No, ottenuto il voto, si trasforma in un vero disastro.
Ma non avevano detto che a ricapitalizzazione avvenuta i parametri di Banca CARIGE sarebbero stati tra i migliori a livello nazionale? Abbiamo capito male noi? Chiamiamo a testimoni i dipendenti che hanno ricevuto la lettera dai commissari. Molti di quei dipendenti sono anche azionisti, hanno votato sì per paura di perdere il posto di lavoro e hanno ricevuto i complimenti per il loro impegno. Molti hanno perso il lavoro e i risparmi. Poi nel prospetto informativo vedono descritta una banca sull’orlo del fallimento. Chi sono questi specialisti del trasformismo, capaci di dire tutto e il contrario di tutto, esibendo uno smagliante sorriso e toni trionfalistici di salvatori della patria?
Non andiamo oltre, lasciamo che a parlare siano gli azionisti che ci scrivono. Ricordiamo che vorremmo organizzare un’azione legale. Per negoziare un costo basso e accessibile a tutti i danneggiati, dobbiamo essere in tanti e per favorire la realizzazione del nostro progetto, è sufficiente scrivere al sito www.vocedegliazionisti.it , dichiarando nome, cognome, numero di azioni possedute e costo medio di acquisto oppure capitale investito. Scrivendoci non prenderete alcun impegno, lo potrete fare solo dopo che avrete conosciuto i dettagli dell’azione legale e relativo costo.
Scritto da un gruppo di piccoli azionisti
Abbiamo letto il quotidiano locale che riporta l’intervista al commissario Lener: per noi è stato come ricevere un pugno nello stomaco.
Una mancanza di rispetto a chi ha sostenuto la propria Banca per molti anni, per trovarsi ora spazzato via e obbligato a lasciare posto ai nuovi azionisti che, con quattro spiccioli, si trovano a possedere la NOSTRA BANCA. Proprio quattro spiccioli rapportati alla somma di tutti i nostri aumenti di capitale, un pugno allo stomaco di chi si è svenato per TENERE IN PIEDI la Banca Carige vedendo sparire, come neve al sole, i propri risparmi e sentono ancora risuonare negli orecchi la voce rassicuranti dell’amministratore di turno che diceva: “Con questa ricapitalizzazione la banca sarà risanata”.
In questa situazione il vecchio azionista Carige si sente preso in giro da questi ultimi tre personaggi e si sente preso in giro o IGNORATO anche dalla stampa cittadina che dovrebbe raccogliere tutte le voci, anche le voci di chi ha fatto emergere le tante opacità di questa operazione, così articolata con l’unico scopo di far affossare la nostra Banca, iniziando dal commissariamento e via via fino ai giorni attuali.
Ci sentiamo offesi nella nostra intelligenza, anche per quanto dichiara il commissario: “Se anche nessuno degli attuali azionisti dovesse aderire all’aumento, avremo un flottante dell’8,6%”. Perciò credo che raggiungere il 10% non sia così difficile, basta davvero poco, sarebbe sufficiente un’adesione alla ricapitalizzazione dell’1,4%. Sono ottimista”.
Come, nell’assemblea del 20 settembre è stata registrata una presenza di azionisti per n. 15.620 deleghe a favore dell’aumento, e ora dite di essere ottimisti? C’è qualcosa che non quadra!
Allora tutto coincide con quello che più volte abbiamo dichiarato: ora abbiamo la prova del 9 che le deleghe non erano state conferite spontaneamente, ma su sollecitazione di qualcuno… e, quindi, oggi non siete sicuri del voto… C’è qualcosa di opaco anche qui… perché se i risultati dell’assemblea fossero stati reali e spontanei, oggi non ci sarebbe necessità di rilasciare dichiarazioni…. che possono essere interpretate come una nuova sollecitazione.
Altra riflessione è dedicata ai grandi azionisti che, sulla base delle dichiarazioni rilasciate, avrebbero espresso un voto favorevole all’aumento, manifestando una contemporanea intenzione di non adesione. Senza entrare in ruoli che non ci sono congeniali, il nostro pensiero è che se si crede in un progetto e si vota si, tale progetto si abbraccia totalmente, completando le varie fasi. Viceversa, se il progetto non convince per qualsiasi motivo e non vi si possono apportare correzioni, (com’è accaduto il 20/9) per coerenza si vota no o si sceglie l’astensione… se stiamo commettendo un errore di valutazione, saremo grati a chi ce lo volesse segnalarcelo.
Un’altra frase che ha colpito la nostra attenzione: “Per garantire la massima trasparenza abbiamo dovuto chiedere a Borsa Italiana di prendere posizione circa la questione del flottante… e perciò l’abbiamo inserita nel prospetto”. Come si può parlare di trasparenza in un’operazione dove gli attuali azionisti sono stati privati dei loro diritti e dove le deleghe sono state raccolte in modo ANOMALO??? Nell’assemblea del 20/9/18 ci pare che ne fossero state raccolte 10 e nell’assemblea del 22/12/18 solo 5… Altro che anomalo!!!
L’ultima frase che ci ha lasciato a bocca aperta: “Il rischio del delisting ha spaventato l’associazione dei piccoli azionisti”. Altra presa in giro: ora c’è lo spavento??? Ma è lo stesso rappresentante che a settembre sosteneva il progetto, mentre un esposto da noi sostenuto, aveva evidenziato chiaramente quel rischio, insieme a molti altri, prima dell’espressione di voto. A nostro parere, chi rappresenta un gruppo di iscritti, pochi o tanti che siano, prima di prendere posizioni pro o contro dovrebbe, proprio per il ruolo ricoperto, analizzare tutte le situazioni e trasmettere informazioni dettagliate, mettendo i propri iscritti in condizioni di decidere autonomamente, avendo a disposizione TUTTE le analisi utili a compiere una scelta consapevole.
E’ abbastanza stupefacente e imbarazzante assistere a queste inversioni di rotta.
Visto che siamo a Genova e ci è tornato in mente il grande comico Gilberto Govi, ci viene da pensare che se fosse ancora tra noi, avrebbe tratto spunto per una commedia in cui, con l’uso della sua inimitabile mimica facciale, avrebbe esclamato: ” Che faccia Gigia”!
Scritto da Mariano
Cinicamente, per forma e contenuti, l’aumento di capitale ha spazzato via, senza alcuna speranza di recupero, risparmi di circa 30.000 persone.
Fino al 20 settembre 2019 (data assemblea straordinaria) gli attuali commissari dichiaravano che ceduti crediti denominati “deteriorati”, ridotto il numero di filiali e dipendenti, effettuato rafforzamento patrimoniale con business combination (ingresso CCB) l’istituto sarebbe stato “salvo” e con un radioso futuro per tutti.
Questa linea era sempre confermata e trovava risalto nella stampa.
Azionisti che, semplicemente, informavano dei rischi nascosti erano etichettati come “ribelli” e “irresponsabili”.
Il 3 dicembre 2019 alle ore 23.33 pubblicavano un prospetto informativo di circa 450 pagine per l’aumento di capitale che sarebbe partito l’indomani alle 9:00.
Nel necessario documento, quasi a discolpa, circa 30 pagine sono dedicate ai rischi che non c’erano e l’istituto “salvato” è divenuto malato con poche possibilità di sopravvivenza.
Probabilmente la nostra vicenda e la storia secolare di Carige avrà un epilogo poco felice
Scritto da Beppe
Mi spiace molto che l’associazione dei piccoli azionisti Carige tramite le parole del suo Presidente dica di non poter consigliare ai suoi associati di sottoscrivere l’aumento di capitale.
Emergono finalmente le responsabilità di un’assemblea, dove i piccoli azionisti risparmiatori che hanno sempre rappresentato un punto di forza di Carige, sono stati estraniati .
Scelgo due dei principali responsabili di questa linea, i Commissari e l’associazione.
I Commissari l’avevano tracciata … non voglio parlare delle ragioni e del perché di tante scelte che non condivido, penso che abbiano agito nella convinzione e consapevolezza che l’unica strada che era rimasta, bella o brutta, era solo ‘l’ultima possibile’.
L’Associazione l’ha appoggiata senza minimamente intercettare il pensiero di tanti piccoli azionisti esterni. Appariva sempre più chiara e determinante la volontà di partecipare alla futura governance con i Commissari riconfermati.
I Commissari non ci saranno e neanche l’associazione e il suo Presidente.
Nostro commento
Noi riteniamo che chiunque sostenga che la proposta dei commissari fosse l’unica possibile, non abbia considerato che si è arrivati a quella proposta senza chiedere agli azionisti se fossero disponibili ad aderire a una nuova ricapitalizzazione. Il socio di maggioranza relativa si era espresso molto chiaramente, dicendo che l’avrebbe approvata se formulata unitamente a un piano industriale credibile e sostenibile, anche alla luce dei nuovi parametri che avrebbe formulato BCE per il 2019. Per soddisfare quella richiesta, più che legittima, sarebbero stati più che sufficienti tre mesi. Tutti sanno quanto tempo ci sia voluto per organizzare questa ricapitalizzazione e il numero di esposti che abbiamo presentato per denunciare le numerosissime zone d’ombra. Chi prova a smentire queste affermazioni, per affermare qualcosa di diverso, è un mistificatore, nella migliore delle ipotesi.