Siamo molto attenti ai dettagli che emergono quotidianamente dalle evidenziazioni mediatiche che influenzano stati d’animo e decisioni degli azionisti di Banca Carige. Evitiamo di riportare nel breve termine le fumosità che emergono con frequenza sul tema, perché preferiamo esporre visioni d’insieme che possano aiutare i nostri lettori a farsi un’opinione più consapevole su ciò che viene loro proposto dai media. Nelle ultime settimane la nostra attenzione è stata attirata da una serie di articoli, particolarmente copiosa, pubblicata da Primocanale.it; il sito di una TV locale molto seguita in Liguria, perché particolarmente impegnata a dare evidenza a tutto ciò che accade sul territorio. La totalità degli articoli che citeremo, faranno riferimento alla proposta inoltrata da Banca popolare dell’Emilia Romagna (Bper), al Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd), per l’acquisizione di Banca Carige.
Il 26 dicembre 2021 è stato pubblicato l’articolo “Carige-Bper, strano no di Fitd e i silenzi sospetti del potere”. Era firmato da Luigi Leone e aveva il seguente sottotitolo: – Anche per i soci principali del Fondo le nozze con la banca modenese “sono una grande opportunità”, ma intanto il dossier non procede-. L’articolo inizia citando le tre ragioni per cui l’autore ritiene che il logico destino di Banca Carige sarebbe il matrimonio con Bper: – Bankitalia, governo e Bce possono chiudere una volta per tutte il dossier, con relative non leggere preoccupazioni. Secondo: fra Carige e Bper di fatto non esistono sovrapposizioni territoriali e in termini di sportelli, che significa possibile implementazione con tutela dei livelli occupazionali liguri. Terzo: la concreta possibilità di salvaguardare il marchio Carige, che per Genova e la Liguria non ha soltanto un valore storico –.
Per rafforzare le motivazioni a sostegno dell’offerta inoltrata dalla banca modenese, si cita l’approvazione del progetto da parte delle due banche che versano i maggiori importi come contributo a sostegno degli interventi di salvataggio effettuati dal Fitd, cioè i due maggiori istituti di credito nazionali. Poi si tirano per la giacca autorità di vigilanza, con competenze finanziarie e politiche e si conclude con il capoverso che incolliamo – Del resto, in ballo ci sono due cose non propriamente neutre: il destino di Carige, che fu la sesta banca italiana e tuttora mantiene una rilevanza che va oltre i confini liguri, e la nascita del terzo-quarto polo bancario se Bper acquisisse l’istituto di credito ligure. Va bene la riservatezza, ma della trasparenza di far sapere come stanno andando le cose è anche la politica a doversi fare carico –.
Stessa testata e stessa firma, il 30 dicembre un nuovo articolo. Titolo e sottotitolo: – Consob pronta ad aprire indagine per i silenzi Fitd sul dossier Carige – Con una lettera Bper chiede di fare chiarezza sulle voci di offerte alternative alla sua –. Il pezzo rimarca i passaggi di quello citato in precedenza, sollecita un intervento della politica, e si spinge anche oltre alle posizioni sostenute in precedenza ribadendo che Banca Intesa e Unicredit hanno manifestato la propria approvazione alla proposta Bper, quindi: – Ora, in un Paese normale, nel momento in cui gli azionisti più forti hanno una posizione chiara e marcata rispetto a quella del management, la guida principale si dovrebbe fare da parte. In poche parole: Salvatore Maccarone si sarebbe già dovuto dimettere. O i soci forti avrebbero dovuto allontanarlo.
Anche in questo caso, riteniamo di dovere riportare il capoverso conclusivo, perché, finalmente, notiamo un sostantivo che dovrebbe essere sempre al centro dell’attenzione mediatica, quando si parla di Carige. Invece, sembra sparito dall’attenzione di tutti, lo sottolineiamo per documentare che gli azionisti, al di là delle citazioni di circostanza, non ottengono alcuna considerazione nei confronti delle numerose denunce con cui hanno chiesto il rispetto dei loro diritti: – È questo il punto cruciale di tutta la vicenda: le banche sono certamente abituate a muoversi all’insegna della riservatezza, ma ci sono momenti nei quali il silenzio pesa come un macigno. Quello del destino di Banca Carige è uno di questi momenti. Bper aveva avuto il merito di muoversi con la necessaria trasparenza, comunicando al mercato tutte le proprie mosse. Non si può dire che lo stesso abbia fin qui fatto il Fitd. E anche la politica deve finalmente pronunciarsi e schierarsi: Banca Carige non è una banca qualsiasi, bensì una realtà che significa ipso facto Liguria, in tutte le declinazioni possibili, che vanno dagli azionisti, ai dipendenti, alle imprese, ai correntisti. La chiarezza su Carige non è una concessione, è un atto dovuto –.
Qui è indispensabile affermare con forza che, per noi, il primo atto dovuto, cui tutti dovrebbero attenersi, autorità di vigilanza, sistema bancario, politica e media, dovrebbe essere la trasparenza su quanto accaduto agli azionisti di Banca Carige. Per evitare ogni possibile fraintendimento, riteniamo necessario precisare che non stiamo difendendo quanto realizzato sotto la regia del Fitd, ma ci meraviglia che lo si critichi solo ora, mentre nessuno lo abbia fatto quando ha presentato il progetto che escludeva, di fatto, i vecchi azionisti.
Mercoledì 5 gennaio, titolo: Carige, dal Credit Agricole offerta per l’acquisizione. Sottotitolo: La proposta: un euro per l’acquisto e 700 milioni di ricapitalizzazione dal Fitd. Bper resta in corsa o si ritira? Autore Luigi Leone. E’ una notizia ufficiosa, il gruppo bancario d’oltralpe non rilascia dichiarazioni ufficiali. Primocanale diffonde l’indiscrezione dichiarando di avere ottenuto importanti conferme.
Da questo articolo emerge che il gradimento espresso da Banca Intesa a favore della proposta della banca modenese, non corrispondesse a quello manifestato dalle banche medio/piccole che aderivano al Fitd. – Ora l’offerta di Credit Agricole. Che cosa accadrà? Il primo quesito è: Bper parteciperà a una competizione vera e propria per acquisire Carige, oppure, se l’interesse dei francesi verrà confermato, si farà da parte? Bisogna ricordare che in ballo non c’è soltanto la definitiva chiusura del dossier Carige, in sofferenza ormai da anni, ma anche la possibile nascita del terzo gruppo bancario italiano, se Bper dovesse rilevare il principale istituto ligure. Sarebbe una cosa importante dal punto di vista del sistema Italia, ma è una eventualità che alle banche piccole e medie, azioniste del Fitd, piace poco. Anzi, non piace affatto. Questo distinguo appena accennato e mai tratteggiato in precedenza, merita certamente qualche approfondimento. Noi siamo soliti esporre fatti, non opinioni, ma riteniamo di essere nella migliore delle condizioni possibili per poterne proporre una: siamo convinti di potere capire la paura di altre banche che hanno legittimi timori nell’esprimere aperto sostegno alla conclusione di una storia bancaria, dopo avere visto come è stato gestito il caso Carige, semplicemente perché intravedono un’altissima probabilità che, prima o poi, verrà il loro turno per essere inghiottiate dal sistema bancario che, con la creazione del terzo polo, diventerà progressivamente più potente e in grado di agire con maggior determinazione.
Per evitare ogni possibile manipolazione su quello che scriviamo, riteniamo di dovere ripetere, ancora una volta, che noi siamo profondamente convinti che le aggregazioni bancarie siano indispensabili, perché sono un percorso obbligato per ridare redditività al sistema. Però, siamo profondamente convinti che debbano avvenire attraverso operazioni di mercato trasparenti. Non possono essere imposte con i soliti giochetti di sistema. Chi deve controllare non lo fa. Come soluzione dei problemi, che inevitabilmente emergeranno, si impongono cessioni di crediti deteriorati che generano perdite alla banca e utili a chi li acquista. Il passo successivo è l’imposizione di un aumento di capitale iperdiluitivo. Altra conseguenza è l’accumulo di imposte attive differite (Dta) che saranno date in premio, perché trasformabili in crediti d’imposta, a chi espropria i vecchi azionisti, cancellandoli con un’Opa a prezzo simbolico. Lo abbiamo visto troppe volte per continuare a credere che la responsabilità sia esclusivamente di banchieri non all’altezza della carica che ricoprivano, perché quelli che hanno parte attiva in questi trasferimenti di ricchezza, troppo spesso sono premiati con l’attribuzione di nuove e più importanti cariche.
Venerdì 7 gennaio è stato pubblicato un nuovo articolo testata e autore come sopra: – Carige, Forza Italia accusa: anomalie sul titolo e poca chiarezza dal Fitd –. Sottotitolo – Barelli, capogruppo alla Camera, adombra sospetti di insider trading: “Il governo faccia attenzione” –. Si continua a elogiare la trasparenza dell’offerta di Bper e a criticare l’ambiguità della comunicazione del Fitd, che, nel frattempo, aveva dichiarato di avere ricevuto altre offerte non vincolanti e che avrebbe dato una risposta definitiva lunedì 10 gennaio; data in cui avrebbe comunicato l’interlocutore cui sarebbe stata concessa l’esclusiva. Poi si citano le dichiarazioni che sollecitano il governo a non abbassare l’attenzione sugli sviluppi che stanno determinando una soluzione per Banca Carige.
Il Presidente del gruppo parlamentari di Forza Italia alla camera, Paolo Barelli, concentra l’attenzione sull’andamento anomalo del titolo – “Sarebbe grave se qualcuno disponesse e abusasse di informazioni in più rispetto al mercato”. Un’affermazione molto grave, che prefigura un reato preciso previsto dal nostro ordinamento: l’insider trading. Ma il capogruppo di Forza Italia va oltre: “Né il Fondo interbancario, destinatario delle offerte, né gli altri offerenti hanno informato in modo trasparente i mercati. La comunicazione fornita dal Fitd non spiega e alimenta rumors e le inevitabili speculazioni, confermando l’esistenza di ‘offerte preliminari, senza specificare contenuti e identità degli offerenti”. Riteniamo che un nostro commento sia più opportuno dopo la citazione dei prossimi due articoli pubblicati entrambi sabato 8 gennaio.
Titolo e sottotitolo del primo: – Futuro Banca Carige: intervengono i parlamentari liguri – Ore decisive per il futuro dell’istituto di credito –. Nell’introduzione si evidenzi che oltre all’offerta nota, ne sono state presentate anche altre. Una di Cerberus, un fondo americano, e una di Credit Agricole. Si aggiunge poi che è assai probabile si stiano attendendo modifiche alle offerte presentate in precedenza. Poi si passa alla citazione delle varie dichiarazioni rilasciate dai politici liguri che hanno ritenuto di dovere intervenire per dare evidenza a possibili interventi speculativi sul titolo.
Riportiamo un intero capoverso – La discussione intorno al futuro di Banca Carige si è accesa anche a livello politico. Da parte di alcuni parlamentari liguri infatti è arrivata la richiesta all’esecutivo del premier Draghi di monitorare la situazione dopo che il titolo nelle ultime giornate ha subito forti impennate alimentando dubbi su possibili fughe di informazioni attorno alla corsa all’acquisto. “Chiediamo al Governo di intervenire in tempi rapidi con Consob e Banca d’Italia affinché si faccia chiarezza sugli andamenti anomali del titolo Carige” hanno affermato i deputati genovesi di Forza Italia Roberto Cassinelli e Roberto Bagnasco. Un intervento necessario “per la salvaguardia del marchio, dell’occupazione e soprattutto per la tutela dei risparmiatori” in modo da garantire “trasparenza e una corretta dinamica di mercato” sottolineano –.
Titolo e sottotitolo del secondo articolo pubblicato sabato 8 gennaio: – Banca Carige, Rixi: “Accertare le procedure per tutelare i risparmiatori”. – Il deputato della Lega interviene sulla vicenda che riguarda l’istituto di credito. – “La cessione di Banca Carige merita di essere monitorata dal Governo con indicazioni precise a Consob e Banca d’Italia” così il deputato genovese della Lega Edoardo Rixi, componente della Commissione trasporti e responsabile nazionale Infrastrutture. – Che ritiene di dovere precisare con più ampia definizione il proprio pensiero. – “Serve una lente di ingrandimento affinché le parti interessate all’acquisto abbiano parità di condizioni con il quadro normativo di riferimento. Un atto di trasparenza per fare luce su una norma che, concepita per favorire la nascita di un terzo polo bancario italiano, potrebbe essere usata a beneficio del primo gruppo bancario francese. Per la Lega la tutela dei risparmiatori e dell’occupazione sono passaggi obbligatori, pertanto riteniamo fondamentale affrontare la tematica presso la Commissione d’inchiesta sul sistema bancario, partendo da una immediata convocazione del presidente del Fitd Salvatore Maccarone”.
Evidenziamo con estremo stupore che, in più occasioni e in entrambi gli ultimi due articoli citati, si fanno citazioni di circostanza, senza alcuna precisazione di dettaglio, in cui si afferma che gli interventi di rappresentanti politici sono fatti: “per la tutela dei risparmiatori”. Noi ci domandiamo: di quali risparmiatori si sta parlando? Forse di quelli che hanno perso tutti i loro risparmi a causa dell’inerzia della politica? Se così fosse, sono una categoria che non ha più risparmi da tutelare ed è destinata ad estinguersi quando la proposta, che la politica sta sostenendo a spada tratta, andasse a buon fine senza modifiche. Dopo avere letto le dichiarazioni citate, non è rimasta nemmeno la speranza di potere essere risarciti da un sistema che li ha ignorati, ed oggi li vuole cancellare, riducendo al minimo possibile anche le loro possibilità di recuperare il credito d’imposta, derivante dalle perdite subite.
Ora non ci resta che verificare se vi sia coerenza tra le dichiarazioni estratte dagli articoli ed evidenziate in queste pagine, con quanto riscontrato dagli azionisti di Banca Carige in precedenza, per verificare la credibilità di chi si è espresso nelle ultime settimane, con i comportamenti tenuti in altre occasioni del travagliato percorso che ha angustiato chi, con fiducia, aveva investito nel sistema finanziario italiano.
A proposito del “preoccupante” balzo del 15 % del titolo Carige.
- Premesso che quando il valore di un titolo sale, chi lo possiede guadagna, quando scende, invece, perde. Come mai, per tutelare i risparmiatori, ci si preoccupa così tanto di una normale oscillazione del +15%, in presenza di un’operazione di mercato, chiedendo a più voci l’intervento delle autorità politiche e di vigilanza? Mentre nulla si era fatto quando dopo tre ricapitalizzazioni dichiarate risolutive dei problemi della banca, il titolo aveva sempre perso, tra l’una e l’altra, più dell’80 % del suo valore?
- Dov’era e cosa diceva, chi si erge a difesa dei risparmiatori, e chiede interventi di tutte le autorità nel 2022, momento in cui gli azionisti hanno visto aumentare del 15 % il valore delle azioni possedute, nel periodo in cui chi possedeva 100.000 azioni di Banca Carige le ha viste diventare mille a fine 2014 e una nel 2021?
- Come mai non si è vista alcuna reazione a una simile perdita, avvenuta con l’aggravante che, nel frattempo, sono state deliberate 4 ricapitalizzazioni per un importo complessivo di 2,9 miliardi? Se quanto esposto non fosse sufficiente a smuovere l’indignazione del lettore, aggiungiamo che le prime 3 erano state definite dagli amministratori risolutive, inducendo così i risparmiatori a versare denaro fresco, parte del quale è stato reso intangibile per favorire una fusione che li cancellerà.
- Come mai non hanno chiesto l’intervento delle autorità di vigilanza o del governo quando alla quarta ricapitalizzazione è stato escluso quasi integralmente il diritto di opzione, espropriando così i risparmiatori che avevano investito per salvare la banca del territorio, dopo avere stabilito che la banca valesse 55 milioni per la fissazione del prezzo di emissione nuove azioni a favore di chi li avrebbe sostituiti?
A proposito della preoccupazione che qualcuno possa essere in possesso di informazioni non note al mercato, che potrebbero favorire la speculazione.
- Come mai i politici non sono intervenuti a difesa dei risparmiatori quando dalla procura di Genova è emerso che uno di loro aveva telefonato e un indagato per il crollo del ponte Morandi, per suggerire l’ingresso in una ricapitalizzazione di Carige, lasciando intravedere la possibilità di evitare il ritiro della concessione autostradale?
- Come mai nessuno, in quel caso, ha notato che esisteva la certezza che almeno un attore con ruolo primario in una società quotata, fosse venuto in possesso di un’informazione non nota al mercato, e, ancora più grave, nemmeno al consiglio di amministrazione?
- Qualcuno si è preoccupato di quanto abbia perso il titolo in quel frangente? Noi si, lo abbiamo denunciato a tutti e non abbiamo nemmeno ottenuto la smentita ad una falsa dichiarazione di quel politico. In una nota trasmissione televisiva, aveva dichiarato di avere voluto dare una mano ai commissari, per trovare una soluzione al problema di Banca Carige.
- Peccato che quella telefonata è avvenuta mesi prima del commissariamento e che il manager che aveva chiesto l’intermediazione, è stato nominato commissario. Come mai nessuno si è preoccupato di chiedere un’indagine su chi avesse tratto profitto da quell’informazione non nota al mercato. I politici hanno un’idea di quanto si sarebbe potuto guadagnare vendendo le azioni allo scoperto per ricomperarle dopo l’annuncio della necessità di un nuovo aumento di capitale?
Per noi non è difficile fare il conto ed individuare su chi si sarebbe potuto indagare per individuare eventuali profitti illeciti, realizzati mentre gli azionisti che avevano sostenuto Carige vedevano sparire i propri risparmi. Questa è la ragione per cui siamo indignati. Lo siamo per quello che abbiamo subito, per la mancanza di ascolto delle nostre denunce e per la sfacciataggine di chi si vuole ritagliare il ruolo di difensore del risparmio, mentre contribuisce ad aggravare la malattia che sta permeando la finanza, compromettendo la qualità della vita dei risparmiatori.