preoccupati, forse più di lui. Noi abbiamo investito tutti i nostri risparmi nella nostra Banca, abbiamo dato fiducia ai manager che la guidavano e che lanciavano messaggi rassicuranti e promesse di rilancio con bilanci finalmente in utile……tutte frottole; per poi venire a conoscenza dal successivo management di contratti pessimi e chissà cos’altro…….e poi non può dichiarare che “nelle società per azioni funziona così, se la società va male a pagare sono gli azionisti, è evidente”. Non è evidente, per niente. La Banca Carige, la nostra Banca, non va male e prova ne è, che nonostante le gestioni diciamo non oculate, nonostante il commissariamento che ha spaventato tanti clienti e nonostante tanti mesi di incertezza tra soluzioni che sembravano ad un passo e poi sull’altare lo sposo scappava…..è ancora qui, stanca forse anche stanchissima ma VIVA grazie a tutti dipendenti che hanno dimostrato un forte attaccamento alla Banca, a volte ubbidendo a malavoglia agli ordini di scuderia, grazie ai clienti che sono rimasti fedeli o che sono ritornati dopo lo spavento iniziale.
Quindi qui non si tratta di perdere quanto si ha investito perché la banca va male, qui si tratta di perdere perché la Banca non è stata amministrata correttamente. E la situazione è davvero diversa.
Non vogliamo poi entrare nel merito di quanto scritto direttamente al primo azionista, ma noi vorremmo ancora una volta ringraziarlo per averci salvato a dicembre da un aumento che sarebbe stato l’ennesimo esborso a fondo perduto…….Poi vorremmo chiedere al dott. Castellano se anche lui è azionista Carige, perché noi lo conosciamo solo per l’operazione degli Erzelli che a questo punto vorremmo saper se è stato un business per la Banca. Ultimamente tante voci autorevoli si appellano al senso di responsabilità, come se chi non condivide il piano fosse irresponsabile. Noi stiamo tifando per il bene della Banca senza altri fini.
Abbiamo purtroppo letto di molte voci “autorevoli” che si arrogano il diritto di elargire consigli auspicando l’appoggio a questa operazione, ma sono coscienti che così facendo vengono prevaricati dei diritti a chi ha sostenuto in tutti questi anni, con i propri sacrifici, la Banca del territorio?
Infine vorremmo chiarire un ultimo passaggio, noi siamo un piccolo gruppo di azionisti e ci sentiamo far parte del fronte del no così come ha riportato la stampa, ma questo non si traduce nel voler “far saltare la Banca” come qualcuno ha scritto: noi ci teniamo alla nostra Banca ECCOME, sicuramente di più di chi ha architettato questa operazione. Noi chiediamo una soluzione di giustizia, di pari diritti tra i vecchi azionisti e quelli nuovi.
Francamente ci sembra la richiesta più semplice, equa e corretta diremmo quasi ovvia.
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