Le ferie degli azionisti di Banca CARIGE erano state rovinate con l’annuncio fatto nella notte tra l’ultimo venerdì di lavoro e il sabato in cui sarebbero iniziate le vacanze estive. Si annunciava che la banca sarebbe stata salvata da un accordo privato che, nel caso di una completa adesione al diritto d’opzione consentito, i vecchi azionisti sarebbero stati diluiti dal 100 al 19%, dietro versamento di nuova liquidità e con un consistente rischio di delisting. Non bastasse, a CCB era stata consentita qualsiasi facoltà e nessun obbligo sull’acquisizione della banca ed era stato riconosciuto uno sconto del 47% sull’acquisto delle azioni dal FITD, il quale, invece, chiedeva interessi del 16% sul prestito obbligazionario fatto a CARIGE.
Con la medesima tempestività, le festività natalizie sono state introdotte da una beffarda esultanza con cui tutti si vantano di avere salvato una banca, contrapponendo quell’euforia, incomprensibile, allo stato d’animo degli azionisti che si sentono espropriati e si trovano a passare quello che dovrebbe essere un sereno abbandono alla tradizione, in compagnia di un sacco pieno di rabbia, per il mancato riconoscimento dei loro diritti e l’ottusità di chi s’illude di avere donato un futuro radioso aduna banca, dopo avere depauperato i risparmi dei suoi azionisti/clienti/dipendenti. A chi si vuole fare credere che una banca possa prosperare in un territorio impoverito dalla distruzione dei risparmi, i cui abitanti hanno perso il punto di riferimento economico plurisecolare e la fiducia in istituzioni, politica e giustizia?
Buon Natale carissimi azionisti di Banca CARIGE. L’anno che si aprirà tra pochi giorni, potrebbe essere quello della riscossa. Noi continuiamo a credere che un mondo senza giustizia non ha futuro e stiamo cercando di ottenerla per tutti a un costo conveniente anche per chi abbia subito danni non elevati. Crediamo di potercela fare, ma se anche non dovessimo riuscire, saremo felici di avere provato a dare un futuro migliore ai nostri figli e nipoti.
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti.
Quando rinascita significa distruzione
Nel nostro gruppo non c’è mai un calo di attenzione per tutto ciò che riguarda la NOSTRA Banca.
Leggiamo i quotidiani locali che titolano: “La soddisfazione di Innocenzi”. “Questo è il giorno della rinascita”. “Nuovi vertici per Carige”. “La Banca riparte dal territorio”.
Non POSSIAMO stare in silenzio, DOBBIAMO fare alcune precisazioni: come si può parlare di rinascita? Rinascita significa: riaprirsi a nuova vita, essere padroni del proprio futuro, avere prospettive di crescita, ripresa economica, condivisione d’ideali, evoluzione politica, rispetto dei diritti, ecc. ecc.
E il commissario Innocenzi ha il coraggio di parlare di rinascita, quando gli interventi da loro impostati hanno lasciato dietro di sé sfiducia, pessimismo e rancore in tutti quegli azionisti che hanno l’unica colpa di aver creduto nella LORO Banca e negli amministratori che ogni volta pubblicizzavano l’aumento di capitale come risolutivo e poi si scopriva di essere tornati al punto di partenza???
No, questo non lo possiamo sentire e accettare. La vera rinascita è quando tutti insieme: vertici, azionisti e dipendenti uniscono le loro forze e competenze per un rilancio VERO. La rinascita non può avere origine da un esproprio… non si può parlare di rinascita quando ci sono circa 26.000 azionisti messi al margine, forse i vertici non ricordano che gli azionisti sono anche clienti.
Forse loro non lo sanno nemmeno. Dove erano, in quale banca lavoravano quando tutti i genovesi, tutti i liguri avevano un conto corrente in Carige solo perché era la Banca dei Liguri? Dove erano questi vertici quando era sufficiente nominare Carige per sentirsi a casa?
Proseguendo nella lettura dell’articolo troviamo l’intervista al responsabile commerciale; non desideriamo soffermarci sui particolari, ma vorremmo fargli solo una domanda: ha idea della realtà operativa delle filiali? Spesso noi vediamo dipendenti sportellisti oggi in un’agenzia e domani in un’altra a “tappare” i buchi degli assenti, (nonostante la chiusura delle filiali dello scorso mese e in attesa delle prossime chiusure del 2020…). Al momento non vediamo proprio nessuno spiraglio di possibile rilancio, i clienti non hanno un punto di riferimento stabile, percepiscono un languido sopravvivere di breve termine, in attesa di qualche evento futuro. I dipendenti hanno una visione fortemente distorta dai luoghi comuni, dalla frasi di circostanza, dagli slogan inculcati dai professionisti della formazione che non hanno la più pallida idea dell’unicità di questa banca, in uno scenario che non attribuisce più valore all’etica e ai rapporti interpersonali.
L’altra testata riporta “chiudiamo il rafforzamento di una banca molto più proiettata alle esigenze del business”. Ed ecco che qui Innocenzi, non fa altro che confermare quanto abbiamo sempre sostenuto: la banca in tutto quest’anno di commissariamento non ha fatto business ma è solo sopravvissuta, è rimasta in piedi solo grazie alle relazioni genuine, costruite minuziosamente giorno dopo giorno dai dipendenti con i clienti, non è certo sopravvissuta per le scelte aziendali.
Vorremmo far riflettere per un attimo chi ci sta leggendo: qui c’è di mezzo la Banca, la NOSTRA Banca, c’è di mezzo il lavoro di tante persone, c’è di mezzo tutto il fiume di denaro che noi vecchi azionisti abbiamo versato nelle casse di Banca Carige; pensiamo a questo. Pensiamoci seriamente, perché in gioco c’è l’economia di una regione che ha generato benessere per secoli e non merita il declino per colpa di chi non ha saputo o voluto capire .
Noi ci pensiamo e non ci arrendiamo, non abbiamo alcuna intenzione di gettare la spugna: ci stiamo contando e organizzando per un’azione di rivalsa che possa restituirci il futuro che ci è stato strappato dalle mani, contro la nostra volontà. Non possiamo rassegnarci al fatto che l’esproprio da noi subìto, possa essere considerato come la nuova normalità. Vogliamo far emergere tutte le opacità che hanno caratterizzato le ultime gestioni, fino allo scivolone del commissariamento.