Scritto da un gruppo di piccoli azionisti.
Riportiamo quanto affermano le sigle sindacali coinvolte nel “caso Carige”:
Il nuovo piano industriale di Carige è “identico rispetto al precedente” ed è “volto esclusivamente a smantellare il gruppo”. Questo il duro giudizio della Fabi dopo l’incontro della vigilia dei sindacati con la banca (assenti i commissari straordinari). E’ un piano, scrive il sindacato di maggiore rappresentanza tra i bancari, “fatto di soli tagli, sia sul fronte dei dipendenti sia per quanto riguarda la rete di sportelli sia per quanto concerne intere lavorazioni e segmenti di clientela”. Fabi nella nota aggiunge: “Non presenta alcuna ipotesi di rilancio ed alcuna ipotesi di futuro che non sia una pesante involuzione. Anche per questi motivi, lo riteniamo inaccettabile”.
Per il futuro di Carige, prosegue la nota firmata dal segretario nazionale Mauro Scarin e dal segretario Fabi Genova Riccardo Garbarino, è essenziale proprio in questa fase di definizione del futuro della banca, “che ci sia il pieno coinvolgimento di tutti gli attori in campo nel pieno rispetto, peraltro, dell’esito assembleare”. I sindacalisti aggiungono che per quanto riguarda le chiusure di sportelli non c’è chiarezza sui criteri individuati, “che porterebbero ad avere alcuni comuni senza banche, creando una situazione in netto contrasto con la cultura di una realtà vicina al territorio qual è quella, tradizionalmente, di Banca Carige e, riteniamo, anche di Cassa centrale banca”, il futuro partner industriale e azionista di riferimento della ex Cassa di Risparmio di Genova.
La replica della banca genovese non si è fatta attendere. Un portavoce di Carige precisa che “il piano oggetto della procedura sindacale è quello alla base dell’assemblea dei soci del 20 settembre scorso che, con larghissima maggioranza, ha approvato la ricapitalizzazione della banca. Il piano in questione, segnala, prevede un forte rilancio industriale e commerciale dell’istituto ed è il solo piano che può essere utilizzato nella procedura essendo stato parte integrante del progetto approvato dall’Assemblea e concordato con Fitd”.
Dopo la Fabi che ha definito il piano “inaccettabile”, perché “volto esclusivamente a smantellare il gruppo”. anche la Uilca aveva lamentato l’assenza di “elementi di garanzia concreti sul futuro dell’azienda utili a giustificare ulteriori sacrifici da parte delle lavoratrici e dei lavoratori”. (fonte Primocanale.it)
A questo punto noi, “piccoli azionisti ribelli” come ci ha definito la stampa, vorremmo fermarci a riflettere insieme: prima dell’assemblea del 20 settembre tutte le sigle sindacali hanno rilasciato interviste appoggiando la proposta dei commissari, hanno fatto leva sui sentimenti degli azionisti per “salvare Carige” e hanno fatto passare il messaggio che solo votando si, i dipendenti avrebbero salvato il posto di lavoro.
Ma perché ora tutti, all’unanimità, dopo aver appoggiato un piano INVOTABILE, si lamentano del contenuto? Quello stesso contenuto che noi abbiamo analizzato, discusso evidenziandone tutte le debolezze, le trappole e l’inconsistenza di un’ipotesi sempre più aleatoria di una business combination… Vi ricordate le parole del commissario Modiano SE E QUANDO CCB ESERCITERA’ L’OPZIONE….
La risposta del portavoce di Carige non fa una piega: il piano è quello che avete approvato!
Forse le nostre parole intrise di chiarezza e di verità, forse la nostra sete di giustizia è riuscita a far riflettere e a suscitare sentimenti di responsabilità su coloro che rappresentano i dipendenti, quei dipendenti che in tutti questi anni hanno permesso alla Carige di sopravvivere nonostante management e top management inadeguati, quei dipendenti che insieme agli azionisti hanno pagato e stanno pagando il prezzo più alto di questa storia. Una storia veramente triste.
Cosa si può fare a questo punto?
Si può fare molto: è necessario eliminare quel terrorismo psicologico seminato ad arte tra i dipendenti e gli azionisti, è necessario ripristinare quella fiducia tra la clientela, fiducia costruita quotidianamente con risposte chiare, precise e sollecite, ma soprattutto è necessario che chi ha costruito proposte, cancellando i diritti sacrosanti di chi ha perso tutto il suo investimento, tolga il disturbo e smetta di danneggiare ulteriormente la NOSTRA BANCA che a quel punto verrebbe rilanciata con un progetto industriale serio, virtuoso e non una pesante involuzione.
Si può fare ancora di più: ci si può accodare a tutti coloro che hanno sottoscritto l’esposto pubblicato sul sito vocedegliazionisti.it , chiedendo che le istituzioni si attivino per il rispetto dei nostri diritti, sospendendo gli effetti della delibera di aumento di capitale e/o diniego di autorizzazione allo stesso.
Solo muovendoci tutti a gran voce, si possono cambiare le cose e ripristinare quell’equità e correttezza indispensabili per poter guardare al futuro con fiducia e serenità.
Nostro commento
Invotabile. Irricevibile. Inaccettabile. Incontrollabile è la rabbia che ci pervade dopo avere visto l’inutilità degli aggettivi utilizzati per indurre le istituzioni a bloccare la votazione di un piano industriale che prevarica ogni logica di settore e il rispetto dei diritti su cui sono stati costruiti i mercati finanziari.
Il reato più esecrabile, anche se non ancora denunciabile, è l’uso perverso che si è fatto della psicologia. Una scienza che è stata sviluppata per favorire il superamento del malessere più profondo che è potenzialmente dentro ognuno di noi, e che, invece, è stata utilizzata per seminare paura e condizionare il comportamento di migliaia di azionisti. Noi riteniamo che il legislatore dovrebbe intervenire, legiferare sul tema e prevedere pene esemplari a chi si macchia di quello che dovrebbe essere considerato un reato.
Non esistono altre spiegazioni per chi, avendo capito e denunciato con chiarezza cosa stesse accadendo, si è visto addebitare la responsabilità per il futuro licenziamento di migliaia di dipendent.i Ora, dopo avere dimostrato il proprio senso di responsabilità, permettendo l’approvazione del piano che aveva inutilmente cercato di bloccare, denunciando le trappole che nascondeva, ode le stesse persone che gli muovevano quelle accuse, fare le stesse denunce che aveva gridato a gran voce per evitare che quel piano fosse approvato. Peccato che le stesse persone che denunciano dopo l’approvazione, siano le stesse che hanno espresso un voto a favore.
Aderite in tanti al mio esposto, denunciate le ragioni che vi hanno indotto ad approvare quel piano, per poi pentirvene subito dopo, perché avete compreso cose che non vi erano note prima. Tutti insieme, riusciremo a impedire che quella ricapitalizzazione sia autorizzata, perché è un esproprio a danno di tutte le categorie che hanno profuso denaro, energie, spirito d’iniziativa in una banca che per oltre cinque secoli ha contribuito allo sviluppo dell’economia ligure.