Riportiamo integralmente il messaggio che il Presidente Sergio Mattarella ha inviato al Presidente di Casse di Risparmio S.p.A., Giovanni Azzone, il 28/10/2025, in occasione della 101esima Giornata Mondiale del Risparmio. Non facciamo una sintesi, per evitare che sia interpretata come tentativo di modificare il suo pensiero, con il quale siamo in piena sintonia.
La Costituzione riconosce un alto valore civico al risparmio. La sua immediata finalità corrisponde all’aspirazione delle famiglie di perseguire obiettivi di crescita sociale, di risposta a bisogni, di protezione a fronte di emergenze. La Carta prescrive la tutela di un bene delle famiglie, dunque della comunità nazionale e questa tutela si esprime, anzitutto, nella sua salvaguardia, azione cui devono guardare istituzioni e ordinamenti. Tutelare il risparmio significa favorirne impieghi che ne accrescano il valore, creando condizioni affinché possa agire da leva fondamentale dell’economia. Essere, cioè, una risorsa che espanda il benessere personale e collettivo, proiettando questo patrimonio sulle generazioni future.
La stessa moneta dell’Euro ha avuto come matrice lo scopo di preservare e rafforzare in maniera più efficace il risparmio dei cittadini europei e il loro potere d’acquisto.
La Giornata mondiale del Risparmio, giunta alla sua 101esima edizione, richiama e sollecita a questi doveri.
La tutela è condizione affinché il risparmio sia fattore di inclusione e, dunque, di coesione sociale e motore di sviluppo.
La sfida è costruire un percorso che assicuri la resilienza – delle grandi realtà imprenditoriali, del tessuto diffuso di piccole e medie imprese, degli artigiani, delle comunità e delle famiglie – allargando, attraverso strumenti appropriati per l’investimento, la platea di quanti possono così concorrere allo sviluppo del Paese.
Il risparmio è un patrimonio altamente prezioso delle nostre società, per investimenti nei settori più innovativi e strategici, a partire dalle transizioni ecologica e digitale.
È un ambito in cui il nostro modello sociale può avvalersi in modo positivo delle fondazioni di origine bancaria, che concorrono al suo presidio e alle quali gli ordinamenti pubblici, come avvenuto recentemente col dialogo per l’aggiornamento del protocollo Acri-Mef, sono chiamati ad assicurare sostegno.
Il protocollo citato è stato sottoscritto il 22 aprile 2015, e il 20 ottobre 2025 è stato approvato un addendum; entrambi sono facilmente reperibili cercando con le parole chiave: addendum al protocollo Acri-MEF. Dalla presentazione estraiamo una sintesi da cui emerge lo spirito e gli intenti che li avevano ispirati. – Nella sostanza, perché il Protocollo è ispirato dal comune obiettivo di contenere i rischi che gravano sulle Fondazioni per la loro natura di investitori istituzionali e, al tempo stesso, di soggetti con finalità di interesse generale, e reca la precipua finalità di liberarne ulteriormente il potenziale a beneficio dell’intera collettività, che rimane il primo e più importante interlocutore verso il quale esse assumono i propri impegni -.
Sintetizziamo l’intervento del Ministro del MEF Giancarlo Giorgetti, evidenziando i passaggi in cui si sofferma sul tema del risparmio, che in quella circostanza rappresentava il punto centrale dell’attenzione. Per chi fosse interessato alla lettura integrale, il testo è facilmente scaricabile dal sito ufficiale dell’ACRI.
In apertura il Ministro illustra le motivazioni che hanno portato alla decisione di integrare il protocollo con il già citato addendum. Descrive inoltre le modifiche introdotte a vari livelli, finalizzate a convogliare maggiori capitali a sostegno dell’economia reale. In un passaggio dichiara: – Come ho già avuto modo di sottolineare, le banche devono tornare a dedicare il massimo delle loro energie alla tradizionale attività di raccolta del risparmio ed erogazione del credito, puntando sul margine di interesse indicatore fedele della gestione caratteristica bancaria -.
L’affermazione sembra però contraddetta quando il Ministro confronta il mercato USA con quello della UE: – Lo scarso sviluppo del mercato dei capitali europeo emerge chiaramente nel confronto con gli Stati Uniti: le imprese americane si finanziano per circa il 70% sui mercati e per il restante con le banche, mentre in Europa la composizione dei finanziamenti, per canale, risulta quasi invertita; questo rappresenta una nostra debolezza. Un sistema prevalentemente bancocentrico è infatti meno in grado di promuovere il rischio imprenditoriale e soddisfare le esigenze di finanziamento della transizione verde e digitale. L’affidamento eccessivo al credito bancario rende il finanziamento all’economia maggiormente pro-ciclico e limita la capacità del sistema finanziario di promuovere l’innovazione, sostenere la crescita e assorbire gli shock esogeni -.
Successivamente espone la propria visione sul risparmio: – L’Italia genera abbondante risparmio, che costituisce uno dei nostri principali punti di forza. Bisogna quindi creare le condizioni affinché il nostro risparmio non fluisca fuori dai confini nazionali ed europei e verso strumenti a basso rischio e rendimento-. Siamo in sintonia con l’obiettivo dichiarato; è però il metodo proposto per conseguirlo che riteniamo controproducente. Occorrerebbe infatti garantire la tutela degli investitori e non, come accaduto dal 2011 in poi, introdurre modifiche che agevolano gli emittenti che si quotano unicamente per appropriarsi del capitale investito. Se gli investitori maturano questa convinzione, la migrazione del risparmio verso altri mercati non potrà che intensificarsi.
Il Ministro aggiunge poi considerazioni che appaiono in contrasto con le modifiche al TUF e con le novità introdotte dalla recente legge capitali: – Concludo ricordando che il risparmio è un elemento imprescindibile per assicurare uno sviluppo sociale ed economico duraturo ed inclusivo. Ma un sistema economico cresce solo se è in grado di garantire ai risparmiatori condizioni per un impiego del risparmio in forme durevoli di investimento. Ce lo ricorda la Costituzione, che attribuisce alle istituzioni il compito di tutelare il risparmio incoraggiandone l’impiego. E soprattutto ce lo dimostra la nostra storia: il risparmio ha rappresentato il motore per la ricostruzione e lo sviluppo del Paese e, più recentemente, ha permesso di superare gli shock che si sono susseguiti a partire dalla crisi finanziaria del 2009 -.
È vero che il risparmio ha consentito di superare la crisi del 2009; è però il modo in cui ciò è avvenuto che ha determinato profondi cambiamenti nella destinazione degli investimenti. Ricordiamo alcune fra le esperienze vissute dagli investitori retail e da noi documentate negli ultimi otto anni:
- esproprio degli azionisti di molte banche — il caso di Banca Carige è solo il più noto — spesso seguito da aggregazioni che hanno generato utili mai registrati prima, dopo l’estromissione dei piccoli soci;
- perdite dovute a svendite forzate e massive di crediti deteriorati su un mercato incapace di assorbirli;
- trasferimento di crediti d’imposta alle banche incorporanti, che avevano escluso gli azionisti dell’incorporata da ogni possibilità di recupero del capitale investito;
- esproprio degli azionisti di diverse società quotate tramite l’emissione di prestiti obbligazionari convertibili senza diritto d’opzione (POC): il caso ILLA è un esempio emblematico, con due emissioni che hanno ridotto di 100.000 volte il numero di azioni in circolazione, gli investitori retail sono stati azzerati, chi non avesse perso la qualifica di azionista si sarebbe trovato con valore di 0,0001 €, ogni 268.000 € investiti al collocamento;
- in altri casi il capitale è stato ridotto da delisting a prezzi molto inferiori rispetto al collocamento o da fusioni con società non quotate.
Sorge quindi spontanea una domanda: un Ministro del MEF, che ha filtrato, motivato e fatto approvare misure come l’aumento da 2 a 10 dei voti maggiorati, la facoltà di escludere gli azionisti dalle assemblee, il voto tramite rappresentante designato, e tolto la possibilità d’intervento agli azionisti con meno dello 0,1 % del capitale, come potrebbe formulare considerazioni conclusive come quelle riportate se fosse stato informato delle numerose segnalazioni che abbiamo fatto al suo ministero e a tutti i gruppi politici?
Essendo informato, come potrebbe non valutare il rischio che proseguendo nel percorso intrapreso, i risparmiatori maturino la convinzione che si stiano creando le condizioni per trasformare il risparmio nazionale in un pozzo di San Patrizio a disposizione dei furbi, anziché un mercato dei capitali a sostegno dell’economia reale??




