Scritto da un azionista e cliente CARIGE
Sono cliente di Carige da sempre, da generazioni e ieri ho voluto essere presente in piazza De Ferrari al presidio dei sindacati per la difesa dei lavoratori. È stato un incontro composto, quasi un lamento sommesso mentre nei volti dei dipendenti si vedeva tanta frustrazione accumulata negli ultimi anni, dovuta al clima generato in azienda e ben visibile entrando in agenzia sempre più ridotta alla sopravvivenza. Frustrazione per portare il peso del senso di responsabilità nel gestire le relazioni con la clientela, trovandosi spesso a sopperire le mancanze di un management che spesso non si rivela all’altezza del ruolo.
Mi sarei aspettato una maggiore partecipazione ma soprattutto avrei voluto vedere una maggiore vivacità e una maggiore voglia di combattere e di non arrendersi di fronte a chi vuole distruggere la Banca del territorio mascherando come un rilancio. Ma come si può parlare di rilancio con quei numeri che sono circolati nelle notizie di stampa? Mi ha colpito davvero lo sguardo rassegnato, disorientato e sfiduciato dei dipendenti; forse una presenza più viva, pulsante, anche urlata, avrebbe svegliato le istituzioni che con il loro silenzio avallano la caduta dell’ultimo simbolo della città, trascinando l’intera economia di famiglie e piccole imprese.
L’augurio che voglio esprimere per tutti i dipendenti di Carige è che si riesca a trovare una soluzione condivisa tra dipendenti e azionisti tutti, una soluzione che percorra la strada della verità e della correttezza nelle scelte.
Una soluzione che abbia l’obiettivo di “prendersi cura della Banca ” che ha dimostrato, nonostante tutto, di essere ancora in piedi e di avere la forza di rilanciarsi per tornare ad essere la Banca ligure a cui affidare i nostri progetti futuri.
Scritto da Flavio
Continuo a leggere notizie di stampa allarmanti su Carige e sull’unico proponente Blackrock che, essendo unico tirerà ancora di più la corda per spuntare vantaggi.
Constato invece un torpore dei commissari nell’avere un alternativa, che potrebbe invece rivitalizzare la trattativa ed offrire una via di accordo molto più vantaggiosa. Anche il ministro Tria sembra allineato e rassegnato a questa “unica” soluzione.
La mossa urgente da fare sarebbe invece di coinvolgere una banca cinese, di cui almeno 4 sono le maggiori nel mondo e già presenti in Europa (vedere allegato)
- Industrial & Commercial Bank of China,
- China Construction Bank,
- Agricultural Bank of China
- Bank of China,
Con l’accordo italiano della Via della Seta le banche cinesi sono alla ricerca di una presenza in Italia, soprattutto nelle aree dei porti di scalo che sono Genova e Trieste e quindi ecco che Carige su Genova ed altra banca su Trieste (c’è da scegliere) possono senz’altro avere buone carte da giocare.
Nessuno esprime questa possibile idea alternativa su qualche giornale economico o nazionale, e l’opinione pubblica non sa nemmeno che potrebbe esserci.
Che possibilità abbiamo di almeno proporre questa soluzione?
Nostro commento.
Gentilissimi azionista/cliente e Flavio, grazie per averci scritto e per averci dato un nuovo contributo e inediti spunti di riflessione, con l’esposizione di percezioni emotive, proposte costruttive e auspicio di soluzioni condivise. Ho unito i vostri due interventi in un articolo unico perché hanno in comune molto più di quanto appaia a una lettura superficiale e perché siete due persone ammirevoli, una che si preoccupa dei dipendenti e l’altra che s’impegna a cercare e proporre le soluzioni che, la prima, si augura siano proposte, condivise e messe in atto.
I dipendenti CARIGE sono certamente le persone che hanno sofferto più di tutti per il tornado che si è abbattuto sulla loro banca. I dipendenti, molto spesso, sono anche azionisti, obbligazionisti e correntisti. Lo sono da generazioni perché, per consuetudine, i posti lasciati liberi dai genitori accadeva che potessero essere occupati dai figli. Frequentemente, hanno investito i risparmi e la liquidazione in azioni e obbligazioni della banca e, quindi, non possono nemmeno attribuire la responsabilità di quanto è loro accaduto ai consigli dell’interlocutore allo sportello. Hanno sofferto per avere perso i risparmi, per il triplo sforzo che sono costretti a fare per evitare di perdere correntisti che, sistematicamente sono intimoriti da dichiarazioni che penalizzano la loro banca e, periodicamente, sono rilasciate dai vertici aziendali che si sono avvicendati negli ultimi anni. Hanno sofferto perché sono accusati di essere un peso morto che rischia di mandare a fono la barca. Stanno soffrendo perché si ripete all’infinito che la maggior parte di loro debba essere lasciata a casa, se si vuole salvare la barca. Loro ripetono di essere alberi senza vele e, per questa ragione, sono considerati pesi morti, sono in attesa di chi ordini di issare le vele per dimostrare quanto sia indispensabile la potenza generabile della loro presenza a bordo, ma nessuno dei comandanti ha mai ordinato di issare le vele.
Flavio ha proposto una soluzione condivisibilissima, coerente con le mosse della politica, con una logica industriale seria e di supporto al territorio, ma che nessuno prenderà mai in considerazione, anche se fossimo in 25.000 a proporlo. I commissari e gli amministratori che li hanno preceduti, hanno dimostrato di non volere prendere una decisione risolutiva. Se avessero voluto farlo, bastava che presentassero un piano industriale credibile e sostenibile, che la vigilanza rendesse espliciti i nuovi parametri richiesti e a questo punto l’aumento di capitale si sarebbe potuto tranquillamente realizzare. Il loro obiettivo era pilotare la banca nelle mani di un fondo, come dimostrato con la richiesta di regalare la banca al fondo Apollo. Ecco perché nessun capitano ha ordinato di issare le vele, lo scopo non è quello di fare prendere velocità alla barca, ma quello di cambiare l’armatore. Provate a pensare con quale stato d’animo possano entrare in banca i dipendenti che sono accusati di essere pesi morti e che si accorgono di avere comandanti che non vogliono fare prendere velocità alla barca.
Grazie Flavio, lei potrebbe essere uno di quei capitani coraggiosi capaci di ordinare di issare le vele, purtroppo ne sono rimasti molto pochi. Grazie azionista/correntista per averci dato lo spunto per parlare dei dipendenti. Voi avete dimostrato il cuore e la saggezza di Beppe, l’azionista dell’articolo precedente. La più bella costatazione di questi ultimi due articoli è che c’è molta più umanità, saggezza e competenza in persone che hanno perso la totalità del proprio investimento, che in figure di vertice strapagate che, con cinismo, decidono di penalizzare l’economia di un’intera regione e più di 25.000 azionisti, per favorire il trasferimento di Banca Carige a un fondo americano.